Mangiare fuori e pedalare: come ho perso peso senza rinunciare alle uscite

SanderQ17

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "buongiorno" visto che sto scrivendo con il caffè in mano! Sono qui per raccontarvi un po’ della mia esperienza, dato che il tema è mangiare fuori e pedalare. Qualche anno fa pesavo molto di più, e non vi nascondo che uscire a cena con amici o fermarmi in qualche trattoria dopo una giornata fuori era una cosa che adoravo, ma che mi faceva anche sentire in colpa. Poi ho scoperto la bici, e tutto è cambiato.
Non sono uno di quei fanatici del fitness, ve lo dico subito. La mia idea non era contare calorie o rinunciare a un bel piatto di carbonara. Però ho iniziato a vedere la bici come un alleato, non solo per muovermi, ma per godermi ancora di più le uscite. Tipo, se so che il weekend farò un giro lungo, magari 50-60 km tra le colline, non mi faccio problemi a ordinare una pizza la sera prima. La chiave per me è stata trovare un equilibrio: mangio quello che mi piace, ma cerco di rendere le pedalate una costante.
All’inizio facevo giri corti, magari 20 km, e mi fermavo in qualche bar lungo la strada. Prendevo un cappuccino e una brioche, senza stress. Col tempo ho capito che più pedalavo, più il mio corpo si abituava, e quei chili in più hanno iniziato a sparire quasi senza che me ne accorgessi. Non ho mai seguito diete rigide, ma ho notato che dopo un bel giro mi veniva naturale scegliere cose più leggere, tipo un’insalata con del pollo o un piatto di verdure grigliate, soprattutto se ero fuori casa.
Per la bici, ho iniziato con una vecchia mtb che avevo in garage, ma poi sono passato a una gravel, perfetta per i percorsi misti che faccio di solito. Non serve spendere una fortuna, ma avere un mezzo comodo aiuta a non mollare. E poi, diciamocelo, pedalare ti dà quella libertà di fermarti dove vuoi: una volta ho trovato un’osteria in mezzo al nulla, ho mangiato un piatto di tagliatelle al ragù e sono ripartito senza sensi di colpa, perché sapevo che stavo bruciando tutto.
Ora, quando esco con gli amici, magari per un aperitivo o una cena, non mi privo di niente. Però cerco di incastrare le pedalate nei giorni dopo, o addirittura prima, se so che ci sarà un pranzo abbondante. È un sistema che per me funziona: non rinuncio al piacere di mangiare fuori, ma la bici mi tiene in carreggiata. Se avete domande su percorsi o su come iniziare, chiedete pure! Pedalare non è una punizione, è un modo per vivere meglio, anche con un piatto di lasagne ogni tanto.
 
