Come allenarsi con il diabete: consigli e esperienze

eugene90

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, sono qui per condividere un po’ della mia esperienza. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, oltre a quello, ho problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Perdere peso per me non è solo una questione estetica, ma una necessità per tenere sotto controllo la glicemia e non peggiorare le articolazioni. Il mio medico mi ha sempre detto che l’allenamento di forza può essere utile, ma con molta cautela.
All’inizio ero scettica, pensavo che sollevare pesi fosse troppo rischioso per me. Invece, con un programma fatto su misura, sto vedendo dei miglioramenti. Faccio esercizi leggeri, tipo squat con una sedia per sostenermi o sollevamenti con pesi piccoli, massimo 2-3 kg. Il tutto sotto controllo di un fisioterapista che collabora col mio endocrinologo. La chiave per me è stata la costanza, ma anche ascoltare il corpo: se sento che la glicemia scende troppo o le ginocchia cedono, mi fermo subito.
Un consiglio che mi ha dato il medico è di non esagerare con l’intensità, perché il corpo con il diabete reagisce diversamente allo sforzo. Mi ha suggerito di puntare su sessioni brevi, magari 20-30 minuti, e di controllare sempre i valori prima e dopo. Mangio anche qualcosa di leggero prima, tipo una mela con un po’ di burro d’arachidi, per evitare cali improvvisi.
Qualcuno di voi con diabete ha provato allenamenti simili? Come vi regolate con i tempi e i pesi? Io sono ancora in fase di sperimentazione, ma sento che piano piano sto trovando un equilibrio. Grazie a chi vorrà rispondere, è bello confrontarsi!
 
Ciao a tutti, sono qui per condividere un po’ della mia esperienza. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, oltre a quello, ho problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Perdere peso per me non è solo una questione estetica, ma una necessità per tenere sotto controllo la glicemia e non peggiorare le articolazioni. Il mio medico mi ha sempre detto che l’allenamento di forza può essere utile, ma con molta cautela.
All’inizio ero scettica, pensavo che sollevare pesi fosse troppo rischioso per me. Invece, con un programma fatto su misura, sto vedendo dei miglioramenti. Faccio esercizi leggeri, tipo squat con una sedia per sostenermi o sollevamenti con pesi piccoli, massimo 2-3 kg. Il tutto sotto controllo di un fisioterapista che collabora col mio endocrinologo. La chiave per me è stata la costanza, ma anche ascoltare il corpo: se sento che la glicemia scende troppo o le ginocchia cedono, mi fermo subito.
Un consiglio che mi ha dato il medico è di non esagerare con l’intensità, perché il corpo con il diabete reagisce diversamente allo sforzo. Mi ha suggerito di puntare su sessioni brevi, magari 20-30 minuti, e di controllare sempre i valori prima e dopo. Mangio anche qualcosa di leggero prima, tipo una mela con un po’ di burro d’arachidi, per evitare cali improvvisi.
Qualcuno di voi con diabete ha provato allenamenti simili? Come vi regolate con i tempi e i pesi? Io sono ancora in fase di sperimentazione, ma sento che piano piano sto trovando un equilibrio. Grazie a chi vorrà rispondere, è bello confrontarsi!
Ehi, che bello leggerti! Io e mio marito stiamo provando a perdere peso insieme, e anche lui ha il diabete di tipo 2, quindi capisco bene cosa intendi quando parli di glicemia e limiti fisici. La tua storia mi ha colpita, soprattutto perché anch’io ero scettica all’inizio sull’allenamento di forza. Noi ci siamo buttati su qualcosa di simile a quello che descrivi: esercizi leggeri, tipo alzare bottigliette d’acqua da 1,5 litri (i nostri “pesi” casalinghi!) o fare piccoli squat appoggiandoci al muro. Non proprio palestra da bodybuilder, ma funziona!

La cosa che ci sta aiutando tanto è dividerci i compiti: io tengo d’occhio i tempi, tipo 20 minuti come dici tu, e lui controlla la glicemia prima e dopo. Abbiamo notato che sessioni brevi vanno meglio, perché oltre i 30 minuti lui si sente stanco e i valori iniziano a ballare. Prima di iniziare mangiamo sempre qualcosa, tipo una banana o un cucchiaio di yogurt greco, e questo ci salva dai cali. La costanza per noi è la chiave, ma pure il fatto di esserci l’uno per l’altra: se uno dei due vuole mollare, l’altro lo sprona. È un gioco di squadra!

Tu come ti trovi con i pesi da 2-3 kg? Io sto pensando di convincerlo a provare qualcosa di più pesante, ma con le ginocchia fragili che ha, magari resto sui nostri “manubri da supermercato”. Fammi sapere come procedi, mi piace l’idea di confrontarci!
 
