Io, il diabete e la palestra: una storia di successo... o almeno ci provo!

  • Autore discussione Autore discussione YogiCK
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YogiCK

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
 
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Ehi, “sopravvissuti alla bilancia” mi piace, mi ci rivedo! Anche io sono qui a combattere, ma non col diabete – il mio nemico è un po’ più subdolo, un misto di pensieri che mi spingono a mangiare troppo o a non toccare cibo per giorni. Ti leggo e penso: cavolo, almeno tu hai quel sorrisetto del dottore a darti una pacca sulla spalla, io invece sto ancora cercando di capire se sto andando avanti o solo girando in tondo. La tua storia mi ha fatto sorridere, però, soprattutto quel “non sono ancora svenuto in palestra” – mi ci vedo, solo che io al massimo arrivo a inciampare sul tappeto della sala.

Anch’io sto cercando di rimettermi in carreggiata, ma con il cibo è una guerra quotidiana. C’è stato un periodo in cui contavo ogni caloria come se fosse una condanna, poi altri momenti in cui aprivo il frigo e mi perdevo dentro, senza freni. Ora sto provando a fare pace con me stessa, a mangiare per vivere e non per punirmi o consolarmi. La palestra? Ci ho provato, giuro, ma dopo cinque minuti di cyclette mi sentivo come te: un sacco di patate con l’asma. Però, sai una cosa? Quelle piccole vittorie, tipo la tua glicemia che scende, mi ispirano. Mi dico: se ce la fai tu con le ginocchia scricchiolanti, forse posso farcela anch’io con la mia testa incasinata.

Per i consigli, non so se sono la persona più qualificata, ma ti dico cosa sto provando io: sto cercando di ascoltare il mio corpo, non solo la bilancia o il medico. Tipo, mangiare qualcosa di sano ma che mi piace davvero – magari una bowl con del pollo, un po’ di verdure e una salsa che non mi faccia sentire a dieta. Niente di complicato, perché se è troppo difficile mollo subito. E per la palestra, sto provando a fare cose che non mi facciano sentire un fallimento totale: una passeggiata veloce, qualche esercizio leggero col peso del corpo. Non è da Olimpiadi, ma almeno non mi sento morire. Tu che ne pensi, hai trovato qualche trucco per non crollare? Magari possiamo darci una mano a vicenda, no? Tanto siamo già qui, a provarci, e forse è questo che conta.
 
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Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, compagno di bilancia e sopravvissuto alle ginocchia scricchiolanti! La tua storia mi ha fatto sorridere, perché ti capisco fin troppo bene – quel mix di “non mollare” e “oddio, forse sto esagerando” è praticamente il mio pane quotidiano. Prima di tutto, complimenti per non essere svenuto in palestra: è una vittoria che merita un applauso, altro che copertina di rivista! E quel sorrisetto del dottore? Oro puro, significa che stai andando nella direzione giusta, anche se a volte sembra di avanzare a passo di lumaca.

Io sono quella fissata con il bodyflex – sì, lo so, magari suona strano, ma te lo giuro, per me è stato un salvavita. Non è la solita roba da palestra che ti fa sentire un sacco di patate dopo dieci secondi (e ti capisco, quei “pl-qualcos’altro” sono una tortura!). Qui si tratta di respirare in un modo particolare, tipo “inspire forte, espira tutto e trattieni”, mentre fai delle posizioni di stretching. Non è pesante come sollevare pesi, ma ti senti i muscoli che lavorano, e piano piano ti accorgi che il corpo risponde. Per uno con il diabete come te potrebbe essere interessante, perché aiuta a ossigenare meglio e a tenere sotto controllo la glicemia – non lo dico io, lo dicono quelli che ne sanno più di me!

Magari all’inizio ti senti un po’ scemo a fare “pfff” con la bocca come un pesce fuor d’acqua, ma poi ci prendi gusto. Io ho iniziato con cinque minuti al giorno, roba leggera tipo allungare le braccia o piegare un po’ la schiena, e ora sono a venti senza morire nel tentativo. Il bello è che non devi strafare, e per le tue ginocchia potrebbe essere meno traumatico di altre cose. La glicemia che scende è già un gran segnale, no? Secondo me, se aggiungi un po’ di respiro controllato e qualche movimento mirato, potresti sorprenderti ancora di più – e far fare al dottore un sorriso a trentadue denti!

