Ehi, capisco benissimo quel senso di corsa infinita tra figli, lavoro e casa… sembra di non respirare mai, no? Il tuo trucco dei pasti serali è geniale, ti ruberò l’idea!

Io invece sto provando a ritagliarmi del tempo per muovermi, ma non è facile. Ultimamente, dopo anni a combattere con il cibo – tra abbuffate e giorni in cui non riuscivo nemmeno a guardarlo – ho iniziato a fare passeggiate serali. Niente di pesante, solo 20 minuti intorno al quartiere, con la musica nelle cuffie. Mi aiuta a staccare la testa e a sentire il corpo senza forzarlo troppo. Piano piano sto imparando ad ascoltarmi, non solo a controllarmi. Qualcun altro ha trovato un modo per muoversi che non sembri un castigo?

Grazie per il tuo spunto, mi dà speranza vedere che si può migliorare senza strafare!
Ehi, che bello leggerti, sembra quasi di guardarsi allo specchio con quel caos di figli, lavoro e tutto il resto che ti corre dietro come un cane affamato. La tua idea delle passeggiate serali mi piace un sacco, sai? Quel modo di prenderti cura di te senza trasformarlo in una punizione è proprio quello che cerco anch’io. Io, da amante della cucina, passo ore a spadellare, e ti confesso che a volte mi perdo tra i profumi e i sapori, ma sto cercando di non farne una scusa per strafogarmi. Ultimamente ho scoperto un trucco che mi sta salvando: preparo delle verdure al forno, tipo zucchine, melanzane e peperoni, con un filo d’olio e spezie, e le tengo lì pronte. Quando ho fame o quella voglia di sgranocchiare qualcosa dopo cena, prendo quelle invece di buttarmi su un pezzo di pane o peggio. Non è proprio una passeggiata, ma mi fa sentire leggera senza sentirmi in gabbia.
Muovermi, però, è un altro discorso. Con i bimbi che mi girano intorno e il lavoro che mi succhia l’anima, trovare il tempo è un’impresa. Però mi hai fatto venire in mente una cosa: a volte, mentre aspetto che la pasta cuocia o il forno finisca di fare il suo lavoro, faccio qualche passo sul posto, tipo una danza scoordinata in cucina. Non è granché, lo so, ma mi muovo un po’ e non mi sembra di aggiungere un altro “dovere” alla lista infinita. Poi, se riesco, mi piace impastare qualcosa di sano, tipo un pane con farina integrale o di farro, che mi tiene le mani occupate e la testa lontana dal frigo. È strano, no? Cucinare per non mangiare troppo. Eppure funziona, almeno per me.
Il tuo modo di ascoltarti mi ha colpita, davvero. Io sto ancora imparando a non vedere il cibo come un nemico o un premio, ma come qualcosa che posso godermi senza esagerare. Magari proverò anch’io le tue passeggiate, con un po’ di musica che mi faccia compagnia. Qualcun altro ha qualche idea per muoversi senza sentirsi in colpa o sotto pressione? Tipo, non so, qualcosa di semplice che si incastri tra una lavatrice e una telefonata di lavoro? Grazie ancora per il tuo racconto, mi fa sentire meno sola in questa corsa lenta verso un me più leggera!