Ehi, amici del mangiar sano, vi è mai capitato di pensare che respirare in un certo modo o tuffarvi in acqua gelata possa cambiare il modo in cui il vostro corpo affronta una cena fuori? Lo so, sembra una cosa da matti, ma lasciate che vi racconti di questa pratica che sto seguendo, quella di Wim Hof. È un mix di respirazione profonda e bagni freddi, e vi giuro, sta cambiando il mio modo di vivere, anche quando sono al ristorante.
Allora, partiamo dalla respirazione. Si tratta di fare cicli di inspirazioni profonde, trattenere il fiato e poi espirare lentamente. Lo faccio prima di uscire a cena, magari in macchina o mentre aspetto il tavolo. Non è solo un modo per calmarmi, ma sembra che accenda qualcosa dentro di me, come se il mio metabolismo si svegliasse. Non sto dicendo che brucio le calorie di una pizza solo respirando, eh, però sento che il corpo risponde meglio, tipo che non mi appesantisco come prima. E poi c’è il freddo. Sì, avete letto bene: docce fredde o, per i più coraggiosi, un tuffo in acqua gelata. Lo faccio al mattino, e vi assicuro che è una botta di energia che ti cambia la giornata. Ma cosa c’entra col mangiare fuori?
Ecco il punto: queste pratiche sembrano allenare il corpo a gestire meglio lo stress. E diciamocelo, mangiare fuori è uno stress, no? Menù pieni di tentazioni, porzioni giganti, il cameriere che ti guarda mentre scegli tra insalata e carbonara. Io ho notato che, da quando seguo Wim Hof, sono più lucido. Tipo, il freddo mi ha abituato a stare a disagio, e quella sensazione mi aiuta a non cedere alla voglia di ordinare tutto il menù. La respirazione, invece, mi tiene calmo, così non mangio per nervosismo o perché “tanto ormai ho sgarrato”. È come se il corpo imparasse a scegliere meglio, quasi senza che me ne accorga.
Poi c’è la questione del metabolismo. Non sono un medico, ma leggendo in giro e provando su di me, pare che il freddo stimoli il grasso bruno, quello che brucia energia per tenerti caldo. Non è che diventi una stufa umana, però sento che il mio corpo è più attivo, anche dopo un piatto di pasta al ristorante. E l’immunità? Beh, da quando faccio i bagni freddi, mi ammalo meno, e questo mi fa venire voglia di uscire e godermi una cena senza paura di sentirmi uno straccio il giorno dopo.
Non fraintendetemi, non sto dicendo di rinunciare al tiramisù o di fare respirazioni al tavolo del ristorante come un monaco tibetano. Però queste abitudini – respirare, affrontare il freddo – stanno cambiando il modo in cui vivo il cibo, anche fuori casa. È come se il corpo imparasse a non farsi fregare dalle trappole dei menù. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O sono solo io che mi tuffo nel freddo e sogno un mondo dove si può mangiare fuori senza sensi di colpa?
Allora, partiamo dalla respirazione. Si tratta di fare cicli di inspirazioni profonde, trattenere il fiato e poi espirare lentamente. Lo faccio prima di uscire a cena, magari in macchina o mentre aspetto il tavolo. Non è solo un modo per calmarmi, ma sembra che accenda qualcosa dentro di me, come se il mio metabolismo si svegliasse. Non sto dicendo che brucio le calorie di una pizza solo respirando, eh, però sento che il corpo risponde meglio, tipo che non mi appesantisco come prima. E poi c’è il freddo. Sì, avete letto bene: docce fredde o, per i più coraggiosi, un tuffo in acqua gelata. Lo faccio al mattino, e vi assicuro che è una botta di energia che ti cambia la giornata. Ma cosa c’entra col mangiare fuori?
Ecco il punto: queste pratiche sembrano allenare il corpo a gestire meglio lo stress. E diciamocelo, mangiare fuori è uno stress, no? Menù pieni di tentazioni, porzioni giganti, il cameriere che ti guarda mentre scegli tra insalata e carbonara. Io ho notato che, da quando seguo Wim Hof, sono più lucido. Tipo, il freddo mi ha abituato a stare a disagio, e quella sensazione mi aiuta a non cedere alla voglia di ordinare tutto il menù. La respirazione, invece, mi tiene calmo, così non mangio per nervosismo o perché “tanto ormai ho sgarrato”. È come se il corpo imparasse a scegliere meglio, quasi senza che me ne accorga.
Poi c’è la questione del metabolismo. Non sono un medico, ma leggendo in giro e provando su di me, pare che il freddo stimoli il grasso bruno, quello che brucia energia per tenerti caldo. Non è che diventi una stufa umana, però sento che il mio corpo è più attivo, anche dopo un piatto di pasta al ristorante. E l’immunità? Beh, da quando faccio i bagni freddi, mi ammalo meno, e questo mi fa venire voglia di uscire e godermi una cena senza paura di sentirmi uno straccio il giorno dopo.
Non fraintendetemi, non sto dicendo di rinunciare al tiramisù o di fare respirazioni al tavolo del ristorante come un monaco tibetano. Però queste abitudini – respirare, affrontare il freddo – stanno cambiando il modo in cui vivo il cibo, anche fuori casa. È come se il corpo imparasse a non farsi fregare dalle trappole dei menù. Qualcuno di voi ha mai provato qualcosa del genere? O sono solo io che mi tuffo nel freddo e sogno un mondo dove si può mangiare fuori senza sensi di colpa?