Se ti va, prova a guardare qualche video sul bodyflex, ce ne sono un sacco online. Magari inizia con una cosa semplice, tipo la posizione del “gatto” – ti allunga la schiena e non sembra nemmeno un esercizio vero. Fammi sapere come va, eh? Siamo qui per non mollare, un passo storto alla volta! Forza, che ce la fai!
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, ciao, o magari “guerriero della glicemia”, che ne dici? Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma con meno scricchiolii alle ginocchia e un po’ più di fiatone. Complimenti, sul serio, perché riuscire a non svenire in palestra con il diabete e un medico che dà consigli da criptica sfinge è già una medaglia d’oro! Io sono quello che cerca di cavarsela senza spendere un euro, quindi ti capisco bene quando dici di voler migliorare senza morire nel tentativo. La tua glicemia che scende è una vittoria che mi fa quasi applaudire da qui, altro che sorrisetto del dottore!

Sai, anch’io sto provando a muovermi di più, ma il mio portafoglio piange se solo penso a corsi o attrezzi. Però ho scoperto che camminare veloce per casa – sì, proprio tra il divano e la cucina – fa qualcosa, e non costa niente. Tipo, metto una canzone che mi piace e via, faccio finta di essere Rocky, ma senza scale. Per mangiare meglio senza svenarmi, ho iniziato a puntare su robe semplici: legumi in scatola (quelli da pochi centesimi), un po’ di verdure surgelate e magari un uovo sodo ogni tanto. Non sarà da chef stellato, ma la glicemia ringrazia e il conto in banca non si suicida.

Il tuo “pl... qualcos’altro” mi ha fatto ridere, perché anch’io ho provato a fare plank una volta e dopo 5 secondi ero lì a chiedermi chi me l’avesse fatto fare. Però magari possiamo darci una mano: hai mai provato a fare piccoli movimenti mentre guardi la TV? Tipo, alzare le gambe dal divano o fare cerchi con le braccia. È gratis, non serve palestra e non ti senti subito un sacco di patate. E per l’acqua – ok, non dico quella cosa lì – ma bere tanto mi sta aiutando a sentirmi meno un rottame. Tu che ne pensi? Hai qualche trucco per non crollare che non mi faccia spendere una fortuna? Perché leggerti mi ha gasato, e voglio vincere anch’io, o almeno non perdere malissimo come dici tu! Forza, sei un mito!
 
Ehi, ciao, o magari “guerriero della glicemia”, che ne dici? Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma con meno scricchiolii alle ginocchia e un po’ più di fiatone. Complimenti, sul serio, perché riuscire a non svenire in palestra con il diabete e un medico che dà consigli da criptica sfinge è già una medaglia d’oro! Io sono quello che cerca di cavarsela senza spendere un euro, quindi ti capisco bene quando dici di voler migliorare senza morire nel tentativo. La tua glicemia che scende è una vittoria che mi fa quasi applaudire da qui, altro che sorrisetto del dottore!

Sai, anch’io sto provando a muovermi di più, ma il mio portafoglio piange se solo penso a corsi o attrezzi. Però ho scoperto che camminare veloce per casa – sì, proprio tra il divano e la cucina – fa qualcosa, e non costa niente. Tipo, metto una canzone che mi piace e via, faccio finta di essere Rocky, ma senza scale. Per mangiare meglio senza svenarmi, ho iniziato a puntare su robe semplici: legumi in scatola (quelli da pochi centesimi), un po’ di verdure surgelate e magari un uovo sodo ogni tanto. Non sarà da chef stellato, ma la glicemia ringrazia e il conto in banca non si suicida.

Il tuo “pl... qualcos’altro” mi ha fatto ridere, perché anch’io ho provato a fare plank una volta e dopo 5 secondi ero lì a chiedermi chi me l’avesse fatto fare. Però magari possiamo darci una mano: hai mai provato a fare piccoli movimenti mentre guardi la TV? Tipo, alzare le gambe dal divano o fare cerchi con le braccia. È gratis, non serve palestra e non ti senti subito un sacco di patate. E per l’acqua – ok, non dico quella cosa lì – ma bere tanto mi sta aiutando a sentirmi meno un rottame. Tu che ne pensi? Hai qualche trucco per non crollare che non mi faccia spendere una fortuna? Perché leggerti mi ha gasato, e voglio vincere anch’io, o almeno non perdere malissimo come dici tu! Forza, sei un mito!
Ehi, “guerriero della glicemia”, o magari “sopravvissuto al plank”, visto che ci siamo capiti subito. Ti leggo e mi sembra di vedere un film tragicomico, ma di quelli che alla fine ti strappano un sorriso. Complimenti, davvero, perché riuscire a non crollare con il diabete e un medico che sembra parlare per enigmi è già un’impresa epica. La glicemia che scende? Ecco, quella è una vittoria che vale più di qualsiasi copertina patinata, fidati. Però, scusa se te lo dico, mi sa che stai ancora troppo dentro quel vortice di regole e “devi fare questo, non devi fare quello”. Ti capisco, eh, ci sono passato anch’io, ma vuoi un consiglio da uno che ha smesso di farsi la guerra? Smetti di correre dietro ai numeri sulla bilancia o al cronometro in palestra. Non è lì la soluzione.

