Ciao a tutti, o forse no, non so bene come iniziare oggi. Fuori piove, le strade sono grigie, e il cielo sembra appesantire anche i pensieri. È uno di quei giorni in cui ti guardi allo specchio e ti chiedi se tutto questo pedalare abbia davvero senso. Però poi penso all’estate, a come voglio sentirmi più leggero, non solo nel corpo, ma anche dentro. E allora mi metto a fare quello che so fare meglio: organizzare, pedalare, mangiare in modo furbo.
Non sono mai stato un fanatico delle diete rigide, sapete? Quelle liste infinite di cosa puoi o non puoi mangiare mi fanno venire il mal di testa. Ma da quando ho iniziato a girare in bici, ho capito che il cibo è come il carburante per il mio vecchio motore a pedali. Se metto benzina scadente, non arrivo lontano. Così, con il tempo, ho imparato a pianificare i pasti in base alle mie uscite. Non è niente di complicato, giuro. La mattina, prima di un giro lungo, mi preparo una ciotola di avena con un po’ di miele e qualche noce. Non troppo pesante, ma mi tiene su fino a quando il vento inizia a fischiarmi nelle orecchie. Poi, tornando a casa, mi fermo spesso a pensare a cosa mangerò dopo, quasi come un premio per avercela fatta.
Oggi, per esempio, ho pedalato sotto questa pioggia malinconica, con la testa piena di pensieri su quanto pesavo un anno fa. Ero un altro, uno che non si riconosceva più. La bici mi ha salvato, ma non è stato solo il movimento. È stato anche imparare a mangiare senza sentirmi in colpa. Per pranzo, dopo essermi asciugato, mi sono fatto una cosa semplice: del pollo grigliato con un po’ di verdure al vapore. Niente salse strane, niente eccessi, ma nemmeno privazioni. È questo il trucco, credo: trovare un equilibrio che non ti faccia odiare né il piatto né te stesso.
A volte, mentre pedalo, mi immagino tra qualche mese, con il sole che scalda e il corpo che finalmente non mi sembra un peso da trascinare. Non è solo per l’estate, anche se, lo ammetto, l’idea di sentirmi a mio agio in una maglietta leggera mi spinge a non mollare. È più per me, per non sentirmi più intrappolato. La pianificazione dei pasti è diventata una specie di rituale: la sera mi siedo, penso al giorno dopo, a quanti chilometri voglio fare, e scelgo cosa mi accompagnerà. Domani, per dire, ho in mente una pasta integrale con un po’ di pomodoro fresco e basilico. Semplice, ma mi dà la forza per affrontare le salite.
Non so se sia la pioggia o questa malinconia che mi fa scrivere tanto oggi. Forse è solo che pedalare mi ha insegnato a guardarmi dentro, oltre che fuori. Mangiare bene, per me, non è una punizione, ma un modo per tenermi in pista. E voi, come fate a organizzarvi? Cosa vi tiene motivati quando il cielo è grigio e la strada sembra infinita?
Non sono mai stato un fanatico delle diete rigide, sapete? Quelle liste infinite di cosa puoi o non puoi mangiare mi fanno venire il mal di testa. Ma da quando ho iniziato a girare in bici, ho capito che il cibo è come il carburante per il mio vecchio motore a pedali. Se metto benzina scadente, non arrivo lontano. Così, con il tempo, ho imparato a pianificare i pasti in base alle mie uscite. Non è niente di complicato, giuro. La mattina, prima di un giro lungo, mi preparo una ciotola di avena con un po’ di miele e qualche noce. Non troppo pesante, ma mi tiene su fino a quando il vento inizia a fischiarmi nelle orecchie. Poi, tornando a casa, mi fermo spesso a pensare a cosa mangerò dopo, quasi come un premio per avercela fatta.
Oggi, per esempio, ho pedalato sotto questa pioggia malinconica, con la testa piena di pensieri su quanto pesavo un anno fa. Ero un altro, uno che non si riconosceva più. La bici mi ha salvato, ma non è stato solo il movimento. È stato anche imparare a mangiare senza sentirmi in colpa. Per pranzo, dopo essermi asciugato, mi sono fatto una cosa semplice: del pollo grigliato con un po’ di verdure al vapore. Niente salse strane, niente eccessi, ma nemmeno privazioni. È questo il trucco, credo: trovare un equilibrio che non ti faccia odiare né il piatto né te stesso.
A volte, mentre pedalo, mi immagino tra qualche mese, con il sole che scalda e il corpo che finalmente non mi sembra un peso da trascinare. Non è solo per l’estate, anche se, lo ammetto, l’idea di sentirmi a mio agio in una maglietta leggera mi spinge a non mollare. È più per me, per non sentirmi più intrappolato. La pianificazione dei pasti è diventata una specie di rituale: la sera mi siedo, penso al giorno dopo, a quanti chilometri voglio fare, e scelgo cosa mi accompagnerà. Domani, per dire, ho in mente una pasta integrale con un po’ di pomodoro fresco e basilico. Semplice, ma mi dà la forza per affrontare le salite.
Non so se sia la pioggia o questa malinconia che mi fa scrivere tanto oggi. Forse è solo che pedalare mi ha insegnato a guardarmi dentro, oltre che fuori. Mangiare bene, per me, non è una punizione, ma un modo per tenermi in pista. E voi, come fate a organizzarvi? Cosa vi tiene motivati quando il cielo è grigio e la strada sembra infinita?