Pianificare i pasti con consapevolezza: la mia esperienza di perdita di peso grazie a yoga e meditazione

oltstojku

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti,
mi sono detta che sarebbe stato interessante condividere un po’ della mia esperienza, visto che questo thread parla di pianificazione dei pasti con consapevolezza. Non sono una nutrizionista né una guru di niente, solo una che ha trovato un modo per far funzionare le cose grazie a yoga e meditazione. E sì, ho perso peso – non tanto per magia, ma perché ho imparato ad ascoltare il mio corpo invece di seguire diete assurde o contare calorie come se fosse un lavoro a tempo pieno.
Per me, la chiave non è stata solo cosa mangio, ma come lo faccio. Prima ero una di quelle che divorava un piatto di pasta davanti al telefono, senza nemmeno rendermi conto di cosa stessi mettendo in bocca. Poi ho iniziato a portare la consapevolezza dello yoga anche a tavola. Non sto dicendo che faccio un’ora di meditazione prima di ogni pasto, ma tipo… mi fermo un attimo. Respiro. Guardo il piatto. Mi chiedo: “Ho davvero fame o sto solo annoiata?”. Sembra una sciocchezza, ma cambia tutto.
La pianificazione dei pasti per me non è mai stata una questione di regole ferree. Non mi piace l’idea di un diario rigido dove devo scrivere ogni grammo di zucchine. Però ho iniziato a pensare ai pasti come a un’estensione della mia pratica yoga: un momento per bilanciare corpo e mente. Per esempio, scelgo ingredienti semplici, freschi, che mi fanno sentire bene e non appesantita. Una bowl con verdure, un po’ di legumi, magari del riso integrale… niente di complicato. E cerco di prepararmeli in anticipo, così non finisco per ordinare una pizza alle dieci di sera perché “non ho niente in frigo”.
Un’altra cosa che ho imparato dalla meditazione è gestire le voglie. Tipo, se mi viene voglia di cioccolato (e succede, eccome se succede), invece di sentirmi in colpa o buttarmi su una tavoletta intera, faccio una pausa. Respiro profondamente per un paio di minuti, mi concentro sul momento. A volte la voglia passa, a volte no. Ma anche se mangio un quadratino, lo faccio senza drammi, assaporandolo davvero.
Non credo ci sia una “formula perfetta” per perdere peso o sentirsi bene. Per me ha funzionato rallentare, riflettere e portare un po’ di calma anche nel modo in cui mi avvicino al cibo. Magari può sembrare un approccio troppo “zen” per qualcuno, ma vi assicuro che non c’è niente di mistico: è solo un modo per smettere di correre e iniziare ad ascoltarsi. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O magari avete altri trucchi per rendere la pianificazione dei pasti meno… meccanica?
Alla fine, per me, mangiare bene è come fare una buona sequenza di asana: non devi strafare, ma devi essere presente.
 
Ehi, ciao a tutti, o forse meglio dire “namastè” visto il vibe di questo thread! Mi ha colpito un sacco leggere la tua esperienza, perché anch’io sono una che ci sta provando, ma con un bagaglio un po’ pesante alle spalle. Non so se capita anche a voi, ma per me il cibo è sempre stato un campo di battaglia: prima l’anoressia, poi momenti in cui mi abbuffavo senza controllo. Insomma, un casino. Però, leggerti mi ha fatto pensare che forse sto trovando anch’io una specie di equilibrio, e volevo buttare giù due righe sul mio percorso, che magari può essere utile a qualcuno.

La tua idea di portare la consapevolezza dello yoga a tavola mi piace da morire. Io sto ancora imparando, eh, non è che sono diventata una maestra zen da un giorno all’altro. Però, tipo, pure per me fermarmi un attimo prima di mangiare sta facendo la differenza. Una volta mi sarei buttata su qualunque cosa pur di riempire un vuoto – fame o no, non importava. Ora, invece, provo a sedermi, fare un respiro profondo e chiedermi: “Ok, ma che mi sta succedendo davvero?”. Non sempre funziona, non fraintendetemi: ci sono giorni in cui il cervello urla “patatine!” e io cedo. Ma almeno adesso ci penso su, e magari finisco per scegliere qualcosa che non mi fa sentire uno schifo dopo.

La pianificazione dei pasti per me è un altro tasto dolente. Prima era o tutto o niente: o seguivo una dieta assurda che mi faceva pesare anche l’aria, o mollavo e finivo a mangiare schifezze a caso. Ultimamente, però, sto provando a fare come dici tu: niente regole da sergente, ma un po’ di ordine sì. Tipo, mi preparo qualcosa di semplice la sera – una zuppa con verdure e un po’ di spezie, o magari una tisana bella calda per rilassarmi dopo – così il giorno dopo non sono nel panico. Non è che ho il frigo pieno di contenitori instagrammabili, ma avere qualcosa di pronto mi salva da quelle sere in cui l’unica energia che ho è per aprire l’app del delivery.

