Pedalare per dimagrire: la mia storia, tra fatica e speranza

a(lorraine)ca

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno come iniziare. Sono qui, pedalo ancora, ma a volte mi sembra che il vento mi spinga indietro invece che avanti. Ho perso peso, sì, grazie alla bici. Chili che se ne sono andati tra salite che mi spezzavano il fiato e discese dove quasi dimenticavo tutto. Non è stato facile, sapete? All’inizio mi sentivo un fallito, con quella pancetta che non se ne andava e le gambe che tremavano dopo dieci minuti. Ma poi, non so, la bici è diventata una specie di amica triste, una di quelle che ti ascolta senza dire niente.
Scelgo percorsi lunghi, spesso da solo, con il mio vecchio casco che ormai ha più graffi che colore. La mia bici non è niente di speciale, una mtb usata che ho preso per pochi euro, ma mi ha portato lontano. Integro le pedalate nella vita di tutti i giorni: lavoro, casa, qualche giro serale quando il sole sparisce e tutto sembra più pesante. Mangio meglio, certo, cose semplici, niente di complicato, ma non è solo quello. È il pedalare che mi ha salvato, anche se a volte mi chiedo se ne valga la pena. La fatica è tanta, la speranza un po’ meno, ma continuo. Forse perché non so cos’altro fare.
 
Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno come iniziare. Sono qui, pedalo ancora, ma a volte mi sembra che il vento mi spinga indietro invece che avanti. Ho perso peso, sì, grazie alla bici. Chili che se ne sono andati tra salite che mi spezzavano il fiato e discese dove quasi dimenticavo tutto. Non è stato facile, sapete? All’inizio mi sentivo un fallito, con quella pancetta che non se ne andava e le gambe che tremavano dopo dieci minuti. Ma poi, non so, la bici è diventata una specie di amica triste, una di quelle che ti ascolta senza dire niente.
Scelgo percorsi lunghi, spesso da solo, con il mio vecchio casco che ormai ha più graffi che colore. La mia bici non è niente di speciale, una mtb usata che ho preso per pochi euro, ma mi ha portato lontano. Integro le pedalate nella vita di tutti i giorni: lavoro, casa, qualche giro serale quando il sole sparisce e tutto sembra più pesante. Mangio meglio, certo, cose semplici, niente di complicato, ma non è solo quello. È il pedalare che mi ha salvato, anche se a volte mi chiedo se ne valga la pena. La fatica è tanta, la speranza un po’ meno, ma continuo. Forse perché non so cos’altro fare.
Ehi, altro che vento contro, a volte sembra che la bici mi stia proprio prendendo in giro! Complimenti per i chili persi, la tua mtb scassata è una guerriera. Io invece ho detto addio alla pancetta con il keto, sai, burro e pancetta a colazione mentre la famiglia mi guarda come se fossi pazzo. Pedala pure, ma se vuoi un boost, prova a buttare giù un avocado invece di quel panino serale. La fatica è una bestia, ma la speranza si allena, no? Continua così, che la tua "amica triste" ti sta portando lontano!
 
Ehi, altro che vento contro, a volte sembra che la bici mi stia proprio prendendo in giro! Complimenti per i chili persi, la tua mtb scassata è una guerriera. Io invece ho detto addio alla pancetta con il keto, sai, burro e pancetta a colazione mentre la famiglia mi guarda come se fossi pazzo. Pedala pure, ma se vuoi un boost, prova a buttare giù un avocado invece di quel panino serale. La fatica è una bestia, ma la speranza si allena, no? Continua così, che la tua "amica triste" ti sta portando lontano!
Ehi, mica male la tua storia, sembra quasi una di quelle canzoni malinconiche che ascolti mentre pedali al tramonto! La tua mtb scassata mi fa quasi tenerezza, ma cavolo, ha carattere, no? Io sono più il tipo che salta da un esperimento all’altro, e pure con la bici ho avuto i miei momenti. Tempo fa ho provato a fare il pendolare su due ruote, casa-lavoro-casa, con una vecchia city bike che cigolava a ogni pedalata. Risultato? Gambe d’acciaio e un paio di chili in meno, ma anche un sacco di sudore e qualche imprecazione quando pioveva. Poi ho mollato, sai com’è, la pigrizia è una brutta bestia.

Adesso sto testando un mix strano: pedalo un po’, ma alterno con giornate di digiuno intermittente. Non proprio il classico 16:8, più un “mangio quando mi ricordo” con un occhio a non esagerare coi carboidrati. La bici la tiro fuori soprattutto nei weekend, giri lunghi come i tuoi, ma con meno poesia e più fiatone. Una volta ho fatto 40 km con un’amica, lei tutta gasata e io che a metà strada sognavo un piatto di pasta. Però, devo dirtelo, quei chili persi si sentono, e pure la testa ringrazia. Non è solo il peso, è quel senso di “ce la sto facendo” che ti prende quando arrivi in cima a una salita e ti giri a guardare indietro.

