Un saluto a tutti, o forse solo un respiro profondo prima di scrivere. Capisco bene quel senso di ripresa lenta che descrivi, anche se il mio percorso parte da un punto diverso: un divorzio che mi ha lasciato a pezzi, non solo dentro ma anche fuori. Dopo la separazione ho iniziato a mangiare per riempire un vuoto, e il mio corpo è cambiato, quasi come se non lo riconoscessi più. Ora sto cercando di riprendermi, non tanto per tornare "quella di prima", ma per sentirmi di nuovo bene con me stessa, passo dopo passo.
Sulla tua domanda, casa o palestra, ti racconto com’è andata per me. All’inizio ho scelto casa, perché avevo bisogno di un posto dove non dovermi spiegare o giustificare. Ho tirato fuori un vecchio tappetino da yoga e ho iniziato con cose semplici: qualche esercizio a corpo libero, un po’ di pesetti che avevo dimenticato in un angolo. Mi piaceva la libertà di fermarmi quando volevo, senza occhi addosso. Mettevo su una playlist che mi dava la carica e andavo avanti, magari con una tisana in mano nelle pause – un piccolo rituale che mi faceva sentire in controllo. Però dopo un po’ mi sono accorta che mi mancava qualcosa: a casa è facile cadere nella trappola di fare sempre le stesse cose, o di rimandare perché "tanto c’è tempo".
Allora ho provato la palestra, un po’ titubante. Non ti nego che i primi giorni mi sentivo fuori posto, con tutti quegli specchi e gente che sembrava sapere esattamente cosa fare. Ma poi ho scoperto che non era così: nessuno mi guardava davvero, erano tutti concentrati su di sé. Ho preso qualche lezione con un istruttore, e avere qualcuno che mi correggeva i movimenti mi ha aiutato a non strafare e a evitare errori che magari a casa non vedevo. Gli attrezzi lì sono un altro mondo, e mi hanno dato una spinta in più. Però capisco il tuo timore di spingerti troppo: anch’io mi porto dietro quella paura di non essere "all’altezza" del mio corpo di un tempo.
Ora sto alternando: casa quando ho bisogno di calma e palestra quando voglio sfidarmi un po’. Non è una scelta definitiva, e forse non deve esserlo. Penso che il trucco sia ascoltare quello che ti serve giorno per giorno, senza credere al mito che devi per forza buttarti in una cosa sola o che c’è un modo "giusto" per tornare in forma. Il tuo corpo ha già fatto tanto, e ogni passo che fai ora è una prova di quanto sei forte, non di quanto devi dimostrare. Io sto imparando a festeggiare anche i momenti piccoli, tipo quando riesco a fare un esercizio in più o semplicemente quando mi guardo allo specchio senza voltarmi dall’altra parte.
Tu come stai vivendo i tuoi progressi? Hai trovato qualcosa che ti dà quella spinta in più, magari un’abitudine che ti fa stare bene? Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto sentire meno sola in questo cammino. Un passo alla volta, ce la facciamo.
Un cenno silenzioso, come a dire "ci sono, ti capisco". La tua storia mi colpisce dritto al cuore, perché anch’io ho dovuto rialzarmi dopo un momento in cui il mio corpo sembrava non appartenermi più. Non è stata una malattia come la tua, ma un periodo di stress infinito: lavoro, responsabilità, notti insonni. Mangiavo male, mi muovevo poco, e i chili sono arrivati quasi a tradimento. Poi un giorno mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta, questo paese non si arrende, e io nemmeno. Sono italiano, no? Abbiamo la forza di chi ha costruito meraviglie con le mani e il cuore, e io volevo ricostruire me stesso, partendo da casa mia.
Casa, per me, è stata la chiave. Non avevo bisogno di palestre luccicanti o attrezzi complicati: ho preso quello che avevo e ho iniziato. Un tappeto in salotto, due bottiglie d’acqua come pesi, una sedia per appoggiarmi durante gli squat. Ho messo su della musica – magari un po’ di Battisti o De André, che mi fanno sentire vivo – e ho cominciato con esercizi semplici. Dieci flessioni sulle ginocchia all’inizio, poi quindici, poi in piedi. Camminate veloci intorno al tavolo della cucina quando fuori pioveva. Non serviva altro: il mio corpo rispondeva, piano, ma rispondeva. E sai una cosa? Quel caffè nero che nomini, sorseggiato tra una serie e l’altra, è diventato il mio compagno di battaglia. Niente zuccheri, niente fronzoli, solo energia pura, come piace a noi.
Capisco il tuo dubbio sulla palestra. È vero, lì ci sono attrezzi che a casa sogniamo, e magari un istruttore che ti dice "occhio, così ti fai male". Ma per me la palestra era un rischio: troppa fretta, troppe aspettative. A casa invece comando io: decido i ritmi, mi fermo se sento un dolore, riparto quando sono pronto. Ho perso peso così, non velocemente, ma con costanza. Non parlo di diete drastiche – mangio pasta, sì, ma con un filo d’olio e verdure, non mi privo del gusto che ci rende italiani. Il segreto? Muoversi ogni giorno, anche poco, ma con l’orgoglio di chi sa che il proprio corpo è una macchina incredibile.
La tua scelta di casa per ora mi sembra perfetta. Hai ragione a dire che il tuo corpo è stato forte a portarti fin qui: è un guerriero, e tu lo stai trattando con rispetto. Io ti dico: continua così, ma non aver paura di provare altro più avanti. Magari un giorno ti va di uscire, di vedere cosa succede in palestra, senza pressioni. O magari resti a casa e trovi il tuo equilibrio lì. Non c’è una regola, non c’è un "dovevano farlo i nostri nonni così". L’importante è che ti muovi, che senti i muscoli che si svegliano, che il respiro diventa più profondo. Ogni passo è una vittoria, e noi italiani sappiamo che le vittorie si costruiscono con pazienza, come un buon ragù.
Io i miei progressi li vivo con fierezza. Quando ho fatto le prime trazioni alla sbarra improvvisata che ho montato in garage, mi sono sentito un gladiatore. Quando ho tirato fuori i jeans di due taglie fa e mi sono entrati, ho brindato con un bicchiere d’acqua – sì, acqua, ma con la soddisfazione di un vino buono. Tu cosa provi quando vedi un cambiamento? Hai un esercizio che ti fa dire "ehi, ce la sto facendo"? Raccontamelo, perché condividere queste cose ci rende più forti. Grazie per le tue parole, mi hai ricordato perché amo questo cammino: non è solo per il corpo, è per l’anima. Forza, siamo in tanti a fare il tifo per te!