Certo, non è facile guardarsi allo specchio e vedere che il tempo ha lasciato i suoi segni. Mi chiamo Giovanni, ho 72 anni, e da quando sono in pensione ho deciso che era ora di prendermi cura di me stesso. Non per vanità, sia chiaro, ma perché il dottore mi ha detto che quei chili di troppo stavano diventando un peso non solo per le mie ginocchia, ma anche per il cuore.
All’inizio pensavo fosse impossibile. A questa età il corpo non risponde più come una volta, il metabolismo è lento, e ogni tanto mi capita di sentire una stanchezza che non spiega. Però ho iniziato, passo dopo passo. Niente di drastico, non sono uno di quei giovani che si mettono a correre o a sollevare pesi. Ho semplicemente cercato di mangiare meglio. Via i fritti, via i dolci che mi piacevano tanto – oddio, il tiramisù della mia Maria era una tentazione! – e dentro più verdure, pesce, cose leggere. Ho scoperto che una zuppa di minestrone, fatta come si deve, può essere un conforto nei giorni freddi.
Non vi nascondo che i primi mesi sono stati duri. Perdere anche solo un chilo sembrava una conquista lontana, e a volte mi chiedevo se ne valesse la pena. Mi sentivo un po’ solo in questa cosa, perché intorno a me gli amici continuavano con le loro abitudini di sempre: un bicchiere di vino qua, un piatto di pasta là. Ma poi ho visto i primi risultati. Dopo sei mesi, ero sotto di 5 chili. Non è una cifra da capogiro, lo so, ma per me è stato come togliermi un cappotto pesante di dosso.
Il segreto, se così si può chiamare, è stato non avere fretta. A noi anziani serve pazienza, perché il corpo ha i suoi tempi. Non si tratta di “diete lampo” – quelle le lascio ai ragazzi. Si tratta di cambiare un po’ alla volta, di capire che un piatto di lenticchie può saziare quanto un arrosto, e che una passeggiata al parco fa bene quanto stare seduti a guardare la televisione. Certo, ogni tanto mi concedo un pezzo di cioccolato, non sono un santo! Ma è una cosa piccola, che mi ricorda che la vita va anche goduta.
Adesso sto meglio, respiro più facilmente, e anche le scale di casa non mi sembrano più una montagna. Non so se arriverò al peso che avevo a 50 anni, forse no, ma non è quello il punto. Il punto è che mi sento meno prigioniero di me stesso. E questo, credetemi, a 72 anni è già una vittoria. Se ce la sto facendo io, con le mie acciacchi e i miei ricordi, magari ce la può fare anche qualcun altro. Basta volerlo, un passo alla volta.
All’inizio pensavo fosse impossibile. A questa età il corpo non risponde più come una volta, il metabolismo è lento, e ogni tanto mi capita di sentire una stanchezza che non spiega. Però ho iniziato, passo dopo passo. Niente di drastico, non sono uno di quei giovani che si mettono a correre o a sollevare pesi. Ho semplicemente cercato di mangiare meglio. Via i fritti, via i dolci che mi piacevano tanto – oddio, il tiramisù della mia Maria era una tentazione! – e dentro più verdure, pesce, cose leggere. Ho scoperto che una zuppa di minestrone, fatta come si deve, può essere un conforto nei giorni freddi.
Non vi nascondo che i primi mesi sono stati duri. Perdere anche solo un chilo sembrava una conquista lontana, e a volte mi chiedevo se ne valesse la pena. Mi sentivo un po’ solo in questa cosa, perché intorno a me gli amici continuavano con le loro abitudini di sempre: un bicchiere di vino qua, un piatto di pasta là. Ma poi ho visto i primi risultati. Dopo sei mesi, ero sotto di 5 chili. Non è una cifra da capogiro, lo so, ma per me è stato come togliermi un cappotto pesante di dosso.
Il segreto, se così si può chiamare, è stato non avere fretta. A noi anziani serve pazienza, perché il corpo ha i suoi tempi. Non si tratta di “diete lampo” – quelle le lascio ai ragazzi. Si tratta di cambiare un po’ alla volta, di capire che un piatto di lenticchie può saziare quanto un arrosto, e che una passeggiata al parco fa bene quanto stare seduti a guardare la televisione. Certo, ogni tanto mi concedo un pezzo di cioccolato, non sono un santo! Ma è una cosa piccola, che mi ricorda che la vita va anche goduta.
Adesso sto meglio, respiro più facilmente, e anche le scale di casa non mi sembrano più una montagna. Non so se arriverò al peso che avevo a 50 anni, forse no, ma non è quello il punto. Il punto è che mi sento meno prigioniero di me stesso. E questo, credetemi, a 72 anni è già una vittoria. Se ce la sto facendo io, con le mie acciacchi e i miei ricordi, magari ce la può fare anche qualcun altro. Basta volerlo, un passo alla volta.