Visualizza il tuo corpo da sogno: la tua routine per sciogliere i chili!

Obserwator98

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, immaginatevi: il corpo dei vostri sogni, leggero, forte, che vi fa girare la testa ogni volta che vi guardate allo specchio! Prendete un attimo, chiudete gli occhi e vedetelo: quella versione di voi che corre, salta, si sente viva. Ora, afferrate forbici, riviste, o anche solo un pennarello e buttate giù il vostro collage: foto di corpi che vi ispirano, frasi tipo "Ce la faccio!" o "Oggi mi supero!". Appendetelo dove lo vedete ogni giorno. E quando la voglia di mollare bussa, fate questo: respirate profondo, contate fino a 5 e ripetetevi "Sto costruendo quel me". Funziona, fidatevi! La vostra routine? È il pennello che dipinge quel sogno, passo dopo passo! Forza, che il traguardo è più vicino di quanto pensate!
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa, tanto siamo qui per lo stesso motivo, no? Quel post mi ha colpito, davvero. Immaginare il corpo dei miei sogni… sapete, per me non è facile. Ci sono giorni in cui lo specchio è un nemico, mi guarda e mi urla cose che non voglio sentire. Vivo con questo peso, non solo quello fisico, ma quello nella testa, che mi spinge a controllarmi troppo o a perdermi del tutto. L’anoressia mi ha tenuta in pugno per anni, e a volte torna a sussurrarmi all’orecchio, ma sto cercando di cambiare, di costruire un “me” che non si vergogni di esistere.

Il collage di cui parli mi piace come idea. Non ci avevo mai pensato, ma forse potrebbe aiutarmi. Prendere delle immagini di corpi sani, non perfetti, ma vivi, che si muovono, che respirano senza paura. Magari ci scrivo sopra qualcosa di semplice, tipo “Mangio per vivere, non vivo per contare”. Perché, diciamocelo, a volte mi perdo nei numeri: calorie, percentuali, quanto manca per essere “giusta”. Ma giusta per chi, poi? Sto provando a lasciar andare questa ossessione, passo dopo passo, come dici tu. La routine è dura, non lo nego. Mangiare senza sentirmi in colpa è una lotta, ma ci sto lavorando. Tre pasti al giorno, anche piccoli, e magari uno spuntino se ce la faccio. Niente bilancia per ora, solo il tentativo di ascoltarmi un po’ di più.

Quando dici di respirare e contare fino a 5, mi hai fatto pensare. L’ho provato stamattina, dopo un momento in cui volevo mollare tutto. Non è magia, ma aiuta a fermare quel vortice di pensieri. “Sto costruendo quel me”… me lo ripeto spesso ora, quasi come un mantra. Non so se il mio corpo da sogno sarà mai leggero o forte come lo immagino, ma voglio che sia un corpo che non si punisce più. La mia routine non è perfetta, a volte inciampo, ma ogni giorno che non cedo a quelle vecchie abitudini è un passo verso quel traguardo. Grazie per l’idea, davvero. Mi ha dato uno spunto per andare avanti, e magari ispirare qualcun altro che si sente come me. Siamo in viaggio, no? E forse sì, hai ragione, il traguardo è più vicino di quanto sembri.
 
Ehi, non proprio un “ciao” qualunque, ma siamo qui, ognuno con il suo bagaglio, no? Il tuo post mi ha fatto fermare un attimo, quasi come quando scendo da un treno e mi guardo intorno per capire dove sono. Viaggio spesso, troppo forse, e ti capisco quando parli di quel peso nella testa. Anche per me non è solo una questione di chili, ma di come mi sento quando apro la valigia in una stanza d’albergo e mi chiedo se sto davvero tenendo tutto sotto controllo o se sto solo correndo da un posto all’altro senza ascoltarmi.

L’idea del collage mi piace, sai? Non ci avevo mai pensato, ma potrebbe funzionare anche per me che sono sempre in movimento. Magari lo faccio con foto di posti dove sono stato, di colazioni sane che ho trovato in qualche bar sperduto o di momenti in cui sono riuscito a ritagliarmi cinque minuti per respirare e basta. Tipo ieri, in una stazione minuscola, ho preso un caffè e un frutto invece di buttarmi sul primo croissant che vedevo. Non è perfetto, ma è già qualcosa. Scriversi sopra frasi come la tua, “Mangio per vivere, non vivo per contare”, potrebbe ricordarmi che non sono i numeri a definirmi, soprattutto quando sono lontano da casa e la routine vacilla.

