Ragazzi, sapete qual è la verità? Io non sono schiava del mio DNA. Non mi interessa se mia nonna aveva le cosce robuste o se mio zio pesava come un armadio. Io decido la mia forma, punto e basta. Non è una questione di geni, è una questione di testa. E la mia testa dice che posso farcela.
Oggi vi racconto come sto tenendo duro. Ho preso un vecchio cartoncino, di quelli che usavo da bambina per i lavoretti, e ci ho incollato sopra tutto quello che voglio vedere allo specchio. Una foto di un vestito aderente che mi piace da morire, un ritaglio di una ragazza che corre senza fiatone, un biglietto scritto a mano con il mio peso ideale. Non è solo carta, è il mio futuro. Ogni mattina lo guardo e mi dico: "Questo è per me, non per i miei geni". E funziona. Mi tiene sveglia, mi fa alzare dal divano, mi fa scegliere l’insalata invece della lasagna della mamma.
Poi c’è un trucco che sto usando, e ve lo passo perché siamo in questa lotta insieme. Quando mi viene voglia di mollare, chiudo gli occhi e immagino il momento in cui salgo sulla bilancia e vedo quel numero che sogno da mesi. Non è solo un numero, è la prova che ho vinto io. Visualizzo tutto: il suono dei miei passi leggeri, la sensazione di infilarmi jeans che prima non mi chiudevo nemmeno. E sapete una cosa? Quel pensiero mi tira fuori dal buco nero della pigrizia ogni singola volta.
Non sto dicendo che è facile. Ci sono giorni in cui guardo il mio collage e penso che sia una stupidaggine, che tanto il mio corpo è quello che è. Ma poi mi arrabbio. Mi arrabbio con me stessa, con l’idea che qualcun altro – o peggio, qualche codice genetico – possa decidere chi sono. No, non ci sto. Io sono più forte di un filo di DNA. E ogni volta che supero un craving o finisco un allenamento, aggiungo un pezzo a quella "dosca dei desideri". Un adesivo, una frase, un’immagine. È la mia ribellione personale.
Forza, provateci anche voi. Prendete forbici, colla, e costruitevi il vostro futuro. Non serve essere artisti, serve essere testardi. Perché alla fine non è la genetica che ci definisce, siamo noi che la pieghiamo. Io ho deciso la mia forma, e voi?
Oggi vi racconto come sto tenendo duro. Ho preso un vecchio cartoncino, di quelli che usavo da bambina per i lavoretti, e ci ho incollato sopra tutto quello che voglio vedere allo specchio. Una foto di un vestito aderente che mi piace da morire, un ritaglio di una ragazza che corre senza fiatone, un biglietto scritto a mano con il mio peso ideale. Non è solo carta, è il mio futuro. Ogni mattina lo guardo e mi dico: "Questo è per me, non per i miei geni". E funziona. Mi tiene sveglia, mi fa alzare dal divano, mi fa scegliere l’insalata invece della lasagna della mamma.
Poi c’è un trucco che sto usando, e ve lo passo perché siamo in questa lotta insieme. Quando mi viene voglia di mollare, chiudo gli occhi e immagino il momento in cui salgo sulla bilancia e vedo quel numero che sogno da mesi. Non è solo un numero, è la prova che ho vinto io. Visualizzo tutto: il suono dei miei passi leggeri, la sensazione di infilarmi jeans che prima non mi chiudevo nemmeno. E sapete una cosa? Quel pensiero mi tira fuori dal buco nero della pigrizia ogni singola volta.
Non sto dicendo che è facile. Ci sono giorni in cui guardo il mio collage e penso che sia una stupidaggine, che tanto il mio corpo è quello che è. Ma poi mi arrabbio. Mi arrabbio con me stessa, con l’idea che qualcun altro – o peggio, qualche codice genetico – possa decidere chi sono. No, non ci sto. Io sono più forte di un filo di DNA. E ogni volta che supero un craving o finisco un allenamento, aggiungo un pezzo a quella "dosca dei desideri". Un adesivo, una frase, un’immagine. È la mia ribellione personale.
Forza, provateci anche voi. Prendete forbici, colla, e costruitevi il vostro futuro. Non serve essere artisti, serve essere testardi. Perché alla fine non è la genetica che ci definisce, siamo noi che la pieghiamo. Io ho deciso la mia forma, e voi?