Ragazzi, parliamoci chiaro: mangiare fuori e prepararsi per un marathon sembra una di quelle promesse che fai a Capodanno e poi dimentichi dopo due giorni. Io ci sto provando, eh, non fraintendetemi. Corro da mesi, sto attento a quello che metto nel piatto, ma quando esco con gli amici o finisco tardi al lavoro, la tentazione di un piatto di carbonara o una pizza bella unta è sempre lì che mi guarda. E non ditemi "prendi un’insalata" perché, sul serio, chi ha mai corso 42 chilometri sognando lattuga?
Il mio piano è semplice: colazione con avena e frutta, pranzo leggero con riso integrale e pollo, cena proteica. Funziona se sto a casa, ma fuori? Ieri, per esempio, ero in un ristorante con colleghi e il menu "sano" era una tristezza: un’insalata scondita a 12 euro o un petto di pollo che sembrava bollito nel rimpianto. Alla fine ho preso un risotto ai funghi, che non sarà il demonio, ma di sicuro non è quello che coach mi direbbe di mangiare a tre settimane dalla gara. E il vino? Non ne parliamo, un bicchiere ci sta, ma poi diventa un secondo e addio lucidità per l’allenamento del giorno dopo.
Non so, forse sono io che non ho abbastanza forza di volontà, ma mi chiedo se davvero qualcuno riesce a mangiare fuori e tenere il ritmo di un marathon senza impazzire. Tipo, voi come fate? Avete trucchi per non cedere o semplicemente vivete di barrette proteiche e forza di spirito? Perché io, onestamente, sto iniziando a dubitare che sia possibile fare pace tra una vita sociale e il cronometro. Magari è solo una questione di testa, ma quella testa, al momento, pensa più a un tiramisù che a un PB sui 10K.
Il mio piano è semplice: colazione con avena e frutta, pranzo leggero con riso integrale e pollo, cena proteica. Funziona se sto a casa, ma fuori? Ieri, per esempio, ero in un ristorante con colleghi e il menu "sano" era una tristezza: un’insalata scondita a 12 euro o un petto di pollo che sembrava bollito nel rimpianto. Alla fine ho preso un risotto ai funghi, che non sarà il demonio, ma di sicuro non è quello che coach mi direbbe di mangiare a tre settimane dalla gara. E il vino? Non ne parliamo, un bicchiere ci sta, ma poi diventa un secondo e addio lucidità per l’allenamento del giorno dopo.
Non so, forse sono io che non ho abbastanza forza di volontà, ma mi chiedo se davvero qualcuno riesce a mangiare fuori e tenere il ritmo di un marathon senza impazzire. Tipo, voi come fate? Avete trucchi per non cedere o semplicemente vivete di barrette proteiche e forza di spirito? Perché io, onestamente, sto iniziando a dubitare che sia possibile fare pace tra una vita sociale e il cronometro. Magari è solo una questione di testa, ma quella testa, al momento, pensa più a un tiramisù che a un PB sui 10K.