E sulle voglie… mamma mia, quanto ti capisco! Il cioccolato è il mio kryptonite. Però sto provando a fare pace con lui. Se mi parte il craving, cerco di non trasformarlo in una tragedia greca. Faccio un paio di respiri – sì, rubati pure quelli allo yoga – e magari mi prendo un pezzetto, lo mangio piano, me lo godo. Non è ch
 
Ciao a tutti,
mi sono detta che sarebbe stato interessante condividere un po’ della mia esperienza, visto che questo thread parla di pianificazione dei pasti con consapevolezza. Non sono una nutrizionista né una guru di niente, solo una che ha trovato un modo per far funzionare le cose grazie a yoga e meditazione. E sì, ho perso peso – non tanto per magia, ma perché ho imparato ad ascoltare il mio corpo invece di seguire diete assurde o contare calorie come se fosse un lavoro a tempo pieno.
Per me, la chiave non è stata solo cosa mangio, ma come lo faccio. Prima ero una di quelle che divorava un piatto di pasta davanti al telefono, senza nemmeno rendermi conto di cosa stessi mettendo in bocca. Poi ho iniziato a portare la consapevolezza dello yoga anche a tavola. Non sto dicendo che faccio un’ora di meditazione prima di ogni pasto, ma tipo… mi fermo un attimo. Respiro. Guardo il piatto. Mi chiedo: “Ho davvero fame o sto solo annoiata?”. Sembra una sciocchezza, ma cambia tutto.
La pianificazione dei pasti per me non è mai stata una questione di regole ferree. Non mi piace l’idea di un diario rigido dove devo scrivere ogni grammo di zucchine. Però ho iniziato a pensare ai pasti come a un’estensione della mia pratica yoga: un momento per bilanciare corpo e mente. Per esempio, scelgo ingredienti semplici, freschi, che mi fanno sentire bene e non appesantita. Una bowl con verdure, un po’ di legumi, magari del riso integrale… niente di complicato. E cerco di prepararmeli in anticipo, così non finisco per ordinare una pizza alle dieci di sera perché “non ho niente in frigo”.
Un’altra cosa che ho imparato dalla meditazione è gestire le voglie. Tipo, se mi viene voglia di cioccolato (e succede, eccome se succede), invece di sentirmi in colpa o buttarmi su una tavoletta intera, faccio una pausa. Respiro profondamente per un paio di minuti, mi concentro sul momento. A volte la voglia passa, a volte no. Ma anche se mangio un quadratino, lo faccio senza drammi, assaporandolo davvero.
Non credo ci sia una “formula perfetta” per perdere peso o sentirsi bene. Per me ha funzionato rallentare, riflettere e portare un po’ di calma anche nel modo in cui mi avvicino al cibo. Magari può sembrare un approccio troppo “zen” per qualcuno, ma vi assicuro che non c’è niente di mistico: è solo un modo per smettere di correre e iniziare ad ascoltarsi. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O magari avete altri trucchi per rendere la pianificazione dei pasti meno… meccanica?
Alla fine, per me, mangiare bene è come fare una buona sequenza di asana: non devi strafare, ma devi essere presente.
Ciao! Che bello leggere la tua esperienza, mi ci ritrovo in tante cose che hai scritto. Anche io ho smesso di correre dietro alle diete assurde e al conteggio ossessivo delle calorie, e ti dirò: il metodo Montignac mi ha aperto un mondo. Non è proprio yoga e meditazione come fai tu, ma anche lì c’è questa idea di rallentare e scegliere con consapevolezza. Solo che per me la chiave è stata capire quali sono i “buoni” e i “cattivi” carboidrati, basandomi sul loro indice glicemico.

Tipo, pure io adoro una bowl con verdure e legumi come dici tu, ma sto attenta a cosa ci metto insieme. Il riso integrale va benissimo, ha un IG moderato e non ti fa schizzare la glicemia, mentre magari eviterei il riso bianco o le patate nello stesso pasto. Non è che mi peso tutto col bilancino, eh, però ho una tabella mentale di cosa funziona per me. Per esempio, i “buoni” carboidrati come la quinoa, le lenticchie o il pane integrale di segale mi lasciano sazia e leggera, mentre quelli “cattivi” – tipo il pane bianco o i dolci zuccherati – mi fanno venire fame dopo due ore e mi appesantiscono. Magari ti condivido una mini-tabella che uso: verdure sempre ok (IG basso), legumi e cereali integrali come base (IG medio), e poi sto lontana da zucchero raffinato o roba troppo lavorata (IG alto).

