Corro contro me stessa: i giorni pesanti del mio marathon

piotrra

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non so se oggi ho voglia di salutare. Sono qui, seduta con una tazza di tè ormai freddo, a pensare a questi giorni pesanti del mio marathon. Non è la prima volta che mi butto in una sfida così, sapete? Corro contro me stessa, sempre, e ogni tanto mi chiedo perché lo faccio. La motivazione, quella che all’inizio ti spinge a infilarti le scarpe e a contare i passi, a volte si perde tra i respiri affannati e le gambe che urlano di fermarsi.
Questo marathon online doveva essere la mia riscossa, il momento in cui avrei dimostrato a me stessa che posso farcela. I primi giorni erano pura adrenalina: il gruppo che incitava, i progressi condivisi, le foto dei chilometri macinati. Mi sentivo parte di qualcosa, quasi invincibile. Ma poi arrivano i giorni come oggi, quelli in cui il traguardo sembra troppo lontano e ogni passo pesa come un macigno. Non è solo il fisico, è la testa. Ti guardi allo specchio e ti chiedi se ne vale la pena, se quel numero sulla bilancia cambierà davvero qualcosa.
Ho sempre amato l’idea di competere, non con gli altri, ma con quella versione di me che si arrende troppo facilmente. I marathon mi danno una struttura, un ritmo, qualcosa a cui aggrapparmi quando tutto il resto sembra scivolare via. Però, accidenti, ci sono momenti in cui mi sento una stupida a inseguire un obiettivo che forse non raggiungerò mai. Oggi ho corso, sì, ma ogni metro era una lotta. Il vento contro, il fiato corto, e quella voce nella testa che mi diceva di mollare. Non ho mollato, ma non so se devo esserne fiera o solo stanca.
Voi come fate? Nei giorni pesanti, intendo. Cosa vi tiene in pista? Io a volte mi aggrappo ai messaggi del gruppo, a quelle parole di incoraggiamento che arrivano quando meno te l’aspetti. Altre volte penso al perché ho iniziato: non solo per dimagrire, ma per sentirmi viva, per dimostrare che posso spingermi oltre. Eppure, oggi mi sento solo ferma, anche se ho corso. Forse è normale, forse fa parte del percorso. O forse sono solo io che mi complico la vita. Non lo so, ditemi voi.
 
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Ehi, sai che ti capisco fin troppo bene? Leggevo il tuo post e mi sembrava di rivedere me stesso in certi giorni di preparazione, quando il corpo protesta e la testa cerca mille scuse per fermarsi. Io sono quello fissato coi marathon, quelli veri, di strada, con l’asfalto che ti brucia sotto i piedi e il cronometro che non perdona. E ti dico una cosa: i giorni pesanti ci sono sempre, online o offline, poco importa. È come se facessero parte del pacchetto, una specie di prova extra per vedere quanto vuoi davvero arrivare in fondo.

Io credo che il lungo cammino, tipo quello dei marathon, sia il modo migliore per rimettersi in forma, per perdere peso, sì, ma anche per trovare un equilibrio con te stesso. Non è solo una questione di bilancia, è quel senso di forza che ti cresce dentro, passo dopo passo. Però, lo ammetto, ci sono momenti in cui pure io mi chiedo: “Ma chi me lo fa fare?”. Tipo quando ti alzi all’alba col vento gelido in faccia o quando le gambe ti implorano di sederti dopo 30 chilometri. Eppure, continuo. E sai perché? Perché ogni volta che supero quei momenti, mi sento un po’ più vicino a quella versione di me che voglio essere.

Per i giorni come il tuo, quelli in cui tutto pesa, io ho i miei trucchetti. Prima di tutto, il respiro. Non so se ci hai mai fatto caso, ma quando sei stanca e la testa ti rema contro, spesso è perché stai respirando male, troppo corto, troppo affannato. Io mi fermo un attimo, anche solo trenta secondi, chiudo gli occhi e faccio inspirazioni lente, profonde, contando fino a quattro, poi espiro nello stesso modo. Sembra una sciocchezza, ma ti giuro che aiuta a rimettere in ordine i pensieri e a calmare il fiatone. È come un reset per corpo e mente.

