Visualizza il tuo benessere: come la mente ti guida verso il corpo che desideri

Laciermd

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire “pronti a sognare ad occhi aperti”? Oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio percorso, qualcosa che mi sta aiutando a tenere il fuoco acceso anche quando la voglia di mollare bussa alla porta. Avete mai provato a creare una “tavola dei desideri”? Non sto parlando di magia, ma di un trucco semplice per ricordarci dove vogliamo arrivare. Io l’ho fatto: ho preso una bacheca, qualche rivista, forbici e colla, e mi sono messa a ritagliare immagini di corpi sani, persone che si muovono con energia, piatti colorati che fanno bene all’anima oltre che al fisico. Non è solo un lavoretto manuale, è un modo per dire alla mente: “Ehi, questo è il nostro obiettivo, non perdiamolo di vista”.
A volte, quando la giornata è pesante o il divano sembra chiamarmi più forte del solito, guardo quella bacheca e mi immagino lì, in quel corpo che sto costruendo passo dopo passo. Non è solo questione di chili in meno, ma di come mi sento dentro: leggera, forte, in pace. E sapete una cosa? Funziona. La mente ha un potere pazzesco, può essere la nostra alleata più grande se la guidiamo bene.
Un esercizio che mi piace fare è questo: chiudo gli occhi per cinque minuti e immagino di essere già arrivata al mio traguardo. Come mi muovo? Come respiro? Cosa indosso? È come provare in anteprima la versione di me che sto inseguendo. Poi, quando li riapro, mi sento carica, come se avessi già fatto un pezzo di strada. Provateci, magari dopo una camminata veloce o una sessione di movimento che vi fa sudare un po’. Non serve essere perfetti, basta iniziare.
E poi c’è un altro trucchetto che uso: scrivo tre cose che ho fatto bene ogni giorno. Anche piccole, tipo “ho scelto uno spuntino sano” o “ho respirato a fondo invece di stressarmi”. È un modo per dire alla testa che non si tratta solo di numeri sulla bilancia, ma di costruire un benessere che parte da dentro. La costanza non è sempre facile, lo so, ma visualizzare e premiarsi per i piccoli passi aiuta a non mollare.
Che dite, vi va di provare a creare la vostra “tavola” o di immaginare il vostro “io” del futuro? Magari poi mi raccontate com’è andata!
 
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Reazioni: Stricky e rrphoto
Ehi, ciao a tutti, o forse “ben trovati” mentre cerchiamo di costruire la versione migliore di noi stessi? Il tuo post mi ha colpita, sai? Quella storia della “tavola dei desideri”… mi ha fatto pensare a quanto sia importante avere qualcosa di concreto da guardare nei giorni no. Io non sono proprio il tipo da forbici e colla – sono un disastro con i lavoretti manuali, giuro – ma il concetto mi piace un sacco. E visto che sto preparando il corpo per la mia prossima fotosesione, direi che ci sto provando a modo mio.

Non so se capita anche a voi, ma per me fissare il progresso con degli scatti è una spinta incredibile. Non parlo di foto da copertina, eh, niente di perfetto o ritoccato: solo io, con la luce del mattino, magari dopo una nuotata o una giornata in cui mi sono sentita bene. Le tengo sul telefono, in una cartella che chiamo “passi avanti”, e ogni tanto le riguardo. È come vedere una storia che si scrive da sola, un pezzetto alla volta. Non sono ancora al punto che sogno, ma quelle foto mi ricordano che ci sto lavorando.

La tua idea di immaginarsi al traguardo la provo spesso, anche se a volte mi sento un po’ sciocca a farlo. Tipo, dopo una sessione in piscina – perché, sì, nuotare è la mia cosa – mi fermo un attimo, chiudo gli occhi e penso a come mi sentirei se fossi già “quella” me. Più leggera nell’acqua, più fluida nei movimenti, con quella sensazione di forza che ti fa sorridere senza motivo. Non sempre ci riesco, lo ammetto: ci sono giorni in cui la testa va per conto suo e mi dice che sto esagerando con queste fantasie. Ma quando funziona… cavolo, è come accendere un interruttore.

E poi, sai quel trucco delle tre cose fatte bene? Mi piace da matti. Oggi, per esempio, potrei scrivere: “Ho fatto un tuffo in più anche se ero stanca”, “Ho mangiato una ciotola di verdura invece di cedere al pane”, “Ho respirato piano quando volevo arrendermi”. Piccole vittorie, niente di epico, ma mi fanno sentire che sto costruendo qualcosa. Non so, forse è anche per questo che le foto mi aiutano: vedere il corpo che cambia mi ricorda che quei momenti contano.