Sai, anch’io ho avuto il mio periodo da “devo perdere peso o esplodo”, con diete che sembravano scritte da un generale dell’esercito e allenamenti che mi facevano sentire un rottame. Ma poi ho capito una cosa: il corpo non è una macchina da aggiustare con formule magiche. È un sistema che vuole equilibrio, e non lo trovi mica con i plank o con le verdure surgelate, anche se, ok, quelle aiutano. Quello che sto cercando di dire è che forse è ora di smettere di pensare al “muoviti, ma non troppo” e iniziare ad ascoltare davvero cosa ti serve. Hai mai provato a chiederti perché mangi quello che mangi? O perché ti senti un sacco di patate dopo 10 secondi di esercizio? Non sto dicendo di mollare tutto, eh, ma di cambiare prospettiva. Magari non è il plank che ti serve, ma una camminata lenta nel parco, o magari ballare in cucina mentre fai la pasta. E se ti senti stanco, fermati. Non è una gara, non devi dimostrare niente a nessuno, nemmeno al tuo medico con quel sorrisetto.

Poi, parli di soldi e ti capisco benissimo. La palestra, i corsi, gli attrezzi... sembrano tutti pensati per spennarci. Ma sai una cosa? La salute non si compra con un abbonamento. Camminare per casa come dici tu, alzare le gambe dal divano, bere acqua – sono tutte cose gratis e funzionano, se le fai senza stress. Però, scusa se sono diretto, mi sa che stai ancora troppo dentro quella mentalità da “devo soffrire per migliorare”. Non è vero. Soffrire non è la strada, e te lo dico perché ci sono cascato anch’io. Ho fatto diete assurde, mi sono pesato ogni mattina, ho contato calorie come un matematico impazzito. E sai dov’ero alla fine? Sempre al punto di partenza, ma più incazzato e stanco. Poi ho iniziato a lavorare su altro: sul perché mi sentivo sempre in colpa se mangiavo un dolce, o sul perché mi sembrava di fallire se non facevo 10.000 passi al giorno. E lì è cambiato tutto. Non subito, eh, ci vuole tempo, ma piano piano ho smesso di vedere il cibo come un nemico e il movimento come una punizione.

Il tuo diabete è una sfida, lo so, e non sto dicendo che puoi ignorarlo. Ma forse puoi affrontarlo senza farti la guerra. Magari invece di pensare “devo mangiare meglio”, prova a pensare “cosa mi fa stare bene oggi?”. Un uovo sodo va benissimo, ma se un giorno vuoi un pezzo di pizza, non è la fine del mondo. E per il movimento, idem: se il plank ti fa sentire un pensionato, molla. Prova a fare stretching sul tappeto, o magari semplicemente a respirare deeply per 5 minuti. Non è pigrizia, è rispetto per te stesso. E se la glicemia scende, festeggia, ma non perché sei stato “bravo”. Festeggia perché il tuo corpo sta rispondendo, e tu lo stai ascoltando.

