Mangiare fuori con l'ipotiroidismo: come non arrendersi e fare scelte sane!

txismo

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non importa! Senti, avere l’ipotiroidismo è una lotta quotidiana, e mangiare fuori casa a volte sembra una missione impossibile. Ti siedi al ristorante, guardi il menu e pensi: "Ok, e ora che faccio?". Io ci sono passata, e vi dico che non mi arrendo. Con il mio endocrinologo stiamo aggiustando la terapia da mesi, ma non basta prendere una pillola e via. La dieta è tutto. Mangiare fuori non significa cedere a fritti o piatti pesanti, anche se la tentazione c’è, eccome! Io punto su pesce grigliato, verdure ovunque le trovo, magari un filo d’olio d’oliva che qui in Italia non manca mai. Il cameriere mi guarda strano quando chiedo di non esagerare col sale, ma pazienza, lo faccio per me. E poi, sapete cosa? Cammino tanto, non è la palestra, ma aiuta. Non è facile, il metabolismo lento ti rema contro, ma insisto. Qualcuno di voi ha trucchi per non sbandare quando esce a cena? Non molliamo, dai!
 
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Ehi, ciao, o forse un semplice “eccomi qua”! 😊 Ti capisco proprio, sai? L’ipotiroidismo è come avere un freno a mano sempre tirato, soprattutto quando esci a mangiare. Io sono nella tua stessa barca, tra visite dall’endocrinologo e una terapia che sembra un puzzle da risolvere. Hai ragione, la pillola è solo l’inizio, poi tocca a noi fare il resto. Mangiare fuori per me è un misto di strategia e speranza: punto sempre su cose semplici, tipo un bel pesce alla griglia o un contorno di verdure di stagione – ora che è marzo, trovo cavoli e spinaci ovunque, e mi salvo così. A volte chiedo di cuocere senza troppo condimento, e sì, anche a me il cameriere fa quella faccia tipo “ma che vuole questa?”. 😂 Però, sai che ti dico? Me ne frego, è la mia salute!

Un trucco che uso? Porto con me una manciata di noci o mandorle nella borsa, così se il menu è un disastro ho un salvagente sano. E poi, come te, cammino un sacco – non sarà una corsa sfrenata, ma col metabolismo tartaruga che mi ritrovo, ogni passo conta. La tentazione dei fritti c’è sempre, specialmente quando l’aria si fa fresca e ti viene voglia di qualcosa di caldo e godurioso, ma cerco di resistere. Magari mi premio con un pezzo di cioccolato fondente, che con l’autunno ci sta tutto, no? 🍂 Tu come fai a non sbandare? Dai, condividi, che qui siamo tutti sulla stessa strada lenta ma testarda! 💪 Non molliamo, promesso!
 
Eccomi, pronto a chiacchierare! Ti capisco alla perfezione, l’ipotiroidismo è una bella sfida, soprattutto quando vuoi tenere il passo con gli allenamenti. Io sto lavorando per migliorare i miei tempi al prossimo mara, e credimi, ogni chilo in meno fa la differenza sulle gambe. Mangiare fuori è sempre un terno al lotto, ma anch’io punto su robe semplici: pesce o pollo alla griglia, verdure grigliate o al vapore, e se proprio non c’è scelta, mi affido al mio piano B, tipo qualche noce o un frutto secco che tengo nello zaino. Marzo è perfetto per spinaci e finocchi, li ordino ovunque li trovo!

Il mio trucco per non sbandare? Mi porto dietro il mio mantra: “ogni boccone è un passo verso il traguardo”. Non è facile, soprattutto quando vedo patatine o un bel piatto di pasta al ragù, ma tengo gli occhi puntati sul mio obiettivo. La mattina parto con una colazione bella carica – tipo yogurt greco e un po’ di frutta – così mi sento sazio e non crollo dopo. Quando esco, cerco di bilanciare: se so che c’è una cena fuori, durante il giorno sto leggero e magari allungo la camminata pre-allenamento. Tu come ti organizzi tra sport e tentazioni? Racconta, che ogni idea è oro per non mollare! Siamo lenti ma inarrestabili, no?
 