La “tavola dei desideri” ancora non l’ho fatta, però mi hai messo la curiosità. Magari ci provo, ma invece di ritagliare riviste potrei stampare qualche scatto di me stessa, di quelli dove mi sento già un po’ più vicina al mio obiettivo. O magari ci metto immagini di piscine bellissime, di corpi che si muovono nell’acqua con grazia… sì, potrebbe essere il mio stile. Che ne pensi? Intanto, grazie per aver condiviso, mi hai dato un sacco di spunti. Se qualcun altro prova a immaginarsi il “suo” futuro o a mettere insieme una bacheca, mi piacerebbe sapere com’è andata! Io, nel frattempo, continuo a nuotare verso la prossima foto… passo dopo passo.
 
Ehi, ciao a tutti, o forse “ben trovati” mentre cerchiamo di costruire la versione migliore di noi stessi? Il tuo post mi ha colpita, sai? Quella storia della “tavola dei desideri”… mi ha fatto pensare a quanto sia importante avere qualcosa di concreto da guardare nei giorni no. Io non sono proprio il tipo da forbici e colla – sono un disastro con i lavoretti manuali, giuro – ma il concetto mi piace un sacco. E visto che sto preparando il corpo per la mia prossima fotosesione, direi che ci sto provando a modo mio.

Non so se capita anche a voi, ma per me fissare il progresso con degli scatti è una spinta incredibile. Non parlo di foto da copertina, eh, niente di perfetto o ritoccato: solo io, con la luce del mattino, magari dopo una nuotata o una giornata in cui mi sono sentita bene. Le tengo sul telefono, in una cartella che chiamo “passi avanti”, e ogni tanto le riguardo. È come vedere una storia che si scrive da sola, un pezzetto alla volta. Non sono ancora al punto che sogno, ma quelle foto mi ricordano che ci sto lavorando.

La tua idea di immaginarsi al traguardo la provo spesso, anche se a volte mi sento un po’ sciocca a farlo. Tipo, dopo una sessione in piscina – perché, sì, nuotare è la mia cosa – mi fermo un attimo, chiudo gli occhi e penso a come mi sentirei se fossi già “quella” me. Più leggera nell’acqua, più fluida nei movimenti, con quella sensazione di forza che ti fa sorridere senza motivo. Non sempre ci riesco, lo ammetto: ci sono giorni in cui la testa va per conto suo e mi dice che sto esagerando con queste fantasie. Ma quando funziona… cavolo, è come accendere un interruttore.

E poi, sai quel trucco delle tre cose fatte bene? Mi piace da matti. Oggi, per esempio, potrei scrivere: “Ho fatto un tuffo in più anche se ero stanca”, “Ho mangiato una ciotola di verdura invece di cedere al pane”, “Ho respirato piano quando volevo arrendermi”. Piccole vittorie, niente di epico, ma mi fanno sentire che sto costruendo qualcosa. Non so, forse è anche per questo che le foto mi aiutano: vedere il corpo che cambia mi ricorda che quei momenti contano.

