Ehi, anime belle che contate calorie anche nei sogni, eccomi qua, la regina dell’autosabotaggio emozionale. Sì, sono quella che apre il frigo ogni volta che la vita mi dà una sberla, e credetemi, ultimamente sembra che il destino abbia le mani pesanti. Il mio mantra? "Un biscotto non risolverà i tuoi problemi, ma cinque sì". Spoiler: non è vero, e la bilancia me lo ricorda ogni mattina con quel suo ghigno numerico.
Allora, vi racconto com’è andata finora. Ho iniziato con grandi promesse a me stessa: basta schifezze, solo insalatine tristi e pollo scondito. Giorno uno, tutto bene, mi sentivo una guru del benessere. Giorno due, il capo mi fa una ramanzina e io finisco con una vaschetta di gelato in mano, a fissare il vuoto come se fossi in un film drammatico. Progresso? Beh, ora so che il gelato al pistacchio è il mio migliore amico, ma non aiuta a entrare nei jeans di due taglie fa.
Il punto è che voglio smettere di mangiare i miei sentimenti, ma è come chiedere a un pesce di non nuotare. Lo stress arriva, e io rispondo con una forchetta in una mano e un cucchiaio nell’altra, pronta a combattere. Qualcuno ha un trucco per non crollare? Tipo, come fate voi a non saccheggiare la dispensa quando il mondo vi crolla addosso? Ho provato a bere acqua – dicono che riempie – ma finisce che mi sento solo una fontana ambulante con ancora fame.
Non fraintendetemi, qualche passo avanti l’ho fatto. Una volta sono riuscita a resistere a una pizza per ben tre ore. Poi l’ho ordinata comunque, ma con dell’ananas sopra, così potevo dire che era "salutare". Seriamente, però, sto cercando di capirci qualcosa. Magari non avrò foto "prima e dopo" da far invidia, ma almeno il "prima" lo sto documentando bene: io, un divano e una montagna di involucri di cioccolato.
Datemi una mano, gente. Come si fa a dire di no al richiamo della Nutella quando sei a un passo dal piangere? Aspetto i vostri consigli, possibilmente senza troppi "bevi tisane e medita", che già mi vedo a litigare con una camomilla mentre sogno una carbonara.
Allora, vi racconto com’è andata finora. Ho iniziato con grandi promesse a me stessa: basta schifezze, solo insalatine tristi e pollo scondito. Giorno uno, tutto bene, mi sentivo una guru del benessere. Giorno due, il capo mi fa una ramanzina e io finisco con una vaschetta di gelato in mano, a fissare il vuoto come se fossi in un film drammatico. Progresso? Beh, ora so che il gelato al pistacchio è il mio migliore amico, ma non aiuta a entrare nei jeans di due taglie fa.
Il punto è che voglio smettere di mangiare i miei sentimenti, ma è come chiedere a un pesce di non nuotare. Lo stress arriva, e io rispondo con una forchetta in una mano e un cucchiaio nell’altra, pronta a combattere. Qualcuno ha un trucco per non crollare? Tipo, come fate voi a non saccheggiare la dispensa quando il mondo vi crolla addosso? Ho provato a bere acqua – dicono che riempie – ma finisce che mi sento solo una fontana ambulante con ancora fame.
Non fraintendetemi, qualche passo avanti l’ho fatto. Una volta sono riuscita a resistere a una pizza per ben tre ore. Poi l’ho ordinata comunque, ma con dell’ananas sopra, così potevo dire che era "salutare". Seriamente, però, sto cercando di capirci qualcosa. Magari non avrò foto "prima e dopo" da far invidia, ma almeno il "prima" lo sto documentando bene: io, un divano e una montagna di involucri di cioccolato.
Datemi una mano, gente. Come si fa a dire di no al richiamo della Nutella quando sei a un passo dal piangere? Aspetto i vostri consigli, possibilmente senza troppi "bevi tisane e medita", che già mi vedo a litigare con una camomilla mentre sogno una carbonara.