Amici del sentiero, oggi il vento mi ha quasi spezzato. Mi sono svegliata con quel peso sul petto, sapete, quella nebbia che ti avvolge la mente e ti sussurra che non ce la farai mai. Ma ho infilato le scarpe, quelle ormai consumate dai chilometri, e sono uscita. Non un "ciao" al mondo, solo un grido silenzioso contro i miei demoni.
Il mio viaggio è iniziato mesi fa, quando il specchio rifletteva una me che non riconoscevo più. Non era solo il corpo, era la testa: un groviglio di pensieri allergici a tutto ciò che mi faceva stare bene. Mangiare era un campo minato, con le mie intolleranze a complicare ogni pasto, ma ho scoperto che camminare mi salva. Ogni passo è una battaglia vinta, un respiro più profondo, un pensiero meno oscuro.
Oggi ho scelto un sentiero ripido, tra i boschi vicino casa. Salivo e il cuore batteva forte, non solo per lo sforzo, ma per la rabbia di dimostrare a me stessa che posso farcela. Ho immaginato di lasciare lì, tra le foglie, ogni chilo di troppo, ogni dubbio. A metà strada mi sono fermata, il panorama mi ha colpito come un pugno: il mondo è così grande, e io sono solo un puntino che lotta. Eppure, quel puntino si muove.
Torno a casa con le gambe che tremano, ma la mente più leggera. Non è solo il peso che scende – 8 chili in 4 mesi, tra l’altro – è il rumore nella testa che si quieta. Camminare non è più solo esercizio, è la mia terapia, il mio sfogo. E allora vi dico: provateci. Trovate un sentiero, uno qualsiasi, e camminate finché non sentite di nuovo il sangue nelle vene. Non serve essere perfetti, serve solo iniziare.
Domani tornerò là fuori, perché ogni passo mi ricorda che sto salvando me stessa, un chilometro alla volta. E voi, cosa fate per non affondare?
Il mio viaggio è iniziato mesi fa, quando il specchio rifletteva una me che non riconoscevo più. Non era solo il corpo, era la testa: un groviglio di pensieri allergici a tutto ciò che mi faceva stare bene. Mangiare era un campo minato, con le mie intolleranze a complicare ogni pasto, ma ho scoperto che camminare mi salva. Ogni passo è una battaglia vinta, un respiro più profondo, un pensiero meno oscuro.
Oggi ho scelto un sentiero ripido, tra i boschi vicino casa. Salivo e il cuore batteva forte, non solo per lo sforzo, ma per la rabbia di dimostrare a me stessa che posso farcela. Ho immaginato di lasciare lì, tra le foglie, ogni chilo di troppo, ogni dubbio. A metà strada mi sono fermata, il panorama mi ha colpito come un pugno: il mondo è così grande, e io sono solo un puntino che lotta. Eppure, quel puntino si muove.
Torno a casa con le gambe che tremano, ma la mente più leggera. Non è solo il peso che scende – 8 chili in 4 mesi, tra l’altro – è il rumore nella testa che si quieta. Camminare non è più solo esercizio, è la mia terapia, il mio sfogo. E allora vi dico: provateci. Trovate un sentiero, uno qualsiasi, e camminate finché non sentite di nuovo il sangue nelle vene. Non serve essere perfetti, serve solo iniziare.
Domani tornerò là fuori, perché ogni passo mi ricorda che sto salvando me stessa, un chilometro alla volta. E voi, cosa fate per non affondare?