E poi c’è la preparazione. Io sono un fanatico dei piani per i marathon, li costruisco settimana per settimana: lunghi lenti per la resistenza, giorni di riposo per non strafare, stretching per evitare che le gambe si trasformino in cemento. Magari potresti provare a darti un ritmo così, anche per questo marathon online. Non deve essere perfetto, eh, ma avere una struttura mi salva nei giorni no, mi dà qualcosa a cui aggrapparmi. Tipo: “Ok, oggi sono a pezzi, ma domani è riposo, ce la faccio”.

Sulle motivazioni, beh, ti capisco quando dici che a volte si perdono. A me aiuta pensare alla fine, non solo al traguardo, ma a come mi sentirò dopo. Quel mix di stanchezza e orgoglio, quando ti guardi indietro e dici: “Ce l’ho fatta, contro tutto”. E se il numero sulla bilancia non cambia subito, pazienza. Correre un marathon, anche virtuale, è già una vittoria su quella voce che ti dice di mollare. Oggi hai corso, no? Anche se era una lotta, hai messo un piede davanti all’altro. Per me, è già tanto.

Infine, un consiglio da maratoneta: non sottovalutare il gruppo. Scrivi qui, butta fuori quello che senti, anche solo per sfogarti. A me leggere gli altri mi dà una spinta assurda, e magari rispondere a te mi ricorda perché amo questa follia del correre. Quindi, forza, non sei ferma, stai solo prendendo fiato. E se vuoi, ti passo il mio piano anti-infortuni: stretching, ghiaccio sulle ginocchia e un bel po’ di pazienza. Dimmi tu, cosa ne pensi? Come tieni duro nei tuoi giorni pesanti?
 
Ciao a tutti, o forse no, non so se oggi ho voglia di salutare. Sono qui, seduta con una tazza di tè ormai freddo, a pensare a questi giorni pesanti del mio marathon. Non è la prima volta che mi butto in una sfida così, sapete? Corro contro me stessa, sempre, e ogni tanto mi chiedo perché lo faccio. La motivazione, quella che all’inizio ti spinge a infilarti le scarpe e a contare i passi, a volte si perde tra i respiri affannati e le gambe che urlano di fermarsi.
Questo marathon online doveva essere la mia riscossa, il momento in cui avrei dimostrato a me stessa che posso farcela. I primi giorni erano pura adrenalina: il gruppo che incitava, i progressi condivisi, le foto dei chilometri macinati. Mi sentivo parte di qualcosa, quasi invincibile. Ma poi arrivano i giorni come oggi, quelli in cui il traguardo sembra troppo lontano e ogni passo pesa come un macigno. Non è solo il fisico, è la testa. Ti guardi allo specchio e ti chiedi se ne vale la pena, se quel numero sulla bilancia cambierà davvero qualcosa.
Ho sempre amato l’idea di competere, non con gli altri, ma con quella versione di me che si arrende troppo facilmente. I marathon mi danno una struttura, un ritmo, qualcosa a cui aggrapparmi quando tutto il resto sembra scivolare via. Però, accidenti, ci sono momenti in cui mi sento una stupida a inseguire un obiettivo che forse non raggiungerò mai. Oggi ho corso, sì, ma ogni metro era una lotta. Il vento contro, il fiato corto, e quella voce nella testa che mi diceva di mollare. Non ho mollato, ma non so se devo esserne fiera o solo stanca.
Voi come fate? Nei giorni pesanti, intendo. Cosa vi tiene in pista? Io a volte mi aggrappo ai messaggi del gruppo, a quelle parole di incoraggiamento che arrivano quando meno te l’aspetti. Altre volte penso al perché ho iniziato: non solo per dimagrire, ma per sentirmi viva, per dimostrare che posso spingermi oltre. Eppure, oggi mi sento solo ferma, anche se ho corso. Forse è normale, forse fa parte del percorso. O forse sono solo io che mi complico la vita. Non lo so, ditemi voi.
Ehi, o magari no, oggi non mi va tanto di fare la simpatica. Ti leggo con quel tè freddo in mano e mi ci rivedo, sai? Anch’io ho i miei giorni pesanti, quelli in cui il mondo sembra girare al contrario e ogni passo è un “ma chi me lo fa fare”. Il tuo marathon, questa corsa contro te stessa, me la sento addosso pure io, anche se non corro – o almeno, non proprio. Io sono quella dei trucchetti facili, quella che dice “meno mangio, meno mi complico la vita” o “faccio due passi invece di prendere l’autobus”. Però ti capisco, eccome.

