Post-divorzio: il cardio mi salverà dal crollo?

PrisonMike

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non lo so, è strano scrivere qui. Sono passate settimane da quando tutto è finito, e mi sento ancora come se stessi cadendo in un buco nero. Il divorzio mi ha spezzato, non ve lo nascondo. Mi guardo allo specchio e non riconosco più nemmeno me stesso, come se avessi perso tutto, pure la voglia di alzarmi dal divano. Però qualcosa è scattato, sapete? Ho deciso che non posso lasciarmi andare così. Ho preso un tappetino, un paio di cuffie e via, ho iniziato a correre. Non sono un atleta, sia chiaro, dopo cinque minuti mi sembra di morire, il cuore mi esplode nel petto e sudo come se fossi in una sauna. Ma non mi fermo.
Il cardio è diventato la mia ancora, o almeno ci provo. Corro sul tapis roulant, oppure esco all’alba quando nessuno mi vede, e sento che ogni passo mi tira fuori un po’ di quell’energia che pensavo di aver perso per sempre. Non è solo per il peso – sì, okay, ho qualche chilo da buttare giù, ma non è quello il punto. È che mentre corro, con la musica nelle orecchie, per un attimo smetto di pensare a lui, a quello che è stato, a come mi sento sbagliata. È come se il fiatone mi ricordasse che sono viva, che posso ancora farcela.
Ieri ho fatto 20 minuti senza fermarmi, un record per me. Mi tremavano le gambe, ma mi sono sentita… non so, potente? Però poi torno a casa, mi siedo, e la testa ricomincia a girare. Qualcuno di voi ci è passato? Come fate a non mollare? Perché io ho paura che questa spinta che sento ora svanisca e mi ritrovi punto e a capo. Scusate se sono un disastro, ma qui mi sento meno sola a scriverlo.
 
Ciao a tutti, o forse no, non lo so, è strano scrivere qui. Sono passate settimane da quando tutto è finito, e mi sento ancora come se stessi cadendo in un buco nero. Il divorzio mi ha spezzato, non ve lo nascondo. Mi guardo allo specchio e non riconosco più nemmeno me stesso, come se avessi perso tutto, pure la voglia di alzarmi dal divano. Però qualcosa è scattato, sapete? Ho deciso che non posso lasciarmi andare così. Ho preso un tappetino, un paio di cuffie e via, ho iniziato a correre. Non sono un atleta, sia chiaro, dopo cinque minuti mi sembra di morire, il cuore mi esplode nel petto e sudo come se fossi in una sauna. Ma non mi fermo.
Il cardio è diventato la mia ancora, o almeno ci provo. Corro sul tapis roulant, oppure esco all’alba quando nessuno mi vede, e sento che ogni passo mi tira fuori un po’ di quell’energia che pensavo di aver perso per sempre. Non è solo per il peso – sì, okay, ho qualche chilo da buttare giù, ma non è quello il punto. È che mentre corro, con la musica nelle orecchie, per un attimo smetto di pensare a lui, a quello che è stato, a come mi sento sbagliata. È come se il fiatone mi ricordasse che sono viva, che posso ancora farcela.
Ieri ho fatto 20 minuti senza fermarmi, un record per me. Mi tremavano le gambe, ma mi sono sentita… non so, potente? Però poi torno a casa, mi siedo, e la testa ricomincia a girare. Qualcuno di voi ci è passato? Come fate a non mollare? Perché io ho paura che questa spinta che sento ora svanisca e mi ritrovi punto e a capo. Scusate se sono un disastro, ma qui mi sento meno sola a scriverlo.
Ehi, non proprio un “ciao” allegro da parte mia, ma eccomi qui. Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma uno di quelli vecchi e graffiati, che ti rimandano un’immagine sfocata di chi eri. Io ci sono passata, non con un divorzio, ma con una versione diversa di crollo: ho perso 15 chili, mi sentivo invincibile, poi la vita mi ha tirato un pugno in faccia e in un anno ho ripreso tutto, più interessi. Quindi sì, capisco quel buco nero di cui parli, quella sensazione di non riconoscerti più.