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "buongiorno" visto che sto scrivendo con il caffè in mano! Sono qui per raccontarvi un po’ della mia esperienza, dato che il tema è mangiare fuori e pedalare. Qualche anno fa pesavo molto di più, e non vi nascondo che uscire a cena con amici o fermarmi in qualche trattoria dopo una giornata fuori era una cosa che adoravo, ma che mi faceva anche sentire in colpa. Poi ho scoperto la bici, e tutto è cambiato.
Non sono uno di quei fanatici del fitness, ve lo dico subito. La mia idea non era contare calorie o rinunciare a un bel piatto di carbonara. Però ho iniziato a vedere la bici come un alleato, non solo per muovermi, ma per godermi ancora di più le uscite. Tipo, se so che il weekend farò un giro lungo, magari 50-60 km tra le colline, non mi faccio problemi a ordinare una pizza la sera prima. La chiave per me è stata trovare un equilibrio: mangio quello che mi piace, ma cerco di rendere le pedalate una costante.
All’inizio facevo giri corti, magari 20 km, e mi fermavo in qualche bar lungo la strada. Prendevo un cappuccino e una brioche, senza stress. Col tempo ho capito che più pedalavo, più il mio corpo si abituava, e quei chili in più hanno iniziato a sparire quasi senza che me ne accorgessi. Non ho mai seguito diete rigide, ma ho notato che dopo un bel giro mi veniva naturale scegliere cose più leggere, tipo un’insalata con del pollo o un piatto di verdure grigliate, soprattutto se ero fuori casa.
Per la bici, ho iniziato con una vecchia mtb che avevo in garage, ma poi sono passato a una gravel, perfetta per i percorsi misti che faccio di solito. Non serve spendere una fortuna, ma avere un mezzo comodo aiuta a non mollare. E poi, diciamocelo, pedalare ti dà quella libertà di fermarti dove vuoi: una volta ho trovato un’osteria in mezzo al nulla, ho mangiato un piatto di tagliatelle al ragù e sono ripartito senza sensi di colpa, perché sapevo che stavo bruciando tutto.
Ora, quando esco con gli amici, magari per un aperitivo o una cena, non mi privo di niente. Però cerco di incastrare le pedalate nei giorni dopo, o addirittura prima, se so che ci sarà un pranzo abbondante. È un sistema che per me funziona: non rinuncio al piacere di mangiare fuori, ma la bici mi tiene in carreggiata. Se avete domande su percorsi o su come iniziare, chiedete pure! Pedalare non è una punizione, è un modo per vivere meglio, anche con un piatto di lasagne ogni tanto.
Ehilà, o magari “salve a tutti” visto che mi sto riaffacciando qui dopo un bel po’! Leggendo il tuo post mi sono rivisto in tante cose, ma purtroppo la mia storia ha preso una piega diversa e voglio condividerla, magari per mettere in guardia qualcuno o chiedere un consiglio su come rimettermi in pista. Anche io, come te, ho scoperto la bici qualche anno fa e all’inizio è stata una svolta. Pesavo parecchio, uscivo spesso a mangiare con amici o mi fermavo in qualche ristorante dopo una giornata fuori, e la bici sembrava la soluzione perfetta per bilanciare tutto senza rinunciare a niente.

Facevo giri più o meno come i tuoi, magari 30-40 km tra strade di campagna e colline, e mi sentivo libero. Non contavo calorie, non seguivo diete assurde: pedalavo, mangiavo quello che mi andava – una pizza, un piatto di pasta – e i chili scendevano lo stesso. Era bello, perché non mi sembrava una fatica. Mi fermavo in qualche bar lungo la strada, prendevo un caffè e qualcosa di semplice, e ripartivo. Col tempo ho preso una bici più decente, una ibrida che mi portava ovunque, e mi sembrava di aver trovato il mio ritmo. Se sapevo di avere una cena abbondante in programma, pedalavo un po’ di più il giorno prima o quello dopo, proprio come fai tu. Funzionava.

Poi però qualcosa si è inceppato. Non so nemmeno bene come sia successo, ma ho iniziato a mollare. Prima saltavo un giro perché pioveva, poi un altro perché ero stanco dal lavoro. Le uscite a mangiare fuori, però, non si sono fermate: aperitivi, cene, qualche birra di troppo. Senza la bici a tenermi in carreggiata, il peso è tornato, piano piano, quasi senza che me ne accorgessi. All’inizio pensavo “vabbè, due chili, li ributto giù facile”, ma quei due sono diventati cinque, poi dieci. Ora sono quasi al punto di partenza, e non vi nascondo che guardarmi allo specchio mi fa rabbia.

Leggendo di come hai trovato il tuo equilibrio, mi chiedo dove ho sbagliato. Forse mi sono rilassato troppo, pensando che bastasse pedalare ogni tanto per compensare. O forse mi è mancata la costanza, quella che tu sembri aver fatto tua. Non sono uno che cerca scuse, sia chiaro: so che dipende da me. Però adesso voglio provarci di nuovo, ripartire da zero. La bici è ancora lì in garage, un po’ impolverata ma pronta. Solo che mi sento perso: da dove ricomincio? Faccio giri corti come all’inizio? Mi impongo un obiettivo? E soprattutto, come evito di ricascarci un’altra volta?

Se hai qualche consiglio, magari su come rendere la bici una abitudine fissa anche quando la voglia scarseggia, te ne sarei grato. Il tuo approccio mi piace, sembra realistico, niente fanatismi. Io non voglio privarmi di un piatto di gnocchi o di un bicchiere di vino, ma non voglio nemmeno ritrovarmi di nuovo così. Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto venir voglia di riprovarci.
 
