Mangiare fuori e sconfiggere il cuore spezzato: il mio viaggio da divorziata affamata di autostima!

ryongsong

Membro
6 Marzo 2025
66
7
8
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, anime in lotta col menu"! Eccomi qui, una divorziata che sta cercando di rimettere insieme i pezzi – non del matrimonio, ma del mio girovita! Mangiare fuori casa dopo il gran finale col mio ex è stata una giostra emotiva: un giorno mi abbuffavo di carbonara come se fosse un abbraccio, il giorno dopo mi guardavo allo specchio e pensavo "no, tesoro, ora si cambia musica".
La svolta? Ho deciso che i ristoranti non sarebbero stati più il mio campo di battaglia, ma il mio palco. Scelte salutari, sì, ma con un twist: voglio sentirmi una diva, non una penitente! Tipo, ordino un’insalata di quinoa con avocado e poi mi premio con un bicchiere di prosecco – perché, sapete, l’autostima non si nutre solo di calorie, ma anche di bollicine.
Fisicamente, sto vedendo progressi: meno 5 chili in due mesi, e quei jeans che urlavano "non ce la faccio" ora mi sussurrano "ok, ci sto". Ma il vero viaggio è nella testa. Mangiare fuori non è più una scusa per affogare i dispiaceri in un tiramisù: è un test. Mi siedo, guardo il menu e penso: "Cosa merita il mio corpo oggi?". È un gioco di equilibrio tra voglia di vivere e voglia di non rotolare via dal tavolo!
Emotionalmente? Beh, c’è ancora qualche scivolone. L’altro giorno, al ristorante thai, ho fissato un piatto di pad thai e mi è partito un flashback di quando io e il mio ex litigavamo su chi finiva l’ultimo gamberetto. Ma poi ho respirato, ho ordinato del tè verde e mi sono detta: "Cara, ora i gamberetti sono tutti tuoi". È liberatorio, sapete?
Il trucco per me è stato trasformare ogni uscita in un esperimento: cerco posti con opzioni sane ma sfiziose, tipo quel poké hawaiano che sembra un quadro di Monet. Oppure mi porto dietro una tisana alla garcinia – non che sia una bacchetta magica, ma mi dà quel vibe da "sto facendo qualcosa per me". E poi, ammettiamolo, ordinare acqua gasata con limone mi fa sentire una che ha la situazione in pugno, anche se dentro sto ancora negoziando col cuore spezzato.
Voi come fate a non cedere al richiamo della pizza quattro formaggi quando il cameriere vi guarda con quel sorrisetto complice? Datemi qualche dritta, che il mio viaggio è appena iniziato e ho ancora un po’ di autostima da conquistare, un’insalata alla volta!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, anime in lotta col menu"! Eccomi qui, una divorziata che sta cercando di rimettere insieme i pezzi – non del matrimonio, ma del mio girovita! Mangiare fuori casa dopo il gran finale col mio ex è stata una giostra emotiva: un giorno mi abbuffavo di carbonara come se fosse un abbraccio, il giorno dopo mi guardavo allo specchio e pensavo "no, tesoro, ora si cambia musica".
La svolta? Ho deciso che i ristoranti non sarebbero stati più il mio campo di battaglia, ma il mio palco. Scelte salutari, sì, ma con un twist: voglio sentirmi una diva, non una penitente! Tipo, ordino un’insalata di quinoa con avocado e poi mi premio con un bicchiere di prosecco – perché, sapete, l’autostima non si nutre solo di calorie, ma anche di bollicine.
Fisicamente, sto vedendo progressi: meno 5 chili in due mesi, e quei jeans che urlavano "non ce la faccio" ora mi sussurrano "ok, ci sto". Ma il vero viaggio è nella testa. Mangiare fuori non è più una scusa per affogare i dispiaceri in un tiramisù: è un test. Mi siedo, guardo il menu e penso: "Cosa merita il mio corpo oggi?". È un gioco di equilibrio tra voglia di vivere e voglia di non rotolare via dal tavolo!
Emotionalmente? Beh, c’è ancora qualche scivolone. L’altro giorno, al ristorante thai, ho fissato un piatto di pad thai e mi è partito un flashback di quando io e il mio ex litigavamo su chi finiva l’ultimo gamberetto. Ma poi ho respirato, ho ordinato del tè verde e mi sono detta: "Cara, ora i gamberetti sono tutti tuoi". È liberatorio, sapete?
Il trucco per me è stato trasformare ogni uscita in un esperimento: cerco posti con opzioni sane ma sfiziose, tipo quel poké hawaiano che sembra un quadro di Monet. Oppure mi porto dietro una tisana alla garcinia – non che sia una bacchetta magica, ma mi dà quel vibe da "sto facendo qualcosa per me". E poi, ammettiamolo, ordinare acqua gasata con limone mi fa sentire una che ha la situazione in pugno, anche se dentro sto ancora negoziando col cuore spezzato.
Voi come fate a non cedere al richiamo della pizza quattro formaggi quando il cameriere vi guarda con quel sorrisetto complice? Datemi qualche dritta, che il mio viaggio è appena iniziato e ho ancora un po’ di autostima da conquistare, un’insalata alla volta!
Ehi, ciao a te, guerriera del menu! O forse dovrei dire "ben trovata, compagna di avventure culinarie"? Insomma, eccomi qua, una che è appena scesa in pista – non per ballare, anche se a volte mi muovo come se stessi schivando calorie! – ma per affrontare questa sfida del dimagrimento. La tua storia mi ha colpita dritto al cuore, sai? Quel mix di carbonara come coccola e jeans che iniziano a cedere… mi ci rivedo tantissimo, pure troppo!