Il cardio, eh? Ti invidio, sul serio. Quel tappetino e le cuffie sono un inizio che io non ho avuto il coraggio di fare subito. Quando ho toccato il fondo, me ne stavo sul divano a ingozzarmi di schifezze, altro che correre all’alba. Però poi è scattato qualcosa anche per me, come dici tu. Non sono mai stata una da tapis roulant, ma ho iniziato a camminare veloce, poi a jogging leggero, inciampando nei miei stessi piedi. E hai ragione: il fiatone ti ricorda che sei viva, che il cuore batte ancora, anche se a volte sembra che voglia solo urlare “basta”.

Il tuo record di 20 minuti? È una vittoria, non scherzo. Io mi ricordo la prima volta che ho fatto un chilometro senza fermarmi: ero un disastro, rossa in faccia, ma mi sentivo una guerriera. Però, come te, tornavo a casa e boom, la testa ripartiva. “Non ce la farai mai”, “Tanto ricadrai nei soliti errori”. È una lotta, e la paura che questa energia svanisca ce l’ho avuta anch’io. Ce l’ho ancora, a dire il vero.

Ti dico come sto provando a non mollare, anche se non sono un’esperta: mi sono messa a scrivere quello che provo, tipo un diario, ma senza regole. Se corro 10 minuti, lo scrivo. Se mi abbuffo e mi sento uno schifo, lo scrivo lo stesso. Mi aiuta a non lasciar vincere i pensieri. E poi, non so se sei come me, ma ho notato che avere un “perché” più grande del semplice “devo dimagrire” mi tiene in piedi. Per te magari è dimostrare a te stessa che puoi rialzarti dopo quel divorzio, non so. Io mi ripeto che non voglio più essere quella che si nasconde.

Non sei un disastro, credimi. Sei qui, scrivi, corri, provi. Io ho ricominciato da capo mille volte, e ogni volta mi maledico per essere caduta, ma poi penso: “Almeno ci sto provando”. Non lasciare che la paura ti freghi, okay? Magari non oggi, ma un passo alla volta, ce la fai. E se cadi, scrivici, che ci rialziamo insieme.
 
Ehi, non so bene da dove iniziare, quindi magari salto i convenevoli e vado dritta al punto. Leggerti mi ha fatto un nodo allo stomaco, sai? Quel tuo “mi sento come se stessi cadendo in un buco nero”… accidenti, l’ho vissuto anch’io, anche se per motivi diversi. Io non vengo da un divorzio, ma da un periodo in cui mi guardavo e vedevo solo un fallimento: 20 chili presi in due anni, dopo averne persi 18 con fatica. Ero un veterano del “ce l’ho fatta” che poi è tornato al punto zero, con gli interessi.

Il cardio che descrivi, però, mi ha fatto sorridere. Non perché sia facile, no, ma perché mi ricorda quando ho iniziato io. Non ero una da tapis roulant o albe silenziose – troppo timida per farmi vedere a sudare in pubblico – ma ho preso un paio di scarpe vecchie e ho iniziato a camminare, poi a correre, un passo alla volta. All’inizio mi sembrava di soffocare dopo due minuti, le gambe molli e il fiatone che mi faceva pensare “ma chi me lo fa fare?”. Eppure, come dici tu, quel cuore che esplode nel petto diventa una specie di prova che esisti ancora, che non sei solo un’ombra sul divano.

Quei 20 minuti che hai fatto? Sono oro puro. Io me lo ricordo ancora il giorno in cui sono arrivata a 15 minuti senza fermarmi: ero un disastro, sudata fradicia, ma mi sono sentita come se potessi spaccare il mondo. Poi torni a casa, sì, e la testa riparte con il suo rumore. “Non durerà”, “sei debole”, “tanto mollerai”. È una guerra, e la paura che questa scintilla si spenga la conosco fin troppo bene. Dopo aver perso peso la prima volta, mi sentivo invincibile, ma bastò un mese di stress per farmi crollare di nuovo. È successo, e mi sono odiata per questo.

