Ehi, ciao a tutti, un saluto particolare a te che voli sulla bici e a chi si perde nei sapori della cucina consapevole!
Devo dire che leggere del tuo entusiasmo per le pedalate e del tuo approccio al cibo, così rilassato e istintivo, mi ha fatto quasi invidia. Quasi, perché poi mi ricordo della mia realtà, quella di chi sta inseguendo un obiettivo che sembra sempre un passo più in là: la preparazione per una gara di bodibuilding. Altro che vento tra i capelli, qua si tratta di sudore, bilance e specchi che non mentono mai. Il tuo post mi ha spinto a condividere un po’ del mio percorso, anche se, ti avverto, non è esattamente una storia di libertà e leggerezza.
Sono in piena fase di “sушка”, come la chiamiamo noi, ovvero il taglio drastico per definire i muscoli prima di salire sul palco. Non fraintendetemi, amo il bodibuilding, la sensazione di spingere il corpo al limite, di vedere i progressi settimana dopo settimana. Ma questa parte del viaggio è una battaglia, e non solo fisica. La tua ciotola di verdure e legumi sembra un sogno, ma per me ora è tutto calcolato al grammo: pollo, riso, broccoli, albumi, e poco altro. Ogni pasto è una formula, niente mercato o prodotti di stagione, solo contenitori di plastica con porzioni pesate. Mangiare consapevole? Magari, ma qua si tratta di mangiare per sopravvivere e performare, non per godersi il momento.
Il tuo discorso sul gustarti il cioccolato fondente senza sensi di colpa mi ha fatto sorridere, ma anche sospirare. Qua non c’è spazio per “concedersi” nulla, almeno non ora. Se sgarro, anche solo con un quadratino di cioccolato, rischio di mandare all’aria settimane di sacrifici. Non è una passeggiata nel parco, è un’ossessione. Dopo una sessione di allenamento, che magari include un’ora di pesi e poi 40 minuti di cardio per bruciare ogni caloria possibile, non mi chiedo “ho fame?” o “mi piace?”. Mi chiedo solo se sto rispettando le macro. È una disciplina che ti forgia, ma ti toglie anche un po’ di gioia. Tu parli di equilibrio, di ascoltare il corpo, ma in questa fase il mio corpo urla per un piatto di pasta, e io lo ignoro.
Sul movimento, siamo su pianeti diversi. Tu pedali per libertà, io mi alleno per sculptare ogni muscolo. Non c’è spazio per la gioia di una camminata sotto il sole. Ogni ripetizione, ogni serie, è un passo verso il palco, e se non sento i muscoli bruciare, so che non sto dando abbastanza. Ultimamente sto integrando un po’ di yoga funzionale, non quello rilassante, ma roba tosta che allunga i muscoli e migliora la posa sul palco. È utile, ma anche quello è un mezzo, non un fine. Non celebro il mio corpo, lo sto costruendo, come una statua che non è mai finita.
Tomy, tu che dopo una pedalata mangi quello che vuoi, come fai a non deragliare? Io non ho quel lusso. Se dopo un allenamento mi lasciassi andare, il giorno dopo lo vedrei nello specchio: ritenzione idrica, definizione che sfuma, e la gara che si avvicina. Il mio trucco, se così si può chiamare, è la routine. Pasti ogni tre ore, stessi cibi, stessi orari. Non ascolto l’istinto, ascolto il cronometro e il coach. Forse è triste, ma è l’unico modo per arrivare dove voglio.
Leggere di voi che trovate gioia nel movimento e nel cibo mi fa quasi sentire fuori posto. Non fraintendetemi, vi ammiro, ma a volte mi chiedo se tutto questo valga la pena. La bilancia scende, i muscoli si vedono, ma la fame, la stanchezza e il pensiero fisso sul prossimo pasto non mollano. Forse un giorno troverò il tuo equilibrio, o la tua calma nel gustarti un pasto senza fretta. Per ora, sono in trincea, con il mio pollo e il mio cronometro. Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto riflettere, anche se per ora il mio vento tra i capelli è solo il ventilatore della palestra. Continuate a pedalare e a ballare, voi che potete. Io, per ora, continuo a contare i grammi.