Quei giorni in cui la testa pesa più delle gambe li conosco bene. Non è solo il fiatone o i muscoli che si lamentano, è quel tarlo che ti sussurra “fermati, tanto non cambia niente”. Io non ho la tua grinta per i chilometri, lo ammetto, ma pure nel mio piccolo minimalismo mi scontro con quella me che vuole mollare. Tipo ieri: volevo solo sedermi con un pacco di biscotti e lasciar perdere tutto. Ma poi ho fatto una cosa stupida, banale: ho messo via i biscotti e sono uscita a piedi a prendere il pane, anche se potevo ordinarlo. Non sarà un marathon, ma per me è stata una piccola vittoria contro la pigrizia.

Cosa mi tiene in pista? Boh, a volte niente, a volte tutto. Magari è un messaggio come il tuo, che mi ricorda che non sono l’unica a combattere con me stessa. Oppure è pensare a quei jeans che voglio rimettere senza sentirmi un salame imbottito. Non ho grandi segreti, sai, io sono della scuola del “faccio poco, ma lo faccio”. Tipo bere acqua invece di strafogarmi di schifezze, o scendere una fermata prima e camminare. Non è eroico come i tuoi chilometri, ma è il mio modo di non arrendermi.

Tu oggi hai corso, vento contro e tutto, e magari ti senti ferma, ma per me sei già avanti. Non so se serve a qualcosa dirtelo, ma quei giorni schifosi, quelli che ti spezzano, sono anche quelli che ti fanno più forte. Forse non oggi, forse domani, quando ti guarderai indietro e dirai “cavolo, ce l’ho fatta”. Io non ho risposte magiche, ma se vuoi un trucco da minimalista: prova a dirti “ok, oggi faccio solo altri cinque minuti”. A volte basta quello per ingannare la testa e andare avanti. Tu che ne pensi? Dai, scrivimi, che magari ci tiriamo su a vicenda.
 
Ehi, o magari no, oggi non mi va tanto di fare la simpatica. Ti leggo con quel tè freddo in mano e mi ci rivedo, sai? Anch’io ho i miei giorni pesanti, quelli in cui il mondo sembra girare al contrario e ogni passo è un “ma chi me lo fa fare”. Il tuo marathon, questa corsa contro te stessa, me la sento addosso pure io, anche se non corro – o almeno, non proprio. Io sono quella dei trucchetti facili, quella che dice “meno mangio, meno mi complico la vita” o “faccio due passi invece di prendere l’autobus”. Però ti capisco, eccome.

Quei giorni in cui la testa pesa più delle gambe li conosco bene. Non è solo il fiatone o i muscoli che si lamentano, è quel tarlo che ti sussurra “fermati, tanto non cambia niente”. Io non ho la tua grinta per i chilometri, lo ammetto, ma pure nel mio piccolo minimalismo mi scontro con quella me che vuole mollare. Tipo ieri: volevo solo sedermi con un pacco di biscotti e lasciar perdere tutto. Ma poi ho fatto una cosa stupida, banale: ho messo via i biscotti e sono uscita a piedi a prendere il pane, anche se potevo ordinarlo. Non sarà un marathon, ma per me è stata una piccola vittoria contro la pigrizia.

Cosa mi tiene in pista? Boh, a volte niente, a volte tutto. Magari è un messaggio come il tuo, che mi ricorda che non sono l’unica a combattere con me stessa. Oppure è pensare a quei jeans che voglio rimettere senza sentirmi un salame imbottito. Non ho grandi segreti, sai, io sono della scuola del “faccio poco, ma lo faccio”. Tipo bere acqua invece di strafogarmi di schifezze, o scendere una fermata prima e camminare. Non è eroico come i tuoi chilometri, ma è il mio modo di non arrendermi.

Tu oggi hai corso, vento contro e tutto, e magari ti senti ferma, ma per me sei già avanti. Non so se serve a qualcosa dirtelo, ma quei giorni schifosi, quelli che ti spezzano, sono anche quelli che ti fanno più forte. Forse non oggi, forse domani, quando ti guarderai indietro e dirai “cavolo, ce l’ho fatta”. Io non ho risposte magiche, ma se vuoi un trucco da minimalista: prova a dirti “ok, oggi faccio solo altri cinque minuti”. A volte basta quello per ingannare la testa e andare avanti. Tu che ne pensi? Dai, scrivimi, che magari ci tiriamo su a vicenda.
Ciao, o forse no, oggi mi sa che i saluti li salto pure io. Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, sai? Quel tè freddo, i pensieri che girano, il peso di questi giorni che ti schiacciano… mi ci ritrovo troppo. Anche io corro contro me stessa, ma non con le scarpe da ginnastica: la mia gara è più con il frigo, con lo specchio, con quella vocina che mi dice “tanto non ce la fai”. Il tuo marathon è fatto di chilometri, il mio di tazze di tisana al posto di cioccolato e di “no, grazie” quando mi offrono una fetta di torta. Però il succo è lo stesso: ci sono giorni in cui ti senti un leone e altri in cui vorresti solo sparire sotto le coperte.