Come faccio a non mollare? Non è che abbia la ricetta magica, eh. Però ho imparato un paio di cose inciampando. Intanto, mi sono messa a tenere traccia di tutto, non solo dei chilometri o dei minuti, ma di come mi sento. Scrivo su un quaderno, a volte solo due righe: “Oggi ho corso, mi sento viva”, oppure “Ho mangiato schifezze, mi odio”. Non risolve niente, ma mi tiene con i piedi per terra. Poi, ho capito che il trucco è trovare un motivo che non sia solo “devo essere magra”. Per me è stato “voglio guardarmi allo specchio e non scappare”. Per te magari è “voglio dimostrare che il divorzio non mi definisce”. Qualcosa che ti tenga accesa anche quando sei stanca.

Non sei un disastro, davvero. Sei qui, ti stai muovendo, stai cercando di tirarti fuori da quel buco nero un passo alla volta. Io sono caduta e risalita così tante volte che ho perso il conto, e ogni volta mi dico “sei un’idiota a ricominciare”, ma poi lo faccio lo stesso. La spinta che senti ora non svanirà se tu non la lasci andare. E se qualche volta ti senti persa, beh, scrivici. Io ci sono, e magari ci tiriamo su a vicenda, no? Un respiro alla volta, ce la fai.
 
Ciao a tutti, o forse no, non lo so, è strano scrivere qui. Sono passate settimane da quando tutto è finito, e mi sento ancora come se stessi cadendo in un buco nero. Il divorzio mi ha spezzato, non ve lo nascondo. Mi guardo allo specchio e non riconosco più nemmeno me stesso, come se avessi perso tutto, pure la voglia di alzarmi dal divano. Però qualcosa è scattato, sapete? Ho deciso che non posso lasciarmi andare così. Ho preso un tappetino, un paio di cuffie e via, ho iniziato a correre. Non sono un atleta, sia chiaro, dopo cinque minuti mi sembra di morire, il cuore mi esplode nel petto e sudo come se fossi in una sauna. Ma non mi fermo.
Il cardio è diventato la mia ancora, o almeno ci provo. Corro sul tapis roulant, oppure esco all’alba quando nessuno mi vede, e sento che ogni passo mi tira fuori un po’ di quell’energia che pensavo di aver perso per sempre. Non è solo per il peso – sì, okay, ho qualche chilo da buttare giù, ma non è quello il punto. È che mentre corro, con la musica nelle orecchie, per un attimo smetto di pensare a lui, a quello che è stato, a come mi sento sbagliata. È come se il fiatone mi ricordasse che sono viva, che posso ancora farcela.
Ieri ho fatto 20 minuti senza fermarmi, un record per me. Mi tremavano le gambe, ma mi sono sentita… non so, potente? Però poi torno a casa, mi siedo, e la testa ricomincia a girare. Qualcuno di voi ci è passato? Come fate a non mollare? Perché io ho paura che questa spinta che sento ora svanisca e mi ritrovi punto e a capo. Scusate se sono un disastro, ma qui mi sento meno sola a scriverlo.
Ehi, un saluto a te che stai scrivendo da quel buco nero – lo so, ci sono stata anch’io. Leggerti mi ha fatto tornare indietro a quel periodo in cui mi sentivo proprio come te: spezzata, persa, con lo specchio che sembrava un nemico. Il divorzio è una botta che ti leva il fiato, e non c’è niente di strano nel sentirsi un disastro. Ma sai una cosa? Quel tappetino, quelle cuffie, quei 20 minuti che hai fatto – non sono solo cardio, sono un urlo che dice "ci sono ancora". E credimi, è un inizio pazzesco.

Io sono una che ce l’ha fatta, o almeno così mi dicono: meno 25 chili, un viaggio che è iniziato proprio da un momento come il tuo, quando mi sono stufata di lasciarmi andare. Non ero una che correva, figurati, all’inizio arrancavo come te, col fiatone dopo cinque minuti e le gambe che imploravano pietà. Ma quel sudore, quel cuore che batteva forte, mi hanno salvato. Non è stato solo per il peso – anche se, te lo dico, vedersi cambiare fuori aiuta eccome a sentirsi meno sbagliati dentro – ma per quella sensazione di riprendermi in mano la vita, passo dopo passo.

