Quando il mondo corre e tutto sembra scivolare via troppo in fretta, io mi fermo. Mangio piano, ascolto il mio corpo, e scavo in quella parte di me che spesso ignoro. Non è facile, sapete? Superare gli ostacoli nel percorso di dimagrimento per me non significa solo perdere chili, ma imparare a convivere con i miei pensieri, con le mie voglie, con quella voce che ogni tanto mi dice di lasciar perdere. La mindful eating è diventata il mio rifugio, ma anche la mia sfida.
Ci sono giorni in cui il tempo sembra non bastare. La fretta mi spinge a ingoiare un pasto senza nemmeno rendermi conto di cosa sto mangiando. Ma quando riesco a rallentare, tutto cambia. Prendo un boccone, lo mastico con calma, sento i sapori che si mescolano, e mi chiedo: sono davvero affamata? O sto solo riempiendo un vuoto? Questa domanda, così semplice eppure così profonda, mi ha fatto scoprire che spesso mangio per ansia, per noia, o perché mi sento persa. E non è una scoperta facile. A volte fa male guardarsi dentro con tanta onestà.
Non vi mentirò: non è una strada dritta. Ci sono momenti in cui mi sembra di non fare progressi, in cui il peso sulla bilancia non si muove e la tentazione di mollare è forte. Ma poi penso a quanto mi sento diversa quando mangio con consapevolezza. Non è solo il corpo che si alleggerisce, è la mente. Smetto di giudicarmi, di contare ogni caloria come se fosse una colpa. Imparo a darmi il permesso di godere del cibo, ma anche di fermarmi quando sono sazia. È una danza delicata, un equilibrio che sto ancora cercando.
Un trucco che mi aiuta è preparare la tavola, anche solo per me stessa. Metto una tovaglia, scelgo un piatto che mi piace, spengo il telefono. Creo un momento che sia solo mio. E poi, quando mangio, provo a concentrarmi su ogni sensazione: il profumo del cibo, la consistenza, il suono del cucchiaio che tocca il piatto. Sembra una sciocchezza, ma queste piccole cose mi fanno sentire che sto prendendo cura di me stessa, che non sto solo “sopravvivendo” al pasto.
Non so se questa strada sia per tutti, ma per me è un modo per affrontare gli ostacoli senza combatterli con forza, ma con pazienza. Ogni boccone lento è un passo verso un corpo che non è solo più leggero, ma più in pace con se stesso. E forse, alla fine, è questo che cerco davvero: non solo un numero diverso sulla bilancia, ma un modo di vivere che mi faccia sentire a casa dentro di me.
Ci sono giorni in cui il tempo sembra non bastare. La fretta mi spinge a ingoiare un pasto senza nemmeno rendermi conto di cosa sto mangiando. Ma quando riesco a rallentare, tutto cambia. Prendo un boccone, lo mastico con calma, sento i sapori che si mescolano, e mi chiedo: sono davvero affamata? O sto solo riempiendo un vuoto? Questa domanda, così semplice eppure così profonda, mi ha fatto scoprire che spesso mangio per ansia, per noia, o perché mi sento persa. E non è una scoperta facile. A volte fa male guardarsi dentro con tanta onestà.
Non vi mentirò: non è una strada dritta. Ci sono momenti in cui mi sembra di non fare progressi, in cui il peso sulla bilancia non si muove e la tentazione di mollare è forte. Ma poi penso a quanto mi sento diversa quando mangio con consapevolezza. Non è solo il corpo che si alleggerisce, è la mente. Smetto di giudicarmi, di contare ogni caloria come se fosse una colpa. Imparo a darmi il permesso di godere del cibo, ma anche di fermarmi quando sono sazia. È una danza delicata, un equilibrio che sto ancora cercando.
Un trucco che mi aiuta è preparare la tavola, anche solo per me stessa. Metto una tovaglia, scelgo un piatto che mi piace, spengo il telefono. Creo un momento che sia solo mio. E poi, quando mangio, provo a concentrarmi su ogni sensazione: il profumo del cibo, la consistenza, il suono del cucchiaio che tocca il piatto. Sembra una sciocchezza, ma queste piccole cose mi fanno sentire che sto prendendo cura di me stessa, che non sto solo “sopravvivendo” al pasto.
Non so se questa strada sia per tutti, ma per me è un modo per affrontare gli ostacoli senza combatterli con forza, ma con pazienza. Ogni boccone lento è un passo verso un corpo che non è solo più leggero, ma più in pace con se stesso. E forse, alla fine, è questo che cerco davvero: non solo un numero diverso sulla bilancia, ma un modo di vivere che mi faccia sentire a casa dentro di me.