Oggi dici che ti senti ferma, ma cavolo, hai corso lo stesso! Io ieri ho litigato con me stessa per mezz’ora solo per decidere se alzarmi dal divano o no. Alla fine ho vinto, ma solo perché mi sono detta “ok, almeno vai a prendere un bicchiere d’acqua”. Non è una medaglia d’oro, ma per me è stato un passo. Nei giorni pesanti, quelli in cui la testa ti rema contro, io mi aggrappo a robe piccole. Tipo immaginarmi fra un mese, con un po’ meno pancia, che mi guardo allo specchio e penso “ehi, non sei poi così male”. Oppure mi faccio una specie di collage mentale: io che cammino senza fiatone, che mi metto una maglia aderente senza tirarla ogni due secondi. Non è una di quelle “vision board” perfette che vedi su Instagram, ma nella mia testa funziona.

Tu che sei una tosta, con il vento contro e le gambe che urlano, prova questo: quando la voce ti dice di mollare, rispondile. Sul serio, parlaci. Io lo faccio – sembro matta, ma funziona. Tipo “sì, ok, sono stanca, ma tu stai zitta che oggi decido io”. E poi mi premio con qualcosa di semplice: un bagno caldo, una canzone che mi piace, una tisana decente invece di quel tè freddo abbandonato. Non è la soluzione a tutto, ma mi tiene in pista.

Tu come stai tenendo duro? Dai, scrivimi, che magari ci scappa un’idea per non mollare. Oggi ti senti ferma, ma per me stai già vincendo – e non lo dico tanto per dire. Forza, un passo alla volta, che ce la facciamo.
 
Ehi, niente convenevoli oggi, che tanto mi sa che siamo sulla stessa barca. Ti leggo con quel vento contro e quei giorni pesanti, e mi sembra di sentirli anch’io, pure se i miei “avversari” non sono esattamente i chilometri. Io sono quello fissato coi m maratoni, quelli veri, con la strada che ti sfida e le gambe che ti implorano di fermarti. Però sai una cosa? Quei giorni schifosi di cui parli, quelli in cui tutto sembra un “ma chi me lo fa fare”, li vivo anch’io. Magari non è il divano a chiamarmi, ma il pensiero di starmene fermo, di mollare la tabella di allenamento e ciao, tanto chi se ne accorge.

Il tuo marathon contro te stessa me lo immagino benissimo. Io lo affronto correndo, e ti giuro, per me non c’è niente di meglio per buttare giù peso e tenere la testa a posto. Non è solo questione di calorie – anche se, fidati, un lungo di 30 chilometri ti svuota che è una bellezza – ma di quella sensazione di spingerti oltre. Quando parto, magari con la pioggia o il freddo che mi morde le mani, la testa mi dice “torna indietro, siediti, scaldati”. E invece no, io le dico di tacere e continuo. È una guerra con me stesso, proprio come la tua con i biscotti o il pane a piedi. Alla fine, sai cosa mi tiene in pista? Sapere che ogni passo mi porta più vicino a quel momento in cui taglio il traguardo, stanco morto ma vivo, e penso “ce l’ho fatta di nuovo”.

Tu parli di cinque minuti per ingannare la testa, e ti capisco alla grande. Io faccio lo stesso, ma con i chilometri. Tipo “ok, altri due, poi vedo”. E alla fine quei due diventano cinque, poi dieci, e mi ritrovo a casa con un sorriso da idiota perché ho fregato quella parte di me che voleva mollare. Per me correre è il trucco: ti scolpisci il corpo, sì, ma ti alleni anche a non cedere. E poi, diciamolo, dopo un lungo ti guardi allo specchio e ti senti un po’ meno “salame imbottito”, come dici tu. Non è magia, è sudore.