Rispetto al contare calorie, che facevo anni fa, ti dico la mia: all’inizio funzionava, ma poi era un incubo. Vivevo col terrore di sgarrare e non capivo perché, pur stando nei numeri, non mi sentivo mai davvero bene. Con Montignac invece non conto niente, scelgo e basta. Tipo, se ho voglia di cioccolato (e sì, pure a me capita!), prendo quello fondente sopra l’85%, che ha un IG basso, e me lo gusto senza sensi di colpa. È un po’ come il tuo quadratino, ma con un occhio alla glicemia.

La tua idea di prepararti i pasti in anticipo la trovo geniale, anch’io lo faccio! Per esempio, mi porto dietro un’insalata di ceci, zucchine grigliate e un po’ di farro, così non crollo sulla pizza alle dieci di sera, come dici tu. E se mi fermo a pensare “ho fame o sono annoiata?”, spesso scopro che è solo noia. Però, rispetto al tuo approccio zen, io aggiungo un filtro: “questo mi tiene stabile o mi sballa?”. Funziona, sai? Non è rigido come un diario, ma mi dà una guida.

Mi piace un sacco che hai portato la calma nel mangiare, è una cosa che sto imparando pure io. Magari non medito prima di cena, ma sto provando a posare la forchetta tra un boccone e l’altro, tipo per assaporare davvero. Qualcuno qui su
 
Ciao a tutti,
mi sono detta che sarebbe stato interessante condividere un po’ della mia esperienza, visto che questo thread parla di pianificazione dei pasti con consapevolezza. Non sono una nutrizionista né una guru di niente, solo una che ha trovato un modo per far funzionare le cose grazie a yoga e meditazione. E sì, ho perso peso – non tanto per magia, ma perché ho imparato ad ascoltare il mio corpo invece di seguire diete assurde o contare calorie come se fosse un lavoro a tempo pieno.
Per me, la chiave non è stata solo cosa mangio, ma come lo faccio. Prima ero una di quelle che divorava un piatto di pasta davanti al telefono, senza nemmeno rendermi conto di cosa stessi mettendo in bocca. Poi ho iniziato a portare la consapevolezza dello yoga anche a tavola. Non sto dicendo che faccio un’ora di meditazione prima di ogni pasto, ma tipo… mi fermo un attimo. Respiro. Guardo il piatto. Mi chiedo: “Ho davvero fame o sto solo annoiata?”. Sembra una sciocchezza, ma cambia tutto.
La pianificazione dei pasti per me non è mai stata una questione di regole ferree. Non mi piace l’idea di un diario rigido dove devo scrivere ogni grammo di zucchine. Però ho iniziato a pensare ai pasti come a un’estensione della mia pratica yoga: un momento per bilanciare corpo e mente. Per esempio, scelgo ingredienti semplici, freschi, che mi fanno sentire bene e non appesantita. Una bowl con verdure, un po’ di legumi, magari del riso integrale… niente di complicato. E cerco di prepararmeli in anticipo, così non finisco per ordinare una pizza alle dieci di sera perché “non ho niente in frigo”.
Un’altra cosa che ho imparato dalla meditazione è gestire le voglie. Tipo, se mi viene voglia di cioccolato (e succede, eccome se succede), invece di sentirmi in colpa o buttarmi su una tavoletta intera, faccio una pausa. Respiro profondamente per un paio di minuti, mi concentro sul momento. A volte la voglia passa, a volte no. Ma anche se mangio un quadratino, lo faccio senza drammi, assaporandolo davvero.
Non credo ci sia una “formula perfetta” per perdere peso o sentirsi bene. Per me ha funzionato rallentare, riflettere e portare un po’ di calma anche nel modo in cui mi avvicino al cibo. Magari può sembrare un approccio troppo “zen” per qualcuno, ma vi assicuro che non c’è niente di mistico: è solo un modo per smettere di correre e iniziare ad ascoltarsi. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O magari avete altri trucchi per rendere la pianificazione dei pasti meno… meccanica?
Alla fine, per me, mangiare bene è come fare una buona sequenza di asana: non devi strafare, ma devi essere presente.
Ehi, che bello leggerti! La tua storia mi ha proprio colpita, sai? Quel mix di yoga, meditazione e consapevolezza mi sembra un approccio così… naturale, ecco. Io invece sono quella che ha sempre puntato tutto sul cardio – una vera fanatica, lo ammetto! – e devo dire che anche per me ascoltare il corpo è stato fondamentale, ma in un modo un po’ diverso.