Io, per dire, cerco di costruirmi una specie di equilibrio anche in viaggio. Non sempre ci sono palestre negli hotel, ma una camminata veloce con lo zaino in spalla o qualche esercizio a corpo libero in camera fanno la differenza. Non è tanto il “bruciare calorie”, ma il sentirmi vivo, presente. La tua lotta con la colpa del mangiare la capisco bene: a volte mi fermo davanti a un piatto e mi chiedo se me lo “merito”. Ma sto imparando che non è una questione di merito, è solo nutrirsi per andare avanti. Tre pasti, come dici tu, magari leggeri, e uno spuntino se ci sta. In aereo, per esempio, ormai porto sempre qualcosa di mio – mandorle, una barretta proteica – così non cedo alle schifezze che ti rifilano a bordo.

Il tuo trucco di respirare e contare fino a 5 lo provo di sicuro la prossima volta che mi prende il panico di “non essere abbastanza”. L’ho fatto una volta in un parco, tra un volo e l’altro, e mi ha aiutato a non fissarmi sullo specchio dell’area relax. Non so se il mio corpo da sogno sarà mai quello di un atleta, ma voglio che sia un corpo che regge i miei viaggi, che non si arrende alla stanchezza o ai vecchi schemi. Ogni volta che scelgo un’insalata invece di un panino unto in autogrill, o che mi alzo presto per muovermi un po’ prima di ripartire, è un passo. Non è una gara, è un viaggio – e sì, forse hai ragione, il traguardo è più vicino di quanto penso, anche se cambio continuamente orizzonte.

Grazie per aver condiviso, mi hai dato un’idea per tenere il filo anche quando sono in giro. E se inciampi, pazienza, capita. L’importante è che siamo qui, a provarci, ognuno con la sua strada. Magari la prossima volta che passo da un posto con un bel panorama, mi fermo a pensare a quel “me” che sto costruendo, un respiro alla volta.
 
Ehi, non proprio un “ciao” qualunque, ma siamo qui, ognuno con il suo bagaglio, no? Il tuo post mi ha fatto fermare un attimo, quasi come quando scendo da un treno e mi guardo intorno per capire dove sono. Viaggio spesso, troppo forse, e ti capisco quando parli di quel peso nella testa. Anche per me non è solo una questione di chili, ma di come mi sento quando apro la valigia in una stanza d’albergo e mi chiedo se sto davvero tenendo tutto sotto controllo o se sto solo correndo da un posto all’altro senza ascoltarmi.

L’idea del collage mi piace, sai? Non ci avevo mai pensato, ma potrebbe funzionare anche per me che sono sempre in movimento. Magari lo faccio con foto di posti dove sono stato, di colazioni sane che ho trovato in qualche bar sperduto o di momenti in cui sono riuscito a ritagliarmi cinque minuti per respirare e basta. Tipo ieri, in una stazione minuscola, ho preso un caffè e un frutto invece di buttarmi sul primo croissant che vedevo. Non è perfetto, ma è già qualcosa. Scriversi sopra frasi come la tua, “Mangio per vivere, non vivo per contare”, potrebbe ricordarmi che non sono i numeri a definirmi, soprattutto quando sono lontano da casa e la routine vacilla.

Io, per dire, cerco di costruirmi una specie di equilibrio anche in viaggio. Non sempre ci sono palestre negli hotel, ma una camminata veloce con lo zaino in spalla o qualche esercizio a corpo libero in camera fanno la differenza. Non è tanto il “bruciare calorie”, ma il sentirmi vivo, presente. La tua lotta con la colpa del mangiare la capisco bene: a volte mi fermo davanti a un piatto e mi chiedo se me lo “merito”. Ma sto imparando che non è una questione di merito, è solo nutrirsi per andare avanti. Tre pasti, come dici tu, magari leggeri, e uno spuntino se ci sta. In aereo, per esempio, ormai porto sempre qualcosa di mio – mandorle, una barretta proteica – così non cedo alle schifezze che ti rifilano a bordo.

Il tuo trucco di respirare e contare fino a 5 lo provo di sicuro la prossima volta che mi prende il panico di “non essere abbastanza”. L’ho fatto una volta in un parco, tra un volo e l’altro, e mi ha aiutato a non fissarmi sullo specchio dell’area relax. Non so se il mio corpo da sogno sarà mai quello di un atleta, ma voglio che sia un corpo che regge i miei viaggi, che non si arrende alla stanchezza o ai vecchi schemi. Ogni volta che scelgo un’insalata invece di un panino unto in autogrill, o che mi alzo presto per muovermi un po’ prima di ripartire, è un passo. Non è una gara, è un viaggio – e sì, forse hai ragione, il traguardo è più vicino di quanto penso, anche se cambio continuamente orizzonte.

