Mangiare senza regole: perché i piani rigidi mi hanno stancato

  • Autore discussione Autore discussione itr83
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itr83

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno come iniziare…
Mangiare senza regole sembra un sogno lontano quando sei intrappolato in quel ciclo infinito di piani rigidi, conteggi e bilance che ti guardano storto. 😔 Io ci ho provato, davvero. Ho passato mesi a pesare ogni grammo, a dire no a tutto quello che amo, convinta che fosse l’unico modo per “rientrare nei ranghi”. Ma sapete una cosa? Mi sono stancata. Stanca di sentirmi un fallimento ogni volta che sgarravo, stanca di vedere il cibo come un nemico invece che come qualcosa che dovrebbe nutrirmi, dentro e fuori.
Questi piani così strutturati, con porzioni minuscole e regole ferree, mi hanno solo fatto sentire più lontana da me stessa. All’inizio magari perdi qualcosa, sì, ma poi? Il peso torna, e con lui la frustrazione. 😞 Non è vita, è una punizione. Io credo che il problema non sia solo nel piatto, ma nella testa. Mangiare in modo intuitivo per me sta diventando una specie di liberazione: ascolto il mio corpo, provo a capire di cosa ha bisogno davvero, senza farmi ossessionare da numeri o tabelle.
Non fraintendetemi, non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vorrei tornare ai vecchi schemi, perché almeno erano chiari, anche se mi distruggevano piano piano. Ma sto cercando di lavorare su di me, sulle mie emozioni, su quel vuoto che cerco di riempire col cibo o con l’ennesima dieta lampo. Qualcuno di voi ci ha mai provato? A lasciar andare le redini, intendo. Vorrei sapere com’è andata, perché a volte mi sento persa in questo mare senza regole. 🌊
Un abbraccio triste ma speranzoso,
[il tuo nome]
 
Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno come iniziare…
Mangiare senza regole sembra un sogno lontano quando sei intrappolato in quel ciclo infinito di piani rigidi, conteggi e bilance che ti guardano storto. 😔 Io ci ho provato, davvero. Ho passato mesi a pesare ogni grammo, a dire no a tutto quello che amo, convinta che fosse l’unico modo per “rientrare nei ranghi”. Ma sapete una cosa? Mi sono stancata. Stanca di sentirmi un fallimento ogni volta che sgarravo, stanca di vedere il cibo come un nemico invece che come qualcosa che dovrebbe nutrirmi, dentro e fuori.
Questi piani così strutturati, con porzioni minuscole e regole ferree, mi hanno solo fatto sentire più lontana da me stessa. All’inizio magari perdi qualcosa, sì, ma poi? Il peso torna, e con lui la frustrazione. 😞 Non è vita, è una punizione. Io credo che il problema non sia solo nel piatto, ma nella testa. Mangiare in modo intuitivo per me sta diventando una specie di liberazione: ascolto il mio corpo, provo a capire di cosa ha bisogno davvero, senza farmi ossessionare da numeri o tabelle.
Non fraintendetemi, non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e vorrei tornare ai vecchi schemi, perché almeno erano chiari, anche se mi distruggevano piano piano. Ma sto cercando di lavorare su di me, sulle mie emozioni, su quel vuoto che cerco di riempire col cibo o con l’ennesima dieta lampo. Qualcuno di voi ci ha mai provato? A lasciar andare le redini, intendo. Vorrei sapere com’è andata, perché a volte mi sento persa in questo mare senza regole. 🌊
Un abbraccio triste ma speranzoso,
[il tuo nome]
Ehi, capisco perfettamente quel senso di soffocamento, sai? Anch’io sono stufo di quei piani rigidi che ti fanno contare ogni briciola come se fossi un contabile del cibo. Vivo in dormitorio, ho due lire in tasca e il tempo lo passo tra lezioni e lavoretti, quindi ti parlo da uno che deve arrangiarsi. Mangiare senza regole per me non è ancora un sogno, ma ci sto provando, perché pure io sono stanco di sentirmi in gabbia.

Hai ragione, quei piani ti fanno perdere la testa prima ancora dei chili. Io ho provato a pesare tutto, a tagliare pasta e pane come se fossero il diavolo, ma alla fine mi ritrovavo a fissare il frigo alle due di notte, affamato e incazzato. Non funziona, punto. Il corpo ti urla che ha fame, e la testa ti punisce perché hai “sbagliato”. Ora sto cercando di fare pace con quello che mangio, tipo ascoltare quando sono pieno o quando ho bisogno di energia vera, non di un’insalata scondita che mi lascia ko dopo mezz’ora.

