Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve a chi legge", tanto qui non c’è bisogno di formalità. Sono approdata a questo thread perché il titolo mi ha colpita: "Mangiare quando ho fame". Sembra una cosa scontata, no? Eppure, per anni, mi sono ritrovata a fare l’esatto contrario. Oggi voglio raccontarvi come ho smesso di seguire regole assurde e ho trovato un equilibrio che non mi fa impazzire davanti a un piatto.
Non sono mai stata una fan delle diete. Quelle liste infinite di "puoi mangiare questo, ma non quello", i conteggi delle calorie come se fossi un contabile del cibo, le bilance che ti giudicano ogni mattina. Ho provato, eh. Atkins, keto, digiuni intermittenti. Ogni volta era uguale: all’inizio funzionava, perdevo qualche chilo, mi sentivo un’eroina. Poi, inevitabilmente, crollavo. Non perché mancasse la forza di volontà, ma perché non ha senso vivere come se il cibo fosse un nemico da combattere. E sapete qual era il momento peggiore? Quelle voglie irrefrenabili che arrivavano dopo giorni di restrizioni. Non parlo di fame normale, ma di un desiderio assurdo di qualsiasi cosa commestibile, dal pane vecchio in dispensa a una manciata di biscotti sbriciolati.
Un giorno ho detto basta. Ero stufa di sentirmi in colpa per un cucchiaio di gelato o per uno spuntino fuori orario. Ho deciso di ascoltare me stessa, non i guru della nutrizione o le riviste che ti promettono il corpo perfetto in tre settimane. Ho iniziato a mangiare quando avevo fame, davvero fame, non quando l’orologio diceva che era "il momento giusto". E ho smesso di vietarmi le cose. Se volevo un pezzo di cioccolato, lo prendevo. Se mi andava una mela, mangiavo quella. Semplice, no? Eppure all’inizio sembrava rivoluzionario.
La parte più difficile è stata affrontare la testa, non la pancia. Mi ero abituata a pensare che ogni boccone fosse una specie di peccato da espiare con ore di palestra o con un’insalata triste il giorno dopo. Ho dovuto imparare che il cibo non è una punizione né un premio, è solo cibo. Mi sono chiesta: perché mi sto trattando come se fossi in prigione? Non c’è nessun dio delle diete che mi guarda dall’alto e scuote la testa se sgarro. Siamo solo noi, con i nostri corpi e le nostre vite.
Con il tempo, ho notato dei cambiamenti. Non parlo solo di peso, anche se sì, si è stabilizzato in un punto che per me va bene. Parlo di serenità. Non passo più le giornate a pensare a cosa mangerò o non mangerò. Non mi peso ossessivamente. Se mi va qualcosa a metà pomeriggio, non mi dico "aspetta cena" solo perché qualcuno ha deciso che gli spuntini sono il male. Mangio, mi godo il momento e vado avanti. E sapete una cosa? Non sono ingrassata come temevo. Il mio corpo sembra sapere cosa fare, se gli do retta.
Non sto qui a dirvi che ho trovato la verità assoluta o che dovete fare come me. Ognuno ha il suo percorso. Ma se c’è una cosa che ho capito è che le regole rigide non funzionano, almeno non per me. La libertà di scegliere, di ascoltarmi, mi ha portata più lontano di qualsiasi dieta. E no, non è stato un miracolo, è stato solo un lento ritorno a qualcosa di naturale. Mangiare quando ho fame, smettere quando sono sazia. Tutto qui.
Non sono mai stata una fan delle diete. Quelle liste infinite di "puoi mangiare questo, ma non quello", i conteggi delle calorie come se fossi un contabile del cibo, le bilance che ti giudicano ogni mattina. Ho provato, eh. Atkins, keto, digiuni intermittenti. Ogni volta era uguale: all’inizio funzionava, perdevo qualche chilo, mi sentivo un’eroina. Poi, inevitabilmente, crollavo. Non perché mancasse la forza di volontà, ma perché non ha senso vivere come se il cibo fosse un nemico da combattere. E sapete qual era il momento peggiore? Quelle voglie irrefrenabili che arrivavano dopo giorni di restrizioni. Non parlo di fame normale, ma di un desiderio assurdo di qualsiasi cosa commestibile, dal pane vecchio in dispensa a una manciata di biscotti sbriciolati.
Un giorno ho detto basta. Ero stufa di sentirmi in colpa per un cucchiaio di gelato o per uno spuntino fuori orario. Ho deciso di ascoltare me stessa, non i guru della nutrizione o le riviste che ti promettono il corpo perfetto in tre settimane. Ho iniziato a mangiare quando avevo fame, davvero fame, non quando l’orologio diceva che era "il momento giusto". E ho smesso di vietarmi le cose. Se volevo un pezzo di cioccolato, lo prendevo. Se mi andava una mela, mangiavo quella. Semplice, no? Eppure all’inizio sembrava rivoluzionario.
La parte più difficile è stata affrontare la testa, non la pancia. Mi ero abituata a pensare che ogni boccone fosse una specie di peccato da espiare con ore di palestra o con un’insalata triste il giorno dopo. Ho dovuto imparare che il cibo non è una punizione né un premio, è solo cibo. Mi sono chiesta: perché mi sto trattando come se fossi in prigione? Non c’è nessun dio delle diete che mi guarda dall’alto e scuote la testa se sgarro. Siamo solo noi, con i nostri corpi e le nostre vite.
Con il tempo, ho notato dei cambiamenti. Non parlo solo di peso, anche se sì, si è stabilizzato in un punto che per me va bene. Parlo di serenità. Non passo più le giornate a pensare a cosa mangerò o non mangerò. Non mi peso ossessivamente. Se mi va qualcosa a metà pomeriggio, non mi dico "aspetta cena" solo perché qualcuno ha deciso che gli spuntini sono il male. Mangio, mi godo il momento e vado avanti. E sapete una cosa? Non sono ingrassata come temevo. Il mio corpo sembra sapere cosa fare, se gli do retta.
Non sto qui a dirvi che ho trovato la verità assoluta o che dovete fare come me. Ognuno ha il suo percorso. Ma se c’è una cosa che ho capito è che le regole rigide non funzionano, almeno non per me. La libertà di scegliere, di ascoltarmi, mi ha portata più lontano di qualsiasi dieta. E no, non è stato un miracolo, è stato solo un lento ritorno a qualcosa di naturale. Mangiare quando ho fame, smettere quando sono sazia. Tutto qui.