Mangio a mezzanotte e piango, ma continuo a provarci!

6 Marzo 2025
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Ehi, sono ancora qui, a combattere con me stessa. È tardi, la casa è silenziosa, e io mi ritrovo in cucina con una ciotola di cereali che non dovrei toccare. Dopo il divorzio, pensavo che rimettermi in forma mi avrebbe fatto sentire più forte, ma a volte mi sembra di girare in tondo. Ieri sera ho ceduto di nuovo, mangiando un panino con burro di arachidi alle due di notte, mentre guardavo vecchie foto e mi chiedevo dove ho sbagliato. Però, sapete una cosa? Oggi mi sono svegliata e ho fatto una camminata di un’ora. Non so se è un progresso o solo un modo per zittire i sensi di colpa, ma mi sono sentita viva, anche solo per un po’. Qualcuno di voi ha questi momenti in cui vuole mollare ma poi trova un motivo per andare avanti? Ho bisogno di sapere che non sono l’unica a inciampare così.
 
Ehi, ti leggo e sembra di guardarmi allo specchio, sai? Quelle notti in cui la cucina diventa una specie di rifugio, con i cereali che chiamano il tuo nome, le conosco fin troppo bene. Dopo la separazione dai miei, anche io ho pensato che rimettermi in forma sarebbe stato come ricostruire me stessa, ma a volte è come se il frigo fosse l’unico che mi capisce. Però, sai, la tua camminata di un’ora? Quella è una vittoria, altroché. Non è solo zittire i sensi di colpa, è un passo, uno vero.

Io sono quella che prova di tutto, un po’ per curiosità, un po’ per disperazione. Tipo, l’anno scorso ho provato la dieta chetogenica per un mese. All’inizio mi sentivo una guerriera: niente carboidrati, solo avocado e uova. Ho perso tre chili, ma poi mi sono ritrovata a sognare pizza e a litigare con chiunque per un nonnulla. Troppo restrittiva, mi ha fatto sentire in gabbia. Poi sono passata al digiuno intermittente, 16:8. Quello mi piaceva di più, perché potevo mangiare quello che volevo, ma solo in una finestra di tempo. Ho perso un altro chilo, ma la fame alle 22 mi faceva impazzire, e indovina? Finivo sempre con uno spuntino notturno, tipo il tuo panino al burro di arachidi.

Ultimamente sto provando una cosa diversa, più “familiare”, come se stessi cucinando per una versione più gentile di me stessa. Non proprio una dieta, ma un modo di mangiare che mi ricorda i pranzi della domenica da mia nonna: verdure, un po’ di pasta, carne magra, tutto semplice ma con amore. Non peso ogni grammo, cerco solo di non esagerare e di muovermi. Ho iniziato a fare yoga a casa, seguendo video su YouTube, e anche se sembro un palo che cerca di piegarsi, mi fa ridere e mi tiene lontana dal frigo per un po’. Non ho perso chili a palate, ma mi sento meno in guerra con me stessa.

Quello che voglio dirti è che inciampare fa parte del gioco. Quelle due di notte con il panino non sono un fallimento, sono solo un momento. La forza non è non cadere mai, ma rialzarsi, come hai fatto tu con la tua camminata. Io ci sto ancora provando, tra alti e bassi, e credo che il motivo per andare avanti sia proprio questo: meritiamo di sentirci vive, non perfette. Tu che ne pensi? Hai mai provato qualcosa di diverso che ti ha aiutato a non mollare?
 
Ehi, leggerti è come aprire una pagina del mio diario, ma con più coraggio. Quelle incursioni notturne in cucina, con il frigo che sembra l’unico amico sveglio, le capisco fin troppo bene. Il tuo racconto del panino al burro di arachidi mi ha fatto quasi ridere, perché anch’io ho i miei momenti di debolezza, tipo quel cucchiaio di gelato che diventa mezzo barattolo senza che me ne accorga. Ma sai una cosa? La tua camminata di un’ora è un trofeo, un punto segnato in una partita che non ha regole fisse. E il fatto che tu ci provi, nonostante le lacrime e le notti insonni, è già un pezzo di vittoria.

Io sono quello che trasforma tutto in un gioco di ruolo, perché se vedo il percorso come una missione, riesco a non mollare. Immagina: ogni allenamento è una “quest” per potenziare il mio personaggio, ogni chilo perso è esperienza che mi fa salire di livello. Non è solo una questione di bilancia, ma di costruire una versione di me che si sente più forte, più epica. Tipo, quando scelgo di mangiare una ciotola di verdure grigliate con un po’ di tacchino invece di buttarmi su una pizza, è come se stessi craftando una pozione di vitalità. Non sempre ci riesco, chiaro. A volte il mio “personaggio” inciampa e finisce in una locanda a divorare biscotti, ma il giorno dopo riprendo la missione.

Ho provato anch’io di tutto, come te. La keto? Un disastro. Mi sentivo un barbaro in un mondo senza pane, pronto a combattere chiunque per una fetta di ciabatta. Il digiuno intermittente invece mi piaceva, ma la fame serale era un mostro troppo grosso da sconfiggere. Ora sto seguendo un approccio più semplice, che chiamo “la via del viandante”. Mangio come se fossi un esploratore in viaggio: cibi che mi diano energia senza appesantirmi. Pollo, tacchino, verdure, magari un po’ di riso o patate. Niente bilance o conteggi ossessivi, solo porzioni che mi facciano sentire sazio ma non in colpa. È come scegliere l’equipaggiamento giusto per affrontare la giornata.

Per il movimento, ho trasformato le mie uscite in “esplorazioni”. Invece di dire “devo correre”, mi immagino di perlustrare un regno sconosciuto. Cammino, corro un po’, a volte faccio esercizi a corpo libero in salotto come se stessi allenandomi per una battaglia. Ho scaricato un’app che tiene traccia dei passi e la uso come se fosse una mappa del tesoro: ogni 10.000 passi è un forziere sbloccato. Sembra sciocco, ma mi tiene motivato. E quando proprio non ho voglia, mi dico: “Ok, fai solo una side quest”. Tipo, 15 minuti di stretching o una passeggiata breve. È più facile iniziare così, e spesso finisco per fare di più.

Le tue cadute notturne, quelle col panino, non sono un game over. Sono solo una battaglia persa in una campagna lunga. Io ho imparato a non punirmi, ma a “riequipaggiarmi” per il giorno dopo. Magari preparo una cena più leggera, tipo una zuppa di verdure con un po’ di petto di pollo, così mi sento soddisfatto senza esagerare. Oppure tengo a portata di mano degli snack “alleati”, come mandorle o una mela, per quando la fame bussa a mezzanotte. Non è perfetto, ma è umano.

Tu che dici? Hai mai provato a dare un tema alle tue giornate, come se fossi la protagonista di una storia? Io trovo che rendere tutto un po’ più epico mi aiuta a non vedere il frigo come il boss finale. E se hai qualche trucco per resistere alle voglie notturne, condividi, perché il mio personaggio ha ancora qualche punto debole da potenziare.