La pizza invisibile: come lo yoga mi ha fatto perdere peso senza rinunciare al gusto

Patryck

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, sapete quella sensazione quando la pizza ti guarda dal piatto e tu la guardi indietro, ma dentro di te c’è un vuoto che non spiega? Ecco, io ero così. Pesavo troppo, non per gli altri, ma per me stessa. Il corpo gridava, la mente pure. Poi è arrivata la yoga. Non un fulmine a ciel sereno, no, più come un vento strano che ti sposta i capelli senza che te ne accorgi subito.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.
 
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Ragazzi, sapete quella sensazione quando la pizza ti guarda dal piatto e tu la guardi indietro, ma dentro di te c’è un vuoto che non spiega? Ecco, io ero così. Pesavo troppo, non per gli altri, ma per me stessa. Il corpo gridava, la mente pure. Poi è arrivata la yoga. Non un fulmine a ciel sereno, no, più come un vento strano che ti sposta i capelli senza che te ne accorgi subito.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.
Ciao a tutti, o forse no, non proprio un ciao, più un “ehi, ci siete ancora?”. Leggo il tuo post e mi ci ritrovo, ma con un twist diverso, perché la mia storia con il peso è un casino di ormoni che non ne vogliono sapere di stare in riga. Ho l’ipotiroidismo, sapete, quella roba che ti rallenta tutto, pure il metabolismo sembra un bradipo in letargo. La pizza che mi guarda? La guardo anch’io, ma con me c’è pure il senso di colpa che arriva puntuale come un controllore sul treno.

All’inizio pensavo fosse impossibile, sai, con il corpo che rema contro. Il medico mi ha messo sotto tiro con le analisi, poi la tiroide ha avuto la sua dose di pastiglie, ma non bastava. Mi diceva “dieta, movimento”, e io pensavo “sì, certo, e magari pure un miracolo”. Poi ho provato lo yoga, non perché fossi convinta, ma perché ero stufa di sentirmi un sacco di patate. Le prime volte? Un disastro. Sembravo un elefante che prova a fare la ballerina, ma piano piano qualcosa è cambiato.

Non è che la pizza sia sparita, eh, non sono una di quelle che si nutre di aria e buoni propositi. Però lo yoga mi ha dato una specie di ancora. Faccio la posizione del guerriero come te, Virabhadrasana, e mi sento meno fragile, come se stessi dicendo al mio corpo “ok, ci sei ancora, facciamo pace”. Il respiro mi aiuta a non cedere alla voglia di strafogarmi, anche se la tentazione c’è sempre. Meditazione? Ci provo, ma con la testa che ho io è più un “smetti di pensare al frigo” che un vero zen.

La dieta l’ho dovuta aggiustare per forza, con ‘sto ipotiroidismo non puoi sgarrare troppo. Mangio pizza, sì, ma la faccio leggera, con farine che non mi appesantiscono e poco sale, perché il mio corpo trattiene acqua come un cammello. Non è la stessa cosa, lo so, ma è un compromesso che funziona. Il peso scende, lentissimo, tipo una tartaruga con una zampa rotta, ma scende. E non è solo il numero sulla bilancia, è che mi sento meno incastrata.

Il punto è che con gli ormoni ballerini non è mai facile. Ci vuole il medico, ci vuole pazienza, e ci vuole qualcosa come lo yoga per non mollare tutto e ordinare una margherita doppia mozzarella. Non sono una fanatica, non vi dirò che è la soluzione a tutto, ma mi ha dato un modo per non farmi schiacciare, né dalla pizza né dalla vita. Se avete un tappetino che prende polvere, provateci. Non serve essere guru, basta non arrendersi. O almeno provarci, no?
 
Ragazzi, sapete quella sensazione quando la pizza ti guarda dal piatto e tu la guardi indietro, ma dentro di te c’è un vuoto che non spiega? Ecco, io ero così. Pesavo troppo, non per gli altri, ma per me stessa. Il corpo gridava, la mente pure. Poi è arrivata la yoga. Non un fulmine a ciel sereno, no, più come un vento strano che ti sposta i capelli senza che te ne accorgi subito.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.
Ciao a tutti, o forse no, non so se c’è davvero qualcuno che legge ancora ‘ste cose. La tua storia con lo yoga mi ha fatto pensare, sai? Anch’io ho provato a cambiare qualcosa, ma per me la chiave sono i gruppi. Zumba, pilates, persino un po’ di boxe quando mi sento particolarmente arrabbiata con la bilancia. Non è che mi trasformo in una guerriera come te con Virabhadrasana, però quel ritmo, quella musica, la gente che sbuffa insieme a me… mi tiene in piedi.

Tipo, ieri mattina ero a una lezione di zumba, sudata come un pollo al forno, e mentre ballavo mi sono detta: “Ma chi me lo fa fare?”. Poi guardi gli altri, tutti lì a provarci, e ti senti meno sola. Non è che perdo chili come foglie in autunno, no, il mio peso scende più come un sasso che rotola piano giù da una collina. Però funziona. La colazione dopo? Sempre la stessa: un caffè e un po’ di yogurt, perché se mi metto a meditare sul niente come te, finisce che penso alla pizza e addio pace interiore.