Le prime volte che correvo, pensavo solo a quanto fossi stanca, a quanto tutto sembrasse inutile. Poi, piano piano, ho iniziato a notare altro: il sole che spuntava, il ritmo della musica che mi spingeva, il fatto che riuscivo a fare un minuto in più senza crollare. Non mollare è stata la chiave, ma non ti mentirò: ci sono stati giorni in cui mi sono seduta sul divano e ho pensato "basta, non ce la faccio". La differenza l’ha fatta non lasciarmi vincere da quei momenti. Mi dicevo: "Ok, oggi sto ferma, ma domani riparto". E ripartivo.

Il tuo "potente" dopo 20 minuti? Tienitelo stretto. È vero, è tuo, te lo sei guadagnato. La testa che gira dopo, però, la conosco bene. Per me funzionava spezzare la giornata: dopo la corsa mi premiavo con qualcosa di semplice – un caffè buono, una doccia lunga, una canzone che mi faceva sorridere. Piccole cose che mi ricordavano che non stavo solo correndo via dal dolore, ma verso qualcosa di nuovo. E poi, parliamoci chiaro, il cardio ti tira su il morale, ti fa sentire il corpo vivo, e sì, pure il sedere inizia a ringraziare – non che sia il tuo obiettivo ora, ma è un bel bonus, no?

Non aver paura che la spinta svanisca. Non succede tutto insieme, è normale che ci siano alti e bassi. Quando senti che stai per crollare, scrivici, urla qui, o metti le cuffie e fai anche solo cinque minuti. Non sei sola in questo, e il fatto che tu sia qui a raccontarlo è già un segno che hai più forza di quanta pensi. Io ci sono passata, e ti dico: continua a correre, anche se barcolli. Quel fiatone ti sta tenendo in piedi, e un giorno ti guarderai indietro e dirai "cavolo, ce l’ho fatta davvero". Forza, un passo alla volta!
 
Ehi, un saluto a te che stai scrivendo da quel buco nero – lo so, ci sono stata anch’io. Leggerti mi ha fatto tornare indietro a quel periodo in cui mi sentivo proprio come te: spezzata, persa, con lo specchio che sembrava un nemico. Il divorzio è una botta che ti leva il fiato, e non c’è niente di strano nel sentirsi un disastro. Ma sai una cosa? Quel tappetino, quelle cuffie, quei 20 minuti che hai fatto – non sono solo cardio, sono un urlo che dice "ci sono ancora". E credimi, è un inizio pazzesco.

Io sono una che ce l’ha fatta, o almeno così mi dicono: meno 25 chili, un viaggio che è iniziato proprio da un momento come il tuo, quando mi sono stufata di lasciarmi andare. Non ero una che correva, figurati, all’inizio arrancavo come te, col fiatone dopo cinque minuti e le gambe che imploravano pietà. Ma quel sudore, quel cuore che batteva forte, mi hanno salvato. Non è stato solo per il peso – anche se, te lo dico, vedersi cambiare fuori aiuta eccome a sentirsi meno sbagliati dentro – ma per quella sensazione di riprendermi in mano la vita, passo dopo passo.

Le prime volte che correvo, pensavo solo a quanto fossi stanca, a quanto tutto sembrasse inutile. Poi, piano piano, ho iniziato a notare altro: il sole che spuntava, il ritmo della musica che mi spingeva, il fatto che riuscivo a fare un minuto in più senza crollare. Non mollare è stata la chiave, ma non ti mentirò: ci sono stati giorni in cui mi sono seduta sul divano e ho pensato "basta, non ce la faccio". La differenza l’ha fatta non lasciarmi vincere da quei momenti. Mi dicevo: "Ok, oggi sto ferma, ma domani riparto". E ripartivo.

