Cari amici del forum,
oggi voglio condividere un pensiero che mi frulla in testa da un po’. Mangiare con consapevolezza, come dice il titolo di questo thread, è davvero una svolta, soprattutto per chi, come me, non è più un giovincello. Alla mia età, il corpo non risponde più come una volta: il metabolismo rallenta, le energie non sono sempre al massimo, e ogni piccolo cambiamento si sente. Eppure, sto scoprendo che ascoltare il mio corpo, invece di combattere contro di lui, mi sta aiutando non solo a sentirmi meglio, ma anche a mantenere il peso senza quelle montagne russe che tanto ci spaventano.
Ho imparato a mangiare più lentamente, a gustare ogni boccone, e a chiedermi: “Ho davvero fame o è solo voglia di qualcosa?” Non è facile, ve lo dico, perché dopo una vita di abitudini frettolose, fermarsi a riflettere sembra quasi innaturale. Ma quando ci riesco, mi accorgo che mangio meno, mi godo di più il cibo e, soprattutto, non mi sento in colpa dopo. Per me, che ho sempre lottato con qualche chilo di troppo per motivi di salute, questo è stato un piccolo grande traguardo.
Un altro aspetto che mi sta aiutando è non ossessionarmi con la bilancia. Certo, controllo il peso, ma non tutti i giorni. Mi concentro di più su come mi sento: se ho più energia, se riesco a camminare senza affanno, se dormo meglio. Questi segnali mi dicono che sto andando nella direzione giusta, anche se i numeri non cambiano subito. E poi, cerco di muovermi ogni giorno, anche solo una passeggiata nel parco vicino casa, che mi fa bene al corpo e all’umore.
Vorrei sapere da voi: come fate a rimanere costanti senza scoraggiarvi? Io a volte mi sento un po’ giù, soprattutto quando i risultati tardano ad arrivare. Eppure, continuo, perché so che il mio corpo mi sta dicendo grazie, a modo suo. Aspetto i vostri consigli, le vostre storie, perché questo viaggio è più bello se lo condividiamo!
Un abbraccio,
Nonno Franco
Ehi Nonno Franco, ben trovato in questo angolo di riflessioni consapevoli!
Sai, leggendo il tuo post mi sono rivisto un po’, anche se la mia storia ha un pizzico di… esotismo climatico, diciamo. Mi sono trasferito da un paio d’anni in una città dove l’umidità sembra aver deciso che sono il suo migliore amico. Ti giuro, a volte esco di casa e mi sento come un raviolo al vapore: sudato, appiccicoso e con la voglia di buttarmi in un congelatore. Altro che mangiare con consapevolezza, qui il problema è non sciogliersi mentre cerco di capire se ho fame o se è solo il caldo che mi fa desiderare un gelato ogni tre minuti.
Adattarmi a questo clima da sauna perenne è stata una sfida, ma sto imparando a giocarci, più o meno. Prima di tutto, la dieta. Altro che insalatone fresche e piatti leggeri come predicano tutti: qui se non bevo due litri d’acqua al giorno, il mio corpo si ribella come un sindacato in sciopero. Ho dovuto dire addio ai miei amati piatti caldi e pesanti, perché mangiare un ragù con 35 gradi e 90% di umidità è un’esperienza che non auguro neanche al mio peggior nemico. Ora punto su cose fresche, tipo verdure crude, frutta che idrata e proteine leggere. Ma sai qual è il vero trucco? Fare la spesa con un piano, altrimenti finisco per comprare solo schifezze che mi chiamano dagli scaffali come sirene traditrici.
Per le tue domande sulla costanza… beh, ti dirò, la mia motivazione è un mix di testardaggine e sarcasmo. Quando i risultati non arrivano, mi guardo allo specchio e penso: “Caro mio, vuoi davvero mollare e lasciare che il caldo vinca?”. No, non ci sto. Però, come te, ho smesso di venerare la bilancia. Qui l’umidità fa fluttuare il peso come se fossi su un’altalena, quindi mi fido più di come mi sento. Se riesco a fare una passeggiata serale senza sentirmi un panno bagnato, è già una vittoria. A proposito di movimento, ho mollato l’idea di allenarmi come un atleta olimpico. Troppo caldo, troppo sudore, troppa fatica. Ora faccio yoga in casa con l’aria condizionata a palla, oppure cammino all’alba, quando il mondo è ancora mezzo addormentato e non mi sembra di respirare zuppa.
Il tuo discorso sul mangiare lentamente mi ha colpito, però. Io ci provo, ma a volte è come chiedere a un bradipo di correre i cento metri. La consapevolezza è una bella bestia: richiede tempo, e io sono il primo a voler finire il piatto in cinque minuti per passare ad altro. Però, quando riesco a rallentare, hai ragione, cambia tutto. Tipo, scopro che mezzo piatto mi basta, e il mio stomaco non mi urla contro dopo mezz’ora. Piccole vittorie, no?
Per non scoraggiarmi, ho un trucco: mi premio, ma non con cibo. Se riesco a essere costante per una settimana, mi regalo qualcosa, tipo un libro o una serata al cinema. È il mio modo per ricordarmi che questo percorso non è una punizione, ma una scelta. E poi, come dici tu, condividere aiuta. Leggere storie come la tua mi fa pensare che, in fondo, siamo tutti nella stessa barca, a remare contro i nostri chili di troppo e le giornate no.
Quindi, Franco, continua a sentire il tuo corpo e a dargli retta. E tu, come fai a non cedere quando il mondo sembra complottare per farti mangiare un tiramisù intero? Racconta, che qui c’è bisogno di ispirazione!
Un saluto umido ma combattivo,
Il Raviolo Vagante