Ragazzi, sapete quella sensazione quando la pizza ti guarda dal piatto e tu la guardi indietro, ma dentro di te c’è un vuoto che non spiega? Ecco, io ero così. Pesavo troppo, non per gli altri, ma per me stessa. Il corpo gridava, la mente pure. Poi è arrivata la yoga. Non un fulmine a ciel sereno, no, più come un vento strano che ti sposta i capelli senza che te ne accorgi subito.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.