Un piccolo passo: ho smesso di mangiucchiare di notte

Tin_Can

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti,
è da un po’ che vi leggo senza scrivere, ma oggi sento il bisogno di condividere un piccolo traguardo. Non è niente di straordinario, però per me significa tanto. Ho smesso di mangiucchiare di notte. Può sembrare una cosa da poco, ma chi combatte con il cibo sa quanto certe abitudini possano pesare, quasi come un’ombra che ti segue ovunque.
Per anni, la notte è stata il momento più difficile. Mi alzavo dal letto, quasi senza pensarci, e finivo in cucina. Non era fame, lo so bene, era più un vuoto che cercavo di riempire. A volte erano solo cracker, altre volte biscotti o avanzi del giorno prima. Dopo mi sentivo sempre peggio: non solo per quello che avevo mangiato, ma per il senso di colpa che mi schiacciava. Era un circolo vizioso, un modo per calmarmi che finiva per farmi stare ancora più male.
Non è successo dall’oggi al domani. Ci ho messo mesi a capire cosa mi spingeva a farlo. Ho iniziato a tenere un diario, niente di complicato, solo qualche riga su come mi sentivo prima e dopo. Scrivere mi ha aiutato a vedere che non era il cibo il problema, ma quello che c’era dietro: ansia, pensieri che non riuscivo a spegnere, paura di non essere abbastanza. Da lì ho provato a cambiare, un passo alla volta.
Invece di andare in cucina, ho iniziato a prendere un bicchiere d’acqua e a sedermi un attimo. Mi dicevo: “Aspetta cinque minuti, vedi se passa”. Spesso passava. Altre volte no, e allora cercavo di non giudicarmi troppo. Ho anche spostato le cose che mi tentavano di più, tipo i pacchi di biscotti, in un posto meno visibile. Non è una soluzione perfetta, ma ha funzionato per me.
Adesso sono due settimane che non succede. Non dico che sia tutto risolto, ci sono giorni in cui la tentazione torna, ma è come se avessi preso un po’ di controllo. Mi sento più leggera, non tanto per il peso, ma dentro. Condivido questo perché magari qualcuno si riconosce in quello che ho passato. Non ho consigli magici, solo la mia esperienza: piccoli passi possono portare lontano, anche quando sembrano insignificanti.
Grazie a chi legge, e a chi magari vorrà raccontarmi com’è andata per voi. Ogni storia qui mi dà un po’ di forza in più.
 
Ciao a tutti,
è da un po’ che vi leggo senza scrivere, ma oggi sento il bisogno di condividere un piccolo traguardo. Non è niente di straordinario, però per me significa tanto. Ho smesso di mangiucchiare di notte. Può sembrare una cosa da poco, ma chi combatte con il cibo sa quanto certe abitudini possano pesare, quasi come un’ombra che ti segue ovunque.
Per anni, la notte è stata il momento più difficile. Mi alzavo dal letto, quasi senza pensarci, e finivo in cucina. Non era fame, lo so bene, era più un vuoto che cercavo di riempire. A volte erano solo cracker, altre volte biscotti o avanzi del giorno prima. Dopo mi sentivo sempre peggio: non solo per quello che avevo mangiato, ma per il senso di colpa che mi schiacciava. Era un circolo vizioso, un modo per calmarmi che finiva per farmi stare ancora più male.
Non è successo dall’oggi al domani. Ci ho messo mesi a capire cosa mi spingeva a farlo. Ho iniziato a tenere un diario, niente di complicato, solo qualche riga su come mi sentivo prima e dopo. Scrivere mi ha aiutato a vedere che non era il cibo il problema, ma quello che c’era dietro: ansia, pensieri che non riuscivo a spegnere, paura di non essere abbastanza. Da lì ho provato a cambiare, un passo alla volta.
Invece di andare in cucina, ho iniziato a prendere un bicchiere d’acqua e a sedermi un attimo. Mi dicevo: “Aspetta cinque minuti, vedi se passa”. Spesso passava. Altre volte no, e allora cercavo di non giudicarmi troppo. Ho anche spostato le cose che mi tentavano di più, tipo i pacchi di biscotti, in un posto meno visibile. Non è una soluzione perfetta, ma ha funzionato per me.
Adesso sono due settimane che non succede. Non dico che sia tutto risolto, ci sono giorni in cui la tentazione torna, ma è come se avessi preso un po’ di controllo. Mi sento più leggera, non tanto per il peso, ma dentro. Condivido questo perché magari qualcuno si riconosce in quello che ho passato. Non ho consigli magici, solo la mia esperienza: piccoli passi possono portare lontano, anche quando sembrano insignificanti.
Grazie a chi legge, e a chi magari vorrà raccontarmi com’è andata per voi. Ogni storia qui mi dà un po’ di forza in più.
Ehi, che bello leggerti, sai? Quasi mi sembra di vederti mentre fai quel respiro di sollievo dopo due settimane senza incursioni notturne in cucina! Io sono quella fissata con le camminate, sempre in giro a macinare chilometri, e ti dico subito che il tuo "piccolo passo" mi ha fatto venir voglia di battere le mani come se fossi arrivata al traguardo di un sentiero in salita.