Tipo, io ho perso peso correndo come se non ci fosse un domani, buttandomi su HIIT quando volevo spingere al massimo e, ogni tanto, lasciandomi andare a qualche serata di danza sfrenata con gli amici. Il cardio per me è stato una specie di liberazione: sudare, sentire il cuore che pompa, quella sensazione di leggerezza dopo una bella sessione. Non so se hai mai provato a correre sotto la pioggia o a saltare come una pazza con un buon beat nelle cuffie, ma ti giuro che ti fa sentire viva! La bilancia ha iniziato a darmi soddisfazioni quasi senza che me ne accorgessi, ma la vera svolta è stata capire cosa mi faceva stare bene davvero.

Come te, anch’io ho smesso di ossessionarmi con i numeri. All’inizio ero fissata, controllavo tutto, ma poi ho mollato. Non perché non funzionasse, ma perché mi sembrava di vivere in una gabbia. Il cardio mi ha insegnato a fidarmi di me stessa: se facevo una corsa lunga e sentivo fame, mangiavo senza drammi. Se invece avevo esagerato con una pizza la sera prima, magari il giorno dopo infilavo una sessione di HIIT per rimettermi in pista. È come se il movimento mi aiutasse a “sentire” il mio corpo e a regolare i pasti senza bisogno di regole scritte.

La tua idea di preparare i pasti in anticipo mi piace un sacco, comunque. Io di solito lo faccio dopo una bella corsa: torno a casa, apro il frigo e metto insieme qualcosa di veloce ma sano. Tipo un’insalata con del pollo grigliato o una bowl con quinoa e verdure saltate. Niente di troppo elaborato, ma sapere che ho qualcosa di pronto mi salva da quelle serate in cui rischierei di cedere alla tentazione di un panino gigante! E poi, dopo tutto quel movimento, ti assicuro che anche un piatto semplice sembra una festa.

Sulle voglie ti capisco benissimo. Il cioccolato è il mio punto debole! Ma sai una cosa? Ho notato che dopo una sessione intensa di cardio, tipo 40 minuti di scatti o una coreografia bella tosta, quella voglia spesso sparisce. Forse è l’adrenalina, forse è che mi sento già appagata, non so. Però, come dici tu, se proprio cedo, me lo godo e basta – un pezzetto, con calma, senza sensi di colpa.

Il tuo approccio “zen” mi incuriosisce un sacco, davvero. Io sono più una da “energia a mille”, ma forse potrei provare a rallentare un po’ e portare quella presenza che dici tu anche nei miei giorni più frenetici. Magari dopo una corsa, вместо di buttarmi subito sotto la doccia, potrei fermarmi un attimo a respirare, no? Chissà, potrebbe essere un bel mix: il fuoco del cardio e la calma della tua filosofia. Tu hai mai pensato di aggiungere un po’ di movimento “strong” alla tua routine? O sei proprio fedele al tuo stile yoga? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi!
 
Ciao! La tua storia mi ha fatto sorridere, e non solo perché sono una fanatica della risata! Mi ritrovo tantissimo in quello che dici sulla consapevolezza, anche se il mio percorso è un po’… più rumoroso, diciamo. Io sono quella che sta provando a perdere peso con la yoga della risata – sì, proprio così, ridere come se fosse un allenamento! Non è una cosa che trovi dappertutto, ma ti giuro che per me sta funzionando, e non solo per i chili in meno.

Tipo, anche per me non si tratta di diete rigide o di contare calorie come se fosse un’ossessione. Prima ero una che mangiava per noia o stress – una giornata storta al lavoro e via, mi ritrovavo con un pacchetto di biscotti in mano senza nemmeno accorgermene. Poi ho scoperto questa pratica assurda: ti metti lì, magari in gruppo, e inizi a ridere senza motivo. All’inizio ti senti un po’ scema, ma dopo un po’ diventa liberatorio. E sai una cosa? Ridere così tanto mi ha aiutata a mollare quel bisogno di riempirmi di cibo quando sono nervosa. È come se lo stress si sciogliesse tra una risata e l’altra, e alla fine non ho più quella fame emotiva che mi fregava sempre.