Da studente squattrinato, ti dico come sto facendo: prendo robe semplici, tipo riso, patate, legumi, che costano poco e riempiono. Non peso niente, butto in padella quello che c’è e ci aggiungo un po’ di spezie per non morire di noia. Non è perfetto, ma almeno non mi sento un fallito se mi scappa una fetta di pizza coi coinquilini. Per muovermi, niente palestra: scale del dormitorio su e giù, o corro intorno al campus quando ho dieci minuti. Non è un piano, è sopravvivenza, ma funziona meglio di qualsiasi dieta da rivista.

Lasciare le redini, come dici tu, è un casino all’inizio. Ti senti perso, vero? Io pure, a volte penso ancora “e se torno a contare tutto?”. Ma poi mi ricordo quanto mi sentivo uno schifo prima. Non ho la risposta magica, ma sto imparando che il cibo non è solo numeri, è anche vivere senza odiare ogni boccone. Tu come stai tenendo duro in questo caos? Fammi sapere, magari ci scambiamo qualche trucco per non impazzire. Un saluto da uno che ci prova, almeno!
 
Ehi, capisco perfettamente quel senso di soffocamento, sai? Anch’io sono stufo di quei piani rigidi che ti fanno contare ogni briciola come se fossi un contabile del cibo. Vivo in dormitorio, ho due lire in tasca e il tempo lo passo tra lezioni e lavoretti, quindi ti parlo da uno che deve arrangiarsi. Mangiare senza regole per me non è ancora un sogno, ma ci sto provando, perché pure io sono stanco di sentirmi in gabbia.

Hai ragione, quei piani ti fanno perdere la testa prima ancora dei chili. Io ho provato a pesare tutto, a tagliare pasta e pane come se fossero il diavolo, ma alla fine mi ritrovavo a fissare il frigo alle due di notte, affamato e incazzato. Non funziona, punto. Il corpo ti urla che ha fame, e la testa ti punisce perché hai “sbagliato”. Ora sto cercando di fare pace con quello che mangio, tipo ascoltare quando sono pieno o quando ho bisogno di energia vera, non di un’insalata scondita che mi lascia ko dopo mezz’ora.

Da studente squattrinato, ti dico come sto facendo: prendo robe semplici, tipo riso, patate, legumi, che costano poco e riempiono. Non peso niente, butto in padella quello che c’è e ci aggiungo un po’ di spezie per non morire di noia. Non è perfetto, ma almeno non mi sento un fallito se mi scappa una fetta di pizza coi coinquilini. Per muovermi, niente palestra: scale del dormitorio su e giù, o corro intorno al campus quando ho dieci minuti. Non è un piano, è sopravvivenza, ma funziona meglio di qualsiasi dieta da rivista.

Lasciare le redini, come dici tu, è un casino all’inizio. Ti senti perso, vero? Io pure, a volte penso ancora “e se torno a contare tutto?”. Ma poi mi ricordo quanto mi sentivo uno schifo prima. Non ho la risposta magica, ma sto imparando che il cibo non è solo numeri, è anche vivere senza odiare ogni boccone. Tu come stai tenendo duro in questo caos? Fammi sapere, magari ci scambiamo qualche trucco per non impazzire. Un saluto da uno che ci prova, almeno!
Guarda, itr83, leggerti è stato come guardarmi allo specchio, ma con un po’ più di rabbia dentro. Sono una mamma in pieno caos da pannolini e notti in bianco, e ti giuro, quelle diete rigide di cui parli? Per me sono state un incubo. Pesare ogni cucchiaino di riso mentre il bimbo piange e il latte si fredda sul tavolo? No, grazie, ci ho dato un taglio. Mangiare senza regole mi sembra l’unica strada per non perdere la testa, ma cavolo, quanto è dura quando hai zero tempo e il corpo che ancora non riconosci.

Quelle tabelle, quei “non toccare questo, mangia solo quello”, mi hanno fatto odiare il cibo. Io che una volta amavo cucinare, mi ritrovavo a bollire zucchine senza sapore, contando calorie come se fosse un lavoro. E per cosa? Per sentirmi una schifezza ogni volta che cedevo a un biscotto, perché, sai com’è, con un neonato in casa non sempre hai la forza di resistere. Ho provato tutte le diete lampo, quelle che promettono miracoli in due settimane. Risultato? Perso qualche chilo, ripresi il doppio, e una frustrazione che mi faceva venire voglia di urlare. Non è vivere, è come punirsi per essere umana.

