Ehi, ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, più un “eccomi qua” mentre barcollo in questo strano cammino. Sono quello che ha iniziato a perdere peso non per guardarsi allo specchio e sentirsi una star, ma perché il dottore mi ha guardato negli occhi e ha detto: “O ti muovi, o il diabete e la pressione alta ti fanno fuori”. Non proprio un discorso motivazionale da film, ma ha funzionato.
All’inizio pensavo che muovermi fosse tipo una punizione. Camminare? Io? Con il fiatone dopo due passi e le ginocchia che scricchiolavano come una porta vecchia? Eppure, ho iniziato. Passo dopo passo, un po’ storto, un po’ ridicolo. Non ero uno di quelli che corrono con le cuffiette fighe e i completini coordinati. No, io ero quello con le scarpe da ginnastica sformate, che inciampava nei propri piedi e si fermava a riprendere fiato ogni cinque minuti. Però, sapete che c’è? Quel movimento strano, lento, quasi comico, mi ha cambiato.
Non è che sono diventato un atleta, eh. Ma un giorno ho notato che salire le scale non mi faceva più sembrare un motore grippato. Il cuore non batteva come se volesse scappare dal petto. E la pressione? Il medico ha alzato un sopracciglio e ha detto: “Beh, guarda un po’ qua, forse non ti prescrivo niente per ora”. Non so se vi rendete conto di quanto sia assurdo sentirsi dire da un camice bianco che stai meglio perché hai deciso di trascinarti in giro come un pinguino maldestro invece di stare sul divano.
Ora cammino tutti i giorni. Non sempre veloce, non sempre dritto, a volte sembro un ubriaco che cerca la strada di casa. Ma ogni passo mi ricorda che sto tenendo lontano quel futuro schifoso che mi avevano promesso. Il diabete? Per ora lo saluto da lontano. La pressione alta? La tengo a bada con queste gambe che, incredibilmente, hanno deciso di collaborare. Non è una gara, non è una dieta da copertina, è solo me che mi muovo in modo strano verso qualcosa che assomiglia alla salute. E sapete una cosa? Mi piace pure, anche se non lo ammetterò mai al dottore.
All’inizio pensavo che muovermi fosse tipo una punizione. Camminare? Io? Con il fiatone dopo due passi e le ginocchia che scricchiolavano come una porta vecchia? Eppure, ho iniziato. Passo dopo passo, un po’ storto, un po’ ridicolo. Non ero uno di quelli che corrono con le cuffiette fighe e i completini coordinati. No, io ero quello con le scarpe da ginnastica sformate, che inciampava nei propri piedi e si fermava a riprendere fiato ogni cinque minuti. Però, sapete che c’è? Quel movimento strano, lento, quasi comico, mi ha cambiato.
Non è che sono diventato un atleta, eh. Ma un giorno ho notato che salire le scale non mi faceva più sembrare un motore grippato. Il cuore non batteva come se volesse scappare dal petto. E la pressione? Il medico ha alzato un sopracciglio e ha detto: “Beh, guarda un po’ qua, forse non ti prescrivo niente per ora”. Non so se vi rendete conto di quanto sia assurdo sentirsi dire da un camice bianco che stai meglio perché hai deciso di trascinarti in giro come un pinguino maldestro invece di stare sul divano.
Ora cammino tutti i giorni. Non sempre veloce, non sempre dritto, a volte sembro un ubriaco che cerca la strada di casa. Ma ogni passo mi ricorda che sto tenendo lontano quel futuro schifoso che mi avevano promesso. Il diabete? Per ora lo saluto da lontano. La pressione alta? La tengo a bada con queste gambe che, incredibilmente, hanno deciso di collaborare. Non è una gara, non è una dieta da copertina, è solo me che mi muovo in modo strano verso qualcosa che assomiglia alla salute. E sapete una cosa? Mi piace pure, anche se non lo ammetterò mai al dottore.