La tua idea di rallentare e ascoltare il corpo mi piace un sacco, e in un certo senso la collego a quello che faccio io. Dopo una sessione di yoga della risata, mi sento leggera, presente, e quando mi siedo a tavola non ho quella frenesia di buttarmi sul cibo. Non è che sto lì a meditare sul piatto come una monaca zen (anche perché probabilmente scoppierei a ridere!), ma mi capita di fermarmi e chiedermi: “Ok, ho fame davvero o è solo la testa che mi sta giocando brutti scherzi?”. E spesso scopro che non è fame, è solo abitudine. Magari mi preparo una bowl semplice come la tua – verdure, un po’ di hummus, qualcosa di colorato – e me la godo senza fretta.

Sulla pianificazione sono d’accordissimo con te: niente regole ferree, ma un po’ di organizzazione salva la vita. Io di solito preparo qualcosa la sera, dopo una bella risata – tipo un’insalata con ceci o un po’ di riso con spezie – così il giorno dopo non cedo alla tentazione di ordinare schifezze. E le voglie? Il cioccolato è anche il mio tallone d’Achille! Però ho notato che dopo una sessione di risate, quel desiderio si placa un po’. Forse è perché ridere mi dà una botta di energia positiva, non so. Se proprio cedo, prendo un pezzetto e lo mangio ridendo tra me e me – niente drammi, solo gusto.

Il tuo approccio yoga-meditazione mi sembra un bel modo per trovare calma, e il mio è più… un’esplosione di allegria, ma alla fine ci incontriamo sullo stesso punto: essere presenti. Tu con il respiro e le asana, io con le risate che mi fanno quasi cadere dalla sedia! Mi incuriosisc
 
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Ehi, che bello leggerti! La tua energia mi arriva dritta dallo schermo, e quel mix di risate e consapevolezza è contagioso. Io sono più uno da chilometri sotto i piedi che da yoga della risata, ma capisco quel senso di liberazione: per me succede quando corro a lungo, il corpo si sblocca e la testa si svuota. Prepararmi per un marathon mi tiene focalizzato, e pianificare i pasti con roba semplice – tipo verdure grigliate e un po’ di feta – mi salva da quelle giornate in cui rischierei di mangiarmi pure il tavolo per stress. La tua leggerezza col cioccolato? La provo anch’io dopo una corsa: un quadratino, un sorriso, e via, senza sensi di colpa. Alla fine, che sia risate o passi, l’importante è sentirsi vivi, no?
 
Ehi, che bello leggerti! La tua energia mi arriva dritta dallo schermo, e quel mix di risate e consapevolezza è contagioso. Io sono più uno da chilometri sotto i piedi che da yoga della risata, ma capisco quel senso di liberazione: per me succede quando corro a lungo, il corpo si sblocca e la testa si svuota. Prepararmi per un marathon mi tiene focalizzato, e pianificare i pasti con roba semplice – tipo verdure grigliate e un po’ di feta – mi salva da quelle giornate in cui rischierei di mangiarmi pure il tavolo per stress. La tua leggerezza col cioccolato? La provo anch’io dopo una corsa: un quadratino, un sorriso, e via, senza sensi di colpa. Alla fine, che sia risate o passi, l’importante è sentirsi vivi, no?
Ehi, che piacere leggerti! La tua vibe da runner mi ispira, sai? Io con due bimbi e il lavoro riesco a malapena a ritagliarmi 15 minuti per qualche saluto al sole, altro che chilometri! Però quel quadratino di cioccolato post-yoga me lo godo anch’io, senza drammi. Pianificare i pasti per me è un salvavita: butto in forno verdure e pollo mentre corro dietro ai piccoli, e via. La leggerezza, alla fine, è tutto – che sia una risata o un passo di corsa!
 
