Ciao a tutti,
sono qui, in questo spazio, a scrivere qualcosa che fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di condividere. Il cibo, per me, è stato per anni un campo di battaglia. Non parlo di diete alla moda o di bilance, ma di un rapporto profondo, complicato, fatto di momenti in cui il cibo era il mio nemico e altri in cui sembrava l’unica cosa a darmi conforto. Ho lottato con l’anoressia per anni, poi sono scivolata in periodi di abbuffate compulsive, e ogni volta mi sentivo come se stessi perdendo una parte di me stessa. Ma oggi voglio raccontarvi come sto imparando ad amare il cibo, a rispettarlo, e soprattutto a rispettare me stessa.
Non è stato un percorso lineare. All’inizio pensavo che “guarire” significasse solo tornare a mangiare “normalmente”, ma ho capito che non si tratta solo di cosa metti nel piatto. Si tratta di come ti senti mentre lo fai. Per me, il primo passo è stato smettere di vedere il cibo come un numero: calorie, grammi, porzioni. Ho dovuto imparare a guardarlo come qualcosa che mi nutre, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Ho iniziato a cucinare, a sperimentare con ingredienti nuovi, a scoprire sapori che non avevo mai considerato. Non è stato facile, perché ogni boccone portava con sé una voce nella mia testa che mi giudicava. Ma pian piano quella voce è diventata più debole.
Un’altra cosa che mi ha aiutato è stata ascoltare il mio corpo. Sembra una frase fatta, ma per anni ho ignorato i segnali di fame o sazietà. Ora cerco di mangiare quando ho fame, non quando “dovrei” mangiare. E cerco di fermarmi quando sono soddisfatta, non quando il piatto è vuoto o quando mi sento in colpa. Questo mi ha fatto capire che il cibo non è una punizione, né una ricompensa. È solo… cibo. E può essere meraviglioso.
Non sto dicendo che ora sia tutto perfetto. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e non mi piaccio, o in cui una fetta di torta mi sembra una montagna insormontabile. Ma sto imparando a non lasciare che quei momenti definiscano chi sono. Parlo con una terapeuta, tengo un diario alimentare non per contare calorie, ma per annotare come mi sento quando mangio. E, soprattutto, cerco di circondarmi di persone che mi supportano, che non giudicano il mio piatto o il mio corpo.
Scrivere qui è un modo per ricordarmi che non sono sola, e magari per dire a qualcun altro che anche loro possono farcela. Non si tratta di trovare la dieta perfetta o di raggiungere un peso ideale. Si tratta di trovare pace con il cibo e con se stessi. Se anche voi state lottando, vi dico solo questo: un passo alla volta, si può imparare ad amare il cibo di nuovo. E non è solo mangiare: è vivere.
Grazie per aver letto, e se volete condividere qualcosa del vostro percorso, sono qui.
sono qui, in questo spazio, a scrivere qualcosa che fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di condividere. Il cibo, per me, è stato per anni un campo di battaglia. Non parlo di diete alla moda o di bilance, ma di un rapporto profondo, complicato, fatto di momenti in cui il cibo era il mio nemico e altri in cui sembrava l’unica cosa a darmi conforto. Ho lottato con l’anoressia per anni, poi sono scivolata in periodi di abbuffate compulsive, e ogni volta mi sentivo come se stessi perdendo una parte di me stessa. Ma oggi voglio raccontarvi come sto imparando ad amare il cibo, a rispettarlo, e soprattutto a rispettare me stessa.
Non è stato un percorso lineare. All’inizio pensavo che “guarire” significasse solo tornare a mangiare “normalmente”, ma ho capito che non si tratta solo di cosa metti nel piatto. Si tratta di come ti senti mentre lo fai. Per me, il primo passo è stato smettere di vedere il cibo come un numero: calorie, grammi, porzioni. Ho dovuto imparare a guardarlo come qualcosa che mi nutre, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Ho iniziato a cucinare, a sperimentare con ingredienti nuovi, a scoprire sapori che non avevo mai considerato. Non è stato facile, perché ogni boccone portava con sé una voce nella mia testa che mi giudicava. Ma pian piano quella voce è diventata più debole.
Un’altra cosa che mi ha aiutato è stata ascoltare il mio corpo. Sembra una frase fatta, ma per anni ho ignorato i segnali di fame o sazietà. Ora cerco di mangiare quando ho fame, non quando “dovrei” mangiare. E cerco di fermarmi quando sono soddisfatta, non quando il piatto è vuoto o quando mi sento in colpa. Questo mi ha fatto capire che il cibo non è una punizione, né una ricompensa. È solo… cibo. E può essere meraviglioso.
Non sto dicendo che ora sia tutto perfetto. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e non mi piaccio, o in cui una fetta di torta mi sembra una montagna insormontabile. Ma sto imparando a non lasciare che quei momenti definiscano chi sono. Parlo con una terapeuta, tengo un diario alimentare non per contare calorie, ma per annotare come mi sento quando mangio. E, soprattutto, cerco di circondarmi di persone che mi supportano, che non giudicano il mio piatto o il mio corpo.
Scrivere qui è un modo per ricordarmi che non sono sola, e magari per dire a qualcun altro che anche loro possono farcela. Non si tratta di trovare la dieta perfetta o di raggiungere un peso ideale. Si tratta di trovare pace con il cibo e con se stessi. Se anche voi state lottando, vi dico solo questo: un passo alla volta, si può imparare ad amare il cibo di nuovo. E non è solo mangiare: è vivere.
Grazie per aver letto, e se volete condividere qualcosa del vostro percorso, sono qui.