La “tavola dei desideri” ancora non l’ho fatta, però mi hai messo la curiosità. Magari ci provo, ma invece di ritagliare riviste potrei stampare qualche scatto di me stessa, di quelli dove mi sento già un po’ più vicina al mio obiettivo. O magari ci metto immagini di piscine bellissime, di corpi che si muovono nell’acqua con grazia… sì, potrebbe essere il mio stile. Che ne pensi? Intanto, grazie per aver condiviso, mi hai dato un sacco di spunti. Se qualcun altro prova a immaginarsi il “suo” futuro o a mettere insieme una bacheca, mi piacerebbe sapere com’è andata! Io, nel frattempo, continuo a nuotare verso la prossima foto… passo dopo passo.
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire “pronti a sognare ad occhi aperti”? Oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio percorso, qualcosa che mi sta aiutando a tenere il fuoco acceso anche quando la voglia di mollare bussa alla porta. Avete mai provato a creare una “tavola dei desideri”? Non sto parlando di magia, ma di un trucco semplice per ricordarci dove vogliamo arrivare. Io l’ho fatto: ho preso una bacheca, qualche rivista, forbici e colla, e mi sono messa a ritagliare immagini di corpi sani, persone che si muovono con energia, piatti colorati che fanno bene all’anima oltre che al fisico. Non è solo un lavoretto manuale, è un modo per dire alla mente: “Ehi, questo è il nostro obiettivo, non perdiamolo di vista”.
A volte, quando la giornata è pesante o il divano sembra chiamarmi più forte del solito, guardo quella bacheca e mi immagino lì, in quel corpo che sto costruendo passo dopo passo. Non è solo questione di chili in meno, ma di come mi sento dentro: leggera, forte, in pace. E sapete una cosa? Funziona. La mente ha un potere pazzesco, può essere la nostra alleata più grande se la guidiamo bene.
Un esercizio che mi piace fare è questo: chiudo gli occhi per cinque minuti e immagino di essere già arrivata al mio traguardo. Come mi muovo? Come respiro? Cosa indosso? È come provare in anteprima la versione di me che sto inseguendo. Poi, quando li riapro, mi sento carica, come se avessi già fatto un pezzo di strada. Provateci, magari dopo una camminata veloce o una sessione di movimento che vi fa sudare un po’. Non serve essere perfetti, basta iniziare.
E poi c’è un altro trucchetto che uso: scrivo tre cose che ho fatto bene ogni giorno. Anche piccole, tipo “ho scelto uno spuntino sano” o “ho respirato a fondo invece di stressarmi”. È un modo per dire alla testa che non si tratta solo di numeri sulla bilancia, ma di costruire un benessere che parte da dentro. La costanza non è sempre facile, lo so, ma visualizzare e premiarsi per i piccoli passi aiuta a non mollare.
Che dite, vi va di provare a creare la vostra “tavola” o di immaginare il vostro “io” del futuro? Magari poi mi raccontate com’è andata!
Ehi, sognatori con le scarpe da ginnastica ai piedi, qua si parla di tavole dei desideri e io non potevo starmene zitta! Devo dire che mi hai fatto venir voglia di prendere forbici e riviste e mettermi all’opera, ma sai qual è il mio trucco per tenere la mente sul pezzo? Le camminate, sempre e comunque. Non c’è bacheca che tenga, quando metto un piede davanti all’altro per chilometri mi sento già quella versione di me che voglio diventare: leggera, carica, con il fiatone ma felice.

Io non sono una da lavoretti manuali, lo ammetto, però il tuo discorso sulla mente mi ha preso. Camminare per me è come quella tua meditazione di cinque minuti: chiudo gli occhi (ok, non proprio, sennò finisco contro un palo), ma immagino di scalare colline, di sentire il vento in faccia, di arrivare in cima e guardarmi allo specchio senza lattosio e senza rimpianti. Ogni passo è un “sì” che dico a me stessa, un calcio al divano che urla il mio nome. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di tornare a casa con le gambe che tremano ma la testa che vola?

Il tuo trucco delle tre cose fatte bene lo provo, giuro. Oggi potrei scrivere: “Ho fatto 8 km senza fermarmi”, “Ho detto no a quel dolce che mi guardava storto” e “Ho respirato l’aria fresca invece di litigare col frigo”. Non è magia, è sudore, e la mente segue. La mia “tavola” non è di carta, è il sentiero che macino ogni giorno: un lago da costeggiare, un bosco da attraversare, una salita che mi fa imprecare ma poi mi regala la vista dall’alto. È lì che vedo il mio benessere, non solo nei chili che se ne vanno, ma in quel “posso farcela” che mi rimbomba dentro.

Provate a camminare con un obiettivo in testa, non solo passi a caso. Immaginate di essere già lì, con quel corpo che vi fa sentire invincibili. Io lo faccio ogni volta che esco: mi vedo snella, forte, con un piatto di verdure davanti e zero sensi di colpa. E quando torno, stanca ma viva, so che non è solo fantasia. Forza, buttatevi sui sentieri o sulla vostra bacheca, ma fatelo! Poi venite a dirmi se non vi sentite già a metà strada.
 
Ehi, anime in movimento, altro che forbici e colla, qua si respira a pieni polmoni per scolpire corpo e mente! Laciermd, la tua tavola dei desideri mi ha fatto brillare gli occhi, ma io ti rilancio con un’altra strada per dire alla testa “ehi, ci stiamo trasformando”: le pratiche di Wim Hof. Non serve una bacheca, basta un po’ di coraggio, fiato e magari una doccia fredda per svegliarsi dal torpore del divano.