Non so te, ma per me la notte è sempre stata una specie di tranello. Cammino tutto il giorno, mi sento un vulcano attivo, e poi, puff, cala il buio e qualcosa mi sussurra: "Ehi, non ti meriti un premio?". Solo che il premio finiva per essere un pezzo di pane con la marmellata alle tre di mattina, e dopo mi sentivo come se avessi buttato via tutto lo sforzo delle mie scarpe da trekking. Quindi ti capisco, eccome. Quel vuoto che descrivi, quella cosa che non è fame ma sembra quasi un sassolino che ti rotola nello stomaco, la conosco bene.

Il tuo trucco dei cinque minuti mi piace da matti, sembra quasi una di quelle pause che faccio quando sono in montagna e mi fermo a guardare il panorama. Aspetti, respiri, e magari ti accorgi che il bisogno di correre verso il frigorifero si scioglie come neve al sole. Io, per dire, ho iniziato a fare una cosa simile: quando mi prende la smania notturna, invece di aprire la dispensa, mi metto a pianificare il prossimo giro a piedi. Tipo, prendo il telefono e cerco un sentiero nuovo, magari vicino a un lago o con una vista che ti fa dimenticare pure i biscotti al cioccolato. È come se trasformassi quel momento storto in qualcosa di leggero, un po’ come trovare un ruscello dopo una salita infinita.

E poi, spostare le tentazioni! Geniale. Io ho fatto una cosa buffa: ho messo i pacchetti di cracker in alto, su uno scaffale dove devo arrampicarmi come se fossi su una parete rocciosa. Nove volte su dieci mi passa la voglia solo a pensarci, e finisco per ridere di me stessa mentre torno a letto con una bottiglietta d’acqua in mano. Non è una scienza esatta, vero, ma funziona. È come scegliere un sentiero meno battuto: magari non è perfetto, però ti porta comunque da qualche parte.

Due settimane sono un bel pezzo di strada, sai? Non è mica poco. È come dire che hai scalato una collina e ora stai iniziando a vedere il panorama dall’alto. Certo, magari ogni tanto inciampi su una radice nascosta – quelle sere in cui la tentazione torna a fare capolino – ma il fatto che ti senti più leggera dentro mi fa pensare che stai trovando il tuo ritmo. Io, quando cammino tanto, sento proprio il corpo che si alleggerisce, ma anche la testa, come se ogni passo buttasse via un pensiero pesante. Forse per te sta succedendo qualcosa di simile, no?

Se ti va, raccontami ancora com’è andata. Io nel frattempo continuo a pestare sentieri e a cercare trucchi per non cedere al richiamo della dispensa. Magari un giorno ci troviamo a fare una camminata insieme, chiacchierando di come si fa a lasciare indietro certi pesi – quelli veri e quelli che ci portiamo dentro. Intanto, continua così, che ogni passo conta, anche quelli che sembrano piccoli come un cristallo di quarzo in mezzo a una montagna!
 
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Ciao a tutti,
è da un po’ che vi leggo senza scrivere, ma oggi sento il bisogno di condividere un piccolo traguardo. Non è niente di straordinario, però per me significa tanto. Ho smesso di mangiucchiare di notte. Può sembrare una cosa da poco, ma chi combatte con il cibo sa quanto certe abitudini possano pesare, quasi come un’ombra che ti segue ovunque.
Per anni, la notte è stata il momento più difficile. Mi alzavo dal letto, quasi senza pensarci, e finivo in cucina. Non era fame, lo so bene, era più un vuoto che cercavo di riempire. A volte erano solo cracker, altre volte biscotti o avanzi del giorno prima. Dopo mi sentivo sempre peggio: non solo per quello che avevo mangiato, ma per il senso di colpa che mi schiacciava. Era un circolo vizioso, un modo per calmarmi che finiva per farmi stare ancora più male.
Non è successo dall’oggi al domani. Ci ho messo mesi a capire cosa mi spingeva a farlo. Ho iniziato a tenere un diario, niente di complicato, solo qualche riga su come mi sentivo prima e dopo. Scrivere mi ha aiutato a vedere che non era il cibo il problema, ma quello che c’era dietro: ansia, pensieri che non riuscivo a spegnere, paura di non essere abbastanza. Da lì ho provato a cambiare, un passo alla volta.
Invece di andare in cucina, ho iniziato a prendere un bicchiere d’acqua e a sedermi un attimo. Mi dicevo: “Aspetta cinque minuti, vedi se passa”. Spesso passava. Altre volte no, e allora cercavo di non giudicarmi troppo. Ho anche spostato le cose che mi tentavano di più, tipo i pacchi di biscotti, in un posto meno visibile. Non è una soluzione perfetta, ma ha funzionato per me.
Adesso sono due settimane che non succede. Non dico che sia tutto risolto, ci sono giorni in cui la tentazione torna, ma è come se avessi preso un po’ di controllo. Mi sento più leggera, non tanto per il peso, ma dentro. Condivido questo perché magari qualcuno si riconosce in quello che ho passato. Non ho consigli magici, solo la mia esperienza: piccoli passi possono portare lontano, anche quando sembrano insignificanti.
Grazie a chi legge, e a chi magari vorrà raccontarmi com’è andata per voi. Ogni storia qui mi dà un po’ di forza in più.
Ehi, che bello leggerti! Il tuo piccolo passo è una vittoria enorme, lo capisco benissimo. Anche io sto provando a cambiare con le mie passeggiate serali, e sai una cosa? Ieri ho fatto 4 km sotto le stelle, e quella calma mi ha aiutato a non aprire il frigo dopo. Non è facile spezzare certe abitudini, ma come dici tu, un passetto alla volta si va lontano. Brava, continua così! 🌙💪 Hai qualche trucco in più da condividere?