Pole Dance: un viaggio profondo per scolpire il corpo e nutrire l’anima

Nikita.G

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire buongiorno alle anime in cerca di equilibrio. Sono qui, ancora una volta, a raccontare di questo viaggio che non smette di sorprendermi: il pole dance. Non è solo un esercizio, sapete, è un dialogo silenzioso con il proprio corpo, un modo per scavare dentro di sé e tirare fuori qualcosa di forte, di scolpito, di vivo.
Quando ho iniziato, non pensavo che sarebbe diventato così tanto. Pesavo ogni grammo di me stessa, non solo sulla bilancia, ma nei pensieri. Mi chiedevo se il mio corpo potesse mai essere abbastanza. Poi ho afferrato quel palo freddo per la prima volta, e tutto è cambiato. Non è stato immediato, no, ci vuole pazienza. Ma ogni giro, ogni salita, ogni figura che imparavo a tenere mi faceva sentire come se stessi costruendo una versione di me che non avevo mai conosciuto.
Parliamo di risultati, perché qui siamo in tanti a cercarli. In un anno, ho visto le mie braccia definirsi, le gambe sostenere movimenti che prima mi sembravano impossibili, il core diventare una specie di centro di gravità che non sapevo di avere. Non è solo questione di muscoli, però. È il modo in cui il pole dance ti costringe a stare con te stesso, a sentire ogni respiro, ogni limite che si sposta un po’ più in là. Non si tratta di digiunare o privarsi, ma di nutrire il corpo con movimento, con sfida, con cura.
Un consiglio per chi vuole provare: iniziate piano. La tecnica è tutto. Non buttatevi a testa bassa pensando di fare un invertito al primo giorno – rischiate solo di farvi male e scoraggiarvi. Concentratevi sulla presa, sul modo in cui il corpo si avvolge al palo. La forza arriva dopo, quasi senza che ve ne accorgiate. E ascoltate il vostro ritmo: ci sono giorni in cui vi sentirete leggeri come piume, altri in cui il palo sembrerà un nemico. Va bene così, è parte del percorso.
Le foto del mio progresso le ho condivise qualche mese fa, ma oggi potrei aggiungere che non è solo il corpo a cambiare. È lo sguardo. Ti guardi allo specchio e non vedi più solo quello che manca, ma quello che hai costruito. Il pole dance mi ha insegnato che scolpire il corpo è anche un modo per scolpire l’anima, un passo alla volta, un giro alla volta. Se avete domande o volete sapere altro, scrivetemi pure. Questo viaggio è più bello quando lo si condivide.
 