Immagina questo: inspiri profondo, trattieni, espiri lento, lo fai per cicli, e senti il corpo che si accende come una stufa. Poi, se hai fegato, ti butti sotto l’acqua gelata – sì, anche ora che è marzo e l’idea fa venire i brividi solo a pensarci. Non è solo un gioco da matti, c’è dietro qualcosa di serio: il freddo e il respiro pompano il metabolismo, ti fanno bruciare calorie come se fossi un falò, e il sistema immunitario ringrazia. Io lo faccio da mesi e ti giuro, non è solo il peso che scende, è lo stress che si scioglie come neve al sole. Altro che tre cose fatte bene al giorno, dopo una sessione così mi sento di averne fatte trenta!

Il tuo esercizio di visualizzazione mi piace, ma io lo porto fuori: mentre cammino (e sì, sono d’accordo con chi ha detto che i sentieri sono la vera “tavola” del benessere), respiro con il metodo Wim Hof e mi vedo già lì, snella, piena di energia, con quel piatto colorato che dici tu – magari con un avocado che fa l’occhiolino, chissà. Il freddo mi tiene sveglia, il respiro mi dà ritmo, e ogni passo è come ritagliare un pezzo di quella me futura che voglio essere. Non è solo fantasia, è un allenamento per la mente: le dico “guarda, stiamo andando da qualche parte”, e lei ci crede.

E poi, parliamoci chiaro, dopo una sessione di freddo e fiato non c’è divano che tenga. Torni a casa con le guance rosse, il cuore che batte e una fame sana che ti fa scegliere cose buone senza nemmeno pensarci. La costanza? Quella arriva da sola, perché ti senti viva, non solo un numero sulla bilancia. Io oggi potrei scrivere: “Ho respirato come una guerriera”, “Ho fatto pace con l’acqua fredda” e “Ho immaginato di essere già quella che corre senza fiatone”. Non è magia, è un mix di brividi e ossigeno che ti rimette in carreggiata.

Provateci, mischiate un po’ di Wim Hof alla vostra giornata – che sia dopo una camminata o prima di incollare foto sulla bacheca. Poi ditemi se non sentite il fuoco dentro, quello che ti fa dire “posso farcela” senza bisogno di ritagli di carta. Forza, respirate, gelatevi e sognate in grande – il corpo seguirà, promesso!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire “pronti a sognare ad occhi aperti”? Oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio percorso, qualcosa che mi sta aiutando a tenere il fuoco acceso anche quando la voglia di mollare bussa alla porta. Avete mai provato a creare una “tavola dei desideri”? Non sto parlando di magia, ma di un trucco semplice per ricordarci dove vogliamo arrivare. Io l’ho fatto: ho preso una bacheca, qualche rivista, forbici e colla, e mi sono messa a ritagliare immagini di corpi sani, persone che si muovono con energia, piatti colorati che fanno bene all’anima oltre che al fisico. Non è solo un lavoretto manuale, è un modo per dire alla mente: “Ehi, questo è il nostro obiettivo, non perdiamolo di vista”.
A volte, quando la giornata è pesante o il divano sembra chiamarmi più forte del solito, guardo quella bacheca e mi immagino lì, in quel corpo che sto costruendo passo dopo passo. Non è solo questione di chili in meno, ma di come mi sento dentro: leggera, forte, in pace. E sapete una cosa? Funziona. La mente ha un potere pazzesco, può essere la nostra alleata più grande se la guidiamo bene.
Un esercizio che mi piace fare è questo: chiudo gli occhi per cinque minuti e immagino di essere già arrivata al mio traguardo. Come mi muovo? Come respiro? Cosa indosso? È come provare in anteprima la versione di me che sto inseguendo. Poi, quando li riapro, mi sento carica, come se avessi già fatto un pezzo di strada. Provateci, magari dopo una camminata veloce o una sessione di movimento che vi fa sudare un po’. Non serve essere perfetti, basta iniziare.
E poi c’è un altro trucchetto che uso: scrivo tre cose che ho fatto bene ogni giorno. Anche piccole, tipo “ho scelto uno spuntino sano” o “ho respirato a fondo invece di stressarmi”. È un modo per dire alla testa che non si tratta solo di numeri sulla bilancia, ma di costruire un benessere che parte da dentro. La costanza non è sempre facile, lo so, ma visualizzare e premiarsi per i piccoli passi aiuta a non mollare.
Che dite, vi va di provare a creare la vostra “tavola” o di immaginare il vostro “io” del futuro? Magari poi mi raccontate com’è andata!
Ehi, ciao a tutti, o magari “siete pronti a fare pace con lo specchio”? Il tuo post mi ha colpita dritto al cuore, sai? Quella storia della tavola dei desideri mi ha fatto accendere una lampadina, perché anch’io sto lottando con qualcosa che mi tiene incatenata: il mio maledetto vizio di abbuffarmi di notte. Non so se capita anche a voi, ma quando cala il buio, è come se un interruttore nella mia testa si spegnesse e il frigo diventasse il mio migliore amico. Però leggerti mi ha dato una scossa, e forse è proprio quello di cui ho bisogno: un modo per ricordarmi perché sto cercando di cambiare.

