Ciao,
il tuo post mi ha colpita dritto al cuore. Quel “puff, tutto tornato” lo sento così tanto che sembra quasi di leggere qualcosa che avrei potuto scrivere io qualche mese fa. La testa che ti sabota, i biscotti che sembrano gridare il tuo nome... è una lotta che conosco fin troppo bene. Io sono in un percorso per ricostruire il mio rapporto con il cibo dopo anni di alti e bassi con il binge eating, e credimi, ci sono giorni in cui mi sembra di essere tornata al punto di partenza. Però voglio condividere un pezzetto del mio viaggio, perché magari può esserti utile.
Per me, una delle cose che ha fatto la differenza è stata iniziare a tenere un diario, ma non proprio quello che ti aspetti. Non è un diario alimentare dove segno calorie o porzioni – quello mi mandava in tilt, mi faceva ossessionare ancora di più. È più un diario di pensieri e sensazioni. Quando sento quella voglia irrefrenabile di svuotare la dispensa, mi fermo e scrivo cosa sto provando. Magari è stress per il lavoro, magari è solo noia, o magari è quel senso di vuoto che non so spiegare. Metterlo nero su bianco mi aiuta a capire che non è sempre fame, ma spesso è la mia testa che cerca un modo per sfogarsi. Non è una soluzione magica, ma mi dà qualche minuto per respirare e decidere cosa fare dopo.
Un’altra cosa che mi sta aiutando è provare a vedere il cibo non come un nemico o una ricompensa, ma come una parte della giornata. Tipo, invece di pensare “ho mangiato troppo, sono un disastro”, cerco di chiedermi: “Ok, cosa posso fare ora per sentirmi un po’ meglio?”. A volte è bere un bicchiere d’acqua, a volte è uscire a fare due passi, a volte è solo sedermi e accettare che non sono perfetta. Sto imparando a non punirmi, anche se è durissima. Per esempio, l’altro giorno ho avuto una serata in cui ho mangiato mezza torta. Prima mi sarei chiusa in camera a piangere, ma stavolta ho scritto sul diario: “Ok, è successo. Domani è un altro giorno”. E il giorno dopo ho fatto una colazione leggera, con yogurt e frutta, senza sentirmi in colpa.
Il tuo racconto dell’acqua mi ha fatto venire voglia di provare l’akvaaerobika. Non ci avevo mai pensato, ma l’idea di muovermi in un posto che “non ti giudica” mi piace un sacco. Io di solito cammino, ma a volte mi sembra di farlo solo per “bruciare” quello che ho mangiato, e non è il massimo per la testa. Magari in piscina potrei concentrarmi sul sentirmi bene e basta, come dici tu. Hai ragione, non devo essere un drago ogni giorno. Però ammetto che la paura di fallire di nuovo è sempre lì, come un’ombra. Quando ti sentivi ridicola all’inizio, come facevi a tornare in piscina? Io a volte mi blocco solo al pensiero di non essere all’altezza.
Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha dato una piccola spinta a non mollare. Sto provando a fare un passo alla volta, come dici tu, ma certi giorni mi sembra di inciampare di continuo. Però leggere che anche tu hai avuto i tuoi momenti no e sei ancora qui, a combattere, mi fa sentire meno sola. Se hai qualche trucco per i giorni in cui la testa proprio non vuole collaborare, sono tutta orecchie. Un abbraccio grande, e forza, ce la facciamo.