Il tuo "potente" dopo 20 minuti? Tienitelo stretto. È vero, è tuo, te lo sei guadagnato. La testa che gira dopo, però, la conosco bene. Per me funzionava spezzare la giornata: dopo la corsa mi premiavo con qualcosa di semplice – un caffè buono, una doccia lunga, una canzone che mi faceva sorridere. Piccole cose che mi ricordavano che non stavo solo correndo via dal dolore, ma verso qualcosa di nuovo. E poi, parliamoci chiaro, il cardio ti tira su il morale, ti fa sentire il corpo vivo, e sì, pure il sedere inizia a ringraziare – non che sia il tuo obiettivo ora, ma è un bel bonus, no?

Non aver paura che la spinta svanisca. Non succede tutto insieme, è normale che ci siano alti e bassi. Quando senti che stai per crollare, scrivici, urla qui, o metti le cuffie e fai anche solo cinque minuti. Non sei sola in questo, e il fatto che tu sia qui a raccontarlo è già un segno che hai più forza di quanta pensi. Io ci sono passata, e ti dico: continua a correre, anche se barcolli. Quel fiatone ti sta tenendo in piedi, e un giorno ti guarderai indietro e dirai "cavolo, ce l’ho fatta davvero". Forza, un passo alla volta!
Ehilà, benvenuta nel club di quelli che si sentono un disastro ma non mollano – o almeno ci provano! Il tuo post mi ha preso in pieno, sai? Quel buco nero post-divorzio lo conosco fin troppo bene, e ti giuro che leggerti è stato come guardarmi allo specchio qualche mese fa. Solo che io, invece di correre, mi ritrovavo a fissare il frigo alle due di notte, con un cucchiaio in mano e la dignità persa tra una fetta di torta e un pacco di biscotti. Altro che cardio, il mio sport era il sollevamento forchetta!

Il tuo tappetino e quei 20 minuti, però, sono una gran figata, lasciatelo dire. Non importa se dopo cinque minuti sembri un pomodoro bollito – ehi, ci siamo passati tutti – quello che conta è che stai dando un calcio a quel divano che ti vuole risucchiare. Io ho iniziato a cambiare le cose quando ho capito che le mie serate “pizza e rimpianti” non mi stavano portando da nessuna parte, se non verso un paio di jeans che non mi entravano più. Non sono una da tapis roulant, ma ho preso a camminare veloce – sì, sembro una pazza che scappa da qualcosa, ma funziona. E sai qual è il trucco? Fare pace col fatto che non sempre avrai voglia di muoverti. Tipo ieri, dopo una giornata schifosa, mi sono detta: “Ok, niente camminata, ma almeno non apro il frigo come se fosse un tesoro nascosto”. Piccole vittorie.

La testa che gira dopo il tuo momento da supereroina è normale, fidati. A me succedeva di sentirmi potente per un’ora e poi crollare pensando “e mo’ che faccio?”. La svolta è stata cambiare il dopo: invece di sedermi a rimuginare, mi preparo una cena decente – niente di che, eh, tipo un’insalata con due fettine di pollo, roba che non mi fa sentire una chef fallita ma nemmeno una che si abbuffa per consolarsi. È il mio modo di dire “ehi, sto provando a volermi bene, anche se a volte mi viene da ridere da sola”. Tu magari dopo la corsa prova a fare qualcosa di semplice, che ne so, stenditi con una playlist che ti gasa o guarda fuori dalla finestra come una poetessa tormentata – qualsiasi cosa pur di non lasciar vincere i pensieri neri.

Non mollare, eh. Quella spinta che senti ora è come un fuoco piccolo, e sì, ogni tanto si spegne, ma basta un soffio per riaccenderlo. Io ci sono ancora dentro, tra alti e bassi, ma ti dico una cosa: meglio sudare e imprecare che stare ferma a compatirmi. E poi, dai, se ce la faccio io che fino a ieri vedevo la palestra come un film horror, tu con quei 20 minuti sei già avanti anni luce. Scrivi qui quando ti va, che tanto siamo tutti un po’ disastri con la tastiera in mano!