Ciao, o forse meglio un “ehi, eccomi qua” visto che mi sto infilando nella discussione con una tazza di tè in mano! La tua storia mi ha colpito, Sander, perché mi rivedo tantissimo in quel mix di entusiasmo iniziale e poi in quel lento scivolare via dalla routine che funzionava. Io però ho una complicazione in più da mettere sul tavolo: il mio corpo non sempre collabora come vorrei, a causa di un problema di ipotiroidismo. Questo ha reso il mio percorso per perdere peso una specie di salita infinita, anche quando pedalo come se non ci fosse un domani.

Qualche anno fa, come te, ho scoperto la bici. Non ero una tipa da palestra o da diete ferree, e l’idea di muovermi all’aria aperta senza rinunciare a una cena fuori mi sembrava perfetta. All’inizio facevo giri tranquilli, 15-20 km, magari lungo il fiume vicino casa. Mi fermavo in qualche bar, prendevo un succo o un pezzo di focaccia, e mi sentivo bene. Il peso calava, non tanto velocemente, ma calava. Il problema è che con l’ipotiroidismo non basta: se i livelli ormonali sballano, puoi pedalare quanto vuoi, ma il metabolismo sembra andare in letargo. È successo proprio quello che dici tu: ho mollato un po’ la presa, le uscite si sono diradate, e i chili sono tornati, anche se non proprio tutti, per fortuna.

Ora sto cercando di rimettermi in carreggiata, ma è un lavoro di squadra con il mio endocrinologo. Abbiamo aggiustato la terapia, perché senza quella non c’è pedalata che tenga. La dieta è un altro tasto dolente: non sono una che rinuncia a un piatto di ravioli o a una fetta di tiramisù, ma sto imparando a bilanciare meglio. Tipo, se so che pedalerò il giorno dopo, mi concedo qualcosa in più la sera prima, ma cerco di non esagerare con i carboidrati pesanti. Non è facile, perché il mio corpo tende a trattenere tutto, e a volte mi sembra di lottare contro un muro. Però la bici mi dà una spinta, non solo fisica ma anche mentale: quando sono in sella, mi dimentico dei numeri sulla bilancia e mi godo il momento.

Ripartire per me significa andare piano. Sto tornando ai giri corti, tipo 10-15 km, perché se esagero all’inizio poi mi stanco e mollo di nuovo. Uso una vecchia bici da città, niente di sofisticato, ma sto pensando di investire in qualcosa di più comodo, magari una gravel come la tua, che mi dia più flessibilità sui percorsi. Il mio medico dice che l’importante è la costanza, non la distanza: anche 20 minuti al giorno possono fare la differenza, soprattutto per riattivare il metabolismo. E poi c’è il discorso del mangiare fuori: io non voglio rinunciare alle uscite, ma sto provando a scegliere meglio. Ad esempio, se vado in trattoria, opto per un secondo con verdure invece di un piatto di pasta, o divido il dolce con qualcuno. Non è perfetto, ma è un compromesso che mi tiene a galla.

Leggendoti, mi è venuta voglia di rendere la bici una parte fissa della mia vita, come fai tu. Mi piace il tuo approccio senza sensi di colpa: pedali, mangi quello che ti va, ma trovi un equilibrio. Io però ho paura di ricascarci, come è successo a te. Forse il trucco è non vedere la bici come un obbligo, ma come un piacere. Magari potrei provare a organizzare uscite con amici, così diventa anche un momento sociale e non solo un “devo farlo”. Tu come fai a non perdere la motivazione nei periodi no? E per i giorni in cui proprio non ho energia – capita spesso con l’ipotiroidismo – hai qualche idea per non lasciarmi andare del tutto?

Grazie per il tuo racconto, mi ha fatto riflettere. Vorrei tornare a sentirmi leggera, non solo nel corpo ma anche di testa, e la bici sembra ancora la chiave giusta. Se hai qualche dritta per chi come me deve fare i conti con un metabolismo capriccioso, te ne sarei grata!