La tua idea di ritagliare immagini e appiccicarle su una bacheca mi piace da matti. Non ci avevo mai pensato, ma potrebbe essere il mio salvagente per quelle sere in cui mi ritrovo a fissare il vuoto con una voglia matta di svuotare la dispensa. Magari ci metto foto di donne che si sentono bene nella loro pelle, non perfette, ma vive, con quell’energia che vorrei anch’io. O piatti sani che non mi facciano sentire punita, perché con il mio ipotiroidismo è già una guerra trovare il ritmo giusto senza sentirmi uno straccio. Proverò a farlo questo weekend, forbici alla mano, e vediamo se riesco a zittire quella voce che mi dice “mangia, tanto ormai che importa”.

L’esercizio di chiudere gli occhi e immaginarmi al traguardo lo faccio già, ma sai qual è il problema? Di notte quella visione si sfoca, e mi ritrovo a pensare “vabbè, un biscotto non cambia niente”. Invece sì, cambia eccome, perché poi diventa un pacco intero e mi sveglio sentendomi uno schifo. Però hai ragione, la mente è potente, e forse devo darle più fiducia. Magari posso provare a farlo proprio prima di andare a letto: cinque minuti per immaginarmi leggera, con la pancia che non protesta e un sonno tranquillo, senza quel peso che mi porto dietro dopo essermi strafogata.

La cosa delle tre cose fatte bene mi ha fatto sorridere. Ieri, per dire, ho resistito alla tentazione di aprire quel barattolo di crema spalmabile alle due di notte. Non è stata una vittoria epica, ma mi sono detta “brava, ce la puoi fare”. E oggi, dopo averti letta, ho preso un tè caldo invece di buttarmi sui cracker mentre guardavo la tv. Piccoli passi, come dici tu, ma forse è così che si costruisce qualcosa di più grande. Il mio problema è che la sera mi annoio, o mi sento irrequieta, e il cibo diventa una specie di coperta. Sto cercando di cambiare, magari con una tisana o un libro, ma non è facile spezzare quel rituale.

La tua energia mi ha contagiata, lo ammetto. Creo la mia tavola, sì, e magari ci aggiungo anche un post-it con scritto “le notti sono per dormire, non per mangiare”. Chissà, potrebbe funzionare. E tu, hai mai avuto momenti in cui la testa ti remava contro? Come li hai superati? Raccontami, perché ho bisogno di ispirazione per non crollare quando il sole tramonta!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire “pronti a sognare ad occhi aperti”? Oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio percorso, qualcosa che mi sta aiutando a tenere il fuoco acceso anche quando la voglia di mollare bussa alla porta. Avete mai provato a creare una “tavola dei desideri”? Non sto parlando di magia, ma di un trucco semplice per ricordarci dove vogliamo arrivare. Io l’ho fatto: ho preso una bacheca, qualche rivista, forbici e colla, e mi sono messa a ritagliare immagini di corpi sani, persone che si muovono con energia, piatti colorati che fanno bene all’anima oltre che al fisico. Non è solo un lavoretto manuale, è un modo per dire alla mente: “Ehi, questo è il nostro obiettivo, non perdiamolo di vista”.
A volte, quando la giornata è pesante o il divano sembra chiamarmi più forte del solito, guardo quella bacheca e mi immagino lì, in quel corpo che sto costruendo passo dopo passo. Non è solo questione di chili in meno, ma di come mi sento dentro: leggera, forte, in pace. E sapete una cosa? Funziona. La mente ha un potere pazzesco, può essere la nostra alleata più grande se la guidiamo bene.
Un esercizio che mi piace fare è questo: chiudo gli occhi per cinque minuti e immagino di essere già arrivata al mio traguardo. Come mi muovo? Come respiro? Cosa indosso? È come provare in anteprima la versione di me che sto inseguendo. Poi, quando li riapro, mi sento carica, come se avessi già fatto un pezzo di strada. Provateci, magari dopo una camminata veloce o una sessione di movimento che vi fa sudare un po’. Non serve essere perfetti, basta iniziare.
E poi c’è un altro trucchetto che uso: scrivo tre cose che ho fatto bene ogni giorno. Anche piccole, tipo “ho scelto uno spuntino sano” o “ho respirato a fondo invece di stressarmi”. È un modo per dire alla testa che non si tratta solo di numeri sulla bilancia, ma di costruire un benessere che parte da dentro. La costanza non è sempre facile, lo so, ma visualizzare e premiarsi per i piccoli passi aiuta a non mollare.
Che dite, vi va di provare a creare la vostra “tavola” o di immaginare il vostro “io” del futuro? Magari poi mi raccontate com’è andata!
Ehi, sognatori di una versione più leggera di noi stessi, il tuo post mi ha colpita dritto al cuore! Devo dirtelo, questa idea della “tavola dei desideri” mi ha incuriosita subito. Io sono una di quelle che combatte da mesi con il famoso plató: il peso non si muove, la bilancia sembra prendermi in giro e a volte mi chiedo se valga la pena insistere. Però, leggendoti, mi sono accesa una lampadina. Forse sto guardando troppo i numeri e poco quello che voglio davvero diventare.