Ti leggo e sento che sei uno che non molla, e questo è un superpotere. Ma magari prova a usare quel superpotere per costruire qualcosa di più sostenibile, invece di combattere battaglie che ti lasciano esausto. Non serve vincere ogni giorno, sai? A volte basta non perdere malissimo, come dici tu. E se vuoi un consiglio pratico: inizia con una cosa piccola, tipo bere un bicchiere d’acqua in più al giorno, o fare 5 minuti di movimento che ti piacciono davvero. Poi, piano piano, aggiungi altro. Ma sempre senza stress, ok? Perché la vera vittoria non è la glicemia perfetta o il peso ideale. È sentirsi bene con s
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, compagno di bilancia! Sopravvivere alla palestra senza crollare è già una medaglia d’oro, diabete o non diabete. Io sono in modalità “preparazione fotoshoot” – sì, mi scatto foto ogni tanto per vedere se sto diventando meno “patata” e più “umano scolpito”. Non so te, ma io ho scoperto che mangiare poco ma spesso mi salva: tipo, non esagero mai e la glicemia ringrazia. Ginocchia scricchiolanti? Stessa lotta, ma cammino come un modello prima dello scatto, fa meno male. Tieni duro, che il sorrisetto del dottore vale la fatica!
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
 
Ciao YogiCK, o forse “guerriero della glicemia”, mi piace il tuo stile! La tua storia mi ha fatto sorridere, soprattutto il pezzo sul medico sadico – ti capisco, anche io ho i miei limiti da rispettare. Io sono quella con l’allergia al glutine e alla lattosa, quindi ogni pasto è un po’ un gioco di equilibrismo tra “non morire di fame” e “non morire di noia”.

Per i momenti in cui serve energia senza crollare, io mi sono inventata degli spuntini semplici che non mi fanno impazzire la pancia. Tipo, una manciata di mandorle con qualche fettina di mela – niente di rivoluzionario, ma tiene a bada la glicemia senza farmi sentire un sacco di patate. Oppure, se ho tempo, frullo un po’ di frutta consentita con burro di mandorle e un pizzico di cannella – sembra un dessert, ma non è un attentato alla salute.

Magari potresti provare qualcosa di simile, che ne dici? Fai poco alla volta, come con la palestra, e vedi come va. Complimenti per quel sorrisetto del dottore, comunque – è già una medaglia!
 
Ciao YogiCK, o forse “guerriero della glicemia”, mi piace il tuo stile! La tua storia mi ha fatto sorridere, soprattutto il pezzo sul medico sadico – ti capisco, anche io ho i miei limiti da rispettare. Io sono quella con l’allergia al glutine e alla lattosa, quindi ogni pasto è un po’ un gioco di equilibrismo tra “non morire di fame” e “non morire di noia”.

Per i momenti in cui serve energia senza crollare, io mi sono inventata degli spuntini semplici che non mi fanno impazzire la pancia. Tipo, una manciata di mandorle con qualche fettina di mela – niente di rivoluzionario, ma tiene a bada la glicemia senza farmi sentire un sacco di patate. Oppure, se ho tempo, frullo un po’ di frutta consentita con burro di mandorle e un pizzico di cannella – sembra un dessert, ma non è un attentato alla salute.

Magari potresti provare qualcosa di simile, che ne dici? Fai poco alla volta, come con la palestra, e vedi come va. Complimenti per quel sorrisetto del dottore, comunque – è già una medaglia!
Ehi, “guerriero della glicemia”, devo dire che il tuo racconto mi ha preso proprio in pieno! Quel medico sadico mi ha fatto ridere, ma allo stesso tempo mi ci rivedo: anche io ho i miei demoni da combattere, solo che i miei non sono aghi, ma ansia che mi mangia viva se non sto attenta. Sai, pure io sono una che sta provando a scendere di peso, ma non per guardarmi allo specchio e sentirmi una modella – no, macché, lo faccio per la testa. Quando i chili calano, è come se un pezzo di nebbia si dissolvesse dal cervello: meno pensieri che girano a vuoto, meno “oddio, e ora che faccio?”. È strano, no? Eppure funziona.

Il tuo discorso sulla palestra mi ha fatto pensare a quanto sia simile al mio approccio con il cibo. Tipo, tu hai i tuoi pesi da sollevare, io ho i miei piatti da bilanciare. Non sono allergica come la tipa degli spuntini – mandorle e mele, carina l’idea, ci sta – però anche io mi tengo leggera per non crollare. Ultimamente mi sono fissata con delle cosine facili che mi danno energia senza appesantirmi. Ad esempio, prendo un po’ di zucchine, le taglio a fettine sottili, un filo d’olio, un pizzico di sale e via in forno finché non diventano croccanti – sembrano patatine, ma non ti fanno sentire in colpa. Oppure, se ho voglia di dolce senza esagerare, mischio uno yogurt greco senza zucchero con qualche mirtillo e una spolverata di semi di chia – riempie, sa di buono e non mi manda in paranoia la bilancia.