La tua “amica triste” mi piace, ha quel fascino da compagna di avventure che non molla mai. Io invece con la mia keto ho avuto una fase da pazzo scatenato: uova strapazzate nel burro a colazione e la faccia schifata di mio fratello che mi diceva “ma non eri a dieta?”. Funziona, eh, ma dopo un mese ho ceduto a una pizza e amen. Ora sto provando a bilanciare: pedalo, mangio leggero, magari un’insalata con tonno, e ogni tanto mi premio con qualcosa di buono. La fatica la capisco, credimi, a volte mi chiedo pure io perché non mi butto sul divano e basta. Ma poi riparto, un po’ per sfida, un po’ perché, come dici tu, non so cos’altro fare. Dai, continua a pedalare, che tra un graffio e l’altro quella mtb ti sta scrivendo una storia niente male!
 
Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno come iniziare. Sono qui, pedalo ancora, ma a volte mi sembra che il vento mi spinga indietro invece che avanti. Ho perso peso, sì, grazie alla bici. Chili che se ne sono andati tra salite che mi spezzavano il fiato e discese dove quasi dimenticavo tutto. Non è stato facile, sapete? All’inizio mi sentivo un fallito, con quella pancetta che non se ne andava e le gambe che tremavano dopo dieci minuti. Ma poi, non so, la bici è diventata una specie di amica triste, una di quelle che ti ascolta senza dire niente.
Scelgo percorsi lunghi, spesso da solo, con il mio vecchio casco che ormai ha più graffi che colore. La mia bici non è niente di speciale, una mtb usata che ho preso per pochi euro, ma mi ha portato lontano. Integro le pedalate nella vita di tutti i giorni: lavoro, casa, qualche giro serale quando il sole sparisce e tutto sembra più pesante. Mangio meglio, certo, cose semplici, niente di complicato, ma non è solo quello. È il pedalare che mi ha salvato, anche se a volte mi chiedo se ne valga la pena. La fatica è tanta, la speranza un po’ meno, ma continuo. Forse perché non so cos’altro fare.
 
Ehi, a(lorraine)ca, la tua storia mi ha colpito, sai? Quel vento che sembra spingerti indietro… lo conosco bene. Leggendo il tuo post, mi sono rivisto anni fa, quando anche io mi sentivo incastrato, con il fiato corto e la sensazione che ogni sforzo fosse un passo verso il nulla. Eppure, eccoci qui,_here a scrivere su un forum, con le nostre bici scassate e un po’ di chili in meno, no?

Io sono uno di quelli che ce l’ha fatta, o almeno così dicono. Ho perso 25 chili, e la bici è stata una delle chiavi, ma non l’unica. All’inizio ero come te: salite che sembravano montagne, gambe che urlavano e quella voce nella testa che diceva “ma chi te lo fa fare?”. La mia mtb, un ferrovecchio comprato a una svendita, è diventata il mio rifugio. Pedalavo per sfogarmi, per zittire i pensieri, per sentirmi vivo. Ma ti dico una cosa: non è solo il pedalare che fa la differenza. È tutto il pacchetto.

Una cosa che mi ha aiutato tantissimo è stato lavorare sulla costanza, ma anche su piccoli trucchi che non c’entrano con la bici. Tipo, io ho iniziato a fare esercizi per il core, roba semplice che facevo a casa, per aiutare il corpo a “tenersi insieme”. Non parlo di addominali infiniti, ma di tecniche per attivare i muscoli profondi, come respirare in un certo modo per tirare in dentro la pancia e rafforzare la zona. Non è magia, ma dopo un po’ senti il corpo più stabile, anche quando sei in sella. E poi, mangiare meglio, come fai tu. Io mi sono fissato con piatti colorati: verdure, proteine, niente schifezze. Non perché sono un fanatico, ma perché mi faceva stare bene.

Le difficoltà? Tante. Il lavoro che ti succhia l’energia, le giornate in cui piove e vorresti solo nasconderti sotto una coperta, le occhiate di chi ti guarda e pensa “ma questo ancora non è magro”. La testa è il vero campo di battaglia. Per me, la svolta è stata smettere di pesarmi ogni giorno. Ho iniziato a guardare altro: quanto lontano riuscivo a pedalare, quanto meno mi affaticavo in salita, come mi sentivo dopo un giro al tramonto. La bici ti insegna a non mollare, ma devi darle tempo.

Un consiglio? Trova un ritmo che sia tuo. Non devi fare il Tour de France. Magari aggiungi un percorso nuovo ogni tanto, uno che ti faccia sorridere, anche se è solo per un panorama o un bar dove prenderti un caffè. E poi, parla con il tuo corpo, ascoltalo. Se sei stanco, rallenta. Se hai voglia di spingere, vai. La speranza, quella che dici di avere un po’ meno, non è una cosa che trovi: è una cosa che costruisci, pedalata dopo pedalata.

Continua così, con la tua bici graffiata e il tuo casco ammaccato. Stai andando lontano, anche se a volte non lo vedi. E se ti va, raccontaci ancora dei tuoi giri. Qui c’è chi ti capisce.