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Reazioni: Voorish-Gdansk
Ciao a tutti, o forse meglio dire buongiorno alle anime in cerca di equilibrio. Sono qui, ancora una volta, a raccontare di questo viaggio che non smette di sorprendermi: il pole dance. Non è solo un esercizio, sapete, è un dialogo silenzioso con il proprio corpo, un modo per scavare dentro di sé e tirare fuori qualcosa di forte, di scolpito, di vivo.
Quando ho iniziato, non pensavo che sarebbe diventato così tanto. Pesavo ogni grammo di me stessa, non solo sulla bilancia, ma nei pensieri. Mi chiedevo se il mio corpo potesse mai essere abbastanza. Poi ho afferrato quel palo freddo per la prima volta, e tutto è cambiato. Non è stato immediato, no, ci vuole pazienza. Ma ogni giro, ogni salita, ogni figura che imparavo a tenere mi faceva sentire come se stessi costruendo una versione di me che non avevo mai conosciuto.
Parliamo di risultati, perché qui siamo in tanti a cercarli. In un anno, ho visto le mie braccia definirsi, le gambe sostenere movimenti che prima mi sembravano impossibili, il core diventare una specie di centro di gravità che non sapevo di avere. Non è solo questione di muscoli, però. È il modo in cui il pole dance ti costringe a stare con te stesso, a sentire ogni respiro, ogni limite che si sposta un po’ più in là. Non si tratta di digiunare o privarsi, ma di nutrire il corpo con movimento, con sfida, con cura.
Un consiglio per chi vuole provare: iniziate piano. La tecnica è tutto. Non buttatevi a testa bassa pensando di fare un invertito al primo giorno – rischiate solo di farvi male e scoraggiarvi. Concentratevi sulla presa, sul modo in cui il corpo si avvolge al palo. La forza arriva dopo, quasi senza che ve ne accorgiate. E ascoltate il vostro ritmo: ci sono giorni in cui vi sentirete leggeri come piume, altri in cui il palo sembrerà un nemico. Va bene così, è parte del percorso.
Le foto del mio progresso le ho condivise qualche mese fa, ma oggi potrei aggiungere che non è solo il corpo a cambiare. È lo sguardo. Ti guardi allo specchio e non vedi più solo quello che manca, ma quello che hai costruito. Il pole dance mi ha insegnato che scolpire il corpo è anche un modo per scolpire l’anima, un passo alla volta, un giro alla volta. Se avete domande o volete sapere altro, scrivetemi pure. Questo viaggio è più bello quando lo si condivide.
Ma davvero, leggendo il tuo post mi sono fermata un attimo, con il fiato sospeso. Quello che racconti sul pole dance mi ha colpita dritto al cuore, sai? Non è solo il modo in cui descrivi i movimenti o i risultati, ma proprio quel dialogo silenzioso che dici di avere con te stessa. Mi ha fatto ripensare a tutto quello che anch’io ho passato, a come anch’io ho dovuto imparare a guardarmi con occhi diversi.

Io non faccio pole dance, lo ammetto, ma capisco bene quella sensazione di scoprire un corpo che non sapevi di avere. Quando ho iniziato a fare esercizio a casa, con due bottiglie d’acqua al posto dei pesi e un tappetino mezzo sdrucito, non avrei mai immaginato di arrivare dove sono ora. Pesavo ogni fallimento, ogni giorno in cui mi sembrava di non riuscire a fare nemmeno dieci squat senza tremare. Eppure, proprio come dici tu, è stato un passo alla volta. Non servivano attrezzi costosi o palestre da sogno: bastava il mio salotto, un po’ di musica e la voglia di non mollare.

Mi ha shockato, in senso buono, leggere di come il pole dance ti abbia trasformata, non solo fuori ma dentro. Anche per me è stato così con i miei allenamenti casalinghi. Le braccia che si definiscono, le gambe che reggono di più, il fiato che non si spezza dopo due minuti di plank… ma soprattutto quel momento in cui ti rendi conto che non stai solo cambiando forma, stai cambiando testa. Ti guardi e non pensi più “non ce la farò mai”, ma “guarda cosa sono capace di fare”. È una botta di adrenalina che ti prende e non ti lascia più.

Il tuo consiglio di iniziare piano lo condivido al cento per cento. Anch’io all’inizio volevo strafare, fare cento ripetizioni di tutto, e finivo solo per sentirmi uno straccio. Poi ho capito: meglio poco ma fatto bene, meglio ascoltare il corpo che forzarlo. Con i miei workout casalinghi, per esempio, consiglio sempre di partire da cose semplici: dieci minuti di stretching, qualche squat con il peso del corpo, una plank tenuta per quanto riesci. La forza arriva, proprio come dici tu, quasi senza accorgertene. E quei giorni in cui tutto sembra pesante, beh, li ho anch’io. Ma ormai ho imparato che anche solo muovermi un po’ mi rimette in carreggiata.

Quello che mi ha davvero lasciata a bocca aperta è come parli dello sguardo che cambia. È una cosa che vivo anch’io, ogni volta che mi fermo davanti allo specchio dopo un allenamento. Non vedo più solo i chili che vorrei perdere, ma le spalle che si sono raddrizzate, il modo in cui sto in piedi, più sicura. È come se il movimento mi avesse scolpito non solo il corpo, ma anche il modo in cui mi vedo. E leggere che per te il pole dance fa lo stesso, beh, mi ha fatto venir voglia di provarci, anche solo per sentire quel “giro” di cui parli tanto.