Non ho ancora provato a fare una bacheca come la tua, ma mi hai fatto venire voglia di prendere forbici e riviste e mettermi all’opera. Immagino già di appiccicare foto di donne che corrono senza fiatone, piatti pieni di colori che non mi fanno sentire in colpa, magari anche una spiaggia dove mi vedo camminare senza nascondermi dietro un pareo. Hai ragione, non è magia, ma un modo per tenere gli occhi puntati sul traguardo. Io di solito mi perdo nei “non ce la faccio” e forse questo potrebbe essere un modo per ricordarmi che sto costruendo qualcosa, anche se lentamente.

Il tuo esercizio di immaginazione mi ha spiazzata. L’ho provato ieri sera, dopo una giornata in cui ho camminato per mezz’ora senza cedere alla tentazione di fermarmi. Ho chiuso gli occhi e mi sono vista: più energica, con un respiro profondo e tranquillo, infilata in un paio di jeans che non mi stringono la vita. Non so spiegartelo, ma quando ho riaperto gli occhi mi sentivo meno bloccata, come se quel momento nella mia testa mi avesse dato una spinta. Certo, il plató è ancora lì, ma mi è sembrato meno un muro invalicabile.

Le tre cose che hai detto di scrivere mi piacciono da matti. Oggi, per esempio, potrei scrivere: “Ho bevuto acqua invece di una bibita”, “Ho fatto qualche esercizio in più anche se ero stanca” e “Ho resistito al richiamo del cioccolato dopo cena”. Sono piccolezze, ma messe nero su bianco mi fanno pensare che non sto ferma, anche se la bilancia non è d’accordo. Tu hai ragione, la costanza è una bestia dura da domare, soprattutto quando i risultati tardano. Io ci sto provando con camminate più lunghe e qualche trucco per muovermi di più, tipo lasciare il telefono lontano così mi alzo ogni tanto. Però il peso non scende, e mi chiedo se magari sto sbagliando qualcosa nella testa, più che nel piatto.

