Mangiare fuori e correre un marathon: ma ci crediamo davvero?

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, parliamoci chiaro: mangiare fuori e prepararsi per un marathon sembra una di quelle promesse che fai a Capodanno e poi dimentichi dopo due giorni. Io ci sto provando, eh, non fraintendetemi. Corro da mesi, sto attento a quello che metto nel piatto, ma quando esco con gli amici o finisco tardi al lavoro, la tentazione di un piatto di carbonara o una pizza bella unta è sempre lì che mi guarda. E non ditemi "prendi un’insalata" perché, sul serio, chi ha mai corso 42 chilometri sognando lattuga?
Il mio piano è semplice: colazione con avena e frutta, pranzo leggero con riso integrale e pollo, cena proteica. Funziona se sto a casa, ma fuori? Ieri, per esempio, ero in un ristorante con colleghi e il menu "sano" era una tristezza: un’insalata scondita a 12 euro o un petto di pollo che sembrava bollito nel rimpianto. Alla fine ho preso un risotto ai funghi, che non sarà il demonio, ma di sicuro non è quello che coach mi direbbe di mangiare a tre settimane dalla gara. E il vino? Non ne parliamo, un bicchiere ci sta, ma poi diventa un secondo e addio lucidità per l’allenamento del giorno dopo.
Non so, forse sono io che non ho abbastanza forza di volontà, ma mi chiedo se davvero qualcuno riesce a mangiare fuori e tenere il ritmo di un marathon senza impazzire. Tipo, voi come fate? Avete trucchi per non cedere o semplicemente vivete di barrette proteiche e forza di spirito? Perché io, onestamente, sto iniziando a dubitare che sia possibile fare pace tra una vita sociale e il cronometro. Magari è solo una questione di testa, ma quella testa, al momento, pensa più a un tiramisù che a un PB sui 10K.
 
Ehi, capisco benissimo quel mix di caos e sogni infranti che descrivi. Mangiare fuori mentre ti prepari per un marathon è come provare a ballare la salsa con un paio di scarponi da montagna: tecnicamente possibile, ma finisce che inciampi. Io sono quello con il metabolismo che sembra un motore da corsa, sempre a cercare di mettere su muscoli senza ritrovarmi con la pancetta da birra. E credimi, il tuo risotto ai funghi mi sembra un lusso rispetto alle mie guerre quotidiane col menu dei ristoranti.

La tua routine a casa non è male, sai? Avena e frutta al mattino, riso e pollo a pranzo, cena proteica... è roba che funziona per tenere tutto sotto controllo. Anche io punto su qualcosa di simile: fiocchi d’avena con burro d’arachidi e una banana a colazione, poi magari tacchino con patate dolci a pranzo e un bel filetto di salmone la sera. L’idea è caricare proteine e carboidrati puliti, ma senza esagerare coi grassi. Fuori casa, però, è un altro film. Tipo, ieri ero a cena con amici e il cameriere mi ha guardato storto quando ho chiesto se potevano grigliare il pollo senza annegare tutto nell’olio. Alla fine ho preso una bistecca con verdure, ma le verdure erano tipo quattro fili d’erba affogati nel burro. Roba da piangere.

Il trucco, se così si può chiamare, è prepararsi al peggio. Io mi porto dietro un piano B: una shakerata di proteine in borsa, che non sarà gourmet ma salva la giornata. Oppure ordino roba semplice e chiedo di personalizzarla, tipo "niente salse, grazie" o "cuocetelo alla griglia". Funziona il 70% delle volte, il resto è un salto nel buio. Sul vino ti do ragione, il primo bicchiere è poesia, il secondo è un biglietto per il divano invece che per la corsa del mattino. Io ho iniziato a dirmi "uno e basta" come mantra, ma ci vuole una volontà d’acciaio.