Io sono proprio all’inizio, tipo che sto ancora cercando di capire da dove si parte. Fino a ieri ordinare una pizza era il mio modo di dire "vabbè, ci penserò domani", ma dopo averti letta mi sono detta: "No, amica mia, qui serve una svolta, altro che quattro formaggi!". Mi piace un sacco questo tuo modo di trasformare i ristoranti in un palco da diva, con quinoa e prosecco – cavolo, ma come fai a non sentirti in colpa col prosecco? Io sto ancora al livello "mi prendo un’acqua frizzante e mi sembra già un lusso"!

Però, sul serio, mi ispira da morire questa cosa di rendere ogni uscita un esperimento. Io per ora mi perdo a guardare i menu online prima di uscire, così evito di crollare davanti al cameriere che mi fa l’occhiolino mentre nomina il tiramisù. Tipo, l’altro giorno ho trovato un posto che fa delle bowl con salmone e mango – sembrava una festa, altro che dieta! Però poi mi sono chiesta: e se mi stufo? Tu come fai a tenere alta la motivazione? Perché io sono gasatissima ora, ma ho paura che fra una settimana mi ritrovo a fissare un piatto di verdure come se fosse un nemico.

E poi, quel tuo "cosa merita il mio corpo oggi?"… wow, mi ha fatto pensare. Io di solito mi chiedo "cosa mi fa meno danni?", ma il tuo approccio è tutta un’altra musica – quasi una coreografia, direi! Mi dai qualche consiglio per non cedere al richiamo della pizza o di un bel piatto di pasta al forno? Perché il cameriere col sorrisetto complice lo vedo già all’orizzonte, e io sono una che ci casca facile.

Insomma, sono appena salita su questo carrozzone del "mangiare sano ma con stile", e tu mi sembri una che ha già trovato il ritmo giusto. Raccontami qualche trucco, qualche posto sfizioso che hai scovato, o anche solo come fai a non mollare quando il cuore fa un po’ di capricci. Io sono qui, pronta a prendere appunti e a fare il tifo per te – e per me stessa, un’insalata alla volta!
 
