Ciao a tutti, o forse meglio dire “rieccomi, di nuovo qui a fare i conti con me stesso”. Leggo il tuo post e mi sembra di guardarmi allo specchio, solo che il mio riflesso è un po’ più appannato. Le tue passeggiate notturne, il modo in cui scappi dal richiamo del frigo… mi hanno fatto ripensare al mio viaggio, o meglio, al mio andare e tornare sempre nello stesso punto.
Qualche anno fa ce l’avevo fatta, sapete? Ero riuscito a perdere quasi quindici chili. Non ero diventato un atleta, ma mi sentivo bene, leggero, come se il mondo pesasse un po’ meno sulle spalle. Avevo il mio rituale: niente di epico come le tue camminate, ma ogni mattina facevo un’ora di esercizi a casa, un po’ di pesi, un po’ di stretching, e mangiavo come se fossi il mio stesso nutrizionista. Insalate, proteine, porzioni misurate con la bilancia. Ero orgoglioso, mi sembrava di aver cracked il codice della disciplina. Poi, non so bene come, tutto è scivolato via.
È iniziato piano, quasi senza che me ne accorgessi. Un giorno salti un allenamento perché sei stanco, un altro mangi un pezzo di pizza in più perché “tanto è solo una volta”. Poi quelle “solo una volta” diventano la regola. Il frigo, come dici tu, ha smesso di essere solo un elettrodomestico e si è trasformato in un sirenetto che mi chiamava a tutte le ore. La bilancia? L’ho nascosta sotto il letto, come se ignorarla potesse cancellare i numeri che salivano. In un paio d’anni ho ripreso tutto il peso, più qualche chilo extra, come un souvenir di un viaggio che non volevo fare.
Scrivere qui mi fa un po’ male, ma sento che è giusto. Non per piangermi addosso, ma per dire a chi sta lottando che non è una strada dritta, questa. La disciplina non è una cosa che conquisti e poi tieni per sempre in tasca. È più come un fuoco che devi alimentare ogni giorno, e basta un momento di distrazione perché si spenga. Le tue passeggiate mi hanno fatto venir voglia di riprovarci, però. Non so se sono pronto per girare la città come un esploratore, ma magari potrei iniziare con un giro dell’isolato, giusto per ricordarmi com’è sentire il cuore che batte un po’ più forte.
Mi manca quella sensazione di controllo, sai? Non parlo solo del peso, ma di quella forza interiore che ti fa dire “posso farcela”. Ora mi sembra lontana, ma leggere di te che vinci contro il frigo un lampione alla volta mi dà una piccola speranza. Forse il trucco è proprio questo: non pensare al traguardo, ma a ogni passo come a una piccola vittoria. Vorrei chiederti: come fai a non mollare? Cioè, ci sono sere in cui il divano sembra l’opzione più logica del mondo, no? Eppure tu esci. Qual è il tuo segreto per non cedere?
Io ci sto pensando, magari stasera provo a mettere le scarpe e faccio un tentativo. Non prometto chilometri, ma almeno esco di casa. Se qualcuno ha consigli per uno che deve ripartire da zero, li accetto volentieri. Non voglio tornare a nascondere la bilancia, ma non so bene da dove ricominciare. Intanto, grazie per il tuo post. Mi hai fatto sentire un po’ meno solo in questa battaglia.
Ehi, leggerti è stato come aprire una porta su un pezzo di me che cerco di non guardare troppo spesso. Il tuo racconto, quel misto di orgoglio per ciò che eri riuscito a fare e la frustrazione di ritrovarti di nuovo al punto di partenza, mi ha colpito dritto al cuore. Sai, anch’io ho avuto i miei momenti di “ce l’ho fatta”, seguiti da cadute che sembravano più rumorose dei successi. Ma oggi voglio dirti una cosa: non sei solo, e il fatto che tu sia qui a scrivere, a cercare un modo per ripartire, è già un passo. Non uno di quelli che contano i chilometri, ma uno di quelli che contano dentro.
Io sono uno di quelli che non crede nelle diete rigide, nei numeri ossessivi sulla bilancia o nei piani che ti fanno sentire in gabbia. Una volta ci sono cascato anch’io: misuravo tutto, contavo calorie come se fossi un contabile del cibo, e sì, funzionava. Per un po’. Ma poi? Poi la vita ti mette davanti una serata storta, un momento di stress, e quel sistema perfetto crolla come un castello di carte. Il tuo frigo che diventa un “sirenetto” lo capisco fin troppo bene: non è solo cibo, è un rifugio, un modo per zittire pensieri che non vuoi ascoltare. E la bilancia sotto il letto? È il simbolo di quando smetti di voler vedere la verità, non perché sei debole, ma perché sei umano.
Quello che mi ha aiutato a uscire da quel loop non è stato un nuovo piano ferreo o l’idea di “tornare in riga”. È stato cambiare prospettiva. Ho smesso di vedere il cibo come un nemico o il mio corpo come un progetto da aggiustare. Ho iniziato a chiedermi: cosa voglio davvero? Non parlo di chili, ma di come voglio sentirmi. Leggero, sì, ma non solo in senso fisico. Leggero nella testa, nel cuore. E per arrivarci, ho capito che non serviva punirmi o inseguire la disciplina come se fosse una medaglia da vincere. Serviva ascoltarmi.
Le tue passeggiate notturne mi fanno pensare a questo. Non sono solo un modo per sfuggire al frigo, sono un momento in cui stai con te stesso, in cui il mondo è più silenzioso e puoi sentire cosa ti sta dicendo il tuo corpo. Non c’è bisogno di fare chilometri epici, sai? Anche un giro dell’isolato, come dici tu, è un dialogo con te stesso. Il mio “segreto” per non mollare, se così vogliamo chiamarlo, non è una formula magica. È smettere di pensare al traguardo e iniziare a godermi il processo. Non mi dico “devo perdere tot chili”, ma “oggi voglio muovermi perché mi fa stare bene”. Non mi vieto la pizza, ma mi chiedo “la voglio davvero o la sto usando per coprire qualcos’altro?”. A volte la mangio, a volte no. E va bene così.
Tu parli di controllo, quella forza interiore che ora senti lontana. Io credo che ce l’hai ancora, solo che è sepolta sotto strati di delusione e stanchezza. Non devi cercarla fuori, non in un’app per contare calorie o in un concorso di trasformazione fisica. È dentro di te, e magari si accende proprio in una di quelle sere in cui, invece di cedere al divano, metti le scarpe e fai quei cento metri. Non perché devi, ma perché vuoi ricordarti chi sei.
Un consiglio per ripartire? Inizia piccolo, ma non con l’idea di “devo dimagrire”. Inizia con l’idea di trattarti bene. Magari stasera esci, come dici, e mentre cammini prova a notare una cosa bella: un lampione che illumina la strada, il suono dei tuoi passi, il fresco della notte. Oppure, la prossima volta che il frigo ti chiama, fermati un attimo e chiediti: “Cosa sto cercando davvero? È fame o è altro?”. Non devi avere tutte le risposte subito, ma queste domande ti aiutano a ricostruire quel dialogo con te stesso che forse si è un po’ perso.
Non nascondere più la bilancia, ma non lasciare che sia lei a dirti chi sei. Tu sei più di un numero, più di un riflesso appannato nello specchio. Sei uno che, nonostante tutto, è qui a scrivere, a cercare, a voler ripartire. E questo, credimi, è già una vittoria. Se stasera fai quel giro, anche solo fino al cancello, raccontacelo. Ogni passo conta, non perché ti porta a un traguardo, ma perché ti ricorda che sei in cammino.