Mangio il mio cuore: come danzare con le emozioni senza cadere nella dispensa

theo.bruno90

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, magari solo un sussurro al vento che passa tra queste righe. Oggi mi sono svegliata con il cuore che batteva forte, non per la gioia, ma per quel nodo che si forma quando la vita ti stringe un po’ troppo. E io, come sempre, ho cercato rifugio tra le briciole di un biscotto, tra il dolce che mi abbraccia quando tutto il resto sembra lontano.
Non è fame, lo so. È un ballo strano, un valzer con le mie emozioni che mi porta dritta alla dispensa. Vorrei imparare a danzare diversamente, a lasciare che il ritmo rallenti senza bisogno di riempire il silenzio con un cucchiaio. Qualcuno di voi c’è riuscito? Come si fa a guardare lo stress negli occhi e dirgli “no, non oggi”, senza cedere al richiamo di una fetta di torta?
Sto provando, sapete? Ieri ho scritto quello che sentivo su un foglio, invece di aprire il frigo. Le parole non pesano sulla bilancia, ma pesano sul cuore, e forse è un inizio. Oggi ho camminato sotto la pioggia, con le gocce che mi cadevano sul viso, e per un attimo mi sono sentita leggera, come se il cielo mi stesse lavando via un po’ di quel bisogno. Ma poi, tornata a casa, la solitudine ha bussato di nuovo, e le mie mani hanno tremato vicino a quel pacchetto di cioccolato. Non l’ho aperto, però. Non so se sia una vittoria o solo una pausa.
Mi piacerebbe ascoltare i vostri passi in questa danza. Cosa fate quando il mondo diventa troppo rumoroso? Come si impara a voler bene a sé stessi senza cercare conforto in qualcosa che poi mi fa sentire più pesante, dentro e fuori? Io ci sto provando, un respiro alla volta, ma a volte mi sembra di inseguire un’ombra che non riesco ad afferrare.
Grazie a chi mi leggerà, e magari mi tenderà una mano, o anche solo un pensiero. Siamo in tanti a danzare qui, no? Forse insieme il ritmo può cambiare.
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un sussurro al vento che passa tra queste righe. Oggi mi sono svegliata con il cuore che batteva forte, non per la gioia, ma per quel nodo che si forma quando la vita ti stringe un po’ troppo. E io, come sempre, ho cercato rifugio tra le briciole di un biscotto, tra il dolce che mi abbraccia quando tutto il resto sembra lontano.
Non è fame, lo so. È un ballo strano, un valzer con le mie emozioni che mi porta dritta alla dispensa. Vorrei imparare a danzare diversamente, a lasciare che il ritmo rallenti senza bisogno di riempire il silenzio con un cucchiaio. Qualcuno di voi c’è riuscito? Come si fa a guardare lo stress negli occhi e dirgli “no, non oggi”, senza cedere al richiamo di una fetta di torta?
Sto provando, sapete? Ieri ho scritto quello che sentivo su un foglio, invece di aprire il frigo. Le parole non pesano sulla bilancia, ma pesano sul cuore, e forse è un inizio. Oggi ho camminato sotto la pioggia, con le gocce che mi cadevano sul viso, e per un attimo mi sono sentita leggera, come se il cielo mi stesse lavando via un po’ di quel bisogno. Ma poi, tornata a casa, la solitudine ha bussato di nuovo, e le mie mani hanno tremato vicino a quel pacchetto di cioccolato. Non l’ho aperto, però. Non so se sia una vittoria o solo una pausa.
Mi piacerebbe ascoltare i vostri passi in questa danza. Cosa fate quando il mondo diventa troppo rumoroso? Come si impara a voler bene a sé stessi senza cercare conforto in qualcosa che poi mi fa sentire più pesante, dentro e fuori? Io ci sto provando, un respiro alla volta, ma a volte mi sembra di inseguire un’ombra che non riesco ad afferrare.
Grazie a chi mi leggerà, e magari mi tenderà una mano, o anche solo un pensiero. Siamo in tanti a danzare qui, no? Forse insieme il ritmo può cambiare.
Ehi, un saluto morbido come una carezza di un cane che ti guarda con quegli occhi pieni di fiducia! Leggerti è stato come sentire un guaito familiare, uno di quelli che ti chiama a uscire anche quando vorresti solo nasconderti sotto una coperta. Capisco quel nodo, sai? Quel valzer che ti trascina verso la dispensa... lo conosco bene. Ma sai una cosa? Il mio cucciolo, con il suo scodinzolare insistente, mi sta insegnando a cambiare passo.