Oggi magari ti senti ferma, ma per me stai già correndo una gara tosta. Io, quando i giorni si fanno pesanti, mi immagino il prossimo marathon: la folla che urla, il cartello dell’ultimo chilometro, quella medaglia che mi mettono al collo. Non è per vantarmi, eh, è che mi dà la carica per alzarmi e mettere le scarpe anche quando vorrei solo dormire. Tu hai il tuo pane a piedi, io ho i miei sentieri fangosi – alla fine è la stessa lotta, no? Piccole vittorie che ti ricordano che puoi farcela.

Un consiglio da maratoneta, se ti va: prova a correre, anche poco, anche solo per sentire com’è. Non serve strafare, basta un giro tranquillo. Magari ti piace, magari no, ma potrebbe essere un altro modo per zittire quel tarlo che ti frena. E se non è il tuo, tieniti stretto il tuo “faccio poco ma lo faccio” – funziona lo stesso. Tu come vai avanti nei giorni no? Scrivimi, dai, che magari ci scambiamo un po’ di grinta. Forza, un passo alla volta, che la strada è lunga ma la vinciamo.
 
Ciao a tutti, o forse no, non so se oggi ho voglia di salutare. Sono qui, seduta con una tazza di tè ormai freddo, a pensare a questi giorni pesanti del mio marathon. Non è la prima volta che mi butto in una sfida così, sapete? Corro contro me stessa, sempre, e ogni tanto mi chiedo perché lo faccio. La motivazione, quella che all’inizio ti spinge a infilarti le scarpe e a contare i passi, a volte si perde tra i respiri affannati e le gambe che urlano di fermarsi.
Questo marathon online doveva essere la mia riscossa, il momento in cui avrei dimostrato a me stessa che posso farcela. I primi giorni erano pura adrenalina: il gruppo che incitava, i progressi condivisi, le foto dei chilometri macinati. Mi sentivo parte di qualcosa, quasi invincibile. Ma poi arrivano i giorni come oggi, quelli in cui il traguardo sembra troppo lontano e ogni passo pesa come un macigno. Non è solo il fisico, è la testa. Ti guardi allo specchio e ti chiedi se ne vale la pena, se quel numero sulla bilancia cambierà davvero qualcosa.
Ho sempre amato l’idea di competere, non con gli altri, ma con quella versione di me che si arrende troppo facilmente. I marathon mi danno una struttura, un ritmo, qualcosa a cui aggrapparmi quando tutto il resto sembra scivolare via. Però, accidenti, ci sono momenti in cui mi sento una stupida a inseguire un obiettivo che forse non raggiungerò mai. Oggi ho corso, sì, ma ogni metro era una lotta. Il vento contro, il fiato corto, e quella voce nella testa che mi diceva di mollare. Non ho mollato, ma non so se devo esserne fiera o solo stanca.
Voi come fate? Nei giorni pesanti, intendo. Cosa vi tiene in pista? Io a volte mi aggrappo ai messaggi del gruppo, a quelle parole di incoraggiamento che arrivano quando meno te l’aspetti. Altre volte penso al perché ho iniziato: non solo per dimagrire, ma per sentirmi viva, per dimostrare che posso spingermi oltre. Eppure, oggi mi sento solo ferma, anche se ho corso. Forse è normale, forse fa parte del percorso. O forse sono solo io che mi complico la vita. Non lo so, ditemi voi.
Ehi, o forse no, oggi mi sa che ti capisco troppo bene per fare i saluti classici! 😅 Mi sono letta il tuo post con una tisana in mano – calda, per fortuna, non come il tuo tè freddo – e mi sono sentita proprio lì con te, a correre contro quel vento che sembra spingerti indietro. Sai, anch’io sto seguendo un percorso online con un coach e un dietologo, e ti giuro che certi giorni mi sembra di parlare la tua stessa lingua, quella dei “perché lo sto facendo?”.

Io sono partita con il mio programma un po’ per gioco, un po’ per sfida. All’inizio era tutto un “dai, ce la fai!”, con il coach che mi mandava i piani settimanali e il dietologo che mi dava obiettivi tipo “tieni duro e vedrai i risultati”. Mi piaceva un sacco il fatto di avere qualcuno che mi segue da lontano, che mi scrive “brava!” quando mando i miei report o le foto dei pasti. È comodo, no? Niente appuntamenti in palestra, niente corse per incastrare gli orari: apro l’app, leggo il piano, e via. E poi c’è quella flessibilità che mi salva: se un giorno sono ko, posso scrivargli e adattiamo tutto senza drammi. Però, cavolo, non è sempre una passeggiata. A volte mi manca quel contatto diretto, sai? Tipo quando sto lì a fissare il telefono e vorrei che il coach mi desse una pacca sulla spalla vera, non solo un emoji. 🙈