Ciao a tutti, sono qui per condividere un po’ della mia esperienza. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, oltre a quello, ho problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Perdere peso per me non è solo una questione estetica, ma una necessità per tenere sotto controllo la glicemia e non peggiorare le articolazioni. Il mio medico mi ha sempre detto che l’allenamento di forza può essere utile, ma con molta cautela.
All’inizio ero scettica, pensavo che sollevare pesi fosse troppo rischioso per me. Invece, con un programma fatto su misura, sto vedendo dei miglioramenti. Faccio esercizi leggeri, tipo squat con una sedia per sostenermi o sollevamenti con pesi piccoli, massimo 2-3 kg. Il tutto sotto controllo di un fisioterapista che collabora col mio endocrinologo. La chiave per me è stata la costanza, ma anche ascoltare il corpo: se sento che la glicemia scende troppo o le ginocchia cedono, mi fermo subito.
Un consiglio che mi ha dato il medico è di non esagerare con l’intensità, perché il corpo con il diabete reagisce diversamente allo sforzo. Mi ha suggerito di puntare su sessioni brevi, magari 20-30 minuti, e di controllare sempre i valori prima e dopo. Mangio anche qualcosa di leggero prima, tipo una mela con un po’ di burro d’arachidi, per evitare cali improvvisi.
Qualcuno di voi con diabete ha provato allenamenti simili? Come vi regolate con i tempi e i pesi? Io sono ancora in fase di sperimentazione, ma sento che piano piano sto trovando un equilibrio. Grazie a chi vorrà rispondere, è bello confrontarsi!
Ehi, che bella testimonianza! Anch’io ho il diabete di tipo 2 e capisco bene la tua lotta con il peso e le articolazioni. Ti racconto la mia: ho perso 15 kg grazie alla dieta keto, e per me è stata una svolta, soprattutto per la glicemia. Non sono un esperto di allenamenti, ma vedo che stai facendo un gran lavoro con quegli esercizi leggeri. Io, più che pesi, cammino tanto, perché le mie caviglie non reggono granché, ma sto pensando di provare qualcosa di simile a quello che fai tu, magari con un fisioterapista.

Per la glicemia, ti capisco quando dici di ascoltare il corpo. Su keto, i miei valori sono più stabili, ma prima di muovermi controllo sempre. Di solito mangio un po’ di noci o un pezzo di formaggio, roba che non mi sballa il ketosis ma mi dà energia. Sessioni brevi funzionano alla grande pure per me, tipo 20 minuti, perché oltre comincio a sentirmi stanco.

Hai mai provato a vedere come la keto potrebbe aiutarti col diabete? Io ero scettico all’inizio, ma eliminando i carboidrati ho notato che i picchi di zucchero sono spariti. Magari ne parli col tuo endocrinologo, potrebbe integrarsi bene con quello che stai facendo. Fammi sapere come ti trovi con gli allenamenti, sono curioso! Forza, continua così, piano piano si arriva lontano.
 
Ciao a tutti, sono qui per condividere un po’ della mia esperienza. Ho il diabete di tipo 2 da qualche anno e, oltre a quello, ho problemi alle ginocchia che mi limitano nei movimenti. Perdere peso per me non è solo una questione estetica, ma una necessità per tenere sotto controllo la glicemia e non peggiorare le articolazioni. Il mio medico mi ha sempre detto che l’allenamento di forza può essere utile, ma con molta cautela.
All’inizio ero scettica, pensavo che sollevare pesi fosse troppo rischioso per me. Invece, con un programma fatto su misura, sto vedendo dei miglioramenti. Faccio esercizi leggeri, tipo squat con una sedia per sostenermi o sollevamenti con pesi piccoli, massimo 2-3 kg. Il tutto sotto controllo di un fisioterapista che collabora col mio endocrinologo. La chiave per me è stata la costanza, ma anche ascoltare il corpo: se sento che la glicemia scende troppo o le ginocchia cedono, mi fermo subito.
Un consiglio che mi ha dato il medico è di non esagerare con l’intensità, perché il corpo con il diabete reagisce diversamente allo sforzo. Mi ha suggerito di puntare su sessioni brevi, magari 20-30 minuti, e di controllare sempre i valori prima e dopo. Mangio anche qualcosa di leggero prima, tipo una mela con un po’ di burro d’arachidi, per evitare cali improvvisi.
Qualcuno di voi con diabete ha provato allenamenti simili? Come vi regolate con i tempi e i pesi? Io sono ancora in fase di sperimentazione, ma sento che piano piano sto trovando un equilibrio. Grazie a chi vorrà rispondere, è bello confrontarsi!
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Ehi, compagno di viaggio nella danza della vita con il diabete! La tua storia mi ha colpito come un raggio di sole che squarcia le nubi di un giorno grigio. Anche io, come te, ho trovato rifugio e forza nei pesi, un alleato silenzioso che scolpisce non solo il corpo, ma anche la volontà. Il diabete di tipo 2 è un compagno ostinato, e pure io ho dovuto imparare a danzare con lui, passo dopo passo, bilanciando glicemia e sogni.

La tua cautela mi parla al cuore. Quelle ginocchia che protestano, quel corpo che chiede ascolto: li conosco bene. Anch’io ho iniziato con poco, quasi timoroso, come chi si avvicina a un fuoco per scaldarsi senza bruciarsi. Squat con una sedia? Un’idea che sa di poesia pratica, un equilibrio tra forza e dolcezza. Io, invece, ho abbracciato il ferro con mani tremanti: pesi da 3-5 kg, movimenti lenti come un respiro profondo, guidati da un trainer che sembrava leggere i miei limiti come un libro aperto. Col tempo, il corpo ha risposto, non solo perdendo peso, ma trovando una nuova armonia.

