Un battito nuovo per superare me stesso

Blackbull

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ciao ragazzi, o forse no, magari solo un "ehi" oggi! Il tuo battito nuovo mi ha colpita, sai? Anch’io sto correndo una gara che non pensavo di iniziare, dopo il divorzio mi sono detta: "Basta, ora tocca a me". Scrivi sul quaderno, è vero, è come ascoltare il cuore che ti parla. Io quando mi perdo? Guardo le foto di prima e penso a quanto voglio sentirmi leggera, non solo fuori. Forza, un passo alla volta, ce la fai! 💪😊
 
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Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, che bella energia nel tuo post! Quel battito nuovo che senti è proprio il segnale che qualcosa sta cambiando, e io ti capisco benissimo. Per me, camminare è stato il modo per mettere in moto tutto: corpo e testa. Comincia con poco, magari una passeggiata vicino casa, seguendo un sentiero che ti ispira. Io ho iniziato così, con un parco qui dietro, e ora ogni passo mi sembra un pezzo di strada verso chi voglio essere. Il quaderno è un’ottima idea, ti aiuta a vedere i progressi. E quando ti senti perso, ascolta quel ritmo dentro: è lui che ti guida, un passo alla volta. Tu che percorsi hai vicino? Magari ci scappa un’idea per rendere la camminata un’avventura!
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, il tuo battito lo sento fin qui, sai? È forte, incasinato, vero. Anch’io sto lottando con questa testa che a volte mi urla di smettere, di lasciar perdere, mentre il corpo trema solo a pensare al prossimo pasto. Però quel quaderno che hai preso… ecco, quello è un inizio. Io faccio lo stesso, scrivo tutto, pure quando mi odio dopo aver aperto il frigo troppe volte. Non è facile, non lo è mai stato. La mia bulimia mi ha fatto a pezzi per anni, ma ora sto provando a rimettermi insieme, un battito alla volta.

Non ho la ricetta magica, ma ti dico cosa mi sta aiutando: smettere di guardare gli altri come se avessero tutte le risposte. Ognuno ha il suo ritmo, no? C’è chi corre all’alba e chi si massacra in palestra, ma io? Io sto imparando a mangiare qualcosa di semplice la sera, senza pesare ogni grammo o sentirmi in colpa se non è “perfetto”. Un piatto caldo, un po’ di calma, e la testa che piano piano smette di fare casino. Non è una dieta, è più tipo… respirare.

Quando ti senti perso, rileggi quello che scrivi. Io lo faccio e vedo che non sono sempre fermo, anche se mi sembra. Quel battito nuovo che senti, non lasciarlo scappare. È tuo, tienilo stretto. E se cadi, scrivici pure quello, perché tanto qui ci capiamo. Come fai tu a non mollare? Io certe sere mi aggrappo a una tisana e a un film stupido, giusto per zittire la testa. Dimmi tu, magari hai un trucco che mi manca.
 
Ehi, quel battito che descrivi lo conosco bene, è come un tamburo che ti scuote dentro e non ti lascia stare. Mi ha preso così qualche anno fa, quando mi sono stufato di guardarmi allo specchio e vedere solo quello che non volevo essere. Anche per me è iniziato tutto con un "basta", ma poi? Poi ho scoperto che il vero casino non è partire, è continuare. Tu col quaderno hai fatto un passo gigante, te lo dico subito: scrivere è come mettere un peso sul bilanciere, all’inizio sembra niente, ma poi ti rendi conto che ti sta tenendo su.

Io ho trovato il mio ritmo con i pesi, non perché fossi già forte, ma perché ero stanco di sentirmi debole. Non parlo solo di muscoli, parlo di testa. La palestra per me è stata una specie di terapia: squat, stacchi, panca, tutto fatto con il fiato corto e le mani che tremavano. All’inizio pesavo 92 chili, troppi per il mio metro e settanta, e mi sembrava di non riuscire neanche a respirare. Oggi sono a 78, ma non è il numero sulla bilancia che mi fa andare avanti: è il fatto che ora so spingere quando tutto mi dice di mollare.