Se mai deciderò di buttarmi, ti scriverò di sicuro per chiederti da dove iniziare. Intanto, grazie per aver condiviso questo pezzo di te. Mi hai fatto vedere il pole dance con occhi nuovi, ma soprattutto mi hai ricordato perché continuo a muovermi, giorno dopo giorno, nel mio piccolo angolo di casa. Questo viaggio, come dici tu, è più bello quando lo si vive insieme, no?
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire buongiorno alle anime in cerca di equilibrio. Sono qui, ancora una volta, a raccontare di questo viaggio che non smette di sorprendermi: il pole dance. Non è solo un esercizio, sapete, è un dialogo silenzioso con il proprio corpo, un modo per scavare dentro di sé e tirare fuori qualcosa di forte, di scolpito, di vivo.
Quando ho iniziato, non pensavo che sarebbe diventato così tanto. Pesavo ogni grammo di me stessa, non solo sulla bilancia, ma nei pensieri. Mi chiedevo se il mio corpo potesse mai essere abbastanza. Poi ho afferrato quel palo freddo per la prima volta, e tutto è cambiato. Non è stato immediato, no, ci vuole pazienza. Ma ogni giro, ogni salita, ogni figura che imparavo a tenere mi faceva sentire come se stessi costruendo una versione di me che non avevo mai conosciuto.
Parliamo di risultati, perché qui siamo in tanti a cercarli. In un anno, ho visto le mie braccia definirsi, le gambe sostenere movimenti che prima mi sembravano impossibili, il core diventare una specie di centro di gravità che non sapevo di avere. Non è solo questione di muscoli, però. È il modo in cui il pole dance ti costringe a stare con te stesso, a sentire ogni respiro, ogni limite che si sposta un po’ più in là. Non si tratta di digiunare o privarsi, ma di nutrire il corpo con movimento, con sfida, con cura.
Un consiglio per chi vuole provare: iniziate piano. La tecnica è tutto. Non buttatevi a testa bassa pensando di fare un invertito al primo giorno – rischiate solo di farvi male e scoraggiarvi. Concentratevi sulla presa, sul modo in cui il corpo si avvolge al palo. La forza arriva dopo, quasi senza che ve ne accorgiate. E ascoltate il vostro ritmo: ci sono giorni in cui vi sentirete leggeri come piume, altri in cui il palo sembrerà un nemico. Va bene così, è parte del percorso.
Le foto del mio progresso le ho condivise qualche mese fa, ma oggi potrei aggiungere che non è solo il corpo a cambiare. È lo sguardo. Ti guardi allo specchio e non vedi più solo quello che manca, ma quello che hai costruito. Il pole dance mi ha insegnato che scolpire il corpo è anche un modo per scolpire l’anima, un passo alla volta, un giro alla volta. Se avete domande o volete sapere altro, scrivetemi pure. Questo viaggio è più bello quando lo si condivide.
Ehi, che bello leggerti, sembra di sentire un’eco di quello che provo anch’io quando mi muovo. Il pole dance che descrivi è poesia, ma sai, io ho trovato un ritmo simile con l’intervallo 16/8. Non è solo digiunare, è come dare al corpo il tempo di respirare, di riallinearsi. All’inizio sbagliavo, mangiavo troppo poco o troppo in fretta nella finestra, ma poi ho imparato: cibi che nutrono, niente corse. Camminare tanto mi ha aiutato a sentire il corpo senza forzarlo, come i tuoi giri sul palo. Consiglio? Pianifica la giornata, ma ascolta i segnali. Non è privazione, è equilibrio. Grazie per avermi fatto riflettere, continua a brillare.
 
