Ehi, compagni di lotta!

Mangiare fuori con l’età che avanza è proprio un’arte, vero? Croper, i tuoi consigli sono d’oro, soprattutto quel trucco delle salse a parte – geniale! Io invece ho un approccio un po’ diverso: per me la chiave è muovermi, altro che stare attenta solo al piatto! Quando esco, cerco di bilanciare con i miei amati trekking. Non so se capita anche a voi, ma dopo giorni in montagna a macinare sentieri, il metabolismo sembra svegliarsi un pochino, pure se va ancora a passo di lumaca.
Tipo, l’ultima volta sono stata via tre giorni, zaino in spalla, salite che ti fanno sudare l’anima e discese che ti ricordano quanto pesano le ginocchia. Risultato? Meno 800 grammi sulla bilancia e una fame da lupi che però controllo meglio. Mangiare fuori dopo un trekking è quasi un premio: ordino pesce alla griglia o una bella insalata sostanziosa, magari con un po’ di proteine tipo pollo o legumi, e mi godo ogni boccone senza sensi di colpa. Le porzioni piccole aiutano, sì, ma io punto anche sul “guadagnarmi” quel piatto con i chilometri fatti!
Temptazioni? Oh, le vedo eccome. La pizza margherita che mi guarda dal tavolo accanto, il profumo di patatine fritte… un incubo! Però penso: “Se cedo ora, poi mi tocca arrancare di più in salita domani”. E questo mi salva. Il mio segreto è portare sempre dietro una barretta leggera o qualche noce, così se la fame mi attacca prima di sedermi a tavola, non ordino mezzo menu per disperazione.

Voi come fate a non crollare davanti a un dolce che vi fa l’occhiolino? Dai, condividete, che io sono sempre a caccia di idee per non deragliare! Passo dopo passo, si arriva lontano, no?