Non ti mentirò, non è una passeggiata. Ci sono giorni in cui il ferro sembra pesare il doppio e la testa mi sussurra che non ce la farò mai. Ma sai cosa faccio? Mi metto lì, scelgo un programma semplice e parto. Ti butto giù una cosa che puoi provare, se ti va: tre volte a settimana, niente di complicato. Giorno 1: squat 4 serie da 8, panca 4 serie da 8, rematore con manubrio 3 serie da 10. Giorno 2: stacco da terra 3 serie da 6, military press 4 serie da 8, trazioni (o lat machine se non ce la fai ancora) 3 serie da 10. Giorno 3: un mix, magari squat leggero, panca inclinata e qualcosa per le braccia. Riposo tra un giorno e l’altro, e respira. Non serve ammazzarsi, serve costanza.

Sul mangiare, io sono andato per tentativi. All’inizio contavo calorie come un matto, poi ho capito che mi stavo solo stressando. Ora punto su proteine magre – pollo, tacchino, uova – verdure che mi piacciono davvero, tipo zucchine o spinaci, e carboidrati tipo riso o patate, ma non troppo. La sera tengo leggero, magari una frittata con albumi e un po’ di formaggio, così dormo senza sentirmi un sacco pieno. Non è perfetto, ma funziona per me. Tu cosa mangi quando senti quel battito accelerare? Scrivere aiuta, sì, ma anche capire cosa ti dà energia senza appesantirti.

Il trucco per non perdermi? Mi guardo indietro. Non ogni giorno, ma ogni tanto, tipo a fine anno. L’anno scorso a marzo ero ancora a 85 chili, con la pancia che mi faceva vergognare e le ginocchia che scricchiolavano. Oggi sollevo il doppio di allora e mi sento… vivo. Non è una gara con gli altri, è un patto con me stesso. Tu hai quel quaderno, usalo per ricordarti chi eri un mese fa, tre mesi fa. Quel battito nuovo che senti, non è solo un inizio, è una promessa. E se inciampi, non sei solo: qui c’è chi capisce cosa significa rialzarsi, un peso alla volta. Tu come lo tieni vivo, quel ritmo, quando la giornata ti schiaccia? Raccontamelo, magari ci scambiamo qualche idea.
 
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Ehi, quel battito che descrivi lo conosco bene, è come un tamburo che ti scuote dentro e non ti lascia stare. Mi ha preso così qualche anno fa, quando mi sono stufato di guardarmi allo specchio e vedere solo quello che non volevo essere. Anche per me è iniziato tutto con un "basta", ma poi? Poi ho scoperto che il vero casino non è partire, è continuare. Tu col quaderno hai fatto un passo gigante, te lo dico subito: scrivere è come mettere un peso sul bilanciere, all’inizio sembra niente, ma poi ti rendi conto che ti sta tenendo su.

Io ho trovato il mio ritmo con i pesi, non perché fossi già forte, ma perché ero stanco di sentirmi debole. Non parlo solo di muscoli, parlo di testa. La palestra per me è stata una specie di terapia: squat, stacchi, panca, tutto fatto con il fiato corto e le mani che tremavano. All’inizio pesavo 92 chili, troppi per il mio metro e settanta, e mi sembrava di non riuscire neanche a respirare. Oggi sono a 78, ma non è il numero sulla bilancia che mi fa andare avanti: è il fatto che ora so spingere quando tutto mi dice di mollare.

Non ti mentirò, non è una passeggiata. Ci sono giorni in cui il ferro sembra pesare il doppio e la testa mi sussurra che non ce la farò mai. Ma sai cosa faccio? Mi metto lì, scelgo un programma semplice e parto. Ti butto giù una cosa che puoi provare, se ti va: tre volte a settimana, niente di complicato. Giorno 1: squat 4 serie da 8, panca 4 serie da 8, rematore con manubrio 3 serie da 10. Giorno 2: stacco da terra 3 serie da 6, military press 4 serie da 8, trazioni (o lat machine se non ce la fai ancora) 3 serie da 10. Giorno 3: un mix, magari squat leggero, panca inclinata e qualcosa per le braccia. Riposo tra un giorno e l’altro, e respira. Non serve ammazzarsi, serve costanza.

Sul mangiare, io sono andato per tentativi. All’inizio contavo calorie come un matto, poi ho capito che mi stavo solo stressando. Ora punto su proteine magre – pollo, tacchino, uova – verdure che mi piacciono davvero, tipo zucchine o spinaci, e carboidrati tipo riso o patate, ma non troppo. La sera tengo leggero, magari una frittata con albumi e un po’ di formaggio, così dormo senza sentirmi un sacco pieno. Non è perfetto, ma funziona per me. Tu cosa mangi quando senti quel battito accelerare? Scrivere aiuta, sì, ma anche capire cosa ti dà energia senza appesantirti.

