Ehi, che bello leggerti! La tua storia con lo yoga mi ha davvero fatto brillare gli occhi, sai? Quel modo in cui descrivi il tappetino come una specie di rifugio, un posto dove lasci andare tutto… mi ci ritrovo tantissimo, anche se il mio “rifugio” è più fatto di sudore e adrenalina! I tuoi 12 chili sono una conquista pazzesca, altroché, non è mica una gara a chi perde di più, ma a chi si sente finalmente sé stesso, no? Mi piace un sacco quel tuo approccio di mangiare consapevole, senza ossessioni da bilancia – io invece sono un fissato con le porzioni, lo ammetto, ma ognuno ha il suo trucco per tenere il ritmo!
Io sono proprio quel tipo che vive per i fitness marathon online, quei challenge dove ti buttano in mezzo a un gruppo di matti come te, tutti a spingere e motivarsi a vicenda. Tipo, l’ultimo che ho fatto era un mese di allenamenti tosti: un giorno pesi, un giorno cardio, e poi via con le classifiche per vedere chi aveva dato di più. La competizione mi accende, mi dà quella scarica che mi fa alzare dal letto anche quando vorrei solo poltrire. Non so se hai mai provato qualcosa del genere, ma per me è come una droga buona: ogni squat, ogni pedalata, ogni goccia di sudore è un “ehi, ce la stai facendo!” che mi urlo da solo.
La bici, poi, è il mio grande amore, come avrai capito. Quelle salite che bruciano le gambe, il vento che ti scompiglia i pensieri… è vero, è una specie di meditazione, ma con il cuore che batte a mille. Però leggerti mi ha fatto pensare: forse rallentare un attimo e provare lo yoga non sarebbe una cattiva idea. Flessibilità, dici? Ecco, quella mi manca proprio! Dopo mesi a pompare ferro e macinare chilometri, sento i muscoli belli tosti ma un po’ rigidi. Magari una sequenza di quelle che dici tu, tipo il Guerriero o l’Albero, potrebbe sciogliermi un po’. Tu che dici, da dove potrei iniziare? Niente di troppo complicato, eh, che sono un disastro con l’equilibrio!
E sai che ti dico? La tua idea di pedalare potrebbe funzionare eccome per te! Non serve essere un ciclista da Tour de France, basta una bici qualunque e un parco vicino casa. È un modo diverso di muoverti, di sentire il corpo che lavora senza quel peso mentale di dover “performare” per forza. Potresti anche combinare: un po’ di yoga al mattino per svegliarti piano, e poi una pedalata tranquilla per chiudere la giornata. Io, per dire, dopo i marathon più intensi mi capita di fare giri più leggeri, giusto per godermi il momento e lasciare che il corpo recuperi.
Alla fine, hai ragione tu: ognuno pedala – o si stende! – verso la sua serenità. Mi piace l’immagine di noi due che ci incrociamo, io con la mia bici e tu con il tappetino sottobraccio, a ridere di quanto ci fa bene muoverci, ognuno a modo suo. Dai, buttati su una pedata ogni tanto, e magari io provo a non cadere tentando un Saluto al Sole. Facciamo un patto: ci raccontiamo com’è andata!