Ehi Nikita, il tuo post è un fuoco, ma lasciami buttare un po’ di benzina! Il pole dance è arte, sì, ma per me la vera scultura inizia in cucina, non sul palo. Sto tirando giù il grasso per la gara di bodybuilding, e credimi, ogni caloria è un mattone che o costruisce o distrugge. Altro che equilibrio, qui è guerra coi numeri: 200g di pollo, 50g di riso, un filo d’olio che sembra un lusso. Non ascolto il corpo, lo comando. Tu parli di respiri, io di bilance che decidono se ho fatto il mio dovere. Il tuo viaggio è bello, ma il mio è un campo di battaglia: sudore, pesi e un timer che mi dice quando mangiare. Provocazione? Prova a pesare ogni boccone per un mese, poi dimmi se il palo ti sembra ancora poesia. Continua a girare, ma attento: i muscoli non mentono, le calorie neanche.
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire buongiorno alle anime in cerca di equilibrio. Sono qui, ancora una volta, a raccontare di questo viaggio che non smette di sorprendermi: il pole dance. Non è solo un esercizio, sapete, è un dialogo silenzioso con il proprio corpo, un modo per scavare dentro di sé e tirare fuori qualcosa di forte, di scolpito, di vivo.
Quando ho iniziato, non pensavo che sarebbe diventato così tanto. Pesavo ogni grammo di me stessa, non solo sulla bilancia, ma nei pensieri. Mi chiedevo se il mio corpo potesse mai essere abbastanza. Poi ho afferrato quel palo freddo per la prima volta, e tutto è cambiato. Non è stato immediato, no, ci vuole pazienza. Ma ogni giro, ogni salita, ogni figura che imparavo a tenere mi faceva sentire come se stessi costruendo una versione di me che non avevo mai conosciuto.
Parliamo di risultati, perché qui siamo in tanti a cercarli. In un anno, ho visto le mie braccia definirsi, le gambe sostenere movimenti che prima mi sembravano impossibili, il core diventare una specie di centro di gravità che non sapevo di avere. Non è solo questione di muscoli, però. È il modo in cui il pole dance ti costringe a stare con te stesso, a sentire ogni respiro, ogni limite che si sposta un po’ più in là. Non si tratta di digiunare o privarsi, ma di nutrire il corpo con movimento, con sfida, con cura.
Un consiglio per chi vuole provare: iniziate piano. La tecnica è tutto. Non buttatevi a testa bassa pensando di fare un invertito al primo giorno – rischiate solo di farvi male e scoraggiarvi. Concentratevi sulla presa, sul modo in cui il corpo si avvolge al palo. La forza arriva dopo, quasi senza che ve ne accorgiate. E ascoltate il vostro ritmo: ci sono giorni in cui vi sentirete leggeri come piume, altri in cui il palo sembrerà un nemico. Va bene così, è parte del percorso.
Le foto del mio progresso le ho condivise qualche mese fa, ma oggi potrei aggiungere che non è solo il corpo a cambiare. È lo sguardo. Ti guardi allo specchio e non vedi più solo quello che manca, ma quello che hai costruito. Il pole dance mi ha insegnato che scolpire il corpo è anche un modo per scolpire l’anima, un passo alla volta, un giro alla volta. Se avete domande o volete sapere altro, scrivetemi pure. Questo viaggio è più bello quando lo si condivide.
Ehi, che bella riflessione! 💪 Il pole dance è proprio una rivoluzione, no? Dopo il mio divorzio, mi sentivo a pezzi, ma quel palo è diventato il mio terapista 😏. Altro che diete folli! Sto seguendo un piano settimanale: 3 giorni di pole, 2 di stretching e un po’ di pesi. Risultato? Braccia che finalmente mi piacciono e un’anima che respira. Non è solo muscoli, è riscoprire chi sono. Provocazione: e tu, cosa aspetti a girare intorno al tuo palo? 😉