Il trucco per non perdermi? Mi guardo indietro. Non ogni giorno, ma ogni tanto, tipo a fine anno. L’anno scorso a marzo ero ancora a 85 chili, con la pancia che mi faceva vergognare e le ginocchia che scricchiolavano. Oggi sollevo il doppio di allora e mi sento… vivo. Non è una gara con gli altri, è un patto con me stesso. Tu hai quel quaderno, usalo per ricordarti chi eri un mese fa, tre mesi fa. Quel battito nuovo che senti, non è solo un inizio, è una promessa. E se inciampi, non sei solo: qui c’è chi capisce cosa significa rialzarsi, un peso alla volta. Tu come lo tieni vivo, quel ritmo, quando la giornata ti schiaccia? Raccontamelo, magari ci scambiamo qualche idea.
Ehi, quel tamburo che dici lo sento anch’io, soprattutto quando corro o pedalo e il fiato inizia a mancare. Hai ragione, partire è facile, ma è il "dopo" che ti frega. Io ho trovato il mio ritmo tra bici e nuoto, cercando di limare qualche chilo per andare più veloce. Non sono un fenomeno, peso ancora 80 per il mio metro e settanta, ma sto scendendo piano. Il quaderno? Una bomba, scrivi tutto, pure i giorni storti.

Per me funziona alternare: un giorno corro 10 km tranquilli, un altro faccio 40 in bici spingendo, poi nuoto per sciogliere. Mangio semplice: pollo o pesce, riso integrale, verdure grigliate. La sera leggero, tipo yogurt greco o un uovo sodo. Tu come lo regoli quando il battito accelera? Dimmi, magari mi dai uno spunto!
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, che bello leggerti, sembra quasi di sentire quel battito nuovo che ti vibra dentro mentre scrivi! Sai, anche io ho avuto quel momento allo specchio, quel "basta scuse" che ti colpisce come un tamburo. Da lì è partito tutto, ma pure io all’inizio mi sentivo fermo, con il fiato corto solo a immaginare il primo passo. Poi ho trovato il mio ritmo, e per me sono le camminate serali. Ogni sera, prima di dormire, mi infilo le scarpe e via, a caccia di qualche chilometro. Non è una gara, eh, è più un dialogo tra me e la strada.

Oggi, per esempio, ho fatto un giro vicino al parco, quello con gli alberi che di sera sembrano sussurrare. Cinque chilometri, un passo dietro l’altro, e ti giuro che il mondo si spegne piano piano: niente pensieri, niente "fermati", solo il rumore dei miei piedi e quel senso di calma che arriva come un premio. Pesavo qualche chilo in più un mese fa, ora la bilancia sorride un po’ di più, ma la vera vittoria è che mi sento leggero dentro, non solo fuori.

Il tuo quaderno mi piace da matti, è come un diario di bordo per questa corsa tutta tua. Io non scrivo, ma tengo il conto dei passi col telefono, e ogni tanto mi fermo a guardare le stelle, pensando a quanto sono lontano dal divano di casa. La testa, hai ragione, è lei che comanda. C’è stato un giorno che pioveva, ero stanco, e la vocina dentro mi diceva "ma chi te lo fa fare?". Eppure sono uscito lo stesso, e dopo mi sentivo un eroe, altro che mollare!

Per non perdermi, io mi dico sempre: un passo oggi, un altro domani. Non serve strafare, basta non fermarsi del tutto. Le tue parole sul ritmo del cuore mi hanno fatto pensare: forse è come una musica, no? All’inizio è un po’ stonata, poi trovi la melodia. Le mie camminate sono il mio spartito, e ogni sera aggiungo una nota. Tu che dici, qual è la tua melodia? Magari prova a uscire una sera, anche solo per un pezzo, e vedi che succede. Quel battito nuovo che senti, secondo me, sta già correndo con te!
 
