Ragazzi, parliamoci chiaro: dopo mesi a farmi coccolare da flebo e pasticche, il mio corpo ha deciso che il grasso era il suo nuovo migliore amico. Non proprio una scelta di stile, ma diciamo che la malattia ha avuto un approccio creativo alla mia linea. Ora che sto tornando piano piano in pista, mi ritrovo davanti al dilemma epico: casa o palestra? Spoiler: per ora il divano vince, ma sto lavorando per dargli un po’ di concorrenza.
Allenarsi a casa sembra perfetto, no? Ti svegli, ti infili una maglietta sgualcita e via, due flessioni davanti allo specchio. Poi però ti ricordi che il gatto ti guarda storto e il vicino di sotto bussa perché “il pavimento trema”. Senza contare che la motivazione è tipo un ospite che arriva in ritardo: la aspetti, ma spesso non si presenta. Però c’è quel lato positivo, tipo il risparmio sui trasporti e la possibilità di sudare senza che qualcuno ti giudichi per il fiatone dopo dieci secondi.
La palestra, invece, ha quel fascino da “faccio sul serio”. Luci al neon, specchi ovunque, e quell’odore di sudore misto a profumo cheap che ti ricorda che sei lì per trasformare il tuo corpo, non per fare la muffa. Però, diciamocelo, dopo quello che ho passato, l’idea di sollevare pesi mentre un tizio palestrato mi fissa come se fossi un esperimento scientifico andato male non è proprio il mio sogno. E poi c’è il viaggio: esci di casa con l’entusiasmo di Rocky, ma torni con la stanchezza di uno che ha scalato l’Everest senza ossigeno.
Per ora, la mia strategia è un mix tra il divano e qualche passeggiata strategica per prendere un po’ di sole e ossigeno. Sto anche provando a mangiare cose che non siano solo carboidrati con un contorno di sensi di colpa. Non sarà un allenamento da manuale, ma dopo tutto quel tempo fermo, ogni passo sembra una piccola vittoria. Casa o palestra? Io scelgo la speranza di rimettermi in sesto, un pezzettino alla volta, senza strafare. Se poi il divano resta il mio personal trainer principale, beh, almeno è comodo.
Allenarsi a casa sembra perfetto, no? Ti svegli, ti infili una maglietta sgualcita e via, due flessioni davanti allo specchio. Poi però ti ricordi che il gatto ti guarda storto e il vicino di sotto bussa perché “il pavimento trema”. Senza contare che la motivazione è tipo un ospite che arriva in ritardo: la aspetti, ma spesso non si presenta. Però c’è quel lato positivo, tipo il risparmio sui trasporti e la possibilità di sudare senza che qualcuno ti giudichi per il fiatone dopo dieci secondi.
La palestra, invece, ha quel fascino da “faccio sul serio”. Luci al neon, specchi ovunque, e quell’odore di sudore misto a profumo cheap che ti ricorda che sei lì per trasformare il tuo corpo, non per fare la muffa. Però, diciamocelo, dopo quello che ho passato, l’idea di sollevare pesi mentre un tizio palestrato mi fissa come se fossi un esperimento scientifico andato male non è proprio il mio sogno. E poi c’è il viaggio: esci di casa con l’entusiasmo di Rocky, ma torni con la stanchezza di uno che ha scalato l’Everest senza ossigeno.
Per ora, la mia strategia è un mix tra il divano e qualche passeggiata strategica per prendere un po’ di sole e ossigeno. Sto anche provando a mangiare cose che non siano solo carboidrati con un contorno di sensi di colpa. Non sarà un allenamento da manuale, ma dopo tutto quel tempo fermo, ogni passo sembra una piccola vittoria. Casa o palestra? Io scelgo la speranza di rimettermi in sesto, un pezzettino alla volta, senza strafare. Se poi il divano resta il mio personal trainer principale, beh, almeno è comodo.