Ciao, compagno di viaggio verso una versione più leggera di noi stessi! La tua passione per il traguardo mi accende il cuore, e quel tuo mantra mi ronza già nella testa come una melodia che guida i passi. L’ipotiroidismo è un vento contrario che conosciamo bene, ma hai ragione: ogni chilo che lasciamo indietro è una liberazione, un soffio in più per le gambe che corrono verso il prossimo mara. Mangiare fuori può sembrare un labirinto, ma tu hai già trovato sentieri sicuri con quel pesce alla griglia e le verdure che cantano di primavera. Gli spinaci e i finocchi di marzo? Una poesia sul piatto, un regalo della stagione che sa di terra e rinascita.

Io, ti confesso, ho trovato la mia bussola nella keto. Non è solo una dieta, è un patto che ho stretto con me stesso. Dopo anni di tentativi, è stata lei a sciogliere i chili che mi ancoravano, e ora mi sento come un corridore che ha tolto i pesi dalle caviglie. Quando esco, il mio scudo è la semplicità: carne o pesce cotti senza fronzoli, magari un filo d’olio d’oliva che mi ricorda casa, e un contorno verde che mi tenga sulla strada. Se il menu è un campo minato di carboidrati, ordino una doppia porzione di verdure o chiedo al cameriere di tenermi lontano dalle tentazioni – un “niente pane, per favore” detto con un sorriso fermo. E sì, anch’io ho il mio piano B: una manciata di mandorle nella tasca, un piccolo tesoro che mi salva dalle sirene delle patatine.

Il mio giorno inizia con un rituale quasi sacro: una tazza di caffè nero che mi sveglia l’anima, poi uova strapazzate con avocado o un cucchiaio di burro di mandorle che mi riempie senza appesantire. È il mio modo di dire al corpo: “Siamo pronti, non ci fermeremo”. Quando so che la sera mi aspetta una cena fuori, gioco d’anticipo: pranzo con una bella insalata di rucola e salmone affumicato, magari un goccio di limone per dare sprint, e tengo i grassi buoni come alleati. La keto mi ha insegnato a danzare con le tentazioni senza caderci dentro – la pasta al ragù mi chiama ancora, ma io rispondo con un “non oggi” e guardo oltre.

Tu parli di equilibrio, e mi piace quel tuo allungare la camminata prima dell’allenamento. Io invece, quando il richiamo dei carboidrati si fa troppo forte, mi butto su un trucco: preparo a casa qualcosa che mi soddisfi l’anima senza tradire il mio percorso. Tipo un finto “pane” di mandorle e semi di lino, o una crema di cocco con cacao amaro che sembra un dolce proibito, ma non lo è. Siamo lenti, sì, ma ogni passo è una conquista, un mattone che posiamo sulla strada verso ciò che vogliamo diventare. Come affronti tu quei momenti in cui il profumo di una carbonara ti tende un agguato? Raccontami i tuoi segreti, che qui siamo una squadra di sognatori testardi!
 
Ciao, compagno di viaggio verso una versione più leggera di noi stessi! La tua passione per il traguardo mi accende il cuore, e quel tuo mantra mi ronza già nella testa come una melodia che guida i passi. L’ipotiroidismo è un vento contrario che conosciamo bene, ma hai ragione: ogni chilo che lasciamo indietro è una liberazione, un soffio in più per le gambe che corrono verso il prossimo mara. Mangiare fuori può sembrare un labirinto, ma tu hai già trovato sentieri sicuri con quel pesce alla griglia e le verdure che cantano di primavera. Gli spinaci e i finocchi di marzo? Una poesia sul piatto, un regalo della stagione che sa di terra e rinascita.

Io, ti confesso, ho trovato la mia bussola nella keto. Non è solo una dieta, è un patto che ho stretto con me stesso. Dopo anni di tentativi, è stata lei a sciogliere i chili che mi ancoravano, e ora mi sento come un corridore che ha tolto i pesi dalle caviglie. Quando esco, il mio scudo è la semplicità: carne o pesce cotti senza fronzoli, magari un filo d’olio d’oliva che mi ricorda casa, e un contorno verde che mi tenga sulla strada. Se il menu è un campo minato di carboidrati, ordino una doppia porzione di verdure o chiedo al cameriere di tenermi lontano dalle tentazioni – un “niente pane, per favore” detto con un sorriso fermo. E sì, anch’io ho il mio piano B: una manciata di mandorle nella tasca, un piccolo tesoro che mi salva dalle sirene delle patatine.

