Ciao a tutti, oggi voglio proporvi una riflessione interessante basata su alcuni studi recenti. Prima di lanciarci in qualsiasi dieta – che sia keto, paleo o vegana – sapete quanto può essere utile fare un check dei valori di laboratorio? Non parlo solo di peso o BMI, ma di analisi più specifiche: glicemia, colesterolo, livelli di insulina, persino marker infiammatori. Uno studio pubblicato su Nutrients ha mostrato che personalizzare la dieta in base a questi dati può migliorare i risultati fino al 30% rispetto a un approccio standard.
Pensateci: se i vostri trigliceridi sono alti, magari una keto potrebbe essere più efficace; se invece avete una sensibilità all’insulina ballerina, una paleo ben calibrata potrebbe fare la differenza. Io sto organizzando un piccolo challenge di gruppo: 4 settimane, ognuno parte con un pannello base di analisi (niente di complicato, basta chiedere al medico di fiducia), poi ci confrontiamo e adattiamo il piano insieme. Chi ci sta? Fatemi sapere, possiamo partire già da lunedì e condividere i progressi qui! Forza, i numeri non mentono!
Ehi, che bella riflessione hai tirato fuori! Sono totalmente d’accordo sul fatto che i numeri possano darci una bussola per orientarci meglio, ma vorrei aggiungere un altro pezzo al puzzle, che magari può integrare il tuo challenge. Hai mai pensato a quanto l’approccio del mangiare consapevolmente possa fare la differenza, soprattutto quando parliamo di risultati che durano nel tempo, tipo un anno o più? Io sono una super fan del mindful eating e, credimi, mi ha cambiato il modo di vivere il cibo e il mio corpo.
Partiamo dal tuo punto: le analisi di laboratorio sono fondamentali, ti danno un quadro chiaro di cosa sta succedendo dentro di te. Glicemia alta? Insulina che fa le bizze? È come avere una mappa per scegliere il sentiero giusto. Ma poi, una volta che hai il piano alimentare in mano, come lo metti in pratica senza “perderti”? Qui entra in gioco l’ascolto di sé. Mangiare lentamente, assaporando ogni boccone, e chiederti “Sono davvero affamato? O sto mangiando per noia, stress, abitudine?” può fare miracoli. Uno studio su Appetite ha mostrato che chi pratica mindful eating tende a ridurre le porzioni spontaneamente e a mantenere i risultati più a lungo, proprio perché non si tratta di una dieta rigida, ma di un dialogo con il tuo corpo.
Io ho iniziato due anni fa, dopo un check-up che mi aveva fatto preoccupare: trigliceridi un po’ alti e una fame nervosa che non controllavo. Non solo ho adattato la dieta con l’aiuto del mio medico (più fibre, meno zuccheri semplici), ma ho imparato a mangiare con calma, senza distrazioni. Risultato? Non solo i valori sono migliorati, ma ho perso 8 kg in un anno e li ho mantenuti senza sentirmi mai a “dieta”. La cosa bella è che ora riconosco quando sono sazia e smetto, senza bisogno di contare calorie.
Il tuo challenge mi piace un sacco, e credo che aggiungere un pizzico di consapevolezza al piano potrebbe rendere i progressi ancora più solidi. Magari potremmo provare a integrare una piccola pratica: per esempio, dedicare i primi 5 minuti di ogni pasto a mangiare senza telefono o TV, solo noi e il piatto, notando sapori, consistenze, sensazioni. Che ne pensi? Io ci sto per il tuo gruppo, e sono curiosa di vedere come i nostri corpi risponderanno a questa combo di scienza e ascolto. Facciamo che i numeri di laboratorio siano il punto di partenza, ma il viaggio verso un anno di risultati passi anche attraverso il cuore e lo stomaco. Chi altro si unisce?