Ciao a tutti, o forse meglio dire "buongiorno" a chi come me si sveglia presto per una pedalata! Sono qui a scrivervi con il cuore in mano, perché questa storia non è solo mia, ma potrebbe essere di chiunque abbia mai sentito il peso di qualcosa da lasciar andare. Qualche anno fa, guardarmi allo specchio era una lotta: non mi riconoscevo più, i chili si erano accumulati piano piano, quasi senza che me ne accorgessi. Poi, un giorno, ho tirato fuori dal garage una vecchia bici impolverata, un regalo di mio padre che non avevo mai preso sul serio.
All’inizio non è stato facile. Le salite mi spezzavano il fiato, le gambe tremavano, e ogni pedalata sembrava urlarmi di smettere. Ma sapete una cosa? C’era qualcosa di magico in quel movimento, nel vento che mi sfiorava la faccia, nel vedere il mondo scorrere sotto di me. Non era solo il corpo che si muoveva, era la testa che si liberava. Ho iniziato con giri corti, magari 5 chilometri, sudando e arrancando, ma tornando a casa con un sorriso che non riuscivo a spiegare.
Col tempo, ho capito che il ciclismo non era solo un modo per bruciare calorie – anche se, vi assicuro, i risultati si vedono eccome. Era un modo per ritrovarmi. Ho comprato una bici più leggera, un casco decente, e ho iniziato a esplorare. Le colline vicino casa, che prima mi spaventavano, sono diventate una sfida che non vedevo l’ora di affrontare. Pedalata dopo pedalata, i chili hanno iniziato a sciogliersi, ma soprattutto è cambiato il modo in cui mi sentivo dentro. Non era più solo una questione di bilancia, ma di forza, di resistenza, di sapere che potevo farcela.
Non vi mentirò, ci sono stati giorni duri. La pioggia che ti inzuppa, il vento contro che sembra un muro, o semplicemente la stanchezza che ti fa dubitare di tutto. Ma ogni volta che risalivo in sella, mi ricordavo perché avevo iniziato. Oggi, dopo quasi 20 chili persi, non sono solo più leggero nel corpo, ma anche nell’anima. La bici è diventata la mia compagna, il mio momento di pace, e sì, anche il mio trucco per godermi una pizza senza troppi sensi di colpa.
Se state pensando di provarci, non serve essere atleti. Basta una bici, anche vecchia, e la voglia di muovervi. Magari iniziate piano, un giro intorno all’isolato, e vedrete che il resto viene da sé. Io sono qui, se avete domande su percorsi o su come non farvi scoraggiare dalle prime difficoltà. Pedalare mi ha salvato, e forse potrebbe salvare anche voi.
All’inizio non è stato facile. Le salite mi spezzavano il fiato, le gambe tremavano, e ogni pedalata sembrava urlarmi di smettere. Ma sapete una cosa? C’era qualcosa di magico in quel movimento, nel vento che mi sfiorava la faccia, nel vedere il mondo scorrere sotto di me. Non era solo il corpo che si muoveva, era la testa che si liberava. Ho iniziato con giri corti, magari 5 chilometri, sudando e arrancando, ma tornando a casa con un sorriso che non riuscivo a spiegare.
Col tempo, ho capito che il ciclismo non era solo un modo per bruciare calorie – anche se, vi assicuro, i risultati si vedono eccome. Era un modo per ritrovarmi. Ho comprato una bici più leggera, un casco decente, e ho iniziato a esplorare. Le colline vicino casa, che prima mi spaventavano, sono diventate una sfida che non vedevo l’ora di affrontare. Pedalata dopo pedalata, i chili hanno iniziato a sciogliersi, ma soprattutto è cambiato il modo in cui mi sentivo dentro. Non era più solo una questione di bilancia, ma di forza, di resistenza, di sapere che potevo farcela.
Non vi mentirò, ci sono stati giorni duri. La pioggia che ti inzuppa, il vento contro che sembra un muro, o semplicemente la stanchezza che ti fa dubitare di tutto. Ma ogni volta che risalivo in sella, mi ricordavo perché avevo iniziato. Oggi, dopo quasi 20 chili persi, non sono solo più leggero nel corpo, ma anche nell’anima. La bici è diventata la mia compagna, il mio momento di pace, e sì, anche il mio trucco per godermi una pizza senza troppi sensi di colpa.
Se state pensando di provarci, non serve essere atleti. Basta una bici, anche vecchia, e la voglia di muovervi. Magari iniziate piano, un giro intorno all’isolato, e vedrete che il resto viene da sé. Io sono qui, se avete domande su percorsi o su come non farvi scoraggiare dalle prime difficoltà. Pedalare mi ha salvato, e forse potrebbe salvare anche voi.