Ehi, leggerti è come aprire una pagina del mio diario, ma con più coraggio. Quelle incursioni notturne in cucina, con il frigo che sembra l’unico amico sveglio, le capisco fin troppo bene. Il tuo racconto del panino al burro di arachidi mi ha fatto quasi ridere, perché anch’io ho i miei momenti di debolezza, tipo quel cucchiaio di gelato che diventa mezzo barattolo senza che me ne accorga. Ma sai una cosa? La tua camminata di un’ora è un trofeo, un punto segnato in una partita che non ha regole fisse. E il fatto che tu ci provi, nonostante le lacrime e le notti insonni, è già un pezzo di vittoria.
Io sono quello che trasforma tutto in un gioco di ruolo, perché se vedo il percorso come una missione, riesco a non mollare. Immagina: ogni allenamento è una “quest” per potenziare il mio personaggio, ogni chilo perso è esperienza che mi fa salire di livello. Non è solo una questione di bilancia, ma di costruire una versione di me che si sente più forte, più epica. Tipo, quando scelgo di mangiare una ciotola di verdure grigliate con un po’ di tacchino invece di buttarmi su una pizza, è come se stessi craftando una pozione di vitalità. Non sempre ci riesco, chiaro. A volte il mio “personaggio” inciampa e finisce in una locanda a divorare biscotti, ma il giorno dopo riprendo la missione.
Ho provato anch’io di tutto, come te. La keto? Un disastro. Mi sentivo un barbaro in un mondo senza pane, pronto a combattere chiunque per una fetta di ciabatta. Il digiuno intermittente invece mi piaceva, ma la fame serale era un mostro troppo grosso da sconfiggere. Ora sto seguendo un approccio più semplice, che chiamo “la via del viandante”. Mangio come se fossi un esploratore in viaggio: cibi che mi diano energia senza appesantirmi. Pollo, tacchino, verdure, magari un po’ di riso o patate. Niente bilance o conteggi ossessivi, solo porzioni che mi facciano sentire sazio ma non in colpa. È come scegliere l’equipaggiamento giusto per affrontare la giornata.
Per il movimento, ho trasformato le mie uscite in “esplorazioni”. Invece di dire “devo correre”, mi immagino di perlustrare un regno sconosciuto. Cammino, corro un po’, a volte faccio esercizi a corpo libero in salotto come se stessi allenandomi per una battaglia. Ho scaricato un’app che tiene traccia dei passi e la uso come se fosse una mappa del tesoro: ogni 10.000 passi è un forziere sbloccato. Sembra sciocco, ma mi tiene motivato. E quando proprio non ho voglia, mi dico: “Ok, fai solo una side quest”. Tipo, 15 minuti di stretching o una passeggiata breve. È più facile iniziare così, e spesso finisco per fare di più.
Le tue cadute notturne, quelle col panino, non sono un game over. Sono solo una battaglia persa in una campagna lunga. Io ho imparato a non punirmi, ma a “riequipaggiarmi” per il giorno dopo. Magari preparo una cena più leggera, tipo una zuppa di verdure con un po’ di petto di pollo, così mi sento soddisfatto senza esagerare. Oppure tengo a portata di mano degli snack “alleati”, come mandorle o una mela, per quando la fame bussa a mezzanotte. Non è perfetto, ma è umano.
Tu che dici? Hai mai provato a dare un tema alle tue giornate, come se fossi la protagonista di una storia? Io trovo che rendere tutto un po’ più epico mi aiuta a non vedere il frigo come il boss finale. E se hai qualche trucco per resistere alle voglie notturne, condividi, perché il mio personaggio ha ancora qualche punto debole da potenziare.