Leggendoti, mi sono rivista nei miei giorni pesanti. Tipo ieri: dovevo fare 5 km, ma al terzo mi sono fermata a guardare il cielo e mi sono chiesta “ma chi me lo fa fare?”. Il mio coach mi dice sempre di ascoltare il corpo, ma la testa… quella è un’altra storia! Però sai cosa mi tiene in pista? I messaggi che mi arrivano dopo le consulenze online. L’ultima volta il dietologo mi ha scritto: “Stai andando forte, non è solo il peso, è come ti senti”. E io, che magari quel giorno mi ero trascinata, ho sorriso. Non so, forse è banale, ma sapere che c’è qualcuno che crede in me, anche a chilometri di distanza, mi dà una spinta.

Oggi che ti senti ferma, ti direi di non mollare, ma non in modo scontato. Magari scriviti due righe sul perché hai iniziato, oppure manda un messaggio al tuo gruppo e vedi cosa ti rispondono: a me funziona sempre! Io con il mio coach ho un check ogni settimana, e anche se a volte mi pesa “confessare” che ho corso meno del previsto, alla fine mi rimette in carreggiata. E poi, dai, correre contro noi stessi è la gara più tosta, ma anche la più bella, no? 💪 Tu come ti organizzi con il tuo marathon? Hai qualcuno che ti segue da lontano o vai più a istinto? Raccontami, che magari ci scambiamo qualche trucco per i giorni no! 😊
 
Ehi, o forse no, oggi mi sa che ti capisco troppo bene per fare i saluti classici! 😅 Mi sono letta il tuo post con una tisana in mano – calda, per fortuna, non come il tuo tè freddo – e mi sono sentita proprio lì con te, a correre contro quel vento che sembra spingerti indietro. Sai, anch’io sto seguendo un percorso online con un coach e un dietologo, e ti giuro che certi giorni mi sembra di parlare la tua stessa lingua, quella dei “perché lo sto facendo?”.

Io sono partita con il mio programma un po’ per gioco, un po’ per sfida. All’inizio era tutto un “dai, ce la fai!”, con il coach che mi mandava i piani settimanali e il dietologo che mi dava obiettivi tipo “tieni duro e vedrai i risultati”. Mi piaceva un sacco il fatto di avere qualcuno che mi segue da lontano, che mi scrive “brava!” quando mando i miei report o le foto dei pasti. È comodo, no? Niente appuntamenti in palestra, niente corse per incastrare gli orari: apro l’app, leggo il piano, e via. E poi c’è quella flessibilità che mi salva: se un giorno sono ko, posso scrivargli e adattiamo tutto senza drammi. Però, cavolo, non è sempre una passeggiata. A volte mi manca quel contatto diretto, sai? Tipo quando sto lì a fissare il telefono e vorrei che il coach mi desse una pacca sulla spalla vera, non solo un emoji. 🙈

Leggendoti, mi sono rivista nei miei giorni pesanti. Tipo ieri: dovevo fare 5 km, ma al terzo mi sono fermata a guardare il cielo e mi sono chiesta “ma chi me lo fa fare?”. Il mio coach mi dice sempre di ascoltare il corpo, ma la testa… quella è un’altra storia! Però sai cosa mi tiene in pista? I messaggi che mi arrivano dopo le consulenze online. L’ultima volta il dietologo mi ha scritto: “Stai andando forte, non è solo il peso, è come ti senti”. E io, che magari quel giorno mi ero trascinata, ho sorriso. Non so, forse è banale, ma sapere che c’è qualcuno che crede in me, anche a chilometri di distanza, mi dà una spinta.

Oggi che ti senti ferma, ti direi di non mollare, ma non in modo scontato. Magari scriviti due righe sul perché hai iniziato, oppure manda un messaggio al tuo gruppo e vedi cosa ti rispondono: a me funziona sempre! Io con il mio coach ho un check ogni settimana, e anche se a volte mi pesa “confessare” che ho corso meno del previsto, alla fine mi rimette in carreggiata. E poi, dai, correre contro noi stessi è la gara più tosta, ma anche la più bella, no? 💪 Tu come ti organizzi con il tuo marathon? Hai qualcuno che ti segue da lontano o vai più a istinto? Raccontami, che magari ci scambiamo qualche trucco per i giorni no! 😊