Ciao a tutti, o forse no, magari solo a chi sente che il tempo scorre troppo in fretta per non provare a cambiare qualcosa. Sono al giorno 73 del mio "100 giorni senza zucchero", e sapete, non pensavo che un’assenza potesse pesare tanto all’inizio e poi liberarmi così. Le prime due settimane? Un inferno silenzioso. Il corpo gridava, la testa pure, come se ogni cellula cercasse disperatamente quel dolce che ormai era un ricordo. Ma poi, piano, è successo qualcosa che non mi aspettavo.
I sapori sono esplosi. Non sto esagerando. Una mela, una semplice mela, è diventata una scoperta: croccante, viva, con quel suo equilibrio tra dolce e aspro che prima ignoravo. Il caffè amaro, che all’inizio sembrava una punizione, ora è un rituale, un momento in cui sento il gusto vero, senza maschere. È come se avessi tolto un velo che copriva tutto, e ora il mondo ha una profondità che non conoscevo. Mi chiedo: quante cose ci perdiamo, coprendole con strati di zucchero che alla fine non aggiungono, ma tolgono?
Non è solo una questione di bilancia – anche se sì, i jeans ringraziano – ma di come mi sento. Più sveglio, più presente. Le giornate hanno un ritmo diverso, come se l’energia non dovesse più combattere contro picchi e crolli. Certo, non è una passeggiata: ci sono momenti in cui il profumo di una brioche mi chiama, e devo ricordarmi perché ho iniziato. Ma poi penso a quello che sto guadagnando: non solo un corpo più leggero, ma una mente che si sta riscoprendo.
E voi, che ne pensate? Cosa vi spinge a resistere, o a cedere? Io sto imparando che a volte, per trovare qualcosa di nuovo, bisogna rinunciare a ciò che sembra indispensabile. Magari il sapore della vita è proprio lì, nascosto sotto quello che abbiamo sempre dato per scontato.
I sapori sono esplosi. Non sto esagerando. Una mela, una semplice mela, è diventata una scoperta: croccante, viva, con quel suo equilibrio tra dolce e aspro che prima ignoravo. Il caffè amaro, che all’inizio sembrava una punizione, ora è un rituale, un momento in cui sento il gusto vero, senza maschere. È come se avessi tolto un velo che copriva tutto, e ora il mondo ha una profondità che non conoscevo. Mi chiedo: quante cose ci perdiamo, coprendole con strati di zucchero che alla fine non aggiungono, ma tolgono?
Non è solo una questione di bilancia – anche se sì, i jeans ringraziano – ma di come mi sento. Più sveglio, più presente. Le giornate hanno un ritmo diverso, come se l’energia non dovesse più combattere contro picchi e crolli. Certo, non è una passeggiata: ci sono momenti in cui il profumo di una brioche mi chiama, e devo ricordarmi perché ho iniziato. Ma poi penso a quello che sto guadagnando: non solo un corpo più leggero, ma una mente che si sta riscoprendo.
E voi, che ne pensate? Cosa vi spinge a resistere, o a cedere? Io sto imparando che a volte, per trovare qualcosa di nuovo, bisogna rinunciare a ciò che sembra indispensabile. Magari il sapore della vita è proprio lì, nascosto sotto quello che abbiamo sempre dato per scontato.