Ciao a tutti, o forse no, non proprio, perché oggi voglio parlare di una cosa che mi sta dando da pensare. Dopo mesi di ospedale, cure pesanti e chili accumulati quasi senza accorgermene, sto cercando di rimettermi in carreggiata. Non è facile, lo sapete bene anche voi che ci siete passati. Però c’è una cosa che mi sta facendo storcere il naso: questa idea che le lezioni di gruppo siano la soluzione magica per tornare in forma. Non lo sono, punto.
Quando esci da una malattia seria, il corpo non è un giocattolo che puoi spingere come vuoi. Io, per esempio, ho provato a seguire un corso di aerobica leggera con altre persone. Sembrava una buona idea: tutti insieme, motivazione, energia positiva. Ma la realtà? Un disastro. L’istruttore andava avanti col suo ritmo, gli altri cercavano di stargli dietro, e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Non riuscivo a fare metà degli esercizi, e non perché non ci provassi, ma perché il mio corpo semplicemente non era pronto. E nessuno lì aveva il tempo o la voglia di adattarsi a me. Tornavo a casa distrutto, non in senso buono, e con la sensazione di aver fallito.
Non dico che sia così per tutti, ma per chi come me sta ripartendo da zero dopo un periodo duro, queste lezioni possono essere più un peso che un aiuto. Ti vendono l’idea che devi solo “muoverti” e “socializzare”, ma non ti spiegano che se il tuo corpo non ce la fa, rischi di farti male o di mollare tutto per frustrazione. Io ho dovuto capirlo a mie spese: una volta ho esagerato con un movimento e mi sono bloccato per giorni. Altro che recupero.
Ora sto provando a fare diversamente. Cammino da solo, a modo mio, senza orari imposti o gente che mi guarda. A volte aggiungo qualche esercizio leggero a casa, cose semplici che posso controllare. Non sarà glamorous come un corso pieno di luci e musica, ma almeno ascolto il mio corpo e non mi sento in gara con nessuno. Penso che per noi che veniamo da una malattia serva più questo: pazienza, non pressione.
Voi che ne pensate? Anche a voi queste lezioni di gruppo sembrano sopravvalutate, o sono io che ho avuto sfortuna?
Quando esci da una malattia seria, il corpo non è un giocattolo che puoi spingere come vuoi. Io, per esempio, ho provato a seguire un corso di aerobica leggera con altre persone. Sembrava una buona idea: tutti insieme, motivazione, energia positiva. Ma la realtà? Un disastro. L’istruttore andava avanti col suo ritmo, gli altri cercavano di stargli dietro, e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Non riuscivo a fare metà degli esercizi, e non perché non ci provassi, ma perché il mio corpo semplicemente non era pronto. E nessuno lì aveva il tempo o la voglia di adattarsi a me. Tornavo a casa distrutto, non in senso buono, e con la sensazione di aver fallito.
Non dico che sia così per tutti, ma per chi come me sta ripartendo da zero dopo un periodo duro, queste lezioni possono essere più un peso che un aiuto. Ti vendono l’idea che devi solo “muoverti” e “socializzare”, ma non ti spiegano che se il tuo corpo non ce la fa, rischi di farti male o di mollare tutto per frustrazione. Io ho dovuto capirlo a mie spese: una volta ho esagerato con un movimento e mi sono bloccato per giorni. Altro che recupero.
Ora sto provando a fare diversamente. Cammino da solo, a modo mio, senza orari imposti o gente che mi guarda. A volte aggiungo qualche esercizio leggero a casa, cose semplici che posso controllare. Non sarà glamorous come un corso pieno di luci e musica, ma almeno ascolto il mio corpo e non mi sento in gara con nessuno. Penso che per noi che veniamo da una malattia serva più questo: pazienza, non pressione.
Voi che ne pensate? Anche a voi queste lezioni di gruppo sembrano sopravvalutate, o sono io che ho avuto sfortuna?