Ciao a tutti,
mi sono detta che sarebbe stato interessante condividere un po’ della mia esperienza, visto che questo thread parla di pianificazione dei pasti con consapevolezza. Non sono una nutrizionista né una guru di niente, solo una che ha trovato un modo per far funzionare le cose grazie a yoga e meditazione. E sì, ho perso peso – non tanto per magia, ma perché ho imparato ad ascoltare il mio corpo invece di seguire diete assurde o contare calorie come se fosse un lavoro a tempo pieno.
Per me, la chiave non è stata solo cosa mangio, ma come lo faccio. Prima ero una di quelle che divorava un piatto di pasta davanti al telefono, senza nemmeno rendermi conto di cosa stessi mettendo in bocca. Poi ho iniziato a portare la consapevolezza dello yoga anche a tavola. Non sto dicendo che faccio un’ora di meditazione prima di ogni pasto, ma tipo… mi fermo un attimo. Respiro. Guardo il piatto. Mi chiedo: “Ho davvero fame o sto solo annoiata?”. Sembra una sciocchezza, ma cambia tutto.
La pianificazione dei pasti per me non è mai stata una questione di regole ferree. Non mi piace l’idea di un diario rigido dove devo scrivere ogni grammo di zucchine. Però ho iniziato a pensare ai pasti come a un’estensione della mia pratica yoga: un momento per bilanciare corpo e mente. Per esempio, scelgo ingredienti semplici, freschi, che mi fanno sentire bene e non appesantita. Una bowl con verdure, un po’ di legumi, magari del riso integrale… niente di complicato. E cerco di prepararmeli in anticipo, così non finisco per ordinare una pizza alle dieci di sera perché “non ho niente in frigo”.
Un’altra cosa che ho imparato dalla meditazione è gestire le voglie. Tipo, se mi viene voglia di cioccolato (e succede, eccome se succede), invece di sentirmi in colpa o buttarmi su una tavoletta intera, faccio una pausa. Respiro profondamente per un paio di minuti, mi concentro sul momento. A volte la voglia passa, a volte no. Ma anche se mangio un quadratino, lo faccio senza drammi, assaporandolo davvero.
Non credo ci sia una “formula perfetta” per perdere peso o sentirsi bene. Per me ha funzionato rallentare, riflettere e portare un po’ di calma anche nel modo in cui mi avvicino al cibo. Magari può sembrare un approccio troppo “zen” per qualcuno, ma vi assicuro che non c’è niente di mistico: è solo un modo per smettere di correre e iniziare ad ascoltarsi. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O magari avete altri trucchi per rendere la pianificazione dei pasti meno… meccanica?
Alla fine, per me, mangiare bene è come fare una buona sequenza di asana: non devi strafare, ma devi essere presente.
Ehi, che bello leggere la tua esperienza! Mi ci ritrovo in parte, anche se il mio approccio è un po’ diverso – più “selvatico”, diciamo. Io sono quella che molla tutto e parte per un trekking di qualche giorno in montagna o in mezzo alla natura. Niente palestra, niente tapis roulant: solo zaino in spalla, scarponi e via. E ti dico, per me è stato un game changer, non solo per il peso ma proprio per come mi sento dentro.

La tua idea di portare consapevolezza al cibo mi piace un sacco, e in un certo senso la collego a quello che provo quando sono in cammino. Lassù, tra i sentieri, non hai mille distrazioni: mangi quello che ti sei portato, e lo fai con una calma che in città ti sogni. Tipo, ti siedi su una roccia, apri un pacchetto di frutta secca o un panino fatto in casa, e te lo godi davvero. Non è solo questione di “riempirsi la pancia”, ma di nutrirti con quello che hai scelto con cura prima di partire. E sai una cosa? Camminare per ore, magari con un bel dislivello, ti fa bruciare un sacco senza nemmeno accorgertene. Torni a casa più leggera, e non parlo solo di chili!

Dopo il parto, tra l’altro, avevo bisogno di qualcosa che mi rimettesse in sesto senza sentirmi in gabbia. Le diete rigide? Un incubo. Contare calorie? Mi veniva l’ansia solo a pensarci. Invece, partire per un trekking di un paio di giorni mi ha aiutato a riprendere fiato – letteralmente – e a lasciare andare quel senso di pesantezza. È come se la montagna mi avesse insegnato ad ascoltare il corpo: se sono stanca, rallento; se ho fame, mangio qualcosa di semplice ma buono. Niente drammi, niente regole assurde.

Non fraintendermi, non è che vivo sempre tra i boschi – anche se lo farei volentieri! – ma cerco di portare un po’ di quello spirito nella vita di tutti i giorni. Preparo pasti leggeri da portarmi dietro, tipo una quinoa con verdure o un mix di noci, e quando sono a casa evito di strafare con porzioni giganti. Il trekking mi ha fatto capire quanto poco mi serve per stare bene, e questo si riflette anche a tavola. Tu che ne pensi? Qualcuno ha mai provato a mixare un po’ di natura con la consapevolezza del cibo? Secondo me potrebbe essere una combo vincente!
 
Ehi, che bello leggere la tua esperienza! Mi ci ritrovo in parte, anche se il mio approccio è un po’ diverso – più “selvatico”, diciamo. Io sono quella che molla tutto e parte per un trekking di qualche giorno in montagna o in mezzo alla natura. Niente palestra, niente tapis roulant: solo zaino in spalla, scarponi e via. E ti dico, per me è stato un game changer, non solo per il peso ma proprio per come mi sento dentro.