La tua “tavola” mi ha ispirata, credo che ci proverò questo weekend. Magari aggiungo anche qualche immagine di me stessa di anni fa, quando mi sentivo più in forma, per ricordarmi che ce l’ho già fatta una volta. E tu, hai qualche altro segreto per non perdere la motivazione? Io a volte mi sento in un loop, ma leggerti mi ha fatto venir voglia di non arrendermi. Raccontami com’è andata avanti con la tua bacheca, magari mi dai il coraggio di fare il prossimo passo!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire “pronti a sognare ad occhi aperti”? Oggi voglio condividere con voi un pezzo del mio percorso, qualcosa che mi sta aiutando a tenere il fuoco acceso anche quando la voglia di mollare bussa alla porta. Avete mai provato a creare una “tavola dei desideri”? Non sto parlando di magia, ma di un trucco semplice per ricordarci dove vogliamo arrivare. Io l’ho fatto: ho preso una bacheca, qualche rivista, forbici e colla, e mi sono messa a ritagliare immagini di corpi sani, persone che si muovono con energia, piatti colorati che fanno bene all’anima oltre che al fisico. Non è solo un lavoretto manuale, è un modo per dire alla mente: “Ehi, questo è il nostro obiettivo, non perdiamolo di vista”.
A volte, quando la giornata è pesante o il divano sembra chiamarmi più forte del solito, guardo quella bacheca e mi immagino lì, in quel corpo che sto costruendo passo dopo passo. Non è solo questione di chili in meno, ma di come mi sento dentro: leggera, forte, in pace. E sapete una cosa? Funziona. La mente ha un potere pazzesco, può essere la nostra alleata più grande se la guidiamo bene.
Un esercizio che mi piace fare è questo: chiudo gli occhi per cinque minuti e immagino di essere già arrivata al mio traguardo. Come mi muovo? Come respiro? Cosa indosso? È come provare in anteprima la versione di me che sto inseguendo. Poi, quando li riapro, mi sento carica, come se avessi già fatto un pezzo di strada. Provateci, magari dopo una camminata veloce o una sessione di movimento che vi fa sudare un po’. Non serve essere perfetti, basta iniziare.
E poi c’è un altro trucchetto che uso: scrivo tre cose che ho fatto bene ogni giorno. Anche piccole, tipo “ho scelto uno spuntino sano” o “ho respirato a fondo invece di stressarmi”. È un modo per dire alla testa che non si tratta solo di numeri sulla bilancia, ma di costruire un benessere che parte da dentro. La costanza non è sempre facile, lo so, ma visualizzare e premiarsi per i piccoli passi aiuta a non mollare.
Che dite, vi va di provare a creare la vostra “tavola” o di immaginare il vostro “io” del futuro? Magari poi mi raccontate com’è andata!
Ehi, sognatori di un corpo più leggero, o forse solo stanchi di sentirvi appesantiti come me dopo un piatto di lasagne troppo generoso? La tua idea della “tavola dei desideri” mi ha colpita, lo ammetto. È un po’ come appendere un sogno al muro e sperare che si avveri, no? Io, che passo le giornate tra pentole e fornelli, devo dire che mi ci vedo già: una versione di me che spadella zucchine e melanzane con la grazia di una ballerina, senza rimpiangere la vecchia me che affogava tutto nel burro.

Ho provato a immaginarmi come dici tu, chiudendo gli occhi dopo aver grigliato un po’ di verdure croccanti invece di cedere alla tentazione di una fetta di torta. Mi vedo lì, con un grembiule macchiato di pomodoro e non di crema, a muovermi in cucina senza fiatone, a tagliare erbette fresche con un sorriso. Però, sai com’è, poi li riapro e il profumo di un sugo ricco mi ricorda quanto sia dura dire no a certe cose. La mente sarà pure potente, ma la mia debolezza per i sapori forti a volte vince.

La tua cosa delle tre azioni giornaliere non è male, però. Oggi potrei scrivere: “Ho messo dell’insalata nel piatto senza storcere il naso”, “Ho resistito al richiamo del formaggio filante” e “Ho bevuto acqua invece di vino mentre cucinavo”. Piccoli passi, sì, ma a volte sembrano più un arrancare che una corsa verso quel “me” leggero che vorrei. La mia tavola dei desideri potrebbe essere un collage di piatti verdi e profumati, magari con qualche foto di me che non sbuffo salendo le scale.

Proverò a ritagliare qualcosa anch’io, magari domani, tra una padella e un mestolo. Se esce qualcosa di decente, ti faccio sapere. Intanto, continuo a sognare un’insalata che sappia di lasagna.
 
Ehi, sognatori di un corpo più leggero, o forse solo stanchi di sentirvi appesantiti come me dopo un piatto di lasagne troppo generoso? La tua idea della “tavola dei desideri” mi ha colpita, lo ammetto. È un po’ come appendere un sogno al muro e sperare che si avveri, no? Io, che passo le giornate tra pentole e fornelli, devo dire che mi ci vedo già: una versione di me che spadella zucchine e melanzane con la grazia di una ballerina, senza rimpiangere la vecchia me che affogava tutto nel burro.