Quando il mondo si fa troppo rumoroso, come dici tu, io prendo il guinzaglio. Non importa se piove o se il cuore pesa: usciamo. Lui corre, salta, mi tira verso un prato o un sentiero, e io lo seguo. Non è che lo stress sparisca, però si scioglie un po’, passo dopo passo. Ieri, per esempio, ero a un soffio dal divorare una ciambella intera – il pacchetto mi guardava dal tavolo, quasi mi implorava – ma il mio cane ha iniziato a girarmi intorno con la pallina in bocca. Come fai a dire di no a quella faccia? Siamo usciti a giocare, e alla fine ero stanca, sì, ma di quella stanchezza buona, quella che non ti fa sentire in colpa.

Non è una soluzione magica, lo so. A volte torno a casa e la solitudine bussa comunque, proprio come dici tu. Ma sto imparando che quelle passeggiate, quelle corse dietro a una coda che non si ferma mai, sono un modo per voler bene a me stessa. Non peso le calorie che brucio – non sono brava con i numeri – ma sento che muovermi con lui mi alleggerisce dentro, più di quanto una bilancia possa mai dire.

Tu hai scritto sul foglio, hai camminato sotto la pioggia... sono passi bellissimi, sai? Magari prova a invitare il cielo a danzare con te ancora un po’. O, se hai un amico peloso, lascia che ti guidi fuori, lontano dal cioccolato, anche solo per un momento. Non serve afferrare l’ombra tutta in una volta: a volte basta correrle dietro con un cane al fianco per sentirti meno sola.

Un abbraccio, o forse solo un latrato allegro per dirti che ci sono!
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un sussurro al vento che passa tra queste righe. Oggi mi sono svegliata con il cuore che batteva forte, non per la gioia, ma per quel nodo che si forma quando la vita ti stringe un po’ troppo. E io, come sempre, ho cercato rifugio tra le briciole di un biscotto, tra il dolce che mi abbraccia quando tutto il resto sembra lontano.
Non è fame, lo so. È un ballo strano, un valzer con le mie emozioni che mi porta dritta alla dispensa. Vorrei imparare a danzare diversamente, a lasciare che il ritmo rallenti senza bisogno di riempire il silenzio con un cucchiaio. Qualcuno di voi c’è riuscito? Come si fa a guardare lo stress negli occhi e dirgli “no, non oggi”, senza cedere al richiamo di una fetta di torta?
Sto provando, sapete? Ieri ho scritto quello che sentivo su un foglio, invece di aprire il frigo. Le parole non pesano sulla bilancia, ma pesano sul cuore, e forse è un inizio. Oggi ho camminato sotto la pioggia, con le gocce che mi cadevano sul viso, e per un attimo mi sono sentita leggera, come se il cielo mi stesse lavando via un po’ di quel bisogno. Ma poi, tornata a casa, la solitudine ha bussato di nuovo, e le mie mani hanno tremato vicino a quel pacchetto di cioccolato. Non l’ho aperto, però. Non so se sia una vittoria o solo una pausa.
Mi piacerebbe ascoltare i vostri passi in questa danza. Cosa fate quando il mondo diventa troppo rumoroso? Come si impara a voler bene a sé stessi senza cercare conforto in qualcosa che poi mi fa sentire più pesante, dentro e fuori? Io ci sto provando, un respiro alla volta, ma a volte mi sembra di inseguire un’ombra che non riesco ad afferrare.
Grazie a chi mi leggerà, e magari mi tenderà una mano, o anche solo un pensiero. Siamo in tanti a danzare qui, no? Forse insieme il ritmo può cambiare.
Ehi, un saluto sottovoce a chi passa di qui. Ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, quel nodo al cuore lo conosco bene. Io, per non cedere al richiamo della dispensa, sto provando un po’ di tutto: ieri un massaggio con oli che promettono miracoli, oggi un’obertura che dovrebbe sciogliere i pensieri insieme ai chili. Funziona? Boh, a volte sì, a volte mi ritrovo a fissare la crema spalmabile con lo stesso desiderio. Però, sai, camminare sotto la pioggia come hai fatto tu mi ha fatto pensare: forse non è solo il corpo da alleggerire, ma anche l’anima. Io ci provo, tra un esperimento e un dubbio, e magari un giorno balleremo senza bisogno di zuccheri. Tu continua coi tuoi fogli, mi sa che pesano meno del cioccolato.
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un sussurro al vento che passa tra queste righe. Oggi mi sono svegliata con il cuore che batteva forte, non per la gioia, ma per quel nodo che si forma quando la vita ti stringe un po’ troppo. E io, come sempre, ho cercato rifugio tra le briciole di un biscotto, tra il dolce che mi abbraccia quando tutto il resto sembra lontano.
Non è fame, lo so. È un ballo strano, un valzer con le mie emozioni che mi porta dritta alla dispensa. Vorrei imparare a danzare diversamente, a lasciare che il ritmo rallenti senza bisogno di riempire il silenzio con un cucchiaio. Qualcuno di voi c’è riuscito? Come si fa a guardare lo stress negli occhi e dirgli “no, non oggi”, senza cedere al richiamo di una fetta di torta?
Sto provando, sapete? Ieri ho scritto quello che sentivo su un foglio, invece di aprire il frigo. Le parole non pesano sulla bilancia, ma pesano sul cuore, e forse è un inizio. Oggi ho camminato sotto la pioggia, con le gocce che mi cadevano sul viso, e per un attimo mi sono sentita leggera, come se il cielo mi stesse lavando via un po’ di quel bisogno. Ma poi, tornata a casa, la solitudine ha bussato di nuovo, e le mie mani hanno tremato vicino a quel pacchetto di cioccolato. Non l’ho aperto, però. Non so se sia una vittoria o solo una pausa.
Mi piacerebbe ascoltare i vostri passi in questa danza. Cosa fate quando il mondo diventa troppo rumoroso? Come si impara a voler bene a sé stessi senza cercare conforto in qualcosa che poi mi fa sentire più pesante, dentro e fuori? Io ci sto provando, un respiro alla volta, ma a volte mi sembra di inseguire un’ombra che non riesco ad afferrare.
Grazie a chi mi leggerà, e magari mi tenderà una mano, o anche solo un pensiero. Siamo in tanti a danzare qui, no? Forse insieme il ritmo può cambiare.
Ehi, tu che sussurri al vento, ti vedo, sai? Quel nodo che stringe, quella danza che ti porta a un passo dalla dispensa… è come se stessi leggendo le pagine del mio diario. Ma lascia che ti racconti come sto imparando a cambiare il ritmo, anche se la vita mi corre intorno come un tornado, con due bimbi che urlano, un lavoro che non molla e una casa che sembra un campo di battaglia.