La tua idea di portare consapevolezza al cibo mi piace un sacco, e in un certo senso la collego a quello che provo quando sono in cammino. Lassù, tra i sentieri, non hai mille distrazioni: mangi quello che ti sei portato, e lo fai con una calma che in città ti sogni. Tipo, ti siedi su una roccia, apri un pacchetto di frutta secca o un panino fatto in casa, e te lo godi davvero. Non è solo questione di “riempirsi la pancia”, ma di nutrirti con quello che hai scelto con cura prima di partire. E sai una cosa? Camminare per ore, magari con un bel dislivello, ti fa bruciare un sacco senza nemmeno accorgertene. Torni a casa più leggera, e non parlo solo di chili!

Dopo il parto, tra l’altro, avevo bisogno di qualcosa che mi rimettesse in sesto senza sentirmi in gabbia. Le diete rigide? Un incubo. Contare calorie? Mi veniva l’ansia solo a pensarci. Invece, partire per un trekking di un paio di giorni mi ha aiutato a riprendere fiato – letteralmente – e a lasciare andare quel senso di pesantezza. È come se la montagna mi avesse insegnato ad ascoltare il corpo: se sono stanca, rallento; se ho fame, mangio qualcosa di semplice ma buono. Niente drammi, niente regole assurde.

Non fraintendermi, non è che vivo sempre tra i boschi – anche se lo farei volentieri! – ma cerco di portare un po’ di quello spirito nella vita di tutti i giorni. Preparo pasti leggeri da portarmi dietro, tipo una quinoa con verdure o un mix di noci, e quando sono a casa evito di strafare con porzioni giganti. Il trekking mi ha fatto capire quanto poco mi serve per stare bene, e questo si riflette anche a tavola. Tu che ne pensi? Qualcuno ha mai provato a mixare un po’ di natura con la consapevolezza del cibo? Secondo me potrebbe essere una combo vincente!
Ciao! La tua esperienza con yoga e meditazione è davvero interessante, e mi piace come hai collegato la consapevolezza al modo in cui pianifichi i pasti. Anch’io ho notato che rallentare e ascoltare il corpo cambia il rapporto col cibo, e ci sono studi che lo confermano. Per esempio, ricerche sul mindful eating mostrano che mangiare con attenzione riduce l’over eating, perché dai al cervello il tempo di registrare la sazietà – ci vogliono circa 20 minuti, lo sapevi? Questo potrebbe spiegare perché ti senti più in controllo senza bisogno di diete rigide.

La parte sulle voglie mi ha colpito. Quello che fai con il cioccolato – respirare, riflettere – è in linea con quello che dicono gli studi sulla regolazione emotiva. La meditazione abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che spesso ci spinge a cercare comfort food. Non è magia, è biochimica! E il fatto che prepari pasti semplici in anticipo è un altro punto forte: la scienza dice che avere opzioni sane già pronte riduce la probabilità di cedere a scelte impulsive, come la pizza alle dieci di sera che hai citato.

Riguardo al mix con la natura che ha scritto l’altro utente, anche lì c’è qualcosa di concreto. Camminare per ore, soprattutto in salita, attiva il metabolismo aerobico e brucia calorie senza che te ne accorgi, ma c’è di più: stare all’aria aperta migliora il sonno, e il sonno regola la leptina e la grelina, gli ormoni della fame. Dormi male e il giorno dopo hai più voglia di schifezze – è un circolo vizioso. Io non sono una trekker incallita, ma quando posso faccio una passeggiata lunga, e dopo mi sento meno “affamata” di cibo pesante.

Insomma, sia il tuo approccio zen che quello più selvatico dell’altra persona sembrano funzionare perché mettono al centro l’ascolto di sé. Non serve contare calorie se hai un sistema che ti tiene in equilibrio. Qualcuno ha provato a unire queste cose – tipo meditare prima di un pasto dopo una giornata nella natura? Potrebbe essere un esperimento interessante!
 
Ehilà, che storia fantastica quella del trekking! Io sono proprio come te, mollo tutto e via sui sentieri per giorni. Altro che yoga o meditazione, la montagna è la mia palestra: sali, scendi, porti lo zaino e i chili se ne vanno senza nemmeno pensarci. E poi, mangiare lì fuori è tutta un’altra cosa – frutta secca, un pezzo di pane, quello che ti sei preparato – e ti basta, niente schifezze o abbuffate. La natura ti insegna a stare leggero, punto. Tu parli di consapevolezza, ma per me è il cammino che mi rimette in riga: torno a casa stanca morta ma più forte, e il peso lo lasci lassù tra i boschi. Altro che piani complicati, basta camminare!
 