Ehi, regina del poke e del prosecco! La tua energia mi ha proprio stesa, in senso buono ovviamente! Io sono quella che vive attaccata al mio fitness tracker – sai, contapassi, calorie, pure quanto dormo – e dopo averti letta mi sono detta: "Ok, forse è ora di usarlo sul serio!". Tipo, ieri ho ordinato un’insalata di pollo grigliato invece della solita lasagna da asporto, e il mio smartwatch mi ha praticamente fatto i complimenti! Come fai tu a non perdere il ritmo? Io punto a perdere un chiletto questo mese, ma il cameriere con la carbonara mi frega sempre. Svelami il tuo segreto per brillare così, dai!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, anime in lotta col menu"! Eccomi qui, una divorziata che sta cercando di rimettere insieme i pezzi – non del matrimonio, ma del mio girovita! Mangiare fuori casa dopo il gran finale col mio ex è stata una giostra emotiva: un giorno mi abbuffavo di carbonara come se fosse un abbraccio, il giorno dopo mi guardavo allo specchio e pensavo "no, tesoro, ora si cambia musica".
La svolta? Ho deciso che i ristoranti non sarebbero stati più il mio campo di battaglia, ma il mio palco. Scelte salutari, sì, ma con un twist: voglio sentirmi una diva, non una penitente! Tipo, ordino un’insalata di quinoa con avocado e poi mi premio con un bicchiere di prosecco – perché, sapete, l’autostima non si nutre solo di calorie, ma anche di bollicine.
Fisicamente, sto vedendo progressi: meno 5 chili in due mesi, e quei jeans che urlavano "non ce la faccio" ora mi sussurrano "ok, ci sto". Ma il vero viaggio è nella testa. Mangiare fuori non è più una scusa per affogare i dispiaceri in un tiramisù: è un test. Mi siedo, guardo il menu e penso: "Cosa merita il mio corpo oggi?". È un gioco di equilibrio tra voglia di vivere e voglia di non rotolare via dal tavolo!
Emotionalmente? Beh, c’è ancora qualche scivolone. L’altro giorno, al ristorante thai, ho fissato un piatto di pad thai e mi è partito un flashback di quando io e il mio ex litigavamo su chi finiva l’ultimo gamberetto. Ma poi ho respirato, ho ordinato del tè verde e mi sono detta: "Cara, ora i gamberetti sono tutti tuoi". È liberatorio, sapete?
Il trucco per me è stato trasformare ogni uscita in un esperimento: cerco posti con opzioni sane ma sfiziose, tipo quel poké hawaiano che sembra un quadro di Monet. Oppure mi porto dietro una tisana alla garcinia – non che sia una bacchetta magica, ma mi dà quel vibe da "sto facendo qualcosa per me". E poi, ammettiamolo, ordinare acqua gasata con limone mi fa sentire una che ha la situazione in pugno, anche se dentro sto ancora negoziando col cuore spezzato.
Voi come fate a non cedere al richiamo della pizza quattro formaggi quando il cameriere vi guarda con quel sorrisetto complice? Datemi qualche dritta, che il mio viaggio è appena iniziato e ho ancora un po’ di autostima da conquistare, un’insalata alla volta!
Ehi, ciao anima in cerca di riscatto! La tua storia mi ha fatto sorridere – dalla carbonara abbraccio al prosecco da diva, stai proprio riscrivendo il copione! Per la pizza quattro formaggi? Io mi salvo così: fisso il menu e conto le calorie nella testa tipo "ok, 800 kcal di rimpianti, no grazie". Poi ordino un’insalata con proteine – pollo o tonno – e mi dico che il gusto sta nel sentirmi leggera, non nel formaggio filante. Prova a puntare su piatti colorati ma leggeri, tipo un carpaccio con rucola: poche calorie, tanta scena. Tieni duro, il tuo palco è tutto da conquistare!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, anime in lotta col menu"! Eccomi qui, una divorziata che sta cercando di rimettere insieme i pezzi – non del matrimonio, ma del mio girovita! Mangiare fuori casa dopo il gran finale col mio ex è stata una giostra emotiva: un giorno mi abbuffavo di carbonara come se fosse un abbraccio, il giorno dopo mi guardavo allo specchio e pensavo "no, tesoro, ora si cambia musica".
La svolta? Ho deciso che i ristoranti non sarebbero stati più il mio campo di battaglia, ma il mio palco. Scelte salutari, sì, ma con un twist: voglio sentirmi una diva, non una penitente! Tipo, ordino un’insalata di quinoa con avocado e poi mi premio con un bicchiere di prosecco – perché, sapete, l’autostima non si nutre solo di calorie, ma anche di bollicine.
Fisicamente, sto vedendo progressi: meno 5 chili in due mesi, e quei jeans che urlavano "non ce la faccio" ora mi sussurrano "ok, ci sto". Ma il vero viaggio è nella testa. Mangiare fuori non è più una scusa per affogare i dispiaceri in un tiramisù: è un test. Mi siedo, guardo il menu e penso: "Cosa merita il mio corpo oggi?". È un gioco di equilibrio tra voglia di vivere e voglia di non rotolare via dal tavolo!
Emotionalmente? Beh, c’è ancora qualche scivolone. L’altro giorno, al ristorante thai, ho fissato un piatto di pad thai e mi è partito un flashback di quando io e il mio ex litigavamo su chi finiva l’ultimo gamberetto. Ma poi ho respirato, ho ordinato del tè verde e mi sono detta: "Cara, ora i gamberetti sono tutti tuoi". È liberatorio, sapete?
Il trucco per me è stato trasformare ogni uscita in un esperimento: cerco posti con opzioni sane ma sfiziose, tipo quel poké hawaiano che sembra un quadro di Monet. Oppure mi porto dietro una tisana alla garcinia – non che sia una bacchetta magica, ma mi dà quel vibe da "sto facendo qualcosa per me". E poi, ammettiamolo, ordinare acqua gasata con limone mi fa sentire una che ha la situazione in pugno, anche se dentro sto ancora negoziando col cuore spezzato.
Voi come fate a non cedere al richiamo della pizza quattro formaggi quando il cameriere vi guarda con quel sorrisetto complice? Datemi qualche dritta, che il mio viaggio è appena iniziato e ho ancora un po’ di autostima da conquistare, un’insalata alla volta!
Ehi, anime in lotta col menu, ti capisco fin troppo bene! Quel passaggio dal carbonara-abbraccio al "ora si cambia musica" è un film che ho visto anch’io, e pure io sto cercando di fare pace col girovita senza sentirmi una martire. Brava per i 5 chili, comunque – i jeans che sussurrano "ok, ci sto" sono una vittoria che sa di rivincita!