Grande Blackbull, quel battito che senti è il tuo corpo che ti chiama, mica solo la testa! Io ho iniziato come te, con la voglia che scoppiava e zero idee su dove andare. Poi ho preso e ho detto: casa mia è la mia palestra. Flessioni sul tappeto, squat davanti alla tv, pure saltelli mentre aspetto che l’acqua bolle. Niente di che, ma funziona. Oggi sono 15 chili sotto rispetto a un anno fa, e il cuore batte forte, ma di gioia. Il trucco? Non pensare troppo: un esercizio oggi, un altro domani. La tua melodia la trovi facendo, non stando fermo. Esci, prova, il ritmo arriva da solo!
 
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Grande Blackbull, quel battito che senti è il tuo corpo che ti chiama, mica solo la testa! Io ho iniziato come te, con la voglia che scoppiava e zero idee su dove andare. Poi ho preso e ho detto: casa mia è la mia palestra. Flessioni sul tappeto, squat davanti alla tv, pure saltelli mentre aspetto che l’acqua bolle. Niente di che, ma funziona. Oggi sono 15 chili sotto rispetto a un anno fa, e il cuore batte forte, ma di gioia. Il trucco? Non pensare troppo: un esercizio oggi, un altro domani. La tua melodia la trovi facendo, non stando fermo. Esci, prova, il ritmo arriva da solo!
Ehi, Grande Blackbull, quel battito che descrivi lo conosco bene, è come un tamburo che ti spinge a muoverti, no? Io sono partito da zero anch’io, con la pancia che pesava e la testa piena di “ma come faccio”. Poi ho scoperto il digiuno intermittente, il 16/8 per la precisione, e ti giuro, è stato il mio ritmo personale. Sedici ore senza mangiare, otto per nutrirmi bene, niente di complicato. All’inizio sbagliavo: saltavo i pasti e poi mi abbuffavo come un matto, errore da principiante. La chiave è stata organizzarmi: acqua e caffè nelle ore di digiuno, poi piatti semplici ma sazianti, tipo verdure e pollo. Risultato? Ventidue chili in meno in un anno e mezzo, e il cuore batte leggero ora. Non serve strafare, basta partire: trova le tue ore, ascoltati, e vedrai che il corpo segue la melodia. Tu che dici, ci provi?
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
No response.
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
No response.
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, quel tuo battito nuovo? Lo sento fin da qui, come un tamburo che inizia a suonare una melodia che non conoscevi. Leggendo le tue parole, mi sono rivisto anni fa, fermo davanti a uno specchio che non mi piaceva, con un cuore che batteva forte ma senza direzione. Anche io ho sentito quel bisogno di cambiare, di spingermi oltre, e sai una cosa? Per me la risposta è stata una bicicletta.

Non fraintendermi, non sto dicendo che devi correre a comprare una bici per forza, ma voglio raccontarti cosa ha fatto per me, perché magari può accendere una scintilla. All’inizio non ero un ciclista, ero solo un tizio con qualche chilo di troppo e un sacco di scuse. La prima volta che ho pedalato, dopo tipo dieci minuti, avevo il fiato corto e le gambe che urlavano. Ma c’era qualcosa in quel movimento, in quel vento che mi sfiorava la faccia, che mi faceva sentire vivo. Non era solo il corpo che lavorava, era la testa che iniziava a crederci.

Ho iniziato piano, senza strafare. Qualche giro vicino casa, strade tranquille, magari con un podcast nelle orecchie o solo il rumore delle ruote sull’asfalto. Ogni uscita era un piccolo patto con me stesso: non dovevo essere perfetto, dovevo solo muovermi. E sai qual è stata la magia? Che il battito del mio cuore, quello che all’inizio sembrava solo fatica, è diventato il ritmo di una nuova versione di me. Pedalata dopo pedalata, ho visto i chili scendere, ma soprattutto ho visto cambiare il modo in cui mi guardavo. Non ero più quello delle scuse, ero quello che ce la stava facendo.

Per non perdermi, ho fatto come te: ho preso un quaderno. Ci scrivevo i chilometri, ma anche i pensieri. “Oggi mi sento una roccia”, oppure “Oggi volevo mollare dopo cinque minuti”. Scrivere mi aiutava a vedere che i giorni no non erano la fine, erano solo pause nel ritmo. E poi c’era la bici, sempre lì, pronta a ricordarmi che potevo ripartire. Non serviva essere un atleta, serviva solo salire in sella.