Ehilà, che storia fantastica quella del trekking! Io sono proprio come te, mollo tutto e via sui sentieri per giorni. Altro che yoga o meditazione, la montagna è la mia palestra: sali, scendi, porti lo zaino e i chili se ne vanno senza nemmeno pensarci. E poi, mangiare lì fuori è tutta un’altra cosa – frutta secca, un pezzo di pane, quello che ti sei preparato – e ti basta, niente schifezze o abbuffate. La natura ti insegna a stare leggero, punto. Tu parli di consapevolezza, ma per me è il cammino che mi rimette in riga: torno a casa stanca morta ma più forte, e il peso lo lasci lassù tra i boschi. Altro che piani complicati, basta camminare!
Ciao, capisco perfettamente quello che dici, il richiamo della natura ha un potere incredibile, no? La montagna che ti spinge a dare tutto, quel senso di libertà e fatica che ti svuota la testa e ti alleggerisce il corpo – è una magia che non si spiega. Però, sai, io ho trovato la mia strada con i pesi, un approccio diverso ma con lo stesso cuore: sudore, disciplina e una specie di reset totale. Non è solo questione di bruciare calorie, anche se all’inizio era quello il mio chiodo fisso. Mi sono buttato sulle alzate – squat, stacchi, panca – e ho scoperto che non solo i chili se ne andavano, ma il mio corpo cambiava forma, si scolpiva.

La tua storia di mangiare semplice lassù, con la frutta secca e il pane, mi fa pensare a come anch’io ho imparato a controllare il cibo grazie alle abitudini che mi sono costruito in palestra. Niente piani astrusi, hai ragione, la consapevolezza arriva facendo. Io mi preparo i pasti la sera: pollo, riso, un po’ di verdure, qualche noce per tirare avanti. Non è yoga, non è meditazione, ma c’è qualcosa di quasi spirituale nel caricare un bilanciere e spingere oltre il limite. Torni a casa distrutto, sì, ma con una forza che non sapevi di avere – un po’ come te dopo i tuoi sentieri.

La mia “palestra” non ha panorami mozzafiato, ma ha il clangore del ferro e il ritmo dei respiri sotto sforzo. Ho perso 15 chili così, e ora ne sto mettendo su di muscoli, poco a poco. La bilancia non è più un’ossessione, conta di più guardarmi allo specchio e sentirmi bene. Magari un giorno provo a unire le due cose: un bilanciere in spalla e via su per i boschi. Chissà, potresti convincermi a mollare la ghisa per un po’ di salite! Però ti dico, se mai ti va di provare, una sessione di squat ti dà quella stessa sensazione di “lascio tutto lassù” – solo che il peso lo alzi tu, e lo decidi tu.
 
Ehi, novakp3, che figata il tuo racconto di montagna! 😎 Camminare tra i boschi, con lo zaino in spalla e la natura che ti abbraccia, è proprio un altro livello. Mi ci rivedo un sacco, anche se il mio “sentiero” è un po’ diverso: la sella di una bici! 🚴‍♂️ Altro che yoga o bilancieri, per me è pedalare che mi ha rimesso in carreggiata. Non c’è niente come il vento in faccia, le gambe che pompano e il mondo che scorre via mentre i chili… puff, spariscono! 😜

La tua storia del mangiare leggero, con frutta secca e pane, mi fa pensare a quando sono in giro con la mia bici. Non c’è spazio per schifezze nello zainetto: un po’ di mandorle, una banana, magari un panino fatto in casa. La fame vera, quella che ti viene dopo ore a spingere sui pedali, ti insegna a goderti le cose semplici. È tipo una meditazione, ma con le ruote! E la consapevolezza? Arriva quando capisci che il tuo corpo è una macchina pazzesca: più pedali, più ti senti forte, leggero, vivo.

Ho iniziato per perdere peso – via 12 chili in un anno, mica male! – ma ora è proprio uno stile di vita. Esco tre, quattro volte a settimana, a volte su strada, a volte su sterrato, e ogni pedalata è una piccola vittoria. Non ho bisogno di piani complicati, come dici tu: basta salire in sella e lasciar andare tutto. La bilancia? Boh, non la guardo quasi più. Conta di più quella sensazione di “ce l’ho fatta” dopo una salita che sembrava infinita. 🏞️

Magari un giorno ci troviamo: tu con le tue camminate, io con la mia bici, e ci facciamo una chiacchierata in cima a qualche collina. Oppure, sai che ti dico? Prova a fare un giro in bici, magari su un bel sentiero di montagna. Ti giuro, è come volare, ma con la fatica che ti fa sentire un supereroe! 💪 Dai, raccontami, hai mai provato a pedalare o sei fedele solo ai tuoi scarponi? 😄