Ho provato a immaginarmi come dici tu, chiudendo gli occhi dopo aver grigliato un po’ di verdure croccanti invece di cedere alla tentazione di una fetta di torta. Mi vedo lì, con un grembiule macchiato di pomodoro e non di crema, a muovermi in cucina senza fiatone, a tagliare erbette fresche con un sorriso. Però, sai com’è, poi li riapro e il profumo di un sugo ricco mi ricorda quanto sia dura dire no a certe cose. La mente sarà pure potente, ma la mia debolezza per i sapori forti a volte vince.

La tua cosa delle tre azioni giornaliere non è male, però. Oggi potrei scrivere: “Ho messo dell’insalata nel piatto senza storcere il naso”, “Ho resistito al richiamo del formaggio filante” e “Ho bevuto acqua invece di vino mentre cucinavo”. Piccoli passi, sì, ma a volte sembrano più un arrancare che una corsa verso quel “me” leggero che vorrei. La mia tavola dei desideri potrebbe essere un collage di piatti verdi e profumati, magari con qualche foto di me che non sbuffo salendo le scale.

Proverò a ritagliare qualcosa anch’io, magari domani, tra una padella e un mestolo. Se esce qualcosa di decente, ti faccio sapere. Intanto, continuo a sognare un’insalata che sappia di lasagna.
Ehi Laciermd, sai che c’è? La tua “tavola dei desideri” sembra una bella trovata, ma lascia che ti dica una cosa: se non ci metti dentro del cibo vero, di quello che ti fa vibrare l’anima e ti tiene in pista, rischi di appendere al muro solo sogni vuoti. Io sono qui, a combattere la mia battaglia con i chili di troppo, e ti giuro che la mia arma segreta non è una bacheca piena di foto ritagliate, ma una cucina che profuma di mare, di olio d’oliva e di verdure che quasi cantano quando le grigli. La mente potrà anche guidarti, ma se lo stomaco brontola, quella guida si perde in un vicolo cieco.

Non fraintendermi, il tuo discorso sulla visualizzazione mi piace, ma sai cosa mi fa davvero paura? Mollare tutto per un piatto di patatine fritte o un tiramisù che mi guarda con occhi da cucciolo. La mia “tavola” non è di carta, è il mio tavolo da pranzo, e sopra ci finiscono piatti che devono urlare salute e sapore, altrimenti la mia forza di volontà si siede e alza bandiera bianca. Tipo oggi: ho preso due filetti di orata, li ho buttati in padella con un filo d’olio extravergine, un po’ di limone e un misto di erbe che sembrava un giardino. Accanto, una montagna di zucchine e peperoni arrostiti, croccanti fuori e morbidi dentro. Non è solo cibo, è una dichiarazione di guerra ai miei vecchi craving per fritti e salse pesanti.

Quando chiudo gli occhi, come dici tu, non vedo solo un corpo più snello. Mi immagino in cucina, con le mani che si muovono sicure, senza tremare per la fame o la voglia di schifezze. Mi vedo versare un cucchiaio di olio d’oliva su un’insalata di pomodori così rossa da sembrare un dipinto, o spezzare un pezzo di pane integrale per accompagnare una zuppa di ceci che sa di casa. Ma poi li riapro, e la realtà mi dà una sberla: il frigo è lì, con quella fetta di gorgonzola che mi sussurra “mangiami”. È una lotta, e la mente da sola non basta se non hai un piano che ti riempie la pancia e il cuore.

Le tue tre cose giornaliere? Ci sto provando. Oggi potrei scrivere: “Ho cotto il pesce senza annegare tutto in burro”, “Ho scelto spinaci freschi invece di patate al forno” e “Ho ignorato il richiamo di quel pacco di biscotti nell’armadietto”. Non sono medaglie d’oro, ma sono proiettili sparati contro la vecchia me, quella che si consolava con un piatto di carbonara. La costanza è una bestia dura da domare, e ogni volta che penso di mollare, mi ricordo che un piatto ben fatto, pieno di colori e profumi, è meglio di qualsiasi “sgarro” che mi lascia pesante e piena di rimpianti.

La tua bacheca è un’idea carina, ma io continuo a costruire la mia “tavola” con piatti veri. Domani magari provo a sognare un po’ di più, ma stasera mi faccio un’insalata di rucola, pomodorini e gamberi che potrebbe far piangere di gioia anche il mio dietologo. Tu continua a ritagliare, ma attento: se non metti in tavola qualcosa che ti fa venir voglia di vivere, quella mente che guidi così bene potrebbe inciampare. Raccontami poi com’è andata, ma sappi che ti sfido a provare una mia ricetta con il pesce. Altro che sogni, quella è la realtà che ti cambia.