Il tuo quaderno è un ottimo inizio, è come una mappa del tuo viaggio. Quando senti che il mondo ti dice “fermati”, prova a cercare qualcosa che ti faccia muovere, che sia una camminata, una pedalata o anche solo ballare in salotto. Per me, la bici è stata la chiave perché mi ha dato libertà: niente orari di palestra, niente giudizi, solo io e la strada. Magari per te sarà diverso, ma il trucco è trovare quel ritmo che ti fa sentire che stai andando verso qualcosa di grande.

Non sei fermo, amico. Quel battito che senti? È già il primo passo di una corsa che hai iniziato senza nemmeno accorgertene. Tieni il quaderno stretto, ascolta il tuo cuore e prova a fare un passo, anche piccolo, ogni giorno. La strada è lunga, ma è tua, e ogni battito ti porta più vicino a chi vuoi essere. Se ti va, prova a fare un giro in bici, anche solo per sentire il vento. Potrebbe sorprenderti.
 
Ehi Blackbull, quel battito che racconti è come un fuoco che si accende, lo sento vibrare nelle tue parole! È come se il tuo cuore stesse battendo un ritmo tutto suo, pronto a guidarti in questa corsa che hai deciso di iniziare. Leggerti mi ha fatto ripensare a quando anch’io ho sentito quel bisogno di cambiare, quella spinta che ti fa dire “basta, ora tocca a me”. E sai cosa mi ha aiutato a dare un senso a quel ritmo? Il modo in cui mangio. Non parlo di diete rigide o conteggi di calorie, ma di un approccio che per me è stato una svolta: il mangiare separato, il dividere i cibi per far respirare il mio corpo.

All’inizio ero scettico, lo ammetto. Pensavo fosse una di quelle mode strane, ma poi ho provato e ho capito che per me funzionava. L’idea è semplice: non mischiare certi gruppi di alimenti nello stesso pasto, così il tuo stomaco lavora meglio, digerisce senza fatica e tu ti senti più leggero, più carico. Tipo, i carboidrati come pasta o riso li mangio con verdure, mentre le proteine come carne o pesce le tengo per un altro pasto, sempre con verdure. I grassi? Li uso con moderazione, magari un filo d’olio extravergine, ma mai tutti insieme nello stesso piatto. È come dare al tuo corpo un ritmo chiaro, un po’ come quel battito che stai cercando di seguire.

Ti racconto com’è andata per me. Quando ho iniziato, pesavo più di quanto volevo e mi sentivo sempre stanco, come se il mio corpo fosse un motore ingolfato. Scrivevo anch’io su un quaderno, come fai tu, e segnavo cosa mangiavo e come mi sentivo. La prima settimana è stata un caos, continuavo a sbagliare combinazioni, tipo mangiare pollo con patate e poi sentirmi pesante. Ma poi ho preso il ritmo. Colazione con frutta fresca, che è come un’esplosione di energia. Pranzo con un bel piatto di pasta integrale e verdure. Cena con pesce o uova e un contorno di zucchine o insalata. Niente miscele complicate, niente panini che ti fanno crollare sul divano.

E sai qual è stata la sorpresa? Non solo ho iniziato a perdere chili, ma mi sentivo più sveglio, più presente. Il mio battito, quello che prima era solo fatica, è diventato un ritmo che mi accompagnava tutto il giorno. Non era solo il corpo a cambiare, era la testa. Scrivere sul quaderno mi aiutava a non perdermi, proprio come dici tu. Se un giorno mangiavo male, magari perché ero fuori o cedevo a una pizza, non era la fine del mondo. Il giorno dopo tornavo al mio schema, senza drammi. È come una danza: a volte sbagli un passo, ma non smetti di ballare.

Per non perderti, ti consiglio di partire semplice. Non serve rivoluzionare tutto subito. Prova a fare un pasto al giorno in cui dividi i cibi: magari un pranzo con solo carboidrati e verdure, o una cena con proteine e un contorno. Ascolta come ti senti dopo, scrivilo sul tuo quaderno. È come ascoltare il tuo battito, no? Ogni pasto è un passo, ogni giorno che ti senti meglio è un pezzo di strada in più. E quando il mondo ti urla “fermati”, ricorda che il tuo corpo è dalla tua parte. Mangiare in modo separato per me è stato come sintonizzarmi su una frequenza nuova, una che mi dava energia per muovermi, camminare, persino correre un po’ senza sentirmi un macigno.

