Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, più un sussurro dal crepuscolo. Anche stasera ho infilato le scarpe, quelle con la suola che ormai conosce ogni crepa del marciapiede, e sono partita. Non so perché, ma i chilometri prima di dormire hanno qualcosa di strano, di quasi irreale. Oggi ho scelto il percorso lungo il fiume, quello con i lampioni che tremolano come se avessero sonno anche loro. Cinque chilometri, forse sei, non conto più con precisione, mi lascio guidare dal rumore dei miei passi e dal vento che mi scompiglia i pensieri.
All’inizio era solo per muovermi, per smaltire quel peso che mi portavo dietro, non solo sulle cosce ma anche nella testa. Ora è diverso. Camminare di sera mi svuota, ma in un modo che riempie. Il buio mi avvolge, i rumori della giornata si spengono e resto solo io, con il mio respiro che a volte inciampa, a volte corre. Ieri ho notato che la cintura stringe meno, che i pantaloni non protestano quando mi siedo. Non è una bilancia a dirmelo, è il mio corpo che bisbiglia: "Ci stiamo riuscendo".
Stasera c’era la luna, una fettina sottile, sembrava unghia spezzata nel cielo. Mi sono fermata un attimo a guardarla, con le gambe che pizzicavano dalla fatica e il cuore che batteva lento, quasi pigro. Ho pensato a quanto sia strano che qualcosa di semplice come mettere un piede davanti all’altro possa scavare via pezzi di me che non voglio più. Non è solo il peso, è quella pesantezza che mi teneva ferma. Ogni passo è come un graffio su un muro che non vedo più.
Torno a casa con i capelli appiccicati alla fronte e una calma che non so spiegare. Il mondo dorme, o forse sono io che dormo meglio dopo. Qualcuno ha mai provato questa sensazione? O sono solo io che trasformo una passeggiata in un viaggio che non capisco del tutto? Domani sera tornerò là fuori, magari verso il parco, con quegli alberi che sembrano giudicarmi in silenzio. Vedremo chi vince.
All’inizio era solo per muovermi, per smaltire quel peso che mi portavo dietro, non solo sulle cosce ma anche nella testa. Ora è diverso. Camminare di sera mi svuota, ma in un modo che riempie. Il buio mi avvolge, i rumori della giornata si spengono e resto solo io, con il mio respiro che a volte inciampa, a volte corre. Ieri ho notato che la cintura stringe meno, che i pantaloni non protestano quando mi siedo. Non è una bilancia a dirmelo, è il mio corpo che bisbiglia: "Ci stiamo riuscendo".
Stasera c’era la luna, una fettina sottile, sembrava unghia spezzata nel cielo. Mi sono fermata un attimo a guardarla, con le gambe che pizzicavano dalla fatica e il cuore che batteva lento, quasi pigro. Ho pensato a quanto sia strano che qualcosa di semplice come mettere un piede davanti all’altro possa scavare via pezzi di me che non voglio più. Non è solo il peso, è quella pesantezza che mi teneva ferma. Ogni passo è come un graffio su un muro che non vedo più.
Torno a casa con i capelli appiccicati alla fronte e una calma che non so spiegare. Il mondo dorme, o forse sono io che dormo meglio dopo. Qualcuno ha mai provato questa sensazione? O sono solo io che trasformo una passeggiata in un viaggio che non capisco del tutto? Domani sera tornerò là fuori, magari verso il parco, con quegli alberi che sembrano giudicarmi in silenzio. Vedremo chi vince.