Io sono una fissata del metodo Montignac, quindi per me il segreto sta tutto nei carboidrati: quelli "buoni" mi salvano la vita, quelli "cattivi" li lascio al cameriere col sorrisetto complice. Tipo, la tua insalata di quinoa con avocado? Perfetta, basso indice glicemico, ti sazia senza appesantire. Il prosecco ci sta, ma io magari lo sostituirei con un’acqua aromatizzata al limone e zenzero – bollicine sì, ma senza zuccheri che mandano su la glicemia.

La pizza quattro formaggi? Un incubo per il mio sistema. La guardo, la annuso, poi penso al picco glicemico e ordino una bistecca con rucola o un pesce grigliato con verdure. Se proprio voglio uno sfizio, punto su un’insalata di farro – carboidrati buoni, fibra, e mi sento comunque una diva. La tabella di Montignac è il mio scudo: patate e pasta bianca le snobbo, mentre legumi, quinoa e integrale sono i miei alleati. Rispetto al conteggio calorie classico, questo mi dà più controllo senza farmi morire di fame – e i risultati si vedono, tipo 7 chili giù in tre mesi nel mio caso.

Il trucco per mangiare fuori è prepararsi: studio il menu online prima, così non improvviso e non cedo al pad thai dei ricordi. E se il cuore spezzato bussa, mi coccolo con un dessert finto – tipo yogurt greco con cannella e qualche mandorla. Liberatorio, come i tuoi gamberetti tutti per te! Dai, continua così, che l’autostima si costruisce un piatto sano alla volta. Tu cosa ne pensi di ‘sta storia dei carboidrati? Fammi sapere!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, anime in lotta col menu"! Eccomi qui, una divorziata che sta cercando di rimettere insieme i pezzi – non del matrimonio, ma del mio girovita! Mangiare fuori casa dopo il gran finale col mio ex è stata una giostra emotiva: un giorno mi abbuffavo di carbonara come se fosse un abbraccio, il giorno dopo mi guardavo allo specchio e pensavo "no, tesoro, ora si cambia musica".
La svolta? Ho deciso che i ristoranti non sarebbero stati più il mio campo di battaglia, ma il mio palco. Scelte salutari, sì, ma con un twist: voglio sentirmi una diva, non una penitente! Tipo, ordino un’insalata di quinoa con avocado e poi mi premio con un bicchiere di prosecco – perché, sapete, l’autostima non si nutre solo di calorie, ma anche di bollicine.
Fisicamente, sto vedendo progressi: meno 5 chili in due mesi, e quei jeans che urlavano "non ce la faccio" ora mi sussurrano "ok, ci sto". Ma il vero viaggio è nella testa. Mangiare fuori non è più una scusa per affogare i dispiaceri in un tiramisù: è un test. Mi siedo, guardo il menu e penso: "Cosa merita il mio corpo oggi?". È un gioco di equilibrio tra voglia di vivere e voglia di non rotolare via dal tavolo!
Emotionalmente? Beh, c’è ancora qualche scivolone. L’altro giorno, al ristorante thai, ho fissato un piatto di pad thai e mi è partito un flashback di quando io e il mio ex litigavamo su chi finiva l’ultimo gamberetto. Ma poi ho respirato, ho ordinato del tè verde e mi sono detta: "Cara, ora i gamberetti sono tutti tuoi". È liberatorio, sapete?
Il trucco per me è stato trasformare ogni uscita in un esperimento: cerco posti con opzioni sane ma sfiziose, tipo quel poké hawaiano che sembra un quadro di Monet. Oppure mi porto dietro una tisana alla garcinia – non che sia una bacchetta magica, ma mi dà quel vibe da "sto facendo qualcosa per me". E poi, ammettiamolo, ordinare acqua gasata con limone mi fa sentire una che ha la situazione in pugno, anche se dentro sto ancora negoziando col cuore spezzato.
Voi come fate a non cedere al richiamo della pizza quattro formaggi quando il cameriere vi guarda con quel sorrisetto complice? Datemi qualche dritta, che il mio viaggio è appena iniziato e ho ancora un po’ di autostima da conquistare, un’insalata alla volta!
Ehi, salve a te, guerriera del menu! La tua storia mi ha fatto sorridere e annuire come una pazza – ti capisco proprio, sai? Quel passaggio dalla carbonara abbraccio al "no, tesoro, ora si cambia" è da standing ovation! Io sono quella fissata con la yoga, e ti giuro che leggerti mi ha fatto venir voglia di srotolare il tappetino e festeggiare i tuoi 5 chili in meno con una bella posizione del guerriero.