La tua storia mi ha colpito, quel foglio dove hai scritto invece di mangiare, quella camminata sotto la pioggia. Non sono solo pause, amica mia, sono passi di una coreografia nuova, anche se ancora incerta. Ma vuoi un calcio nello stomaco, di quelli che svegliano? Smetti di chiamare “vittoria” solo il giorno in cui non tocchi il cioccolato. Ogni volta che scegli di respirare invece di affogare nei biscotti, stai già vincendo. Ogni. Singola. Volta. E se cadi? Beh, rialzati, perché la danza non finisce quando inciampi, ma quando smetti di muoverti.

Io, tra un cambio di pannolino e una mail urgente, ho trovato il mio trucco: rubo minuti al caos. Non serve un’ora in palestra o una cucina da chef stellato. Cinque minuti di squat mentre i bimbi guardano i cartoni? Fatto. Una playlist che mi fa saltare come una pazza mentre passo l’aspirapolvere? Ci sto. E quando lo stress bussa, e credimi, bussa forte, mi fermo e faccio una cosa che sembra stupida: respiro come se stessi soffiando via una nuvola. Dentro, fuori, e immagino che ogni respiro porti via un po’ di quel peso che non si vede sulla bilancia ma si sente sul cuore.

La dispensa? È una tentazione, certo. Ma sai cosa mi ha cambiato la prospettiva? Ho smesso di vederla come un’amica che mi consola. Quel pacchetto di cioccolato non mi abbraccia, mi inganna. Mi fa sentire bene per due minuti e poi mi lascia più vuota di prima. Così, quando il mondo è troppo rumoroso, mi metto a fare qualcosa con le mani: scrivo, come fai tu, o riordino un cassetto, o accendo una candela e fisso la fiamma per un po’. È come dire allo stress: “Aspetta, ora comando io”.

Non è facile, lo so. Ci sono giorni in cui il valzer delle emozioni mi fa girare la testa, e magari un biscotto lo mangio. Ma poi mi ricordo perché ho iniziato: non per entrare in una taglia più piccola, ma per sentirmi libera, forte, padrona di me stessa. Tu sei già su questa strada, anche se ti sembra di inseguire un’ombra. Quella leggerezza che hai sentito sotto la pioggia? Non era un caso. Era il tuo corpo che ti diceva: “Ce la puoi fare”.

Allora, continua a danzare, anche se il ritmo è lento. E quando ti senti sola, scrivici, raccontaci, perché siamo in tante qui, ciascuna con i suoi passi maldestri, ma tutte con lo stesso fuoco dentro. Non lasciare che la dispensa decida la tua coreografia. Scegli tu la musica, e vedrai che il cuore batterà per la gioia, non per il nodo.

Forza, un respiro alla volta. Ci sei.