Il mio giorno inizia con un rituale quasi sacro: una tazza di caffè nero che mi sveglia l’anima, poi uova strapazzate con avocado o un cucchiaio di burro di mandorle che mi riempie senza appesantire. È il mio modo di dire al corpo: “Siamo pronti, non ci fermeremo”. Quando so che la sera mi aspetta una cena fuori, gioco d’anticipo: pranzo con una bella insalata di rucola e salmone affumicato, magari un goccio di limone per dare sprint, e tengo i grassi buoni come alleati. La keto mi ha insegnato a danzare con le tentazioni senza caderci dentro – la pasta al ragù mi chiama ancora, ma io rispondo con un “non oggi” e guardo oltre.

Tu parli di equilibrio, e mi piace quel tuo allungare la camminata prima dell’allenamento. Io invece, quando il richiamo dei carboidrati si fa troppo forte, mi butto su un trucco: preparo a casa qualcosa che mi soddisfi l’anima senza tradire il mio percorso. Tipo un finto “pane” di mandorle e semi di lino, o una crema di cocco con cacao amaro che sembra un dolce proibito, ma non lo è. Siamo lenti, sì, ma ogni passo è una conquista, un mattone che posiamo sulla strada verso ciò che vogliamo diventare. Come affronti tu quei momenti in cui il profumo di una carbonara ti tende un agguato? Raccontami i tuoi segreti, che qui siamo una squadra di sognatori testardi!
Ehi, compagno di strada, il tuo entusiasmo è una scossa che mi arriva dritta al cuore! Leggere del tuo patto con la keto e di come affronti le cene fuori mi fa sentire meno solo in questa battaglia contro il vento dell’ipotiroidismo. Quel tuo “niente pane, per favore” detto con un sorriso fermo? Lo voglio tatuare nella mia testa per la prossima volta che un cameriere mi tenterà con un cestino di grissini.

Anch’io sono nel pieno del mio viaggio, e da un mese sono immerso nel maraforum “100 giorni senza zucchero”. Non è solo una sfida, è una rivoluzione. All’inizio è stata dura, te lo giuro. Le prime due settimane mi sentivo come se il mio corpo urlasse per avere una dose di dolce, come un drogato in crisi d’astinenza. Nervosismo, mal di testa, quella voglia costante di aprire un pacchetto di biscotti e mandare tutto all’aria. Ma ho tenuto duro, e sai una cosa? Dopo quel periodo di tempesta, è come se il mondo si fosse aperto. Il mio corpo ha smesso di implorare zucchero, e ora mi sento più leggero, non solo di peso, ma di testa. È come se avessi tolto una nebbia che non sapevo nemmeno di avere.

La cosa che mi ha stupito di più è come i sapori siano cambiati. Senza lo zucchero a coprire tutto, scopro gusti che prima ignoravo. Un pomodoro maturo? Sembra un’esplosione di estate. Una manciata di noci? Una ricchezza che prima non notavo. Mangiare fuori, però, è ancora una prova. Come te, punto sulla semplicità: un pesce al vapore con un contorno di verdure croccanti, magari un filo d’olio che sa di casa. Ma se il menu è un campo minato, mi porto dietro un piano B: una barretta di noci e semi che preparo a casa, piccola ma potente. Non è solo cibo, è la mia ancora di salvezza quando il profumo di un tiramisù cerca di fregarmi.

Camminare è il mio trucco per tenere la testa a posto. Non parlo di maratone, ma di quei momenti in cui metto le cuffie, una playlist che mi carica, ed esco. All’inizio lo facevo per bruciare calorie, ma ora è diventato il mio modo di resettare. Passo dopo passo, sento il corpo che si scioglie, la tensione che si allenta. Quando so che mi aspetta una cena fuori, cammino un po’ di più durante il giorno, come per ricordarmi che sono io a decidere, non il menu di un ristorante. E se la voglia di una carbonara mi tende un agguato, come dici tu? Mi fermo, respiro, e penso a come mi sento dopo una settimana senza zucchero: più sveglio, più vivo. Poi, a casa, mi preparo qualcosa che mi coccoli senza tradirmi, come una crema di avocado con un pizzico di sale e limone. Sembra poco, ma per me è un lusso.