Il tuo quaderno è il tuo alleato, tienilo vicino. Scrivi non solo cosa mangi, ma anche come ti senti quando il tuo stomaco è leggero, quando il tuo battito è forte ma non affannato. Quel ritmo che senti ora? È il tuo corpo che ti sta dicendo che sei già in corsa. Non serve essere perfetto, serve solo ascoltare e provare. Se ti va, prova a fare un pasto separato, anche solo per curiosità. Potrebbe essere un altro tamburo che si aggiunge alla tua melodia. Forza, il tuo battito nuovo è già una canzone che merita di essere cantata!
 
Grande, le tue parole sono un’esplosione di energia! Quel ritmo di cui parli lo sento anch’io quando salgo le scale a tutta velocità. Altro che corsa in pista, le scale sono una bomba: sprint a mille, poi passo lento per riprendere fiato. Le gambe e i glutei lavorano che è una meraviglia, sembra di scolpirli ad ogni gradino. Prova a buttarti su qualche rampa, vedrai che fuoco! Il tuo quaderno è il top, continua a scrivere tutto, è come dare un suono al tuo battito.
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, che bella energia che trasmetti con questo post! Quel battito nuovo che senti, quella melodia che ti spinge a cambiare, è come un segnale che il tuo corpo e la tua testa stanno iniziando a parlare la stessa lingua. Mi ci ritrovo tantissimo, sai? Anche io sono partito con quella sensazione di voler fare qualcosa di diverso, ma con il portafoglio che mi ricordava di stare coi piedi per terra. Ti racconto un po’ come sto cercando di tenere il ritmo, magari qualcosa ti può essere utile.

Per iniziare, anch’io ho preso un quaderno, proprio come te. Ci scrivo tutto: non solo cosa mangio o quanto mi muovo, ma anche i piccoli progressi che magari all’inizio non sembrano niente. Tipo, la prima settimana che sono riuscito a camminare 20 minuti senza sentirmi morire, l’ho segnato come una vittoria. Misurare i progressi, anche quelli minuscoli, mi aiuta a non perdere la bussola. Non parlo di bilancia o centimetri, ma di come mi sento più leggero, più sveglio, più me stesso. Hai mai provato a segnare anche queste cose? Tipo, un giorno in cui ti senti più energico o in cui resisti alla tentazione di uno snack non proprio sano.

Sul lato pratico, ti capisco quando dici che tutto sembra dire “fermati”. Io ho trovato un po’ di ritmo con cose semplici e a costo zero. Per esempio, faccio esercizi a casa seguendo video su YouTube: ci sono un sacco di workout di 15-20 minuti che non richiedono attrezzi. Tipo squat, plank, o anche solo stretching per sciogliere il corpo. All’inizio mi sembrava di non fare abbastanza, ma poi ho visto che il mio battito si stava abituando, il fiato migliorava. Per le camminate, cerco di farle nei momenti in cui so che non mi pesano: magari al tramonto, con un po’ di musica nelle cuffie che mi dà la carica. Non serve strafare, basta essere costanti.

Sul mangiare, cerco di puntare su cose economiche ma che fanno bene. Riso integrale, lenticchie, verdure di stagione che trovo al mercato. Non compro robe confezionate o diete pronte, troppo care. Un trucco che uso è cucinare in anticipo per qualche giorno: tipo una pentola di zuppa di verdure o un’insalata di legumi che dura un po’. Risparmio tempo e soldi, e non cado nella trappola di ordinare cibo fuori quando sono stanco. Magari prova a fare una lista di 4-5 piatti sani e semplici che ti piacciono, così non ti senti perso.

La testa, però, è il vero campo di battaglia. Ci sono giorni in cui il mio battito sembra dire “riposati, lascia perdere”. Quello che mi aiuta è ricordarmi perché ho iniziato. Non so tu, ma io voglio sentirmi bene, non solo pesare meno. Quando mi perdo, rileggo il quaderno, guardo le pagine di un mese fa e vedo che, anche se lentamente, qualcosa è cambiato. Non è una corsa, è più come una danza: a volte vai veloce, a volte rallenti, ma l’importante è non smettere di muoverti.

Tu che dici, qual è il prossimo passo che vuoi provare? Magari una camminata corta, o un esercizio che ti incuriosisce. Scrivi sul quaderno anche i momenti in cui senti quel battito nuovo, vedrai che ti darà forza. E se ti va, raccontaci come va, che qui siamo tutti sulla stessa strada, ognuno col suo ritmo.
 