La costanza, dici, è la chiave. E come non darti ragione? È un patto silenzioso che fai con te stesso ogni giorno, un rituale che intreccia sudore e speranza. Io punto su sessioni di 30-40 minuti, tre volte a settimana, un ritmo che il mio diabete sembra apprezzare. Prima di ogni allenamento, controllo i valori, quasi come un poeta che rilegge i suoi versi prima di recitarli. Una banana con un velo di burro di mandorle è il mio preludio, un carburante semplice che mi tiene stabile mentre sollevo, spingo, tiro. Dopo, un altro controllo, per assicurarmi che la glicemia non danzi troppo lontano.

Il medico ha ragione: l’intensità è una sirena pericolosa per noi. Ho imparato a non inseguirla, a preferire la grazia di un movimento ben fatto alla fretta di un peso più grande. Deadlift leggeri, panca con manubri che sembrano carezze al posto di schiaffi, plank che sfidano il core senza urlare alle articolazioni. Ogni esercizio è un dialogo con il mio corpo, un ascolto attento per non oltrepassare il confine che il diabete traccia.

Mi chiedi dei tempi e dei pesi? Ti direi di seguire il tuo istinto, ma con la bussola della prudenza. Io ho iniziato con serie da 10-12 ripetizioni, pesi che potevo sollevare senza tremare, e pause generose, come strofe di una canzone che ha bisogno di respirare. Col tempo, ho aggiunto un pizzico di audacia: 6-8 kg per i muscoli più forti, ma sempre con la leggerezza di chi sa che il vero trofeo non è il numero sul bilanciere, ma il sorriso allo specchio.

La tua sperimentazione è un cammino che ammiro. Non sei sola in questa danza: io, come te, ho visto il corpo trasformarsi, non solo nei contorni, ma nella forza quieta che cresce dentro. È un viaggio lento, un dipinto che prende forma pennellata dopo pennellata. Raccontami ancora di te, dei tuoi equilibri nascenti, perché in questo confronto trovo ispirazione, come un poeta trova versi nelle parole di un altro. Forza, che il nostro cammino continua!
 
Ehi, compagno di danza con il diabete! Le tue parole mi risuonano dentro, come un’eco di un percorso che conosco bene. Anche io ho trovato un alleato nel movimento, ma per me la chiave è stata l’intervallo, non solo nei pesi, ma nel piatto: il digiuno intermittente, il famoso 16/8, mi ha cambiato la vita. Pesavo troppo, il diabete tipo 2 mi rallentava, ma con questo ritmo ho perso chili e guadagnato energia, tenendo d’occhio la glicemia come un falco.

Non fraintendermi, all’inizio sembrava impossibile. Otto ore per mangiare, sedici di pausa: il corpo protestava, lo stomaco brontolava come un vecchio motore. Ma ho imparato ad ascoltare. Colazione saltata, primo pasto verso mezzogiorno - un’insalata con proteine, magari pollo o uova, e un filo d’olio. Cena entro le 20, leggera ma nutriente, tipo pesce con verdure. Niente zuccheri che fanno impennare i valori, niente spuntini notturni. La glicemia ringrazia, e il peso scende piano, senza fretta.

Tu parli di costanza, e sono d’accordo. Con il 16/8 serve pazienza: i primi giorni ti senti strano, ma dopo una settimana il corpo si abitua. Io mi alleno nei momenti giusti, mai a stomaco vuoto per non rischiare cali. Dopo il primo pasto, 30-40 minuti di pesi leggeri o camminate, come fai tu con i tuoi squat e manubri. Controllo i valori prima e dopo, sempre. Una volta ho esagerato con l’intensità, e la glicemia è scesa troppo: lezione imparata, ora vado cauto.

Un trucco? Acqua, tanta acqua nelle ore di digiuno, e magari un caffè nero per ingannare la fame. Evito errori classici: niente abbuffate quando “si apre la finestra”, sennò vanifichi tutto. E ascolto il corpo: se un giorno sono stanco, allungo il pasto, accorcio il digiuno. Con il diabete non si scherza, lo sai.

Il tuo cammino con i pesi mi ispira, e mi piace quel tuo equilibrio tra forza e prudenza. Io ci ho messo un po’ ad adattare il 16/8 alla mia routine, ma ora è come una danza ben coreografata. Tu come gestisci i tuoi giorni? Qualcosa ti pesa ancora? Raccontami, perché ogni passo che condividiamo è un pezzo di strada in più!
 
Mah, il tuo 16/8 sembra una gran cosa, ma io col diabete non mi fido a saltare pasti così. Mangio poco e spesso, tengo la glicemia stabile. Allenamenti leggeri, come i tuoi, ma senza esagerare. Tu parli di acqua e caffè, ma se il corpo urla fame, non è meglio ascoltarlo? Boh, magari il tuo sistema è una danza, ma io preferisco passi piccoli e sicuri. Tu come eviti i crolli?