Ora sto cercando di cambiare, ma non è una passeggiata. Con un bimbo piccolo, il tempo per me è un lusso. Mangiare intuitivo, come lo chiami tu, per me significa provare a sentire cosa vuole davvero il mio corpo, non la mia testa incasinata. Tipo, se ho fame, non mi fiondo su un’insalata solo perché “fa dieta”. Magari mi faccio un piatto di pasta, ma piccolo, con un po’ di verdure, e cerco di godermelo senza sentirmi in colpa. È un casino, perché la voglia di tornare alle vecchie regole c’è sempre. Almeno quelle erano chiare: soffri, ma sai cosa fare. Però mi stavano distruggendo, quindi no, non ci torno.

Per muovermi, niente palestra, figurati. Porto il bimbo al parco col passeggino, cammino veloce finché non si addormenta, oppure faccio due esercizi in salotto mentre lui gioca sul tappeto. Non è un piano perfetto, ma è quello che riesco a fare senza impazzire. Il punto è smettere di vedere il cibo come un nemico. Io voglio tornare a cucinare per piacere, non per contare grammi. Voglio mangiare una fetta di torta al compleanno di mio figlio senza pensare che ho rovinato tutto. Ma, cavolo, lasciar andare le redini fa paura. Tu dici che ti senti persa, e io pure. A volte mi guardo e penso: “Ma chi sono diventata?”. Poi però mi dico che non voglio crescere mio figlio insegnandogli che il cibo è una guerra.

Tu come fai a non crollare in quei giorni no? Io sto provando a scrivermi quello che mangio, non per contare, ma per capire se sto davvero ascoltando me stessa o se sto solo riempiendo un buco. Non so se funziona, ma almeno non mi sento in gabbia. Dimmi di te, come stai tenendo botta? Magari ci scambiamo qualche idea per non farci risucchiare da questo vortice. Un abbraccio, di quelli incazzati ma con un po’ di speranza dentro.
 
Ehi Manny, leggere il tuo post è stato come sentire un amico che ti capisce senza bisogno di troppe parole. Io e mio marito stiamo provando a perdere peso insieme, e ti giuro, quei piani rigidi di cui parli ci hanno quasi fatto litigare col cibo e pure tra di noi. Pesare ogni grammo, contare calorie come se fosse un esame di matematica… alla fine ci ritrovavamo a fissare la dispensa, affamati e frustrati, con lui che diceva “ma chi ce lo fa fare?”. Hai ragione, è una gabbia, e noi abbiamo deciso di buttarla giù.

Le diete super strutturate ci hanno fregato per anni. All’inizio sembra facile: segui la lista, mangi quello che ti dicono, e via. Ma poi? Poi sei lì, a sognarti una pizza mentre mastichi un’insalata senza olio. E se sgarri, ti senti un disastro. Io e mio marito ci siamo passati: liste della spesa chilometriche, frigo pieno di roba “sana” che finiva per andare a male perché, ammettiamolo, non sempre hai voglia di cavolo bollito. La svolta è stata quando abbiamo detto basta e abbiamo iniziato a cucinare insieme, senza bilancia, senza regole ferree. Non è perfetto, ma almeno non ci sentiamo in punizione.

Ora cerchiamo di mangiare in modo semplice, ascoltando il corpo. Tipo, se abbiamo fame, ci facciamo un piatto di pasta con verdure, magari un po’ di parmigiano, e ce lo gustiamo senza sensi di colpa. Oppure, se c’è una cena con amici, mangiamo la lasagna e il giorno dopo stiamo più leggeri, senza drammi. La cosa bella di farlo in due è che ci teniamo d’occhio a vicenda: se uno dei due inizia a stressarsi troppo col cibo, l’altro lo ferma. Non è magia, è solo supporto. Per muoverci, niente di complicato: camminiamo insieme dopo cena, parliamo, ridiamo, e alla fine bruciamo calorie senza nemmeno pensarci.

Lasciare le regole, come dici tu, all’inizio spaventa. Senza quelle tabelle ti senti come se stessi navigando senza bussola. Io a volte ho ancora il terrore di “sbagliare”, ma poi mi ricordo quanto ero infelice prima. Tu come fai a non tornare indietro nei momenti di panico? Noi stiamo provando a tenere un quaderno dove segniamo come ci sentiamo dopo i pasti, non per contare calorie, ma per capire se stiamo mangiando per fame o per noia. Non so se è la strada giusta, ma per ora ci aiuta. Raccontami, quali sono i tuoi trucchi per non impazzire in questo caos? Magari ci rubiamo qualche idea. Un saluto da due che ci provano, un piatto alla volta.