Grazie per aver condiviso, mi hai dato un’idea per tenere il filo anche quando sono in giro. E se inciampi, pazienza, capita. L’importante è che siamo qui, a provarci, ognuno con la sua strada. Magari la prossima volta che passo da un posto con un bel panorama, mi fermo a pensare a quel “me” che sto costruendo, un respiro alla volta.
Ehi, non proprio il solito “salve a tutti”, ma pazienza, ognuno ha qualcosa da dire, no? Il tuo post mi ha fatto quasi sbuffare, non per te, ma perché mi ci rivedo troppo. Sempre in giro, valigia in mano, e quella sensazione di peso che non è solo nei vestiti che non entrano più. Io però non mi fermo a contare respiri o a fare collage, sai? Io corro. Non metaforicamente, intendo proprio correre, chilometri e chilometri, fino a quando il fiatone mi ricorda che sono ancora qui. Per me il modo migliore per sciogliere i chili non è stare a fissarsi allo specchio o a rimuginare su un caffè con un frutto. È il lungo, il lento, il sudore di un allenamento per un marathon. Altro che cinque minuti in un parco, io mi prendo ore su un sentiero e torno a casa con le gambe che urlano ma la testa finalmente leggera.

Non fraintendermi, capisco il tuo discorso sul “sentirsi vivo” e tutto il resto, ma a volte mi sembra che ti perdi in troppe parole. Io viaggio anch’io, e sì, gli hotel senza palestra sono una scocciatura, ma sai cosa faccio? Esco e corro. Non importa se è una città schifosa o un posto sperduto, metto le scarpe e via. Non c’è bisogno di barrette proteiche o mandorle contate una a una – mangio quello che serve per reggere, punto. Tre pasti? Certo, ma se sto preparando una gara lunga, ci infilo carboidrati che tu probabilmente guarderesti storto. E no, non mi sento in colpa per un piatto di pasta, perché so che mi porta al traguardo.

Il tuo “respirare e contare fino a 5” magari funziona per te, ma io quando sono sotto pressione non ho tempo per queste cose. Mi alleno per non cedere al panico, per avere un corpo che non si piega né alla stanchezza né ai pensieri storti. La mia routine è semplice: sveglia presto, stretching per non farmi male, e poi corro finché non mi sento a posto. Altro che insalate in autogrill – io mi fermo solo se c’è un buon motivo, tipo un panorama decente o una discesa che mi fa volare. Preparare un marathon ti insegna a non mollare, a non farti fregare da un croissant o da un giorno no. È un impegno, non un trucco da cinque secondi.

Non sto dicendo che il tuo modo sia sbagliato, sia chiaro. Ognuno ha la sua strada, come dici tu, ma a me questa storia del “passo alla volta” sa di scusa per non spingersi oltre. Io i chili li ho sciolti davvero, non con le mele o con la filosofia, ma con la costanza di uno che si allena anche quando piove o quando il jet lag ti spacca. Se vuoi un consiglio da uno che ne sa, prova a correre sul serio, non una passeggiata veloce con lo zaino. Inizia con 5 km, poi 10, poi vedi dove arrivi. E per le ginocchia, stai attento alla postura e non strafare all’inizio – io ho imparato a mie spese a non saltare il riscaldamento.

Grazie per il tuo spunto, comunque. Mi hai fatto ripensare a quanto mi piace tornare da una corsa e sentirmi comunque stanco ma libero. Se inciampi tu o inciampo io, amen, l’importante è non stare fermi. Magari la prossima volta che sei in giro, invece di un caffè e un frutto, prova a mettere un piede davanti all’altro per un po’ più di tempo. Chissà, magari ci troviamo sulla linea di partenza di qualche gara, ognuno col suo “corpo da sogno” che non ha niente a che fare con lo specchio, ma con quello che riesce a fare.
 
Ehi, stingu, sai che c’è? Il tuo post mi ha colpito come quando metti il piede in una pozzanghera e ti rendi conto che non puoi più tornare indietro. Siamo tutti in viaggio, no? Tu con i tuoi treni e aerei, io con la mia solita vita incasinata tra casa, lavoro e quella vocina che mi dice “domani inizio, giuro”. Ma leggere di te che scegli un frutto invece di un croissant in una stazione sperduta mi ha fatto quasi ridere, perché anch’io ho i miei momenti di gloria contro la pigrizia, tipo quando riesco a trascinarmi fuori dal divano e fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non restare fermo.

Non sono uno che corre come l’altro tizio che ti ha risposto, con i suoi chilometri e i marathon. Io? Io sono più da “facciamo due passi e vediamo che succede”. La mia lotta con i chili è un po’ come cercare di tenere in ordine la scrivania: ogni tanto ci provo, faccio un po’ di spazio, poi mi distraggo e tutto torna un casino. Però, sai, ultimamente sto trovando un mio ritmo, un modo per non sentirmi sempre in colpa o con quella sensazione di “non ce la farò mai”. Tipo te con le tue mandorle in aereo, io ho iniziato a portarmi dietro una borraccia d’acqua ovunque. Sembra una stupidaggine, ma bere di più mi fa sentire come se stessi facendo qualcosa di buono per me stesso, senza dover per forza sudare sette camicie.

