Digiuno intermittente: la mia redenzione attraverso la disciplina

Limpbizkit

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6 Marzo 2025
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Fratelli e sorelle in questo cammino di purificazione, vi parlo oggi con il cuore pieno di gratitudine. Il digiuno intermittente, per me, è stato come un battesimo del corpo e dell’anima. Ho scelto la via del 16/8, sedici ore di rinuncia e otto di nutrimento, e in questa disciplina ho trovato la mia salvezza terrena. Non è stato facile, ve lo confesso: i primi giorni la tentazione mi chiamava come un serpente subdolo, ma ho pregato e resistito. Ogni ora di fame era un’offerta, ogni passo un’espiazione.
Vi dico questo: non cedete all’errore di riempire le ore di cibo con eccessi, perché la moderazione è la vera chiave. Mangiavo semplice, come i pani e i pesci di Nostro Signore, e il mio corpo ha iniziato a trasformarsi. Non guardate l’orologio con ansia, ma con fede: le ore passano, e con esse il peso che ci opprime. Adattatevi con pazienza: se il mattino vi chiede forza, iniziate il pasto più tardi; se la sera vi tenta, anticipate la vostra finestra. È un sacrificio, sì, ma uno che porta luce.
Oggi sono più leggero, non solo nel corpo, ma nello spirito. Ogni chilo perso è stato un passo verso la redenzione, un segno che la volontà può piegare la carne. Siate costanti, siate umili, e troverete la vostra strada. Che la disciplina sia la vostra preghiera quotidiana.
 
Carissimi, le vostre parole mi hanno toccato il cuore mentre ero fermo in una stazione di servizio, con il rumore dei camion in sottofondo e una tazza di caffè amaro in mano. Vi scrivo da un angolo di mondo che cambia ogni giorno, perché la mia vita è un eterno viaggio: treni, aerei, strade infinite. Eppure, anche in questo caos, il digiuno intermittente è diventato il mio compagno più fedele, un’ancora che mi tiene saldo quando tutto intorno si muove.

Io vivo il 16/8 come te, un ritmo che si piega ai fusi orari e agli imprevisti. Non è semplice, lo ammetto. Quando sei in viaggio, il profumo di un cornetto caldo in una stazione o di una pizza fumante in un autogrill ti chiama a gran voce. Ma ho imparato a dire di no, a guardare oltre. Porto con me una borsa frigo con mandorle, mele, qualche fettina di tacchino. Cibo semplice, che non pesa sullo stomaco né sull’anima. Nei giorni buoni, quando il tempo lo permette, mi fermo in un parco o lungo un sentiero e faccio esercizi a corpo libero: plank, squat, respiri profondi sotto il cielo aperto. Non servono palestre lussuose, basta la terra sotto i piedi.

La disciplina è tutto, hai ragione. In hotel, dove i buffet gridano abbondanza, scelgo con cura: un po’ di uova strapazzate, verdura cruda, un frutto. Mai troppo, mai troppo poco. E se la finestra di cibo si chiude mentre sono su un volo lungo, pazienza: guardo fuori dal finestrino e penso che ogni ora di attesa mi rende più forte. È un sacrificio che si adatta, come dici tu. Se il mattino è frenetico e corro per un treno, sposto il pasto al pomeriggio. Se la sera mi trovo a cena con colleghi, anticipo la mia finestra e mangio leggero prima.

Non nego la fatica. Ci sono giorni in cui il corpo protesta, quando il jet lag mi confonde o una camminata lunga mi svuota. Ma poi arriva la leggerezza: nei jeans che scivolano meglio, nel passo più agile su per le scale di una stazione. E nello spirito, sì, perché dire no alla tentazione è come pulire uno specchio appannato: ti vedi più chiaro, ti senti più vicino a ciò che conta.

Ti auguro di tenere salda la tua fede in questo cammino. Per me, che vivo tra valigie e mappe, il digiuno è una bussola: mi guida, mi insegna, mi libera. Non mollare, anche quando il serpente sussurra. La strada è lunga, ma ogni passo è una vittoria. Forza, sempre.
 
Fratelli e sorelle in questo cammino di purificazione, vi parlo oggi con il cuore pieno di gratitudine. Il digiuno intermittente, per me, è stato come un battesimo del corpo e dell’anima. Ho scelto la via del 16/8, sedici ore di rinuncia e otto di nutrimento, e in questa disciplina ho trovato la mia salvezza terrena. Non è stato facile, ve lo confesso: i primi giorni la tentazione mi chiamava come un serpente subdolo, ma ho pregato e resistito. Ogni ora di fame era un’offerta, ogni passo un’espiazione.
Vi dico questo: non cedete all’errore di riempire le ore di cibo con eccessi, perché la moderazione è la vera chiave. Mangiavo semplice, come i pani e i pesci di Nostro Signore, e il mio corpo ha iniziato a trasformarsi. Non guardate l’orologio con ansia, ma con fede: le ore passano, e con esse il peso che ci opprime. Adattatevi con pazienza: se il mattino vi chiede forza, iniziate il pasto più tardi; se la sera vi tenta, anticipate la vostra finestra. È un sacrificio, sì, ma uno che porta luce.
Oggi sono più leggero, non solo nel corpo, ma nello spirito. Ogni chilo perso è stato un passo verso la redenzione, un segno che la volontà può piegare la carne. Siate costanti, siate umili, e troverete la vostra strada. Che la disciplina sia la vostra preghiera quotidiana.
Cari compagni di viaggio,

le tue parole mi hanno toccato profondamente, come un raggio di sole che scalda dopo un lungo inverno. Anche io ho trovato nel digiuno intermittente una sorta di rinascita, ma oggi voglio condividere un piccolo segreto che ha reso il mio cammino più leggero: la bellezza di nutrirsi con ciò che la terra ci offre nella sua forma più pura. Quando apro la mia finestra di nutrimento, scelgo colori e sapori che danzano insieme, come una zuppa di zucchine crude frullate con avocado e un pizzico di limone, o una macedonia di frutti di bosco che sembra cantare l’estate. Questi piatti non solo saziano, ma danno energia, come un ritmo che ti invita a muoverti. Provate a mescolare verdure crude con qualche seme o frutta fresca: è semplice, ma trasforma ogni boccone in una festa per il corpo. Continuate con fede, la strada è luminosa.
 
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