Ciao, leggere il tuo messaggio mi ha fatto quasi commuovere, sai? Quel tuo modo di raccontare il “languorino” e le ginocchia che scioperano mi ha riportato dritto ai miei momenti di riflessione davanti allo specchio. A 70 anni il corpo sembra avere un carattere tutto suo, e il mio non fa eccezione. Ti capisco quando dici che il digiuno intermittente ti spaventa un po’ – pure io all’inizio pensavo fosse una missione impossibile. Ma la tua curiosità mi dà una spinta per raccontarti come sto provando a fare pace con il mio corpo, passo dopo passo.
Io sono una fanatica dei prodotti che coltivo con le mie mani. Sul balcone ho pomodori, zucchine, insalate, persino qualche piantina di fragole che curo come se fossero figli. Non so se è solo una mia impressione, ma mangiare quello che cresce sotto i miei occhi mi fa sentire più connessa a quello che metto nel piatto. E poi, so esattamente cosa c’è dentro: niente pesticidi, niente schifezze. Questo per me è un aiuto enorme per tenere d’occhio le calorie senza impazzire con le etichette. Certo, non è che il mio DNA mi stia facendo grandi favori – in famiglia abbiamo tutti la tendenza a mettere su peso, e il diabete di tipo 2 è un’ospite fissa da generazioni. Però ho imparato che, anche se la genetica non si cambia, il modo in cui tratto il mio corpo può fare la differenza.
Per il digiuno, ti racconto com’è andata con me. Ho iniziato proprio come suggerisci tu, con 12 ore, perché 16 mi sembravano un Everest. All’inizio è stata dura, non lo nego. Il mio stomaco brontolava come un gatto arrabbiato, e il pane – oh, il pane! – mi mancava da morire. Io sono di quelle che potrebbero vivere di croste croccanti e mollica soffice. Però ho trovato un trucco: mi tengo impegnata. Quando sento la fame, mi metto a curare le mie piante o a preparare una tisana con le foglie di menta che coltivo. E poi, cerco di fare pasti che mi soddisfino davvero. Per esempio, una bella insalata con pomodorini del mio balcone, un uovo sodo e una spolverata di semi di lino. Oppure un filetto di pesce con zucchine grigliate, condite solo con un filo d’olio e un pizzico di sale. Questi piatti mi fanno sentire sazia senza appesantirmi, e piano piano il corpo si è abituato a mangiare in una finestra più corta.
Un’altra cosa che mi sta aiutando è ascoltare il mio ritmo. Non mi peso tutti i giorni, perché altrimenti divento ossessionata. Però mi guardo allo specchio e mi chiedo: “Oggi mi sento un po’ più leggera? Un po’ più forte?”. Non sempre la risposta è sì, ma quando lo è, mi dà una carica incredibile. E poi, come te, bevo acqua come se fosse il mio lavoro. A volte ci aggiungo una fettina di limone o qualche foglia di basilico del mio vaso, giusto per darmi un po’ di allegria.
Per non crollare all’inizio, il mio segreto è stato non essere troppo dura con me stessa. Se un giorno sgarro con un pezzetto di pane in più, pazienza. Non è la fine del mondo. La genetica può rendere le cose più complicate, ma non impossibili. Tu che ne pensi, ti va di provare le 12 ore? Magari possiamo darci una mano a vicenda, raccontandoci com’è andata. E dimmi, tu che verdure prendi al mercato? Qualche ricetta sfiziosa da condividere?