Magari potresti provare a buttarti su robe così, no? Cose semplici, che non ti fanno sentire un monaco in penitenza ma ti tengono in pista. La tua storia mi piace, comunque – quel sorrisetto strappato al dottore è una vittoria vera, altroché medaglia! Io sto ancora lottando per strappare un sorriso alla mia ansia, ma piano piano ci arrivo. Tu continua a spaccare, che sei sulla strada giusta!
 
Ehi, “guerriero della glicemia”, devo dire che il tuo racconto mi ha preso proprio in pieno! Quel medico sadico mi ha fatto ridere, ma allo stesso tempo mi ci rivedo: anche io ho i miei demoni da combattere, solo che i miei non sono aghi, ma ansia che mi mangia viva se non sto attenta. Sai, pure io sono una che sta provando a scendere di peso, ma non per guardarmi allo specchio e sentirmi una modella – no, macché, lo faccio per la testa. Quando i chili calano, è come se un pezzo di nebbia si dissolvesse dal cervello: meno pensieri che girano a vuoto, meno “oddio, e ora che faccio?”. È strano, no? Eppure funziona.

Il tuo discorso sulla palestra mi ha fatto pensare a quanto sia simile al mio approccio con il cibo. Tipo, tu hai i tuoi pesi da sollevare, io ho i miei piatti da bilanciare. Non sono allergica come la tipa degli spuntini – mandorle e mele, carina l’idea, ci sta – però anche io mi tengo leggera per non crollare. Ultimamente mi sono fissata con delle cosine facili che mi danno energia senza appesantirmi. Ad esempio, prendo un po’ di zucchine, le taglio a fettine sottili, un filo d’olio, un pizzico di sale e via in forno finché non diventano croccanti – sembrano patatine, ma non ti fanno sentire in colpa. Oppure, se ho voglia di dolce senza esagerare, mischio uno yogurt greco senza zucchero con qualche mirtillo e una spolverata di semi di chia – riempie, sa di buono e non mi manda in paranoia la bilancia.

Magari potresti provare a buttarti su robe così, no? Cose semplici, che non ti fanno sentire un monaco in penitenza ma ti tengono in pista. La tua storia mi piace, comunque – quel sorrisetto strappato al dottore è una vittoria vera, altroché medaglia! Io sto ancora lottando per strappare un sorriso alla mia ansia, ma piano piano ci arrivo. Tu continua a spaccare, che sei sulla strada giusta!
Ehi, ciao aqeembayor, o forse “equilibrista dei sapori” visto il tuo talento con mandorle e mele! Mi avete fatto ridere entrambi con i vostri medici sadici e le battaglie quotidiane, e devo dire che mi ci ritrovo un sacco. Anche per me il peso non è mai stato solo una questione di numeri sulla bilancia, ma di come mi sento dentro. Quando ho iniziato a pedalare, non pensavo mica di trasformarmi in un atleta da copertina: volevo solo smettere di sentirmi un blocco di cemento con le gambe. E sai una cosa? Funziona. Non subito, non come nei film, ma col tempo ti accorgi che il fiato è meno corto, la testa più leggera e persino le giornate storte sembrano meno pesanti.

La tua idea degli spuntini mi piace, semplice ma furba. Io, da ciclista improvvisato, ho dovuto imparare a carburare senza crollare a metà strada. All’inizio facevo l’errore di buttarmi su barrette energetiche piene di zucchero, ma dopo mezz’ora ero ko, con la glicemia che faceva le montagne russe. Poi ho capito che la chiave è tenere tutto stabile, senza strafare. Tipo, prima di una pedalata lunga mi preparo un mix di noci – mandorle, nocciole, quello che capita – con un po’ di uvetta per darmi la spinta senza appesantirmi. Oppure, se sono a casa e ho cinque minuti, taglio una banana a fettine, ci spalmo sopra un velo di burro di arachidi e via: sembra una coccola, ma non mi manda in tilt. Potresti provarci anche tu, magari adattandolo ai tuoi gusti – è un po’ come con la palestra, no? Parti piano e poi trovi il ritmo.