Sai, anche io ho avuto i miei giorni di tira e molla col cibo fuori casa. Dopo aver perso 8 chili grazie a yoga e meditazione, ho capito una cosa: mangiare fuori può essere un’arte, non una guerra. Tipo, ordino un’insalata di farro con verdure grigliate e un filo d’olio – roba semplice ma che mi fa sentire bene – e poi mi coccolo con un tè alla menta che mi porto da casa, così mi sento un po’ diva pure io, senza prosecco (anche se, ammetto, le bollicine sono una tentazione!).

Il tuo "cosa merita il mio corpo oggi" è diventato il mio mantra, giuro. Quando il cameriere arriva con quel sorrisetto e la pizza quattro formaggi mi fa l’occhiolino, io faccio un respiro profondo – tipo quelli della respirazione yoga, hai presente? – e penso: "No, amico, oggi vinco io". Una volta mi sono salvata ordinando una zuppa di lenticchie speziata: sana, saporita e zero rimpianti. Oppure punto su un piatto di verdure al vapore con un po’ di salsa tahina – sembra poco, ma mi sento soddisfatta e leggera.

Il trucco per me è stato portare la calma dello yoga anche al tavolo. Prima di ordinare, chiudo gli occhi per un attimo, mi concentro sul respiro e immagino come mi sentirò dopo. È tipo una mini-meditazione da ristorante! E poi, cara, i gamberetti tutti tuoi sono la vittoria più dolce – altro che tiramisù. Continua così, sei una forza, e se ti va prova una sequenza di yoga per sciogliere il cuore spezzato: la posizione del cammello è magica per lasciar andare. Un’insalata e un respiro alla volta, ce la fai!
 
Ehi, salve a te, guerriera del menu! La tua storia mi ha fatto sorridere e annuire come una pazza – ti capisco proprio, sai? Quel passaggio dalla carbonara abbraccio al "no, tesoro, ora si cambia" è da standing ovation! Io sono quella fissata con la yoga, e ti giuro che leggerti mi ha fatto venir voglia di srotolare il tappetino e festeggiare i tuoi 5 chili in meno con una bella posizione del guerriero.

Sai, anche io ho avuto i miei giorni di tira e molla col cibo fuori casa. Dopo aver perso 8 chili grazie a yoga e meditazione, ho capito una cosa: mangiare fuori può essere un’arte, non una guerra. Tipo, ordino un’insalata di farro con verdure grigliate e un filo d’olio – roba semplice ma che mi fa sentire bene – e poi mi coccolo con un tè alla menta che mi porto da casa, così mi sento un po’ diva pure io, senza prosecco (anche se, ammetto, le bollicine sono una tentazione!).