Il bello dei gruppi è che non devi essere perfetto. Arrivi, ti muovi, ridi se sbagli un passo. Magari non è poetico come il tuo sole storto dalla finestra, ma a me salva la giornata. Se qualcuno vuole provare, cercate un corso dove si suda ma si scherza anche. Non serve essere fenomeni, basta non mollare. La pizza? La mangio ancora, sì, ma dopo una lezione mi sembra meno un nemico. Più un premio, forse. Boh, fate voi.
 
Ragazzi, sapete quella sensazione quando la pizza ti guarda dal piatto e tu la guardi indietro, ma dentro di te c’è un vuoto che non spiega? Ecco, io ero così. Pesavo troppo, non per gli altri, ma per me stessa. Il corpo gridava, la mente pure. Poi è arrivata la yoga. Non un fulmine a ciel sereno, no, più come un vento strano che ti sposta i capelli senza che te ne accorgi subito.
Facevo le posizioni, all’inizio goffe, tipo un gatto che inciampa su un tappeto. Ma poi ho capito: non era solo stretching, era un modo per far tacere quel rumore nella testa. Meditavo, respiravo, e la pizza? Sempre lì, ma diversa. Non invisibile, eh, non esageriamo, però meno prepotente. Mangiavo, sì, ma con una calma che non sapevo di avere. Il peso ha iniziato a scendere, non di botto, ma come foglie che cadono piano da un albero in autunno.
La mia pratica preferita? La posizione del guerriero, Virabhadrasana. Ti senti forte, ma non aggressivo. Ti allunghi, ti stabilizzi, e intanto il respiro ti guida. Lo facevo ogni mattina, davanti alla finestra, con il sole che entrava storto. E poi meditazione, cinque minuti, poi dieci, poi mezz’ora. Pensavo al niente, o forse al tutto, non so. Però quel niente mi ha tolto chili. Non so se era il metabolismo o la pace che mi faceva scegliere un’insalata invece di un secondo giro di mozzarella.
Non è che ho smesso di amare il gusto. La pizza la faccio ancora, con la farina integrale, il pomodoro che sa di estate e un filo d’olio che sembra un abbraccio. Ma non è più una lotta, capite? È un piacere che non mi schiaccia. Lo yoga mi ha insegnato a piegarmi senza spezzarmi, a essere flessibile fuori e dentro. E ora, quando mi guardo allo specchio, non vedo solo meno chili, vedo una che ha smesso di correre in cerchio.
Provate, se vi va. Non serve essere perfetti. Basta un tappetino, un respiro e la voglia di non farsi mangiare dalla vita. O dalla pizza. Fate voi.
Ehi, che bella storia! Mi ha colpito quel tuo modo di raccontare la pizza che non è più un “nemico” ma quasi un compagno di viaggio. Mi ci rivedo un po’, anche se il mio percorso è diverso. Io sono uno di quelli col metabolismo che sembra un motore da corsa: brucio tutto in un attimo, ma il problema è mettere su muscoli senza quella patina di grasso che si appiccica se non sto attento. Tipo, voglio un fisico definito, con gambe che sembrano scolpite, ma senza sembrare un palloncino gonfiato.

Lo yoga di cui parli mi incuriosisce, anche se ammetto di essere un po’ scettico. Non fraintendermi, credo alla tua storia, ma mi chiedo se possa funzionare per uno come me, che ha bisogno di caricare peso in palestra per vedere risultati. Però quel tuo discorso sul respiro, sulla calma, mi fa pensare. Forse è quello che mi manca. Spesso mi alleno come se fossi in gara con me stesso, sempre a spingere, a contare ripetizioni, a pesare ogni grammo di pollo. E se invece provassi a rallentare? Magari non proprio yoga, ma qualcosa che mi centri, che mi faccia ascoltare il corpo invece di forzarlo.

Per ora il mio piano è questo: mangio tanto, ma pulito. Tipo, la pizza me la concedo una volta a settimana, ma la faccio in casa con farina di farro, proteine in polvere nell’impasto (sì, lo so, sembra strano, ma dà una spinta proteica) e verdure grigliate sopra. Il resto della settimana è riso basmati, petto di pollo, albumi, e un sacco di broccoli. Non proprio da chef stellato, ma funziona. In palestra alterno giorni pesanti con pesi e giorni più leggeri, con focus su definizione. Le gambe le alleno due volte a settimana: squat, affondi, leg press, e poi un po’ di lavoro isolato per i polpacci, che sembrano sempre quelli di un adolescente.

Però, sai, a volte mi chiedo se sto esagerando con questa ossessione per la “massa pulita”. Tipo, mi guardo le gambe allo specchio e penso: “Ok, non male, ma potrebbero essere più definite”. E lì parte il dubbio: sto davvero costruendo qualcosa di sano o sto solo inseguendo un’immagine? Il tuo discorso sulla pace interiore mi ha fatto riflettere. Forse dovrei provare quella posizione del guerriero che dici, giusto per vedere se mi dà quella stabilità che cerco, non solo nei muscoli ma anche nella testa.

Tu che ne pensi? Lo yoga può aiutare uno come me, che vuole crescere ma senza strafare? E come hai fatto a trovare quell’equilibrio tra goderti il cibo e non lasciarti travolgere? Io la pizza la amo, ma a volte mi sembra una trappola: un morso di troppo e mi sento in colpa. Magari mi dai un consiglio per non farmi mangiare dalla vita, come dici tu. Intanto, grazie per aver condiviso, mi hai dato uno spunto per pensare fuori dagli schemi.