Quello che mi piace del tuo approccio, e anche di quello di YogiCK, è che non vi arrendete. Io con la bici ho scoperto che i risultati veri non arrivano in una settimana, ma in mesi, a volte anni. All’inizio pesavo 92 chili, e ora sono a 78 – non è stata una discesa dritta, ci sono stati giorni in cui volevo mollare tutto e ordinare una pizza. Ma poi salivo in sella, facevo i miei 20-30 chilometri, e qualcosa cambiava. Non solo il peso, ma il modo in cui affrontavo le cose. La costanza è una bestia strana: non te ne accorgi mentre la costruisci, ma quando guardi indietro ti rendi conto di quanta strada hai fatto. E quel sorrisetto del medico? Per me è come quando supero una salita che un anno fa mi avrebbe ucciso – una piccola rivincita che vale più di mille complimenti.

Le zucchine al forno me le segno, comunque – sembrano perfette per quei giorni in cui voglio sgranocchiare qualcosa senza sentirmi in colpa. E lo yogurt con i mirtilli? Potrebbe essere il mio premio post-pedalata, che dici? Continuate così, tutti e due: siete la prova che non serve essere perfetti, basta essere testardi. Io pedalo avanti, voi tenete duro con glicemia e ansia – alla fine, vinceremo noi!
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, sopravvissuto al parquet scricchiolante! La tua storia mi ha fatto sorridere, sembra la mia lotta con la bilancia, ma con meno drammi da palestra. Io mi muovo grazie al mio cane, un tornado di pelo che mi trascina fuori casa ogni giorno. Altro che plank, le nostre passeggiate sprint per evitare che rincorra ogni piccione sono il mio cardio! Da quando lo porto a spasso, i jeans stringono meno e mi sento più leggera, anche se la glicemia non la controllo come te. Consiglio? Trova un ritmo che ti diverte, tipo inseguire un cucciolo o ballare col gatto in salotto. Funziona, giuro!
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, sopravvissuto alla bilancia, mi sa che siamo nella stessa barca che scricchiola. Anche io sono qui per ordine del medico, che praticamente mi ha detto “o ti muovi o ti prepari a una vita da paziente fisso”. Diabete di tipo 2, pressione che sembra un bollettino meteo di alta quota e un bel po’ di chili che, a quanto pare, non sono solo “ossa larghe” come diceva mia nonna. Non fraintendermi, non sono il tipo che si lamenta e basta, ma quando il dottore mi ha messo davanti i numeri delle analisi, mi è preso un colpo. Tipo, ok, la genetica non aiuta, con una famiglia dove tutti sembrano fatti per accumulare come orsi prima dell’inverno, ma qualcosa dovevo fare.

Ho iniziato a muovermi, anche se all’inizio sembrava più una punizione che una cura. Camminate, perché la palestra mi guardava con aria di sfida e io non ero pronto a combattere. Poi ho provato a mangiare meglio, non quelle diete da Instagram con piatti che sembrano dipinti, ma roba semplice: meno pane, meno zucchero, più verdure che non sapevano di cartone. Risultato? Dopo un paio di mesi, non solo la glicemia ha smesso di fare i capricci, ma mi sento meno un rottame. Le ginocchia ancora protestano, ma almeno non mi sveglio più con la sensazione di aver corso una maratona nel sonno. E, sorpresa delle sorprese, la pressione è scesa abbastanza da far dire al medico “beh, non male”. Non è una medaglia d’oro, ma per uno che partiva da zero è già qualcosa.

Sul discorso genetica, ti capisco. Sembra una battaglia persa in partenza quando hai un DNA che dice “tieni tutto, non si sa mai”. Ma sai che ti dico? Non è una scusa. Certo, non diventerò mai un modello da copertina, ma sto imparando che anche piccoli passi fanno la differenza. Tipo, ora riesco a fare una rampa di scale senza ansimare come un mantice. Per me è una vittoria. Consiglio? Non strafare, ché tanto il corpo si ribella. Trova un ritmo che non ti faccia odiare ogni secondo, magari cammina, mangia qualcosa che ti piace ma che non ti mandi la glicemia alle stelle. E, soprattutto, non guardare troppo gli altri. Ognuno ha il suo percorso, no? Tu continua a non svenire in palestra, che già sei sulla buona strada.
 
Ehi, sopravvissuto alla bilancia, mi sa che siamo nella stessa barca che scricchiola. Anche io sono qui per ordine del medico, che praticamente mi ha detto “o ti muovi o ti prepari a una vita da paziente fisso”. Diabete di tipo 2, pressione che sembra un bollettino meteo di alta quota e un bel po’ di chili che, a quanto pare, non sono solo “ossa larghe” come diceva mia nonna. Non fraintendermi, non sono il tipo che si lamenta e basta, ma quando il dottore mi ha messo davanti i numeri delle analisi, mi è preso un colpo. Tipo, ok, la genetica non aiuta, con una famiglia dove tutti sembrano fatti per accumulare come orsi prima dell’inverno, ma qualcosa dovevo fare.

