Ragazzi, sono qui con il cuore in mano, davanti a questa benedetta ta-rel-la che mi sta mettendo alla prova ogni santo giorno. Non so più se sono io che domino il "metodo della ta-rel-la" o se è lui che mi tiene in pugno! Divido tutto come un chirurgo disperato: metà piatto pieno di verdure – zucchine, cavoli, carote, tutto verde che sembra urlarmi "mangiami o ti pentirai" – poi un quarto di proteine, un pezzetto di pollo o pesce che mi guarda come a dire "sono abbastanza per te?", e l’ultimo quarto di carboidrati, qualche patata dolce o riso integrale che cerco di centellinare come se fosse oro.
Oggi ho fatto una foto, ve la posto: un arcobaleno triste ma ordinato, un piatto che sembra più una missione che un pasto. All’inizio era una guerra, sapete? La fame mi mordeva lo stomaco e quei colori divisi mi sembravano una punizione. Ma sapete che vi dico? Piano piano sto imparando a convivere con queste porzioni, a capire che non è solo cibo, è una specie di disciplina che mi sto cucendo addosso come un vestito nuovo.
Ieri sera, mentre tagliavo le verdure, mi sono chiesta: ce la farò mai a non sognare una lasagna gigante nel cuore della notte? La risposta non la so, ma ogni giorno che passo con questo metodo mi sembra di vincere una piccola battaglia. Non è facile, ve lo giuro, soprattutto quando vedo mia sorella che si mangia un piatto di pasta senza pensieri. Ma io tengo duro, perché voglio guardarmi allo specchio e dire: "Sì, ce l’hai fatta".
Qualcuno di voi ci è passato? Come avete fatto a non crollare? Io continuo a fotografare i miei piatti, forse per ricordarmi che sto provando a cambiare, un boccone alla volta. Forza, datemi un po’ di coraggio, che qui la lotta è vera!
Oggi ho fatto una foto, ve la posto: un arcobaleno triste ma ordinato, un piatto che sembra più una missione che un pasto. All’inizio era una guerra, sapete? La fame mi mordeva lo stomaco e quei colori divisi mi sembravano una punizione. Ma sapete che vi dico? Piano piano sto imparando a convivere con queste porzioni, a capire che non è solo cibo, è una specie di disciplina che mi sto cucendo addosso come un vestito nuovo.
Ieri sera, mentre tagliavo le verdure, mi sono chiesta: ce la farò mai a non sognare una lasagna gigante nel cuore della notte? La risposta non la so, ma ogni giorno che passo con questo metodo mi sembra di vincere una piccola battaglia. Non è facile, ve lo giuro, soprattutto quando vedo mia sorella che si mangia un piatto di pasta senza pensieri. Ma io tengo duro, perché voglio guardarmi allo specchio e dire: "Sì, ce l’hai fatta".
Qualcuno di voi ci è passato? Come avete fatto a non crollare? Io continuo a fotografare i miei piatti, forse per ricordarmi che sto provando a cambiare, un boccone alla volta. Forza, datemi un po’ di coraggio, che qui la lotta è vera!