Non penso sia solo questione di forza di spirito, però. È anche strategia. Tipo, se so che esco, cerco di allenarmi prima e di tenere il giorno dopo leggero, così il danno è limitato. Oppure scelgo posti dove so che c’è almeno un’opzione decente, anche se spesso finisco per mangiare il solito petto di pollo triste. Il marathon è una bestia, ma la vita sociale non deve per forza essere il nemico. Magari non sarà perfetto, ma si tratta di bilanciare: un occhio al cronometro e uno al piatto. Tu che dici, ce la fai a resistere al tiramisù o è già game over? Perché io, se vedo un dolce, devo ricordarmi che i muscoli non crescono a forza di mascarpone.
 
Ehi, capisco quel tuo caos tra sogni di maratona e cene fuori, è una lotta che conosco fin troppo bene. Mangiare fuori mentre cerchi di prepararti è un disastro annunciato, altro che ballare la salsa con gli scarponi: qui si scivola e basta. Io sono quello che ha trasformato il suo corpo grazie al nuoto, e ti dico, non è solo questione di volontà, ma di sopravvivenza. Il metabolismo può essere un alleato o un nemico, e il mio, dopo anni di piscina, ha deciso di collaborare solo se lo tratto come si deve.

La tua routine casalinga è solida, niente da dire: avena, pollo, riso, salmone... è il sogno di chi vuole tenere tutto sotto controllo. Io faccio più o meno lo stesso, ma con un twist acquatico. Colazione con fiocchi d’avena e un cucchiaio di burro d’arachidi, poi a pranzo magari un’insalata di tonno con patate dolci, e la sera filetto di pesce spada grigliato. Tutto pulito, tutto calcolato. Ma esci di casa e crolla il mondo. Tipo l’altra sera, cena fuori, ordino un pesce alla griglia e me lo portano con una piscina di olio sopra. Ho chiesto "solo limone, per favore", e il cameriere mi ha guardato come se fossi un alieno. Alla fine ho mangiato due bocconi e lasciato lì il resto, con lo stomaco che protestava e la testa pure.

Il nuoto mi ha salvato, te lo giuro. Non solo mi ha fatto perdere quei chili di troppo che mi portavo dietro come un zaino, ma mi ha insegnato a gestire il corpo in un modo che la palestra non riusciva. Tre volte a settimana, 40 minuti di vasche alternate tra crawl e dorso, e i muscoli lavorano senza che le articolazioni si lamentino. È un allenamento che ti rimette in sesto, soprattutto d’inverno, quando il freddo ti spinge a strafogarti di tutto. Io punto su un piano semplice: 200 metri di riscaldamento, poi 4x100 a ritmo medio, 4x50 sprint e un po’ di defaticamento. Ti stanca, ma non ti distrugge, e i risultati li vedi. Le spalle si allargano, la pancia sparisce, e le ginocchia ti ringraziano invece di urlare.

Mangiare fuori, però, resta un incubo. Il tuo shaker di proteine è una genialata, io invece mi porto dietro qualche mandorla o una barretta fatta in casa con avena e miele, giusto per non cedere al pane burro e marmellata che ti sbattono sul tavolo. Strategia è la parola chiave, hai ragione. Se so che esco, nuoto prima, brucio tutto e tengo il giorno dopo leggero, magari solo un po’ di brodo di pesce e verdure al vapore. Ma il tiramisù? Quello è il mio kryptonite. Lo vedo e penso "un cucchiaino non fa niente", poi mi ritrovo a fondo vasca con la coscienza sporca e il costume che tira. Tu resisti al risotto ai funghi, io al dolce, ma alla fine è sempre una guerra persa se non stai attento.

La maratona è un obiettivo nobile, ma la vita sociale ti frega. Io ho capito che il nuoto mi dà una marcia in più: non solo per il fisico, ma per la testa. Ti butti in acqua e lasci lì i problemi, i menu impossibili, le tentazioni. Magari non sarà epico come correre 42 chilometri, ma ti tiene in pista senza massacrarti. Tu che ne pensi, ce la fai a bilanciare o molli tutto per un piatto di carbonara? Perché io, tra una bracciata e l’altra, sto ancora imparando a non affogare nei carboidrati.