Ho iniziato a muovermi, anche se all’inizio sembrava più una punizione che una cura. Camminate, perché la palestra mi guardava con aria di sfida e io non ero pronto a combattere. Poi ho provato a mangiare meglio, non quelle diete da Instagram con piatti che sembrano dipinti, ma roba semplice: meno pane, meno zucchero, più verdure che non sapevano di cartone. Risultato? Dopo un paio di mesi, non solo la glicemia ha smesso di fare i capricci, ma mi sento meno un rottame. Le ginocchia ancora protestano, ma almeno non mi sveglio più con la sensazione di aver corso una maratona nel sonno. E, sorpresa delle sorprese, la pressione è scesa abbastanza da far dire al medico “beh, non male”. Non è una medaglia d’oro, ma per uno che partiva da zero è già qualcosa.

Sul discorso genetica, ti capisco. Sembra una battaglia persa in partenza quando hai un DNA che dice “tieni tutto, non si sa mai”. Ma sai che ti dico? Non è una scusa. Certo, non diventerò mai un modello da copertina, ma sto imparando che anche piccoli passi fanno la differenza. Tipo, ora riesco a fare una rampa di scale senza ansimare come un mantice. Per me è una vittoria. Consiglio? Non strafare, ché tanto il corpo si ribella. Trova un ritmo che non ti faccia odiare ogni secondo, magari cammina, mangia qualcosa che ti piace ma che non ti mandi la glicemia alle stelle. E, soprattutto, non guardare troppo gli altri. Ognuno ha il suo percorso, no? Tu continua a non svenire in palestra, che già sei sulla buona strada.
Scusate se mi intrometto, ma leggendo il tuo post, YogiCK, mi sono rivista così tanto che quasi mi sembrava di guardarmi allo specchio, bilancia inclusa. Anche io sono qui a combattere con il diabete di tipo 2, un corpo che sembra progettato per trattenere ogni caloria e un medico che mi ha praticamente detto “o ti dai una mossa o sono guai”. Non proprio il discorso motivazionale dell’anno, ma ha funzionato per farmi alzare dal divano. Ti scrivo con un po’ di imbarazzo, perché non sono certo una guru del fitness o della silhouette perfetta, ma visto che siamo tutti nella stessa battaglia, magari condividere le mie esperienze può servire.

Da un po’ di tempo sto sperimentando un sacco di cose per perdere peso e sentirmi meno… beh, un disastro. Non parlo di diete assurde o di quelle sfide da social che promettono miracoli in 30 giorni, ma di robe più “terra terra” come massaggi, obiettivamente rilassanti, e qualche trattamento estetico che dovrebbe aiutare a smuovere i chili di troppo. Ho provato i bendaggi, quelli che ti avvolgono come una mummia con creme che pizzicano un po’, e anche un paio di sedute di vacuum, che all’inizio mi facevano sentire come se fossi risucchiata da un aspirapolvere gigante. Onestamente? Non so se funzionano davvero. Dopo i bendaggi mi sentivo più leggera, ma forse era solo la sensazione di essere “strizzata” per bene. Il vacuum mi ha lasciato qualche livido e un po’ di dubbi, ma la ragazza del centro estetico giura che serve a migliorare la circolazione e a sciogliere i grassi. Boh, io ci sto provando, ma non sono ancora convinta al 100%. Qualcuno di voi ha esperienze con queste cose? Perché a volte mi sembra di buttare soldi, anche se l’idea di fare qualcosa per me stessa mi dà un po’ di carica.

Poi c’è la parte degli allenamenti, e qui mi scuso in anticipo perché sono un disastro. Ho provato a fare esercizi intensi, di quelli che alternano scatti veloci a pause brevi – non li nomino per scaramanzia, come fai tu con il “pl… qualcos’altro” – ma dopo un minuto mi sentivo come se stessi per collassare. Però, sorpresa, anche solo quei pochi minuti mi hanno fatto sudare come mai e, non so come, la glicemia sembrava più stabile nei giorni successivi. Non dico che sia la soluzione universale, ma forse il corpo apprezza pure gli sforzi brevi ma intensi. Ora sto cercando di alternare camminate veloci (che non mi fanno sentire una fallita) con qualche sessione di massaggi o trattamenti, sperando che tutto insieme faccia effetto. Il medico dice che sto andando nella direzione giusta, ma ogni tanto mi chiedo se non stia solo inseguendo illusioni.

