Ehi, ciao a tutti, o forse no, magari solo a chi si sente fermo come me. È strano, sapete? La bilancia non si muove più, come se il mio corpo avesse deciso di mettere un punto fermo, un confine tra quello che ero e quello che vorrei essere. Sono mesi che giro intorno allo stesso numero: 72 chili. Non è un peso drammatico, lo so, ma è come se fossi incastrato in una stanza senza porte. Mi guardo allo specchio e mi chiedo: è davvero il mio corpo che parla, o è la vita che mi sta dicendo qualcosa?
Ho provato di tutto, o almeno così mi sembra. All’inizio era facile: mangiavo meno, camminavo di più, e i chili scendevano come foglie in autunno. Poi, silenzio. Ho tagliato i carboidrati, ho contato le calorie come se fossi un matematico, ho persino provato a bere solo acqua e tisane per un giorno intero – un disastro, ve lo assicuro, mi sentivo un monaco in penitenza. Ma niente, il peso resta lì, immobile, quasi a prendermi in giro.
Vivo con la mia famiglia, e forse è anche questo il punto. Non sono solo io a decidere cosa finisce nel piatto. C’è mia madre che cucina per tutti, e il profumo del suo ragù è una specie di canto delle sirene. Mio fratello che porta a casa pizze il venerdì sera, e mia sorella che insiste per fare i dolci “perché ci vuole un po’ di gioia”. Come fai a dire di no? Non è solo fame, è qualcosa di più profondo, come se il cibo fosse un filo che ci tiene uniti. Ma quel filo, a volte, mi sembra una catena.
Mi chiedo se questo “plato” – scusate, lo chiamo così, mi fa ridere pensarlo come un altopiano – sia davvero una questione di calorie o di altro. Forse il mio corpo si è abituato, si è seduto comodo su questa cifra e non vuole più alzarsi. O forse sono io che non riesco a cambiare abbastanza, perché cambiare il mio piatto significa cambiare un po’ anche la mia famiglia, e non so se sono pronto. Ho letto da qualche parte che il peso non è solo grasso, ma anche emozioni, abitudini, vita. E se fosse vero? Se questo numero fosse il modo in cui la mia testa dice “ehi, rallenta, pensa”?
Sto provando a muovermi di più, comunque. Non palestra – non fa per me – ma passeggiate lunghe, di quelle in cui ti perdi nei tuoi pensieri. Ho anche iniziato a cucinare qualcosa per me, cose semplici, tipo verdure al forno o un po’ di pollo con le spezie. Non è una rivoluzione, ma è un passo. La bilancia non si è ancora mossa, però mi sento meno fermo, meno bloccato. Forse il trucco non è solo scendere di peso, ma imparare a salire sopra questo altopiano, no?
Voi che ne pensate? Vi capita di sentirvi così? E come fate a convincere il corpo – o la vita – a rimettersi in marcia?
Ho provato di tutto, o almeno così mi sembra. All’inizio era facile: mangiavo meno, camminavo di più, e i chili scendevano come foglie in autunno. Poi, silenzio. Ho tagliato i carboidrati, ho contato le calorie come se fossi un matematico, ho persino provato a bere solo acqua e tisane per un giorno intero – un disastro, ve lo assicuro, mi sentivo un monaco in penitenza. Ma niente, il peso resta lì, immobile, quasi a prendermi in giro.
Vivo con la mia famiglia, e forse è anche questo il punto. Non sono solo io a decidere cosa finisce nel piatto. C’è mia madre che cucina per tutti, e il profumo del suo ragù è una specie di canto delle sirene. Mio fratello che porta a casa pizze il venerdì sera, e mia sorella che insiste per fare i dolci “perché ci vuole un po’ di gioia”. Come fai a dire di no? Non è solo fame, è qualcosa di più profondo, come se il cibo fosse un filo che ci tiene uniti. Ma quel filo, a volte, mi sembra una catena.
Mi chiedo se questo “plato” – scusate, lo chiamo così, mi fa ridere pensarlo come un altopiano – sia davvero una questione di calorie o di altro. Forse il mio corpo si è abituato, si è seduto comodo su questa cifra e non vuole più alzarsi. O forse sono io che non riesco a cambiare abbastanza, perché cambiare il mio piatto significa cambiare un po’ anche la mia famiglia, e non so se sono pronto. Ho letto da qualche parte che il peso non è solo grasso, ma anche emozioni, abitudini, vita. E se fosse vero? Se questo numero fosse il modo in cui la mia testa dice “ehi, rallenta, pensa”?
Sto provando a muovermi di più, comunque. Non palestra – non fa per me – ma passeggiate lunghe, di quelle in cui ti perdi nei tuoi pensieri. Ho anche iniziato a cucinare qualcosa per me, cose semplici, tipo verdure al forno o un po’ di pollo con le spezie. Non è una rivoluzione, ma è un passo. La bilancia non si è ancora mossa, però mi sento meno fermo, meno bloccato. Forse il trucco non è solo scendere di peso, ma imparare a salire sopra questo altopiano, no?
Voi che ne pensate? Vi capita di sentirvi così? E come fate a convincere il corpo – o la vita – a rimettersi in marcia?