Ragazzi, oggi il mio cuore batte con un ritmo diverso, un pulsare che non è solo fatica o ansia, ma una specie di melodia nuova, un canto che mi spinge a cambiare. Mi sono guardato allo specchio e ho deciso: basta nascondermi dietro scuse, voglio superare me stesso. Ma da dove si comincia? È come se fossi fermo al primo battito di una corsa che non ho mai corso prima.
Leggo le vostre storie e mi sembra di sentire i vostri cuori che scandiscono ogni passo, ogni sacrificio. C’è chi parla di diete, chi di palestra, chi di camminate all’alba con quel freddo che ti pizzica la pelle. Io sono qui, con il fiato corto solo a pensarci, ma con una voglia che mi esplode dentro. Forse è questo il vero ostacolo: capire che il ritmo non lo detta solo il corpo, ma anche la testa.
Ho preso un quaderno, ci sto scrivendo tutto: cosa mangio, come mi sento, i giorni in cui mi sembra di volare e quelli in cui vorrei mollare. È un po’ come ascoltare il mio battito, no? Un pulsare che mi racconta chi sono e chi voglio diventare. Ma ditemi, voi come fate a non perdervi? Come si tiene il passo quando tutto intorno sembra dire "fermati"? Io voglio imparare, voglio che questo battito nuovo mi porti lontano.
Ehi, che bella energia nelle tue parole, sembra davvero di sentire quel battito nuovo che ti spinge avanti! Il tuo post mi ha fatto pensare a quando ho iniziato il mio percorso con il metodo Montignac, e credo possa darti qualche spunto per non perderti in questa corsa che hai appena iniziato.

Prima di tutto, complimenti per il quaderno: scrivere è un modo potente per ascoltare te stesso, come se ogni riga fosse un battito che ti guida. Quello che mi ha aiutato tanto con Montignac è stato capire che non si tratta solo di mangiare, ma di scegliere con consapevolezza. Il metodo si basa sul glicerico indice, che divide i carboidrati in “buoni” (quelli che non fanno schizzare la glicemia) e “cattivi” (quelli che invece la mandano alle stelle). Ti faccio un esempio pratico: invece di un piatto di pasta bianca, che ti dà un picco di energia e poi ti lascia stanco, prova della pasta integrale o dei legumi, che rilasciano energia piano piano, come un ritmo costante che ti sostiene.

Ti condivido una mini-tabella che uso spesso, giusto per orientarti:

Carboidrati “buoni” (indice glicemico basso, <50): lenticchie, ceci, quinoa, verdure a foglia verde, mele, yogurt naturale.
Carboidrati “cattivi” (indice glicemico alto, >70): pane bianco, patate fritte, zucchero, bibite zuccherate, cereali raffinati.

La bellezza di questo approccio è che non conti calorie come un contabile, ma ascolti il tuo corpo, scegliendo cibi che lo tengono in equilibrio. Rispetto al classico conteggio calorico, che a volte sembra una punizione, Montignac mi ha insegnato a vedere il cibo come un alleato, non come un nemico. All’inizio sembra complicato, ma dopo una settimana ti accorgi che il tuo “battito” è più regolare: meno fame improvvisa, più energia, meno sbalzi d’umore.

Per non perderti, ti consiglio di andare per piccoli passi. Non stravolgere tutto subito: magari inizia sostituendo uno spuntino zuccherato con una manciata di mandorle o un frutto a basso indice glicemico, come una pera. E poi, come scrivi tu, la testa è fondamentale. Io mi ripeto spesso: “Non è una gara, è un ritmo che costruisco giorno dopo giorno”. Quando sento la voglia di mollare, penso a come mi sento dopo un pasto equilibrato: leggero, pieno di energia, come se il mio cuore battesse al ritmo giusto.

Un ultimo pensiero: il tuo battito nuovo è già un inizio fortissimo. Non sottovalutare la forza di questa motivazione che ti esplode dentro. Scrivi sul quaderno anche i tuoi progressi, pure i più piccoli, perché sono loro a ricordarti che stai andando lontano. E se hai bisogno di consigli su ricette o su come organizzare i pasti con Montignac, fammi un fischio! Forza, continua a seguire quel ritmo, ti porterà dove vuoi arrivare.