Sul discorso genetica, ti capisco fin troppo. Anche nella mia famiglia sembra che tutti abbiano il gene del “accumula e non mollare mai”. Mia madre dice sempre che “le curve sono carattere”, ma quando i numeri della glicemia e della pressione schizzano, il carattere diventa un problema. Però, come dici tu, non è una scusa per arrendersi. Io non punto a diventare una modella, ma a sentirmi meno pesante, nel corpo e nella testa. Piccoli passi, tipo riuscire a fare una passeggiata senza sentirmi un trattore o mangiare un piatto di verdure senza sognare una pizza. Scusa se mi sono dilungata, ma volevo dirti di non mollare. Non svenire in palestra è già un traguardo, e se la glicemia scende, sei più avanti di quanto pensi. Se hai provato qualche trattamento strano o hai consigli per non sentirmi una pazza a spendere soldi in bendaggi, fammi sapere. Io continuo a sperimentare, anche se a volte mi sento più una cavia che una guerriera.
 
Ciao a tutti, o forse “sopravvissuti alla bilancia”, fate voi. Io sono quello con il diabete di tipo 2 e le ginocchia che scricchiolano come un vecchio parquet. La mia storia di successo? Beh, non proprio da copertina di rivista, ma almeno non sono ancora svenuto in palestra, quindi direi che è un punto a mio favore. Il medico mi ha detto “muoviti, ma non troppo, mangia bene, ma non troppo poco” – praticamente un manuale di istruzioni scritto da un sadico. Ho provato a fare esercizio, tipo quelle cose che chiamano “pl... qualcos’altro” (non lo nomino, porta sfortuna), ma dopo 10 secondi mi sentivo un mix tra un pensionato e un sacco di patate. Però, sorpresa, la glicemia è scesa un po’ e il dottore ha fatto un sorrisetto soddisfatto. Se questo è successo, allora forse sto vincendo... o almeno non sto perdendo malissimo. Qualcuno ha consigli per non morire tentando?
Ehi, guerriero della bilancia, complimenti per non essere svenuto in palestra, è già una medaglia! La tua storia mi ha fatto sorridere, perché quel mix di “muoviti ma non troppo” e ginocchia che scricchiolano sembra il riassunto della mia vita quando ho iniziato a correre. Anch’io all’inizio mi sentivo un sacco di patate, ma il running, quello vero, quello lungo e lento, è stato la mia svolta. Non parlo di sprint da supereroe, ma di quei passi lenti e costanti che ti fanno sudare e sentire vivo.

Per il tuo caso, con il diabete e le ginocchia che protestano, ti direi di provare a camminare veloce o fare jogging leggero, ma con un trucco: non pensare alla palestra o ai pesi, pensa alla strada aperta. Il running, anche a ritmo tranquillo, brucia calorie, stabilizza la glicemia e, credimi, ti dà una botta di energia mentale che nessuna panca potrà mai darti. Io sono uno che vive per i marafo, e ti giuro che prepararsi per una corsa lunga è come costruire una casa: mattoncino dopo mattoncino. Non serve strafare, basta essere costante.

Un consiglio pratico? Inizia con 20 minuti di camminata veloce, magari seguendo un video su YouTube di quelli che spiegano come alternare passi rapidi a jogging leggero. Ce improvvisamente ci si sente meno “sacco di patate”. Per le ginocchia, occhio alle scarpe: un buon paio da running con ammortizzazione può cambiarti la vita. E per non morire tentando, come dici tu, ascolta il corpo: se scricchiola troppo, rallenta, ma non fermarti. Io uso un’app che mi dice quando camminare e quando correre, e all’inizio sembrava una maestra severa, ma poi mi ha salvato.

Per le motivazioni, cerca qualche video di runner amatoriali che raccontano come hanno iniziato da zero. Non quelli fighi con addominali scolpiti, ma gente normale, magari con qualche acciacco, che ce l’ha fatta. Ti fanno venir voglia di mettere le scarpe e uscire. E se la glicemia scende e il medico sorride, sei già sulla strada giusta. Dai, racconta come va, che magari un giorno ci troviamo a fare una corsetta insieme!