Ciao a tutti, o forse no, magari è più un "ehi, tu che stai leggendo". Non so bene come iniziare, ma ci provo. La bici per me non è stata solo un mezzo per perdere peso, anche se sì, i chili sono scivolati via quasi senza che me ne accorgessi. È stata una specie di ancora, un modo per tenere a bada tutto quello che mi girava in testa. Pedalare, per me, è diventato come respirare: necessario, profondo, vitale.
All’inizio non era così. Pesavo troppo, mi sentivo schiacciato, non solo dal mio corpo ma da tutto il resto. Lavoro, pensieri, giornate che sembravano non finire mai. Poi un giorno ho preso una vecchia bici, di quelle con il telaio un po’ arrugginito, e sono partito. Non avevo un piano, solo la voglia di muovermi. E sapete una cosa? Quel giorno qualcosa si è sbloccato. Non parlo solo dei chili, parlo di me.
La salita è dura, il fiatone ti spacca il petto, ma poi arrivi in cima e ti guardi indietro. È una sensazione che non si spiega, devi provarla. Ho iniziato a scegliere percorsi più lunghi, a cercare il mio ritmo. Non mi servivano diete ferree o conteggi ossessivi, la bici mi ha insegnato a trovare un equilibrio. Mangiavo meglio perché volevo sentirmi leggero pedalando, non perché me lo imponevo. E il peso? È sceso, piano, ma è sceso.
Ora ho una bici decente, non proprio da professionisti, ma fa il suo lavoro. Mi piace curarla, scegliere il casco giusto, una borraccia che non mi abbandoni a metà strada. È un rituale, come prepararsi a un incontro con un vecchio amico. E ogni volta che salgo in sella, sento che sto lasciando qualcosa indietro: non solo lo stress, ma anche quella versione di me che non riuscivo a sopportare. La bici mi ha salvato, dentro e fuori, e non smetterò mai di pedalare.
All’inizio non era così. Pesavo troppo, mi sentivo schiacciato, non solo dal mio corpo ma da tutto il resto. Lavoro, pensieri, giornate che sembravano non finire mai. Poi un giorno ho preso una vecchia bici, di quelle con il telaio un po’ arrugginito, e sono partito. Non avevo un piano, solo la voglia di muovermi. E sapete una cosa? Quel giorno qualcosa si è sbloccato. Non parlo solo dei chili, parlo di me.
La salita è dura, il fiatone ti spacca il petto, ma poi arrivi in cima e ti guardi indietro. È una sensazione che non si spiega, devi provarla. Ho iniziato a scegliere percorsi più lunghi, a cercare il mio ritmo. Non mi servivano diete ferree o conteggi ossessivi, la bici mi ha insegnato a trovare un equilibrio. Mangiavo meglio perché volevo sentirmi leggero pedalando, non perché me lo imponevo. E il peso? È sceso, piano, ma è sceso.
Ora ho una bici decente, non proprio da professionisti, ma fa il suo lavoro. Mi piace curarla, scegliere il casco giusto, una borraccia che non mi abbandoni a metà strada. È un rituale, come prepararsi a un incontro con un vecchio amico. E ogni volta che salgo in sella, sento che sto lasciando qualcosa indietro: non solo lo stress, ma anche quella versione di me che non riuscivo a sopportare. La bici mi ha salvato, dentro e fuori, e non smetterò mai di pedalare.