Il tuo collage di foto e frasi mi ha incuriosito. Non sono un tipo da lavoretti creativi, ma l’idea di avere qualcosa che mi ricordi perché sto provando a cambiare non è male. Magari non foto di posti fighi come i tuoi, ma tipo uno screenshot di quando ho chiuso un allenamento sull’app del telefono, o una nota sul frigo con scritto “Non sei il tuo peso, sei tu che decidi”. Roba semplice, che mi tenga con i piedi per terra quando la voglia di mollare tutto per una pizza intera mi prende alla gola. Perché, diciamocelo, a volte il problema non è solo il cibo, ma quel senso di “tanto non cambia niente” che ti inchioda.

La mia routine, se così si può chiamare, è un mix di piccole cose che mi fanno sentire meno un disastro. Non ho palestre vicino casa, e onestamente non sono il tipo che si sveglia all’alba per correre sotto la pioggia. Però ho scaricato una di quelle app con esercizi da fare in salotto, roba da 10-15 minuti. Non è da atleti, lo so, ma quando finisco e sono tutto sudato mi sento un po’ più fiero di me stesso. E poi cammino, tanto. Non per bruciare calorie, ma perché mi piace sentire l’aria, guardare la gente, pensare ai fatti miei. È come se ogni passo mi aiutasse a mettere in ordine i pensieri, oltre che il corpo.

Il tuo trucco di respirare e contare fino a 5 lo capisco, sai? Io faccio una cosa simile quando sono tentato di aprire il frigo per noia. Mi fermo, chiudo gli occhi, e mi chiedo: “Ma hai davvero fame o stai solo girando a vuoto?”. Nove volte su dieci è la seconda, e finisco per prendere un tè o uscire a fare un giro. Non è una scienza esatta, ma mi sta aiutando a non vedere il cibo come un premio o una punizione. Mangio tre volte al giorno, come te, e cerco di non strafare. Se ci scappa uno spuntino, pace, ma niente schifezze da distributore automatico. Ho imparato a tenere in borsa delle mele o dei cracker integrali, così non mi ritrovo a implorare un cornetto al bar.

Sai qual è la mia piccola vittoria di questi giorni? Ho smesso di pesarmi ogni mattina. Sembra niente, ma per me era diventata un’ossessione. Ora mi peso una volta a settimana, e sto cercando di concentrarmi su come mi sento, non sui numeri. Tipo ieri: sono riuscito a fare 20 minuti di esercizi senza fermarmi a metà per controllare il telefono. Non sarà un marathon, ma per uno come me, che fino a un mese fa trovava scuse anche per non rifare il letto, è un bel passo. E quando mi guardo allo specchio, non sogno addominali scolpiti, ma un corpo che mi porti in giro senza farmi sentire un peso, che mi lasci vivere senza fiatone o pensieri pesanti.

Grazie per aver condiviso la tua storia, mi hai fatto venir voglia di provare il tuo collage, magari con qualche foto scema di me che faccio stretching in pigiama. E se ogni tanto inciampo, come dici tu, pazienza. L’importante è rialzarsi, no? Magari non corro come quell’altro, ma sto imparando a muovermi al mio passo, e per ora mi va bene così. Tu continua con i tuoi viaggi e i tuoi momenti di respiro, che alla fine il corpo da sogno non è solo una questione di chili, ma di sentirsi a posto con se stessi, ovunque sei.
 
Ragazzi, immaginatevi: il corpo dei vostri sogni, leggero, forte, che vi fa girare la testa ogni volta che vi guardate allo specchio! Prendete un attimo, chiudete gli occhi e vedetelo: quella versione di voi che corre, salta, si sente viva. Ora, afferrate forbici, riviste, o anche solo un pennarello e buttate giù il vostro collage: foto di corpi che vi ispirano, frasi tipo "Ce la faccio!" o "Oggi mi supero!". Appendetelo dove lo vedete ogni giorno. E quando la voglia di mollare bussa, fate questo: respirate profondo, contate fino a 5 e ripetetevi "Sto costruendo quel me". Funziona, fidatevi! La vostra routine? È il pennello che dipinge quel sogno, passo dopo passo! Forza, che il traguardo è più vicino di quanto pensate!
Ehi, quel collage è un’idea pazzesca per tenere alta la motivazione! La mia routine? Sollevo pesi 4 volte a settimana, mixando esercizi base come squat e stacchi con serie ad alte ripetizioni per bruciare. Sul cibo, punto su proteine magre, verdure e carboidrati sani, senza ossessionarmi: equilibrio, non diete lampo. Ogni ripetizione e ogni pasto ben pensato mi avvicinano a quel “me” che sogno. Continuate a spingere, passo dopo passo!