Tu con la keto sembri aver trovato un ritmo che ti fa volare, e quel tuo rituale del mattino con caffè nero e avocado mi ispira. Dimmi, come gestisci quei giorni in cui l’ipotiroidismo ti fa sentire come se stessi trascinando un macigno? Io a volte mi sento così, e camminare mi aiuta, ma sono curioso di sapere quali sono i tuoi assi nella manica. Siamo una squadra, no? Ogni trucco condiviso è un passo in più verso la versione di noi che sogniamo.
 
Ciao a tutti, o forse no, non importa! Senti, avere l’ipotiroidismo è una lotta quotidiana, e mangiare fuori casa a volte sembra una missione impossibile. Ti siedi al ristorante, guardi il menu e pensi: "Ok, e ora che faccio?". Io ci sono passata, e vi dico che non mi arrendo. Con il mio endocrinologo stiamo aggiustando la terapia da mesi, ma non basta prendere una pillola e via. La dieta è tutto. Mangiare fuori non significa cedere a fritti o piatti pesanti, anche se la tentazione c’è, eccome! Io punto su pesce grigliato, verdure ovunque le trovo, magari un filo d’olio d’oliva che qui in Italia non manca mai. Il cameriere mi guarda strano quando chiedo di non esagerare col sale, ma pazienza, lo faccio per me. E poi, sapete cosa? Cammino tanto, non è la palestra, ma aiuta. Non è facile, il metabolismo lento ti rema contro, ma insisto. Qualcuno di voi ha trucchi per non sbandare quando esce a cena? Non molliamo, dai!
Ehi, che dire, il tuo post mi ha colpita dritto al cuore! L’ipotiroidismo è una bestia, e mangiare fuori con quel peso costante di dover “azzeccare” le scelte giuste è uno stress che capisco fin troppo bene. Anch’io sono in lotta con le mie serate, ma nel mio caso il problema è il dopo-cena, quando il frigo mi chiama come una sirena. Però, visto che parliamo di progressi e di non mollare, voglio condividere un po’ di quello che sto provando a fare, magari ti dà uno spunto o magari mi dai tu un consiglio!

Allora, per me il mangiare fuori è un campo minato, ma sto cercando di affrontarlo con un piano. Prima di tutto, ho iniziato a fare una cosa che sembra banale ma mi sta aiutando: controllo il menu online prima di andare al ristorante. Così non mi faccio prendere dal panico quando sono lì, con il cameriere che aspetta e il profumo di pizza che mi stordisce. Scelgo in anticipo qualcosa di leggero ma che mi piaccia, tipo un’insalata di mare o una grigliata di verdure con una proteina. Non è perfetto, ma mi dà un senso di controllo. E poi, come te, chiedo sempre di tenere il sale al minimo, anche se a volte mi guardano come se fossi un’aliena!

Per il discorso del metabolismo lento, sto cercando di misurare i miei progressi non solo con la bilancia, perché quella sa essere crudele con l’ipotiroidismo. Ho preso un metro da sarta e ogni due settimane mi misuro: vita, fianchi, cosce. Non sempre i numeri scendono, ma vedere anche solo un centimetro in meno mi dà una spinta a continuare. E poi, sto lavorando sulle mie serate. Prima mi buttavo sul divano con uno snack, ora cerco di tenermi occupata: una tisana, un libro, o anche solo sistemare il guardaroba. Non è la soluzione definitiva, ma sto imparando a distrarmi dal richiamo della cucina.

Tu come fai a resistere alle tentazioni quando esci? E per il discorso camminate, quanto ti aiutano? Io sto provando a fare 30 minuti al giorno, ma non so se è abbastanza. Dai, raccontami i tuoi trucchi, che qui si combatte insieme!