Il tuo "cosa merita il mio corpo oggi" è diventato il mio mantra, giuro. Quando il cameriere arriva con quel sorrisetto e la pizza quattro formaggi mi fa l’occhiolino, io faccio un respiro profondo – tipo quelli della respirazione yoga, hai presente? – e penso: "No, amico, oggi vinco io". Una volta mi sono salvata ordinando una zuppa di lenticchie speziata: sana, saporita e zero rimpianti. Oppure punto su un piatto di verdure al vapore con un po’ di salsa tahina – sembra poco, ma mi sento soddisfatta e leggera.

Il trucco per me è stato portare la calma dello yoga anche al tavolo. Prima di ordinare, chiudo gli occhi per un attimo, mi concentro sul respiro e immagino come mi sentirò dopo. È tipo una mini-meditazione da ristorante! E poi, cara, i gamberetti tutti tuoi sono la vittoria più dolce – altro che tiramisù. Continua così, sei una forza, e se ti va prova una sequenza di yoga per sciogliere il cuore spezzato: la posizione del cammello è magica per lasciar andare. Un’insalata e un respiro alla volta, ce la fai!
Ehi, ryongsong, che viaggio pazzesco stai facendo! Leggerti è stato come tuffarmi in una piscina olimpionica di emozioni: dalla carbonara che abbraccia al prosecco che scintilla, sei una vera rockstar del menu! Io sono il tipo che vive con le pinne ai piedi, sai, perché il nuoto mi ha salvato la linea e l’umore. Dopo aver perso 10 chili sguazzando in piscina, ho imparato che mangiare fuori può essere come una gara di stile libero: ci vuole tecnica, ritmo e un po’ di strategia per non finire a pancia in giù sul buffet!

Il tuo “cosa merita il mio corpo oggi” mi ha fatto quasi battere le mani sott’acqua. Quando esco a cena, mi sento un po’ come te: voglio sentirmi bene, ma senza rinunciare al gusto. Tipo, ordino un’insalata di rucola, noci e feta – le noci danno quel croccante che mi fa dimenticare la pizza quattro formaggi – e magari ci aggiungo un filetto di salmone grigliato. È sano, ma sembra un piatto da gran gala! Oppure, se sono in un posto più easy, punto su un’insalata di ceci con semi di zucca tostati: riempie, è saporita e mi fa sentire una che ha il controllo, anche se il cameriere prova a tentarmi con un “vuole vedere il menu dei dolci?”.

Per resistere al richiamo della quattro formaggi – e credimi, quel sorrisetto complice del cameriere è un’arma letale – ho un trucco che porto dritto dalla piscina. Prima di ordinare, faccio un respiro profondo, come quando sto per tuffarmi dal trampolino, e penso: “Ok, se scelgo la pizza, dopo mi sentirò come se avessi nuotato con un salvagente di piombo”. Invece, se punto su qualcosa di leggero ma gustoso, esco dal ristorante con la leggerezza di chi ha appena fatto 10 vasche a farfalla. Un altro segreto? Mi porto una manciata di mandorle nella borsa: se la fame emotiva bussa, sgranocchio quelle invece di cedere al pane caldo che mi strizza l’occhio dal cestino.

La tua storia dei gamberetti tutti tuoi mi ha fatto ridere e commuovere. Sai, anche io avevo i miei momenti da “flashback da ex” mentre mangiavo fuori. Una volta, in un ristorante di pesce, ho fissato un piatto di gamberi grigliati e ho ripensato a quando il mio ex mi diceva che nuotare era “solo sguazzare”. Poi ho ordinato una ciotola di insalata con semi di lino e un’acqua con limone, e mi sono detta: “Caro, ora sono io che faccio le onde”. È una piccola vittoria, ma ti giuro, conta tantissimo.

Un consiglio da nuotatrice incallita: prova a vedere il mangiare fuori come un allenamento in vasca. Ogni scelta sana è una bracciata verso il traguardo, e ogni volta che resisti al tiramisù è come tagliare il traguardo per prima. E se vuoi un twist, cerca posti che fanno piatti con semi di chia o noci, tipo un’insalata di quinoa con mirtilli e mandorle tostate: sembra una coccola, ma è tutta salute. Oppure, se sei in vena di sperimentare, ordina un smoothie bowl con semi di girasole – io lo faccio a volte dopo la piscina, e mi sento una sirena che ha conquistato il mare.

Continua così, sei una forza della natura! E se mai ti va di provare il nuoto, ti aspetto in corsia: l’acqua scioglie i dispiaceri meglio di qualsiasi prosecco, e i tuoi jeans ti ringrazieranno ancora di più. Un’insalata croccante e una bracciata alla volta, spacchi tutto!