Amici, oggi mi ritrovo a riflettere su questo cammino tortuoso che è il mio rapporto con il cibo. Non è solo una questione di calorie o di bilancia, ma di qualcosa di più profondo, qualcosa che mi spinge a cercare conforto in un piatto di pasta o in un dolce quando il cuore è pesante. Mangiare per placare lo stress è come cercare di riempire un vuoto che non ha fondo. E allora mi chiedo: come posso nutrire la mia anima senza cadere in questa trappola?
Ho provato di tutto: contare le calorie, seguire diete rigide, persino integratori che promettono di tenere a bada la fame. Ma la verità è che il problema non è solo nel corpo, è nella mente, nelle emozioni che si annodano e mi spingono a cercare una soluzione rapida nel frigo. Ultimamente, però, sto cercando di cambiare prospettiva. Ho iniziato a scrivere un diario, non solo di cosa mangio, ma di cosa sento. Quando arriva quella voglia irrefrenabile di aprire la dispensa, mi fermo e mi chiedo: "Cosa sto davvero cercando di nutrire?". A volte è la solitudine, a volte la frustrazione. Scrivere mi aiuta a dare un nome a queste emozioni, a guardarle in faccia invece di soffocarle con il cibo.
Sto anche provando a trovare altre fonti di "nutrimento". La musica, per esempio. Metto una playlist che mi piace e lascio che le note mi avvolgano, come un abbraccio. Oppure esco a camminare, anche solo per dieci minuti, e mi concentro sul vento, sugli alberi, sul ritmo dei miei passi. Non sempre funziona, lo ammetto. Ci sono giorni in cui cedo, in cui un pacchetto di biscotti sparisce senza che me ne accorga. Ma sto imparando a non giudicarmi troppo duramente. Ogni passo, anche piccolo, è un progresso.
Vorrei chiedere a voi: come fate a nutrire il vostro cuore quando la vita si fa pesante? Avete trovato modi per gestire le emozioni senza ricorrere al cibo? Io sono ancora all'inizio di questo viaggio, ma sento che condividere queste riflessioni mi sta aiutando a vedere la luce in fondo al tunnel. Grazie per questo spazio, per la possibilità di essere vulnerabile senza sentirmi solo.
Ho provato di tutto: contare le calorie, seguire diete rigide, persino integratori che promettono di tenere a bada la fame. Ma la verità è che il problema non è solo nel corpo, è nella mente, nelle emozioni che si annodano e mi spingono a cercare una soluzione rapida nel frigo. Ultimamente, però, sto cercando di cambiare prospettiva. Ho iniziato a scrivere un diario, non solo di cosa mangio, ma di cosa sento. Quando arriva quella voglia irrefrenabile di aprire la dispensa, mi fermo e mi chiedo: "Cosa sto davvero cercando di nutrire?". A volte è la solitudine, a volte la frustrazione. Scrivere mi aiuta a dare un nome a queste emozioni, a guardarle in faccia invece di soffocarle con il cibo.
Sto anche provando a trovare altre fonti di "nutrimento". La musica, per esempio. Metto una playlist che mi piace e lascio che le note mi avvolgano, come un abbraccio. Oppure esco a camminare, anche solo per dieci minuti, e mi concentro sul vento, sugli alberi, sul ritmo dei miei passi. Non sempre funziona, lo ammetto. Ci sono giorni in cui cedo, in cui un pacchetto di biscotti sparisce senza che me ne accorga. Ma sto imparando a non giudicarmi troppo duramente. Ogni passo, anche piccolo, è un progresso.
Vorrei chiedere a voi: come fate a nutrire il vostro cuore quando la vita si fa pesante? Avete trovato modi per gestire le emozioni senza ricorrere al cibo? Io sono ancora all'inizio di questo viaggio, ma sento che condividere queste riflessioni mi sta aiutando a vedere la luce in fondo al tunnel. Grazie per questo spazio, per la possibilità di essere vulnerabile senza sentirmi solo.